USA - Alaska estrema

USA  Agosto 2012


Word di Furio Minuti (NoHackle)
Photo di Furio Minuti e Sauro Broglia (MagicFly)
Tempo di lettura 30 minuti

E' stata dura,molto dura.
Sono le due del mattino e sono davanti al computer, ho una fame terribile e soprattutto sono sveglio come un grillo...effetti del fuso orario da smaltire.
Vi racconto come e perchè, riportando gli appunti presi durante il viaggio.
Da anni avevo in mente di "flottare" il Kanektok ( rappresentava uno dei miei sogni nel cassetto) e quando mia moglie, per i miei sessant'anni, mi ha regalato il biglietto a/r per Anchorage, ho subito interessato l'amico Sauro, che più volte mi aveva manifestato la voglia di partecipare ad un viaggio oltreoceano.
Descritta sommariamente la destinazione, le eventuali date e i costi, superate le perplessità per incontri indesiderati (leggi grizzlies), convinta moglie e considerati tempi e modalità, abbiamo iniziato a mettere in moto la macchina dei preparativi.
Sono stato altre cinque volte in Alaska e questo è stato il mio quarto "unguided float trip"...anche se finora si era sempre trattato di fiumi di lunghezza non superiore ai 30 km. e di dimensione "umana". Ciò mi dava una certa sicurezza.
Questo è stato il mio primo grande errore....
Il Kanektok (detto anche Chosen River), è famoso fin da quando esistevano solamente waders in neoprene, per la spettacolarità della sua parte alta, che scorre tra le montagne, e per le cinque specie di salmone del pacifico nonchè artic grayling, Dolly Varden e per le sue rainbow conosciute come "leopard trout" per la loro particolare livrea.
Il suo corso è di circa 90 miglia (circa 150 km.) e ha origine dal Kagati Lake (detto anche Pegati Lake) e finisce a Quinhagak, piccolo villaggio di pescatori Yu'pik

Mappa del Kanektok River

Chissà perchè nella mia mente avevo memorizzato la sua lunghezza in un centinaio di km.! Questo è stato il mio secondo e imperdonabile grande errore....
Il Kanektok scorre all'interno del Togiak National Wildlife Refuge, circa 400 miglia ad ovest di Anchorage, insieme ad altri due famosi fiumi: il Togiak ed il Goodnews Rivers .L'accesso è possibile solo con idrovolante da Dillingham o da Bethel, appunto partendo da Kagati Lake. Abbiamo contattato due o tre agenzie, ma solamente una , la Renfro's Alaska Adventures, provvedeva a fornire il raft e l'attrezzatura da campeggio in affitto per flottare il fiume.
Fissate le date, abbiamo progettato di partire il 15 di agosto con ritorno il 29...considerando di concludere il vero e proprio float in nove giorni.

1° giorno/2°giorno

Partenza da Macerata per Fiumicino alle 23.30 (abbiamo il volo con la Condor che parte alle 6.30) con auto noleggiata (impensabile viaggiare con altri mezzi che non sia l' auto, con tutta l'attrezzatura che è necessario portarsi dietro: cooler per i viveri, canne, mulinelli, vestiario tecnico, tenda, sacco a pelo, brandine etc.etc. il tutto rigorosamente contenuto dentro borse waterproof).
Il viaggio scorre tranquillo. Arriviamo abbondantemente in anticipo e facciamo il check-in per primi. Scalo a Francoforte e poi in volo per Anchorage, dove arriviamo in orario alle 11.00 (-10 ore dall'Italia) dopo 11 ore di volo circa. In aeroporto noleggiamo subito una macchina e portiamo i bagagli in Hotel (il Travelodge vicino all'aeroporto)...poi subito per le ampie strade, superando le inevitabili prime difficoltà del traffico (Anchorage è una città estesa anche se non grandissima di circa 200.000 abitanti)


Strade di Anchorage

....naturalmente visite a REI, Mountain View, Sport'sman dove lasciamo gli occhi e qualche dollaro.....

Sauro da Montain VIew

Tiriamo sino a sera e dopo una zuppa di salmone e due ottime birre consumate in down town in un pub irlandese, stanchissimi andiamo a letto.

Irish Pub in Down Town


3° giorno

Oggi siamo andati a vedere lo Ship Creek che scorre proprio ad Anchorage e dove ogni anno ci sono risalite di chinook e di sockeye....è pieno di pescatori e nonostante la voglia sia tanta, preferiamo assistere che partecipare! Anche perchè nessuno cattura nulla...

Ship Creek ad Anchorage

Facciamo gli acquisti di viveri e prevedendo giornate piovose, ci orientiamo in cibi poco elaborati e poco cucinati (a parte qualche busta di minestra liofilizzata) anche per non dar modo agli orsi, una volta in mezzo al niente, di localizzare la nostra presenza in base agli odori del cucinato. A cena halibut e baked potatoes...e birra, ovviamente.
Domani lasceremo il rumore degli uomini e questo pensiero ci eccita, tanto da farci passare una notte non molto tranquilla.

4° giorno (inizio float)

Finalmente si parte per Bethel dove arriviamo in perfetto orario dopo poco meno di due ore di volo con l'Alaskan Airlines .....l'atterraggio non è dei più felici...c'è molto vento e piove... il cielo è scuro...

Arrivo a Bethel

All'entrata ci attende un ragazzone che dopo aver caricato tutti i bagagli in un track, che definire lurido è veramente un eufemismo, ci porta sino all'hangar di Renfro.... Per ora è impossibile decollare a causa del forte vento e della scarsa visibilità...dopo un paio d’ore l'attesa ci sta logorando

Renfro’s Office

Verso le 14.00 finalmente, dopo aver trascorso inutili ore in attesa , ci trasferiamo al bacino d'acqua, luogo di partenza dell'idrovolante ...carichiamo l'attrezzatura e il raft (sgonfio e ripiegato) che leghiamo saldamente ad uno dei galleggianti (o scarponi)...
Ma il pilota ha delle perplessità a decollare e dopo vani tentativi, serrate discussioni con il suo capo ed aver modificato il posizionamento dei pesi finalmente si decolla.

Pronti per il decollo

Dopo un'ora, sorvolando la tundra con i suoi serpeggianti fiumi, l'avvistamento di mamma orsa con due cubes ed un tentativo per fortuna rientrato di vomito da parte di Sauro "ammariamo" nel Gakati Lake.

Tundra dall’alto


Gonfiaggio del raft

Il vento alza onde di una ventina di centimetri...tutt'intorno è grigio e fa freddo...come inizio niente male!
Ci sono tre gommoni che stanno imboccando il fiume, tre guide e sei clienti della compagnia Papa Bear....noi dopo aver gonfiato il raft e scoperto che si tratta di un quasi sei metri carichiamo tutta l'attrezzatura e cerchiamo di guadagnare a nostra volta il fiume...mentre il pilota dell'idrovolante ci saluta dopo averci lasciato le coordinate GPS e ricordatoci il giorno e l'orario in cui verrà a prenderci...seguiamo l'aereo scomparire tra le nuvole: ora siamo veramente soli. Ben presto facciamo i conti con l'ingovernabilità del nostro raft...troppo lungo e troppo stretto.. ci giriamo in continuazione offrendo troppa superficie al vento...lo sforzo per remare è grande. Decidiamo di scendere giù e trainarlo sotto costa, tra orme di orsi e flotte di sagome rosse vicino alla sponda, e finalmente riusciamo a prendere l'imbocco del fiume.

Imbocco del Kanektok river

Iniziamo a scenderlo lentamente. E’ largo una ventina di metri, con una buona portata per essere all'inizio (poi verremo a sapere che non c'erano condizioni di acqua così alta dal 1985!)....un grizzly, veramente grande, si arrampica per la costa a una trentina di metri da noi...ma quando riusciamo ad estrarre le nostre attrezzature fotografiche se ne è già andato....qualche scatto riusciamo comunque a farlo..se il buongiorno si vede dal mattino….

Grizzly Bear

Scendiamo la corrente cercando di girarci il meno possibile, ma alla fine decidiamo un nuovo assetto: io mi posiziono in mezzo usando il remo di sinistra e Sauro in cima usando il remo sia per remare che per dare la direzione: l'assetto migliora decisamente anche se a volte la coordinazione non è il massimo.

Sauro al timone

All'altezza di Paiyun Creek il fiume aumenta di circa un terzo la sua larghezza ed è ancora incassato come in un piccolo canyon. Si è già fatto quasi scuro e dopo una curva troviamo il gruppo guidato che ha già tirato su le tende...decidiamo di fermarci anche noi e condividere un po’ di compagnia. Montiamo anche noi le tende e dopo una cena frugale e quattro chiacchiere, stanchissimi, ce ne andiamo a letto.

Primo campo


5° giorno (secondo di float)

Stanotte abbiamo avuto visite.....rumori di sciacquii ed orme d'orso un po’ dappertutto ne sono la conferma e io ho perso lo spray al peperoncino, sic!

Orma di Grizzly  

Ha fatto molto freddo e credo che ci sia un’escursione notevole di temperatura, sicuramente alcuni gradi sotto lo zero.
Comunque alle prime luci, smontate le tende e fatto un'abbondante colazione ipercalorica (pane,miele,marmellata e nutella)


Colazione sul fiume

siamo già in navigazione....
Il gruppo di Papa Bear ha 14 giorni a disposizione e se la prenderà con più calma, ma noi abbiamo deciso di recuperare oggi, cercando di fare una lunga tirata fino a sera.
Il fiume diventa sempre più grande e prima di arrivare a Nakailingak Creek cominciano ad apparire gli alberi sulle sponde e il tratto con corrente veloce aumenta. Molto spesso affiorano enormi massi, che a volte schiviamo a volte no, oppure rami di alberi sommersi: bisogna procedere con molta cautela.

Correnti

Sebbene il Kanektok non presenti rapide, è considerato un fiume particolarmente pericoloso con acqua alta (soprattutto a giugno) oppure nella stagione particolarmente piovosa (appunto agosto), quando si divide in più rami ed è importante seguire quello che comunque rimane il braccio principale, per evitare di infognarsi in percorsi più lunghi o giri viziosi. Le mappe servono a poco, cambiando il fiume in continuazione. Per questo, scendendo, ci consultiamo spesso per decidere quale direzione prendere.
Parecchie volte la corrente, dove è più impetuosa, ci sbatte contro la sponda, dove ci sono gli alberi che stanno per cadere in acqua a causa dell'erosione del terreno. Non abbiamo visto ancora un raggio di sole. Solo acqua e vento. Vento quasi sempre che ci soffia contro. Come aghi pungenti il vento ci sbatte in faccia la fittissima pioggia. La difficoltà è enorme, l'ansia ci prende, la schiena già fa male e le mani incominciano a gonfiarsi......il freddo ci penetra nelle ossa mentre remiamo in silenzio.
Sono oramai le sette della sera e decidiamo di fare campo.

Tempo infame

Abbiamo superato da poco Klak Creek, dove inizia la parte migliore per le grosse rainbows. Venendo giù abbiamo incominciato a vedere i primi salmoni con i segni evidenti delle dure battaglie e le conseguenti infezioni delle ferite procuratesi: ci sono chinook, chum, pink e sockeye e carcasse un po’ ovunque. Dove ci sono i salmoni, ci sono anche le rainbows.
Montate le tende decidiamo finalmente di pescare una corrente"cioppata" e iniziamo a catturare una dolly varden, poi un’altra e poi un’altra ancora. I colori e la taglia dei maschi soprattutto, sono eccezionali.

Maschio di Dolly Varden

Altro maschio
Altro Dolly

Femmina di Dolly Varden catturata da Sauro

Peschiamo per un paio d'ore catturando con regolarità. Alle nove circa facciamo cena e ce ne andiamo a letto. Indosso due paia di pantaloni in capilene, una maglia tecnica a pelle, una in capilene, un pile ed un piumino con cappuccio ma sotto il sacco a pelo (+26°/-3°) ho ancora freddo.
Il rumore della pioggia e del vento non aiuta di certo ad addormentarsi, nonostante la stanchezza. Anche oggi siamo stremati.

6° giorno (terzo di float)

Mattino presto…
"Furio, sei sveglio?"
- Si…
"Una brutta notizia!"
- Che è successo?
"Ho le fibrillazioni e non ho mai dormito stanotte"
Panico.
Sauro (45 anni) soffre di fibrillazione atriale, che gli scompensa il ritmo cardiaco e gli abbassa la pressione sanguigna, fino a sentirsi uno straccio.
Naturalmente sapevo di questa sua patologia, sapendo anche, però, che aveva trovato una specie di antidoto, cenando molto presto per non andare a dormire con la digestione in atto. Ieri sera, stanco ed affamato, non ha prestato attenzione a questo aspetto e puntualmente è arrivato lo scompenso. Il problema è che se si protrae per più di due giorni, in Italia andrebbe al Pronto Soccorso, ma qui?
Cerco di rincuorarlo (non sa darsi pace per aver commesso questa leggerezza) ma sta veramente male e non riesce a stare in piedi. Si fa’ un’iniezione di Eparina (anticoagulante).
Passerà tutto il giorno in tenda. Io non sapendo cosa pensare e cosa fare, pesco. Tanti Dollies e qualche temolo.

Artic Grayling

Dopo circa un'ora arriva un gruppo di tre gommoni (molto meglio del nostro) con tre guide e sei pescatori.
Saranno gli unici pescatori insieme a tre americani incontrati vicino alla foce in 150 km. di fiume.
Fortunatamente tra di loro ci sono due dottori che subito visitano Sauro. Purtroppo non possono che confermare un ritmo altamente irregolare. Secondo loro sarebbe il caso di chiamare l'elicottero dell'Air Force, di cui ci lasciano il numero telefonico e ripartono.
Fortunatamente, per la prima volta, ho con me un satellitare preso a noleggio, ma nel caso chiamassimo e ci venisse prestato soccorso, del raft con tutta l'attrezzatura, che ne sarebbe?
Passano le ore e i miglioramenti non sono apprezzabili....per giunta arriva anche il grizzly che se ne va su è giù nella sponda opposta.

Grizzly a pesca

Sauro riesce a farmi una ripresa mentre sto pescando con il plantigrado sullo sfondo. Dopo un po’ non ho più voglia neanche di pescare ...mille pensieri mi attraversano la mente. Arriviamo alla conclusione di aspettare l’indomani per decidere di chiamare l'Air Force.
Non oso immaginare come passerò la notte. Spero che mia moglie, al telefono, non abbia percepito che qualcosa non và, dopo trentasette anni di vita insieme, è difficile bleffare....il sapere che lei, Sara e Jacopo, i miei due figli,e Torakiki, il mio cane, stanno bene, mi rincuora un po’.

7° giorno (quarto di float)

Anche stanotte c'è stato movimento intorno le tende ed io ho dormito poco...mi sono svegliato alle tre e non mi sono più riaddormentato.
Naturalmente non esco per urinare la notte, sia per il freddo che per la possibilità di incontri ravvicinati poco piacevoli, e utilizzo una bottiglia come "pappagallo"..
Sauro, fortunatamente, sta meglio...è un'altra persona oggi e così decidiamo di fare una bella cavalcata per recuperare la non-discesa di ieri, non prima di aver messo a bollire una pentola di acqua di fiume (abbiamo anche le pillole, ma il procedimento è complicato e il sapore poi non è un gran che). Il pericolo di rovinare quest'avventura, già comunque in parte compromessa da una valutazione errata, è scampato. Ovviamente dobbiamo saltare la parte dove poter insidiare le grosse rainbows, ma dobbiamo arrivare alla foce nei tempi stabiliti e non possiamo permetterci ulteriori soste. Dobbiamo recuperare. Forse, sino ad oggi, avremo fatto 40 miglia. Ogni tanto ci fermiamo e peschiamo, naturalmente sotto la pioggia, e le catture si susseguono copiose utilizzando l'imitazione di un piccolo uovo con una 8'6"#5 ed alcune iridee con imitazione di scazzone con una 9'6" #8.

Leopard Trout


Rainbow catturata da Sauro

Più scendiamo e più si presentano acque che possono essere ideali per i silvers (Coho) che notoriamente preferiscono canali con protezione, pools profonde e giri ampi di corrente poco mossa...dove si fermano per riposare durante la loro risalita. Sauro è alla ricerca del suo primo salmone con tenacia e dopo vari tentativi riesce ad agganciare, sfortunatamente per lui, un king oversize, anche se rosato. Presto ha tutta la coda e backing fuori e non riuscendo a frenare la corsa pazza di quel treno che ha guadagnato la corrente principale, lo slama. Capisco il suo stato d'animo, la sua frustrazione e cerco di rincuorarlo che tanto prima o poi..... E invece, poco dopo, slama un silver fresco di risalita, che lo lascia con un palmo di naso, dopo un paio di poderosi salti in acrobazia.... Ne slamerà altri due prima di, finalmente, spiaggiarne uno.

Sauro e la pool del king slamato

Facciamo campo e ci concediamo minestra liofilizzata (qui sul fiume è tutto buono, anche se fa’ schifo! ) due salsicciotti cotti in padella e un po’ di fagioli conditi con olio sale e pepe. Sauro riesce a telefonare alla moglie che, emozionatissima, non riesce quasi a parlare...quando chiede di Ludovica (8 anni) e di Leonardo (2 anni), i suoi occhi si riempiono di lacrime....solo gli uomini aridi non si emozionano e non piangono mai!
Poi finalmente a letto.
La notte, per me, è sempre foriera di cattivi pensieri.

8° giorno (quinto di float)

Smontiamo le tende e ripartiamo di buon'ora. La navigazione ora è sempre più difficile. Le acque diventano sempre più profonde, la portata in alcuni tratti è imponente e nelle zone più esposte al vento, che quasi sempre soffia upstream, è veramente un'impresa venir giù, senza girare come una trottola. In un passaggio, più delicato di altri, andiamo a sbattere violentemente contro i rami degli alberi caduti, rischiando di finire in acqua: Sauro mi confida che non sa nuotare...evvaiiii!
Sott'acqua, in una buca profonda notiamo la sagoma di un gommone di un bel colore blu, forse bucato da qualche ramo particolarmente appuntito.
La stanchezza comincia a farsi sentire, le mani si sono "incallite", gli avambracci sono dolenti e la speranza che questo tempo infame migliori resta solo una vana speranza.
Il fiume si divide sempre in uno o due rami secondari...noi si cerca di seguire sempre gli alberi quasi caduti, segno evidente che la portata è maggiore, anche se ogni tanto bisogna scendere e trainare il raft per qualche decina di metri...e tanto per cambiare, piove! Mi vengono in mente i tanti trd sulle rain jacket e mi viene da sorridere ripensando ai commenti entusiastici, riguardo questo o quel modello: provate a stare dieci/dodici ore sotto la pioggia insistente ed incessante, e poi fatemi sapere!

Sforzi e pioggia incessante

Seppur stremati cerchiamo di tirare fino a che possiamo. Le nostre mappe di riferimento non sono così facili da decifrare e dobbiamo aiutarci con il GPS del telefonino per renderci conto, anche se molto approssimativamente, dove ci troviamo. Finalmente superiamo lo sbarramento per il conteggio statistico delle risalite. Oramai l'hanno smontata, ma per noi significa aver fatto metà del fiume. Siamo ritornati in media secondo la tabella di marcia che ci eravamo stabiliti. E non è poco!
Arriviamo in un bel posto per piazzare le tende, dove tra l'altro qualcuno ha tracciato una grossa X, segno evidente che il posto è buono. Decidiamo di pernottare qui, dopo aver pescato diversi dollies e qualche rara rainbow. Dei silver neanche l'ombra fino a quando Sauro ne perde uno. Verso sera un timido raggio di sole attraversa la compattezza delle nuvole grigie, dietro con un po’ di fantasia si intravvede una striscia di cielo sereno....Quando cessa il vento le zanzare ci tormentano.

Fiumone e striscia di cielo sereno


9° giorno (sesto di float)

Ripartiamo percorrendo una decina di miglia, e sfruttando per la prima volta un po’ di vento a favore, lo facciamo anche in un tempo relativamente breve...questo ci permette di fermarci a pescare più spesso:le catture non mancano.
Finalmente,ora che è iniziata la parte bassa, intravediamo un posto che ci sembra adatto per i silver, e facciamo campo. Mentre ci stiamo attrezzando arriva una barca a motore : é dei fratelli Duncan che gestiscono due campi, uno upstream ed uno vicino alla foce. Francamente chiamarli campi suona un po’ come una bestemmia, in quanto dotati di tutti i confort (doccia, tv satellitare, ottima cucina etc.etc.).
Se vi piace vincere facile e spendere più del doppio, questi fanno al caso vostro: vi portano dove c’è il pesce, vi indicano dove e come lanciare, vi danno la mosca giusta, vi guadinano il pesce etc.etc. : è per questo che amo il float trip faidate….anche se so che mi complico la vita...
Il “pescatore abbandonato” a mò di palo, sembra non aver abbastanza fortuna e non vediamo catturare alcun pesce.
Dopo un paio d’ore circa, lo rivengono a prendere, lasciandoci il posto tutto per noi. I silver debbono per forza fermarsi lì...c'è acqua abbastanza profonda e calma dove possono riposarsi . Dopo pochi lanci, infatti,finalmente Sauro ha la giusta ricompensa alla sua tenacia ..il primo salmone della sua vita!
E' un bell'esemplare, anche se leggermente rosato, ingannato da una mosca giallo fluo con hackles rosa e cono d'argento (che io avevo fortemente criticato e che invece all'inizio è stata la più catturante!)


Sauro e il suo primo coho! finalmente!

Coho

Iniziamo a catturare silver con sea lice, segno evidente di fresca entrata in fiume, dotati di una forza eccezionale....la media delle catture è dagli otto alle dodici libbre, i più grossi li perdiamo perchè non abbiamo quegli enormi guadini che usano le guide, ma tanto non dobbiamo mica mangiarli!

Sea-lice

Restiamo occupati fino a sera! Decidiamo di restare anche tutto domani, visto che il posto merita, ma ora fa molto freddo ed accendiamo il fuoco.

Autoscatto davanti al fuoco

Li davanti, ci si perde nei soliti strani pensieri, come dei vecchi davanti al camino. Si sta oscurando tutto e non solo per la notte.

10°giorno (settimo di float)

Questa notte è stato un disastro....è piovuto sempre e c'è stato il vento più forte da quando siamo partiti. Ho temuto fortemente che volassi via insieme alla tenda, quando una ventata particolarmente energica mi ha sbattuto parte della tenda in faccia. E' stato anche tanto, tanto freddo, ma ho indosso tutto ciò che mi sono portato e devo sopportare.

Vento

Il cielo è tutto grigio e indossati i waders e scarponcini me ne vado subito alla pool. Al primo lancio catturo un bel salmone...non il più grande agganciato, ma di sicuro il più grande, da me, portato a riva. E’ freschissimo e averne ragione non è stata cosa facile.

Coho freschissimo

Dopo un po’ arriva anche Sauro e si va avanti tra una cattura e l'altra, fino a quando arrivano due locali in barca d'alluminio, che noncuranti della nostra presenza (a dire il vero non stavamo pescando in quel momento), piazzano una rete a chiudere un braccio laterale del fiume ed iniziano a pescare "a strappo" con cucchiaino montato credo su un 100 libbre! Ben presto "aggrappano" un esemplare fresco di coho, che portano a riva in pochissimo tempo, uccidendolo strappandogli con le mani , attraverso le branchie, un qualcosa che non saprei dire....
Quello che per noi è un bene prezioso da rispettare, per loro è solo cibo...diverse visioni della vita! Fortunatamente nella rete ci sono solo esemplari malandati e oramai alla fine della loro esistenza, non interessanti dal punto di vista culinario ed issata a bordo la rete, partono senza neanche salutarci.
La pool naturalmente ha risentito di tutto questo trambusto e non catturiamo più nulla. Ci spostiamo più a monte su una correntina catturiamo dei temoli, dei dollies ed un artic char.

Cattura di Sauro

Andiamo a dormire sperando in un a notte migliore.

11° giorno (ottavo di float)

Anche stamattina presto si sono catturati diversi silver, quasi tutti con sea-lices addosso, evidentemente sono arrivati nella notte.

Sea-Lices

Io perdo il più grosso da me agganciato durante tutto il float, lasciandogli la mosca in bocca. Non mi rammarico più di tanto perchè era leggermente rosato...ma se fosse stato fresco....
Decidiamo di partire verso le 11.00 senza pranzare...anche se oggi è finalmente “quasi” sereno, il tempo non promette bene, tanto per cambiare, soprattutto per il vento. Nei punti più esposti non si riesce a fare neanche un metro...ora il fiume ha un unico corso in un bel letto ampio...siamo quasi alla fine e stringiamo i denti. Il più delle volte scendiamo e percorriamo gli ultimi due chilometri praticamente a piedi...ma non c'è alternativa se vogliamo arrivare in tempo.

Controvento non si rema, si tira!

Finalmente avvistiamo in lontananza la torre di controllo dell' aeroporto...a occhio e croce saremo a due /tre miglia in linea d'aria...sempre a piedi facciamo un ultimo sforzo e ci accampiamo molto vicino alla foce, che non vediamo, perchè il fiume fa un ampia curva a sinistra.
Siamo veramente stremati,ma soddisfatti di noi, quello che abbiamo realizzato, ha il sapore dell'impresa.
Poco lontano dalle tende, il fiume crea come un percorso obbligato ed è facilmente intuibile che i silver hanno la via di risalita obbligata....ogni tanto si vede qualche pesce saltare.
Iniziamo a "lavorare" la pool e dopo poco registriamo le prime catture...ancora una volta, non avendo un guadino, dobbiamo faticare non poco, per portare a riva queste forze della natura,che profumano di mare.

Profumo di mare


Classico rostro del coho maturo per la riproduzione


Bella cattura di Sauro

Oggi è il primo giorno senza pioggia e senza vento e per questo le zanzare non ci danno tregua. E' uno sfinimento,che neanche il retino e la pomata riesce ad alleviare. Una volpe rossa ci sta osservando attratta forse dall’odore dei cibi, che stiamo tirando fuori dal cooler, per la cena.

Red Fox


12° giorno (nono ed ultimo di float)

Ci svegliamo abbastanza presto e dopo colazione facciamo gli ultimi lanci e le ultime catture di questo "tribolato" float trip. Ci meravigliamo che sia sereno, non essendo più abituati. Dobbiamo trovarci alle 12.20 dove il fiume fa un' ansa e con le coordinate del GPS non possiamo sbagliare. Disfiamo le tende,carichiamo tutta l'attrezzatura sul raft e facciamo l'ultimo chilometro, senza il vento contro, finalmente trasportati da una dolce corrente "amica".

Dopo la curva la fine del float trip

Attracchiamo, scarichiamo, sgonfiamo, impacchettiamo, insomma prepariamo tutto per il volo di ritorno a Bethel.

Pronti per il ritorno a Bethel

Dopo un'ora circa vengono a prendere su noi e l'attrezzatura e dopo pochi chilometri siamo sulla pista di terra, zona di atterraggio/decollo di velivoli dotati di ruote. Dopo poco all'orizzonte appare il nostro aereo.

L’aereo del ritorno alla “civiltà”


sorvolando la tundra....

I quaranta minuti sorvolando la tundra, passano in fretta, e ci ritroviamo di nuovo nell'hangar di Renfro.

Renfro’s Hangar

Finalmente ritorniamo in abiti civili, abbandonando waders e scarponcini ed assumendo un aria più umana (l’odore no,quello sa sempre di selvatico!) . Il volo per Anchorage partirà alle 20.45

13° giorno (partenza da Anchorage)

Una notte normale, passata su di un letto normale, ha un fascino particolare ...un po’ come la mega doccia di ieri sera! L’hotel è quello dell’andata e ci muoviamo con più familiarità.

I letti del Travelodge

Piccole gioie di una vita normale! A colazione scrambled eggs and bacon e poi via all' aeroporto con il Courtesy Van dell'hotel. Check-in con sovraprezzo, per l'overweight, di 50 dollari (del resto come all'andata)

14°giorno (arrivo in Italia)

Due parole su Sauro: si è dimostrato perfetto compagno d’avventura, pur essendo alla sua prima esperienza in un float trip, e che esperienza! Sempre disponibile al lavoro ed ai pochi consigli che sono riuscito ad impartirgli, sono certo che difficilmente riuscirà a dimenticarsi questo viaggio!! Anzi,lo spero proprio!!
Arriviamo a Francoforte in orario ed in orario prendiamo il volo per Roma. ll tempo non passa mai quando sei lassù, ma serve anche a ripercorrere le esperienze fatte, le emozioni provate, le gioie e le paure e nonostante tutto, già cominci a rimpiangere di non essere più là ……solo il pensiero di riabbracciare i tuoi cari, ti distoglie da quella nostalgia che ti attanaglia.
Arrivati a Fiumicino il caldo, per noi insopportabile, ci fa quasi rimpiangere il tempo infame che abbiamo trovato in Alaska.
Al ritorno di ogni viaggio, riguardando le foto o rileggendo qualche appunto, mi capita spesso di pensare a quanto tempo dovrò sprecare qui, per essere di nuovo là...
La mattina, appena sveglio, mi manca il rumore dell’acqua che scorre...


  Furio Minuti (NoHackle)


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