CDN - Yukon, wilderness e pesca a mosca di lucci
CDN - Yukon, wilderness e pesca a mosca di lucci
Testo di Alberto Galeazzo (Faina)
Foto di Alberto Galeazzo, Marco Giaretta, PierAndrea Marchetti
Tempo di lettura: 15 minuti
Foto di Alberto Galeazzo, Marco Giaretta, PierAndrea Marchetti
Tempo di lettura: 15 minuti
Giugno 2019
Quando viaggio per pescare solitamente cerco luoghi con una natura incontaminata (o quasi), località poco o per nulla antropizzate, devono esserci pesci che non siano facilmente o per nulla catturabili in Italia, meglio se pescabili a vista.
Così quest’anno ho scelto nuovamente una cabin (completamente in legno) in riva ad un lago disperso tra i boschi dello Yukon a circa due ore di auto da Whitehorse (capoluogo dello Yukon) per cercare di insidiare i grossi lucci.
La natura ci ha accolto con montagne e foreste pressoché incontaminate che circondavano il lago, abbiamo incontrato animali selvatici tra cui una fugace apparizione di un orso nero, di un simpatico cane della prateria, delle aquile testa bianca che con il loro caratteristico volo ci hanno accompagnato quasi quotidianamente.
Pensate che ne abbiamo vista una cacciare un grosso pesce (crediamo fosse un luccio sui 60cm) a pochi metri dalla nostra barca ... scene da brividi, cose viste solo in Tv in precedenza.
Assieme a Marco e PierAndrea abbiamo trascorso delle giornate di pesca ai lucci quasi surreali, i pesci si trovavano in bassi fondali e la pesca è avvenuta quasi sempre a vista.
A pochi metri dalla cabin avevamo due barche di tipo “Canadien” motorizzate con nuovi motori da 15 cv, perfette per due pescatori.
Alla mattina dopo una abbondante colazione, ci si svegliava di buona lena, e via a cercare i luoghi migliori per insidiare i northen pikes.
Le zone più proficue si sono dimostrate dei bassi fondali che potevano variare dai 50 cm al metro e mezzo al massimo, o a ridosso delle sponde vicino ai canneti.
Altre zone valide sono stati fondali sui due, tre metri, con piante (erbai) che si innalzavano dal fondo.
Il colore dell’acqua e l’azione di pesca mi hanno ricordato tanto la pesca ai tarpon che di tanto in tanto ho fatto ai Caraibi.
Una volta arrivati nelle zone sopra dette, l’azione di pesca si svolgeva molto semplicemente spegnendo il motore e lasciando scarrocciare la nostra barca spostata dal vento (mai troppo forte fortunatamente).
Il vento di 4-5 nodi era il vento migliore, perché permetteva di spostarci lentamente e di ricercare i pesci con più tranquillità.
Una volta individuati i pesci, si doveva lanciare a pochi metri dal loro muso e cominciare il recupero dei nostri voluminosi streamer.
Le voluminose dimensioni degli artificali (dai 15cm in su) ci hanno permesso di fare selezione dei lucci pescati, riuscendo comunque a “smuovere” anche i luccietti da 50 cm.
Ovviamente, molto spesso i lucci sotto ai 60 cm seguivano senza attaccare.
Obbligo delle regole Canadesi utilizzo di ami barbless (senza ardiglione) e le mosche dovevano forzatamente essere dotate di un mono amo.
Le nostre esche erano costruite su ami Partdrige Absolute Predator #6/0 - #8/0 oppure su ami di tipo Aberdeen misure #2/0 fino al # 4/0.
Non abbiamo praticamente mai pescato con mosche piombate, con un maggior piacere nel lancio e per la gioia delle nostre braccia. Il cavetto d’acciaio della lunghezza di circa 40cm d’obbligo vista la dentatura dei lucci.
Marco rimette a posto il finale, rifacendo pure il cavetto, visto che il precedente gli era stato massacrato durante il recupero di un grosso pesce
Abbiamo utilizzato cavetto termosaldante da 25lbs – 30lbs su cui abbiamo creato dei loop per poterlo sostituire rapidamente nel caso di bisogno.
Filo utilizzato una metrata appena abbondante di fluoro carbon dello 0,60cm. All’estremità del cavetto abbiamo bloccato il moschettone (con una tenuta da 70-80lbs), comodissimo per sostituire velocemente gli streamer.
Le canne impiegate sono state 9 piedi per coda 10. Ottime per “bucare” in ferrata la forte bocca del luccio.
A riprova di quanto detto, ho visto Pier un giorno, sbagliare in ferrata svariati lucci, perché stava utilizzando una 9 piedi per coda 8 (azione media) dopo che aveva rotto la 9 piedi per coda 10.
Per questo consiglio di portarsi via un muletto sia per la canna che per le code.
A proposito, le code impiegate sono state per il 90% del tempo code intermedie e il restante 10% code galleggianti.
Le code affondanti, nella nostra settimana di pesca non hanno visto l’acqua...
Il numero di lucci catturati in tre pescatori in sei giorni di pesca, bhe, mi sembra ancora impossibile:
Abbiamo superato i 300 lucci (compresi quelli over 80cm ovviamente).
Tutti rilasciati sebbene la legge permettesse di tenerne uno al giorno dai 75cm ai 105cm.
Quelli over 80cm sono stati almeno una cinquantina tra cui una quindicina sopra i 90cm (di cui due sopra al metro).
Ne abbiamo slamati o smossi almeno altrettanti con altri 4 sopra al metro liberatisi poco prima del recupero in barca.
Abbiamo anche catturato pesci in Top Water (utilizzado grossi popper), anche se a onor del vero i pesci erano molto più attivi sotto la superficie.
E mi rendo conto solo ora, che non ho sentito più di tanto la necessità di pescare a popper/slider, visto che più del 90% dei pesci catturati li ho pescati a vista e su bassi fondali.
Nella nostra settimana di permanenza (ultima di giugno) abbiamo incontrato temperature estive con minime 10°-13° di notte e massime 25-26° di giorno.
Non ci aspettavamo una escursione termica del genere, ed eravamo vestiti “abbastanza” pesanti...direi troppo.
Grazie al classico abbigliamento tecnico, traspirante ed indossato a “buccia di cipolla” mi sono trovato più di qualche volta a pescare quasi in mutande.
Per eventuali temporali ho preferito indossare una salopette traspirante (di quelle che si usano in barca a vela), piuttosto che utilizzare gli waders (molto scomodi da togliere e mettere).
Altro accessorio indispensabile per questo tipo di pesca sono gli occhiali polarizzati, senza i quali non avrei visto (e molto probilmente catturato) almeno il 50% dei pesci, che per lo più si individuano, specie quando c’è vento, all’ultimo momento e magari sottobarca, così spaventandoli con il nostro arrivo.
Un saluto a tutti dalla Faina!
Per ulteriori info non esitate a contattarmi alla email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
oppure potete iscrivervi al mio canale You Tube dove entro poco tempo inserirò vari filmati relativi a questa meravigliosa avventura.
Alberto Galeazzo (Faina)
© PIPAM.it