USA - Tra fay e Gustav a pesca di snook, Florida

U.S.A. 16 Agosto 2008


testo e foto di Alberto FAINA Galeazzo



Statua della Libertà

Dopo svariate ricerche, lo scorso inverno ho deciso di andare a trascorrere le sospirate ferie estive 2008 negli States. Il viaggio doveva comprendere la visita ad alcune città irrinunciabili, un mare caldo per mia moglie e in ultimo anche la mia voglia di pescare a mosca. La scelta cadde sulle isole Keys, passando per New York, Miami, e Bahamas. Un viaggio impegnativo ma che prometteva splendidi ricordi in posti da sogno. New York non è proprio famoso per il suo mare, ma sicuramente in fatto di unicità e imponenza urbanistica ci incuriosiva parecchio. Tra l’altro questa città ci è stata consigliata quasi “obbligatoriamente” dalla nostra agenzia di viaggi per il fatto che rimane uno scalo tecnico per Miami.

Strada centrale di Manhattan

Così il 16 Agosto arriviamo a New York. L’isola di Manhattan, pur non richiedendo presentazioni, ci ha stupito per la grandezza e la quantità di qualunque cosa: le strade, i grattacieli, i fast food, i taxi (onnipresenti), i negozi. E proprio parlando dei negozi che, grazie all’Euro forte, più che una visita da parte di due giovani turisti europei, hanno subito un vero e proprio saccheggio..

Flatiron, NY detto ferro da stiro

Sono rimasto piacevolmente colpito soprattutto dall’Urban Angler Ltd, celebre negozio di pesca a mosca situato al 3° piano del 206 di Fifth Avenue. L’ho trovato davvero ben fornito e ovviamente la mia carta di credito è ancora surriscaldata per questo. Il cambio favorevole € vs $ mi ha garantito un risparmio del 30% circa, senza considerare i listini più bassi.
La sera prima di partire per Miami ho guardato alla televisione dell’albergo, quasi per scaramanzia, il notiziario locale, che segnalava l’imminente arrivo di Fay. Un uragano che dopo aver devastato una parte di Cuba, si dirigeva nella notte a tutta velocità verso le Keys e Miami. Poco male, io dovevo volare da Miami per le Bahamas. Il mattino seguente, siamo giunti a Miami, dove l’uragano era passato, ma la coda voleva dire vento forte ancora e tanta pioggia.

Parete all'ingresso dell'aereoporto di Miami

Siamo ripartiti per Gran Bahama dove Fay aveva comunque creato parecchi problemi ai voli. Dopo un volo tutto sommato abbastanza gradevole, siamo atterrati a Free Port, l’aeroporto di Gran Bahama, dove ci attendeva vento e pioggia. Le peggiori condizioni meteo per una buona vacanza ai Caraibi!

Conseguenze del passaggio di Fay nelle spiaggie di Gran Bahama

Infatti nei cinque giorni seguenti al nostro arrivo non siamo riusciti a goderci il mare. Acqua sporca, vento e acquazzoni ci stavano rovinando la vacanza. Poco male, ho fatto il bravo marito !
Solo il quarto giorno sono riuscito a ricavarmi uno spazio, tra l’altro abbastanza breve, di tempo da dedicare alla mia passione..

Vista della spiaggia del resort in uno dei pochi momenti di sole

Alle 5.40 non riuscivo più a dormire, e, come spesso mi accade quando devo andare a pesca, ero in piedi prima della sveglia. Sono partito dalla spiaggia dell’Hotel “Viva Wyndham Fortuna Beach “ quando fuori era ancora buio. L’alba sarebbe stata attorno alle 6.40. Dopo poco più di mezz’ora sono arrivato alla flat consigliatami dal mio amico Alberto Lovison.

Alba

Camminare sulla sabbia da solo, a buio completo, con la marea crescente, tra le onde, senza nessun rumore attorno, scrutando l’orizzonte per vedere nascere ancora una volta il sole, è uno dei più bei ricordi di questa isola. Giunto a destinazione, (circa le 6.30) i primi raggi di sole cominciavano ad affiorare all’orizzonte, facendosi strada tra le rade nuvole, in un’alba completamente assente di vento.
Ho srotolato la coda, ma, non sapendo che pesci avrei incontrato, ho montato un piccolo Clouser Minnow sull’amo del 6 e ho cominciato a pescare l’acqua. Dopo pochi minuti ho capito che dovevo aspettare ancora e mi sono spostato vicino a un isolotto di sabbia, affiorato per la bassa marea, nella speranza di imbattermi in qualche bonefish.

Piccolo isolotto affiorato con la bassa marea

In quel momento, con la coda dell’occhio, ho visto distintamente la pinna di uno squalo. Il suo colore mi ha lasciato un po’ perplesso, era giallo! Ovviamente non ho resistito alla tentazione e ho lanciato immediatamente la piccola imitazione vicino alla sua testa. Lo squalo si è girato di scatto, così come fanno i cavedani quando si presenta loro un terrestrial in battuta, ha dato un’occhiata svogliata alla mosca e se ne è andato. Forse se avessi avuto il tempo di cambiare il gamberetto con qualcosa di più grosso… forse!

La nuvola di Fantozzi prima di colpire...!

Spostandomi verso la punta dell’isolotto in cerca di qualche preda, ho agganciato, dopo aver sentito parecchie tocche, una piccola aguglia. Mentre la stavo slamando, ho sentito uno strano fruscio venire dal mare, mi sono voltato e ho scorso in lontananza una grossa nuvola nera. Sembrava la nuvola di Fantozzi, e infatti si dirigeva proprio verso di me!
Dopo pochi istanti ho capito di essere in un bel guaio. Ero in mezzo al mare, con niente attorno per ripararmi e con una canna in carbonio in mano. Tra l’altro la nuvola, oltre alla pioggia, portava con se fulmini..

Acqua sopra e sotto!

Mi sono messo a correre per cercare riparo a riva, imprecando FAY, tutti gli uragani e le loro code, dette da queste parti TROPICAL STORM (tempeste tropicali). Dopo più di un’ora di diluvio universale, sono tornato all’Hotel, sconsolato, pensando di essermi giocato l’unica chance per pescare a Gran Bahama. Infatti il giorno seguente sarei dovuto andare in un’altra flat a pochi minuti di auto dall’hotel, ma il tempo pessimo mi fece desistere.

Miami, 25 Agosto

Avevo appuntamento con Mark Giacobba (ottima guida consigliatami da Fabrizio Moglia e Alberto Lovison) a Boca Raton per le 18.30. Ho raggiunto il luogo dell’incontro in meno di un’ora di macchina da Miami Beach. Non ho fatto fatica a distinguerlo tra le vetture. Possedeva l’unica auto che veniva nella mia direzione trainando un carrello con barca da pesca. Dopo pochi convenevoli (non sapendo cosa dire visto il mio pessimo inglese ), l’ho seguito in direzione del molo da dove sarebbe partita la battuta di pesca.

La barca da pesca

Mentre aspettavamo l’imbrunire, Mark ha provato a spiegarmi come si sarebbe svolta la pesca e di capire le mie capacità. Di notte, in barca, non è il massimo per una guida avere un cliente che non sa pescare. “E’ l’ora X”, il sole era calato e il buio cominciava ad avanzare in lontananza. Si intravedevano le prime luci delle case e dei pontili, e io non stavo più nella pelle. Non vedevo l’ora di capire come si sarebbero pescati gli snook in notturna.
Mark, dopo aver acceso il suo fuoribordo da 150 CV, cominciò a sfrecciare a tutta velocità nel buio più completo in un canalone di almeno cinquecento metri in direzione di un ponte. Dopo pochi attimi, al primo ponte si fermò, e mi disse: “Fai qualche lancio, qui di solito è buono”. Il ponte era illuminato a giorno, e l’acqua si vedeva nitidamente. Dopo alcuni lanci mi ha guardato e visibilmente soddisfatto, ha sbottato: “Ok ora possiamo andare”.
Ha voluto controllare ancora una volta come me la sarei cavata di lì a poco. Che il mio visino innocuo gli abbia fatto supporre che io fossi un principiante ?...mah!

Uno dei pontili in cui gli snook cacciavano a iosa

In seguito ho capito il perché. La pesca notturna agli snook dalla barca è veramente affascinante, ma la posa, il lancio ed il recupero devono essere eseguiti in maniera “certosina”, direi quasi perfetta.
Appena ci siamo avvicinati alla zona di pesca , Mark ha spento il motore a scoppio, acceso quello elettrico e, nel silenzio più totale, ci siamo diretti verso il nostro obbiettivo, manovrando in maniera impeccabile il motore tramite un telecomando e mettendomi nella posizione più idonea per lanciare. Guida straordinaria!
Nel frattempo, nei pressi dei pontili, ho sentito rumori di predazione in superficie. Ogni tanto ho visto anche delle grosse bollate sotto le luci riflesse in acqua. Il fragore delle cacciate degli snook su piccoli gamberi e avannotti è veramente forte. Lo si può sentire da almeno 30-40 metri. Nell’avvicinamento non si devono fare rumori di sorta, la concentrazione deve essere al massimo, perchè si hanno poche possibilità dal momento che, quasi sempre, l’attacco avviene ai primi lanci.

Il mio primo snook!! Che emozione

Arrivati a una distanza di circa 15 metri dalla zona di pesca, Mark , soprattutto per i primi pesci, ha tenuto a bada la mia frenesia di lanciare sulla bollata, con dei secchi-“ Wait!”- , indicandomi il luogo su cui dovevo “appoggiare” l’imitazione. Solitamente era il cono di luce formato dai lampioni dei pontili e l’ombra, a volte era sotto i pontili, tra i pali di sostegno. Gli strip da imprimere alla coda dovevano essere secchi e il recupero medio veloce.
In circa 4 ore di pesca, ho catturato e rilasciato sei snook, un numero non eccezionale per questo tipo di pesca, ma almeno altri 5 o 6 si sono slamati e altrettanti hanno solo assaggiato la mosca senza che io riuscissi a ferrarli.

Il più grosso, grasso snook che ho preso!

Era una pesca a vista, sebbene attorno e al di fuori della luce dei lampioni fosse buio. Più di una volta ho visto gli snook (che solitamente sono in gruppi da 4-5 pesci) aggredire i gamberi naturali, che, impauriti, schizzavano da tutte le parti. Alcune volte invece ho percepito solo una freccia nera scagliarsi a tutta velocità contro il mio artificiale.
Devo dire di essermi divertito come un bambino viziato. Viziato da Mark, che con la sua esperienza e abilità mi ha permesso di catturare i miei primi snook.

L'artificiale preparato per l'occasione da Mark

La taglia, tra l’altro, era di tutto rispetto, con pesci che si aggiravano dal chilo fino ai 4 chili. Pesci potenti, che non mollavano mai. Per le imitazioni e l’attrezzatura, mi sono affidato al materiale fornitomi da Mark, che mette a disposizione dei suoi clienti un’attrezzatura di primissimo livello.

Mark mentre controlla il terminale dopo una cattura

Ho usato una canna TFO #8, con una coda galleggiante Scientific Angler Red Fish del 9, mulinello Nautilus (ottimo mulinello made in Usa) caricato con 200 mt. di backing. Anche se per gli snook è più che sufficiente, è sempre meglio averne in abbondanza, in quanto non di rado si possono agganciare tarpon di oltre 10 chili. Ho usato prevalentemente imitazioni di gambero su ami da mare del 4-6, costruite con materiali sintetici e pelo di cervo. Quest’ultimo conferiva all’imitazione, se recuperata velocemente, un moto che provocava un’onda molto adescante.

Felicità  

  Grossa Felicità  

Il giorno seguente, sempre con lui come guida, ho deciso di provare a insidiare permit e bonefish. La meta prescelta era Biscayne Bay, un parco naturale nelle vicinanze.

Una flat 'cittadina' a Biscayne Bay

Mark mentre ricerca i bone nella flat

Purtroppo per le cattive condizioni meteorologiche, il mare era impraticabile, e il cappotto è arrivato inesorabile. Pur tuttavia ho attaccato un bel bonefish, ma si è liberato quasi subito. Nel corso della giornata non sono riuscito a lanciare ad altri bone, o perché erano troppo lontani, o perchè in cruising veloce.

Una splendida flat in cui però non abbiamo visto bonefish

I paesaggi che ho visto e la volontà caparbia di Mark per farmi catturare mi hanno lasciato comunque dei ricordi bellissimi.
E’ giunto il momento di lasciare Miami per andare a Key West. Durante le tre ore e mezza di macchina per raggiungere l’ultimo baluardo degli Stati Uniti, potevo non fermarmi a Islamorada, la capitale mondiale della pesca? In questa cittadina tutto gira attorno alla pesca.

Insegna

Magliette 'da pescatori' in vendita in un negozio di abbigliamento

Le cassette postali delle case sono a forma di pesce, i negozi di pesca sono molto numerosi, i porticcioli sono stracolmi di barche attrezzate per la pesca. Persino le strisce dei parcheggi sono a forma di bonefish, tarpon, snook, permit.

L'isola ben fornita dedicata alla pam

Notare, sulla sinistra, l'ascensore. Il secondo piano è dedicato alle signore pescatrici

Qui, tra le altre cose, è presente World Wide Sportsman (81576 Overseas Highway, Islamorada, FL 33036 - vai al sito), uno splendido negozio di attrezzatura da pesca in mare, il quale dedica una parte importante di esposizione alla mosca. Inevitabili alcune “spesucce”, tra le quali un buon numero di camicie della Columbia a dei prezzi veramente imbattibili.

Un'altra vista del negozio

Vasca contenente i pesci più rappresentativi per la pam della Florida all'interno del negozio

World Wide offre inoltre la possibilità di prenotare delle guide per battute di pesca che partono proprio dal pontile adiacente al parcheggio del negozio. Purtroppo anche a Key West l’arrivo dell’uragano Gustav mi ha costretto a lasciare le canne in albergo.

Spiaggia di Key West soleggiata

Poco dopo, nella stessa spiaggia, acquazzone

Pur avendo visto dei posti favolosi per la mosca in mare non mi sento di consigliarvi una vacanza da metà Agosto fino almeno a metà Ottobre. Per problemi di lavoro ho dovuto prenotare le ferie proprio in quel periodo, ma il rischio di incontrare i primi uragani dei Caraibi è altissimo.

Il punto più a sud degli USA

Mi è rimasto comunque un grande rimpianto. Sono acque nelle quali i pesci non mancano, e se si ha la fortuna di essere accompagnati da una buona guida, il divertimento è assicurato.
Dall’Italia ho prenotato direttamente alla Alamo la vettura (http://www.alamo.it). Chiedetela già dotata di GPS, perché il navigatore è indispensabile per muoversi nelle grandi città americane.
Per la pesca nella regione di Miami e Everglades non posso che suggerirvi Mark Giacobba, guida molto preparata per insidiare tarpon, snook e bone nei flat.
Potete contattarlo tramite il suo sito: www.captainmarkgiacobba.com
o direttamente alla sua email : Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Grossa iguana 'incontrata' lungo la strada

Permettetemi infine di ringraziare Fabrizio Moglia e Alberto Lovison, per i preziosi suggerimenti, che mi hanno fornito durante il viaggio, anche “in diretta”.
Spero di poter tornare al più presto, magari in Maggio, provando a cercare nell’Everglades un altro tipo di uragani… i tarpon!


Alberto Galeazzo


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