ITA - Uscita Valtellinese

Italia    28/10/00

Lo Spool a Livigno


di Ambrogio Stanghellini (xx-fly)



Per il fine settimana del 23/24 settembre avevamo programmato una mitica uscita in Steyr convinti dai ripetuti racconti di incredibili catture del "Lord Fenner".

Con grande dispiacere, causa condizioni meteo avverse, siamo stati costretti a rimandare ad altra data.

Il permesso che faticosamente avevamo ottenuto dalle consorti, per una assenza non quotidiana, non poteva essere sprecato solo per un pò d’acqua caduta dal cielo. Come potevamo rinunciare a spassarcela un pò?

Dovevamo essere in sei, siam rimasti in due, il Ferdinando ed io.

Così abbiamo deciso un 48 ore di "Full Immersion" in quella che è ormai la nostra seconda patria, la Valtellina.

La pioggia, caduta il mercoledi’ precedente in quantità non del tutto trascurabile (56 mm a Sondrio in 15 ore), mi ha obbligato a trascorrere il Giovedì e buona parte del Venerdì ad osservare le foto del Meteosat e le immagini delle webcam di Sondrio, Stelvio e Livigno. Non vi dico l’immagine di Livigno di Giovedì. Sembrava fosse Natale.

Comunque, presi i dovuti accordi sugli orari e fatto un programma preliminare, siamo partiti Venerdì nel tardo pomeriggio alla volta dell’ameno Lago di Como, località Bellano, nostra base esclusivamente notturna.

Mesta cena in una deserta pizzeria e sveglia puntata alle 6 del mattino successivo.

Partenza il Sabato mattina alle 6.30. Prima tappa S.Pietro Berbenno, al bar Libera (di fianco alla stazione FS) e prima fregatura. La sgnoccolona rossa non c’è. Caffè amaro. Visita di dovere all’Adda e, come si prevedeva, livello piuttosto alticcio e acque alquanto velate. La sbronza del Mercoledì non era ancora stata completamente smaltita. Seconda tappa al ponte di Faedo. Dopo aver constatato che il Mallero era limpidissimo e il livello solito, che il canale Enel di Sondrio scaricava acqua di neve, l’Adda non presentava differenze rispetto a Berbenno. Così prende corpo una pazzia : lo Spool a Livigno.

La vista della webcam al Venerdì alle 17 aveva mostrato che la neve era quasi completamente sparita. Si parte.

Temolo in canna a Piateda, notare la

Dopo aver passato il confine a Tirano, salito buona parte del Bernina, valicato il passo della Forcola a quota 2315m, ci troviamo in un paesaggio tipicamente nordico. Neve, temperatura di –2°C, cielo di un’azzurro favoloso. Scendiamo a Livigno. In effetti la neve in paese è scomparsa. Resiste sulle cime che coronano la valle in quantità apparentemente non eccessiva. Temperatura –0.5°C. Non male per essere il 23 Settembre. Raggiungiamo il torrente. Il livello è identico a quello di tre settimane prima. L’acqua splendida ma un pò fredda. Sono quasi le 10. Bollate neanche l’ombra. Montiamo le canne, prepariamo I finali e, per prima, montiamo una CdC con corpo rosso e ali sul viola chiaro (tutte le mosche usate non hanno nome, son fatte in casa, ma qualche volta funzionano). Reazioni ….. nulle. Il sole scalda, in meno di mezzora mi ritrovo in maglietta e la temperatura sale.

Dopo aver cambiato diverse mosche, variato I colori e le dimensioni .. di temoli, quelli ormai famosi dello Spool che avevo avuto il piacere di toccare tre settimane prima, neanche l’ombra. Abbiamo percorso tutto il tratto che corre lungo il paese. Bollettino : 3 fario a testa, dimensioni … da Pioverna !!

I temoli ci sono. In una buca ne ho visti almeno una decina, di ottime dimensioni, che scappavano velocemente dopo aver scorto la mia ombra. Ma erano inchiodati sul fondo. Nel frattempo la neve veniva sciolta da un sole sempre più bollente. Risultato : l’acqua si vela progressivamente di un bel nocciola pallido.

Alle 14, dopo un frugale pasto in piedi, decidiamo di abbandonare e di scendere a Tirano per dare un’occhio al nostro fiume che chissà, magari, nel frattempo, ha digerito.

Torniamo per la stessa strada da dove siam venuti. E qui viene il bello, non posso fare a meno di raccontarlo anche se non ha nulla a che vedere con la pesca. Causa sole cocente, togliendo gli stivali prima di salire in auto, veniamo colpiti da una puzza atroce (tipica) di stivale inzuppato e marcio di sudore. Il Ferdinando dice "se alla frontiera ci chiedono di aprire il baule … son cazzi loro!!!!".

Vista verso valle dell'Adda dal ponte di Piateda.

Sfortuna vuole che passando dalla frontiera (quella Itagliana, dove ci sono i nostri finanzieri) gli scappa di nuovo la frase. A mezza voce, quasi in silenzio. Il finanziere ci guarda e dice "per favore accostatevi là". Un’attimo di sorpresa, un’imprecazione perchè ci rubano momenti di pesca preziosa, e accostiamo. Arrivano in tre. Il primo chiede al Ferdi "cosa stava dicendo?" e il Ferdi risponde "ma .. niente" risposta "è proprio sicuro, a me sembra di aver sentito qualcosa …" e il Ferdi " no, no, niente". Il secondo ribatte "avete fretta per caso?" Attimo di gelo … e "no, non si preoccupi". Per farla breve, tempo perso circa 20 minuti, dopo un’attento e minuzioso esame del bagagliaio, sotto i sedili, nel vano porta documenti.

Per ultimo il finanziere chiede : oltre a quello (bene in vista e modello anteguerra) avete altri cellulari?" Estraggo prontamente il mio Motorola 3888 e dico "io ho questo", risposta "dove l’ha comperato" e dico "l’ho preso con i punti dell’Esselunga!!" …. A momenti mi arresta per oltraggio a pubblico ufficiale!!! Nota : l’ho acquistato veramente con I punti dell’Esselunga, mica era una palla !!

Alla fine siamo ripartiti, lanciando una serie impressionante di maledizioni.

Scesi a Tirano decidiamo di andare in zona Le Prese. Non ci siamo mai andati e avevo letto nel forum di interessanti catture. Dopo un po’ di km decidiamo di portarci sul fiume per controllarne le condizioni. Arriviamo in una zona no-kill a mosca sita a Vervio. L’acqua non è affatto male. Piuttosto trasparente, niente a che vedere con le condizioni di prima mattina. Chiediamo come raggiungere Le Prese. Fatti ancora un po’ di km finalmente arriviamo in zona. Stranamente qui l’acqua è ancora piuttosto velata. Con 20 cm di profondità non si riesce a scorgere il fondo. Allora si decide di tornare nella zona no-kill vista in precedenza.

Restiamo in pesca per circa 2 ore. Risultato : il Ferdi conta 3 fario, una delle quali sui 35 cm, io conto 3 fario … da Pioverna!!

Il tratto, della lunghezza di circa 700-800 m, delimitato monte/valle da due ponti non sembra male. Un altro pescatore, che abita in paese, ci diceva che era una bandita di pesca. Il tratto è rimasto chiuso per circa 10 anni e che solo quest’anno è stato riaperto ma limitato alla pesca a mosca no-kill. Ci diceva anche che di pescatori ne vede sempre pochissimi.

E’ difficile esprimere giudizi di un posto nuovo la prima volta. Ma ho avuto l’impressione che il pesce ci sia, ma le dimensioni sembra non siano degne di nota. Merita comunque di essere rivisto e verificato.

Terminata la pesca ci portiamo al ponte di Piateda. Anche li’ le condizioni di trasparenza sono decisamente migliorate rispetto alla mattina. Alcuni pescatori, in fase di smontaggio attrezzatura, ci dicono che bollate non se ne son viste durante tutta la giornata. Unico momento buono dalle 19 alle 20 con catture di qualche temolo di interessanti dimensioni.

Ritorniamo alla base un po’ delusi, ma con la speranza di una seconda giornata migliore.

Il Ferdi con temolo da 45 in canna.

Prima del rientro facciamo una sosta nell’Agriturismo a due passi da Piateda. (Si trova a sinistra percorrendo la parallela alla statale che dal ponte di Piateda porta al ponte di Faedo). Costruzione isolata, con giochi per I bambini. Impossibile sbagliare. Ovviamente, per chiudere in bellezza, era tutto esaurito!. Pur di mangiar qualcosa abbiamo accettato di cenare all’aperto (circa 12°C). Pero’ ne è valsa la pena. Ottima cena a prezzo piu’ che ragionevole (35.000 a testa con antipasto e grappa doppia).

Sveglia la mattina alle 6. Prima di partire si riordina e si chiude con l’intento di non tornare a Bellano.

Questa volta il bar Libera non ci frega. Lo saltiamo e andiamo diretti al ponte di Piateda per tastare il fiume. Acqua con livello "festivo" e discretamente limpida. Decidiamo di spendere il permesso. Ci portiamo pero’ nella zona bassa della riserva, a ridosso del ponte di Faedo.

Siamo soli. Dall’altra parte del fiume, piu’ a monte, altri due pescatori.

La prima mezzora passa tranquilla. Bollate zero. Montiamo una CdC con corpo arancione (io) e una con corpo rosso (Ferdi). Reazioni nulle.

Nell’arco di poco meno di un’ora cambiamo svariati tipi di mosche, colori e dimensioni con lo stesso sconfortante risultato. Non ci passa neppure per la testa di provare a ninfa perche’ non e’ la pesca che preferiamo. Poi, piano piano compare qualche sporadica bollata. Inizia una schiusa interessante. Acchiappo una effimera e vedo che ha il corpo sul marroncino chiaro e la testa sul giallino. Ho una imitazione che assomiglia abbastanza. La monto, lancio svariate volte, e, come al solito, risultato zero. Neanche salgono a dargli un’occhio. Poi il Ferdi prende il primo temolo. Un urlo bestiale squarcia il silenzio della valle :" che colore stai usando?", risposta "rosso". Mi viene un’idea, la "coup" variante n° 1. La monto, e, in 4 lanci conto 4 temoli. Purtroppo è l’unico esemplare di mosca. Dopo la quarta cattura inizia a smontarsi la parte che rappresenta la variante e che, a fine giornata, si è rivelata la modifica vincente. Alla sesta cattura la variante è scomparsa.

Recupero di un temolo del Piateda.

Alle 13 circa contiamo in tutto circa una ventina a testa di temoli. Almeno 7 dei quali intorno ai 45 cm. Comunque tutti abbondantemente sopra I 35 cm.

Poi, piano piano, il livello dell’acqua inizia a salire e le bollate diminuiscono vistosamente. Decidiamo una breve pausa per un panino.

Ci assentiamo in tutto 30 minuti. Alle 13.30 siamo di ritorno. C’è ancora qualche sporadica bollata qua’ e la ma di temoli piccolotti. Ne prendiamo ancora un paio a testa. Il livello nel frattempo è salito di circa 40 cm rispetto a quello delle 8, pero’ senza variazione apprezzabile di trasparenza. Poco dopo le 14 altro innalzamento di circa 10 cm e improvvisamente la trasparenza peggiora notevolmente. Ci troviamo, in una manciata di minuti, a pescare nell’acqua marrone. Come se poco a monte fosse maledettamente diluviato. Torniamo alla bacheca. Scambiamo due parole con I presenti e ci rendiamo conto che tutti lamentano scarsità di catture in presenza di rare bollate. Forse, almeno una volta, siamo stati fortunati. E’ andata bene, nonostante tutto.

Decidiamo che è ora di rientrare. Imbuchiamo il permesso e, dopo l’acquisto di quasi un quintale di mele fresche, ritorniamo verso Milano.

Durante il viaggio vengono ribaditi due fondamentali concetti, il primo è che lo Steyr è solo rimandato. Il secondo che a settembre del prossimo anno l’uscita valtellinese verrà ripetuta, magari con un pizzico in piu’ di fortuna.


Ambrogio Stanghellini



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