Pier Luigi Cocito

Le INTERVISTE di PIPAM
di Valerio BALBOA Santagostino

Valerio “BALBOA” Santagostino pone le sue domande a:

PIER LUIGI COCITO


Torinese, classe 1960, Pier Luigi è sposato con Valentina e ha due figlie, Emma Sofia e Rita Ida. Odontotecnico di professione, ha iniziato a pescare al tocco nel 1978. L’Orco era il suo fiume preferito.
Da atleta ha vinto di tutto ed è secondo nella classifica mondiale di tutti i tempi aggiornata da www.fips-mouche.com.
Da otto anni è CT della Nazionale Italiana Mosca.

V: Ciao Pier, grazie di aver accettato questa intervista. Allora andiamo in acqua? Quando hai iniziato a pescare a mosca e a gareggiare?

P:  Con la mosca ho iniziato quando avevo circa ventidue anni, grazie a un caro amico, ora purtroppo mancato, di nome Giancarlo Peaquin.

Giancarlo Peaquin

Venivo, come tanti, da altre tecniche e in seguito, tramite il club Amo d’oro ho iniziato a gareggiare.
Bei tempi! Ero riuscito ad entrare nella riserva di Carmagnola sul Po, posto esclusivo per quei tempi. Si prendevano solo temoli a secca. Lanciavo a sette/otto metri delle moschette di Walter Bartellini con un finale dello 0,10. Gialle, rosse, verdi.
Intorno alla metà degli anni ottanta ho conosciuto Edo Ferrero. Abitavamo vicino, e lui faceva già le gare. Mi ricordo benissimo che gli dicevo –“Ma che cacchio vai a fare le gare?!”-
A me non interessavano per nulla. Intanto però con lui e Roberto Capisano avevo iniziato a pescare a ninfa.
Un bel giorno mi hanno convinto a partecipare a un campionato provinciale. All’inizio ero un po’ contrario, ma poi…
Sai, in famiglia erano tutti cacciatori… Nel nostro provinciale gareggiavano 100 pescatori…settori da 30…pensa un po’. Si passava direttamente ai Campionati Italiani con 6/7 atleti. La mia prima gara assoluta la vinsi. Era sull’Orco. Ho pescato a ninfa soffermandomi di più nel box e non ebbi assolutamente la tentazione di correre freneticamente avanti e indietro come facevano gli altri concorrenti. Mi veniva abbastanza naturale pescare in gara. E in ambienti naturali mi era ancora più facile, perché era come piaceva a me.

Con Fulvio Capisano

V: Che tecnica preferivi da atleta?

P:  Se riuscivo, usavo la secca.
Nelle gare nazionali sempre a ninfa e ogni tanto a streamer..anche se non mi faceva impazzire e continua a non farmi impazzire. Mi ricordo che durante un campionato ho preso a streamer un’ iridea. Una volta trovata la prima, sono passato immediatamente a ninfa e le ho prese tutte. Mi sentivo più sicuro.
Devi sapere che all’inizio le nostre gare erano sempre su pesce buttato, di conseguenza queste due tecniche la facevano da padrone.
Nelle gare internazionali invece c’era una possibilità enorme di pescare a galla. Erano campi naturali. Nei posti difficili le facevo salire a secca.
Per fortuna, anche qui da noi ultimamente si predilige il naturale, come negli ultimi Campionati e Club azzurri.

Pier in Tasmania

V: Picchetti o settore? (**)

P:  Settore, assolutamente. Il picchetto è superato anche in tutte le gare che andiamo a fare all’estero. Certo che la componente fortuna ci vuole, ma anche nei settori brutti, se riesci a fare qualche pesce, puoi vincere la gara.
Mi ricordo che nel 96, in Repubblica Ceca, ho fatto quattro pesci a secca. Li ho visti bollare per tre ore dall’altra parte del fiume. C’era una brutta correntona in mezzo, ma alla fine li ho fatti salire e ho vinto (ndr: il Mondiale!!).

V: Come sono cambiate le gare rispetto ai tuoi tempi?

P:  E’ sotto gli occhi di tutti: siamo andati molto avanti con il nokill e il settore.
Tecnicamente, se ci sono ancora i Donà e i Baldassini ad alto livello, è cambiato poco. Sul naturale poi le mosche e le tecniche sono abbastanza simili. In lago invece le tecniche di lancio sono diventate pazzesche. Sul picchetto non mi esprimo, non mi piace, e ti ripeto che è superato.

V: Però fino a dieci anni fa i garisti pescavano con canne potenti e finali corti e robusti.

P:  Se peschi con una canna, continua a pescare con quella e basta.

V: Che attrezzatura usavi in gara?

P:  Dapprima una Sage, poi una Loomis coda 5 e poi di nuovo una Sage. Mi portavo appresso i miei finali e li cambiavo all’occorrenza: finale da secca, da ninfa a vista… Solamente con lo streamer usavo un’altra canna (Sage 9 #6). In barca invece una 10 #5.
Per tornare alla tua domanda di prima, effettivamente le canne si sono molto ammorbidite…mhà…non so…
Se ti dovesse capitare di prendere un temolo di 45 cm che si butta in corrente, con quelle cannettine 10 #2-3…non so che fine farebbe…
Ho sempre usato una 10 #5 con lo 0,10/0,12 e non ho mai perso un pesce.
Ti dico un’altra cosa. Ho iniziato con un’Hardy de Luxe 9 #5, ma paragonabile a una canna coda due. Possedevo anche la famosissima Orvis 7.11’’ #4 ma in realtà era anche lei una coda due.
Le canne per cosi dire “moderne” già esistevano, ma erano numerate per code superiori. Ti racconto un aneddoto a questo proposito. Un anno, con un gruppo di amici, andammo sulla Traun. Uno della spedizione aveva ordinato dalla Sage una canna coda quattro. Quando siamo arrivati sul fiume, noi tutti con del CDC o delle toraxine sul 16 catturavamo nel correntone e portavamo a riva i pesci senza problemi. Lui invece era ancora a combattere con lo stesso pesce

...... e in gara

V: Internet ha in qualche modo influenzato il mondo delle gare?

P:  Io credo che internet ha fatto si che ci fossero più gare e soprattutto che se ne parlasse di più…anche di quelle internazionali.

V: Ti piacciono le gare in laghetto come le stiamo facendo in Italia?

P:  Non ne ho più seguita una. Se il lancio è la parte predominante, no, non mi piacciono. Se invece si parla di pochi pesci e tecnica lago, allora si, perché vuol dire “ricerca” del pesce.

V: Un altro anno da CT e in più da seguire i giovani under 18 insieme a Stefano Urbani. Dopo tanti anni sei stanco o stufo?

P:  Sono ormai 8 anni…accidenti, come passa il tempo
Stanchezza un pochino, ma le soddisfazioni sono ancora tante. L’anno scorso, per esempio, ho scelto il giovane Oietti dagli juniores, facendo magari una mossa azzardata, ma quest’anno ci è arrivato lui con le sue forze. Questo è un motivo di grande soddisfazione

V: La/le qualità per essere un buon CT?

P:  Io credo che un buon CT debba conoscere bene i suoi atleti, i loro limiti e le loro qualità e soprattutto non debba mai entrare in competizione con nessuno di loro.

V: Qual è la qualità o le qualità che dovrebbe invece avere un atleta di una nazionale?

P:  Deve essere sempre in ottime condizioni mentali. Si deve divertire. Se va a una gara e continua a criticare il campo, le acque, i settori, etc…è meglio che smetta. Vuol dire che è già andato oltre e quindi non ha più la voglia che hanno i ragazzi giovani. Ci sono un paio di ragazzini ora in Nazionale che non ti verranno mai a dire –“Che campo di mer…!”- Io vorrei dire a tutti gli atleti della Nazionale –“Fate la vostra gara e basta!”-
Ad alti livelli è più facile criticare che tacere e provare.

V: Hai viaggiato in tutto il mondo, la vittoria tricolore che ricordi con maggior piacere, sia come atleta che CT?

P:  Nel 92 in Italia, primo individuale e primi a squadre. Come atleta, il mondiale individuale in Repubblica Ceca nel 96, a casa dei mostri sacri. Come squadra, il secondo posto in Norvegia nel 94, a pari punti dietro ai Ceki e in quell’occasione anche il terzo individuale. E poi alcuni piazzamenti europei, ma non ricordo.

Mondiale a Castel di Sangro (1992)

Come CT, gli Europei in Bosnia nel 2009 e i Mondiali in Italia due anni fa. E davvero con grandissima soddisfazione, il secondo posto al Mondiale in Slovenia e il terzo all’Europeo in Portogallo di quest’anno (ndr: 2012), perché hanno rappresentato la riconferma di tutta la squadra e delle scelte effettuate.

V: Come ti prepari o prepari la squadra prima di un campionato in un posto che non conosci?

P:  Devi prima sapere che pesci ci sono e le mosche che servono. Poi ci metto tutta la mia esperienza. Le modifiche le fanno al momento gli atleti, perché ce l’hanno loro in mano la canna. Ho cambiato molto il mio modo di pensare prima delle gare.
In Slovacchia, quest’anno all’Europeo, non prenderò nessuna guida. E come filosofia “di gruppo” preferisco avere atleti che ascoltino, non dei fuori classe ma che siano dei solisti.

V: Quindi dirai –“Fuori tutte le scatole e scambiatevele”-

P:  Assolutamente si!

V: Quanto vorrei essere li quando apriranno le loro preziosissime scatole!

P:  

V: Il quorum per i posti in nazionale sono giusti per te?

P:  Mi va bene, i forti si sono confermati. Peccato che in Italia ci siano tanti ottimi pescatori ma che non si cimentano nelle gare.

V: Motivo?

P:  Mhà…non so…timore della competizione, mancanza di tempo. Non è facile stare dietro alle gare, anche dal punto di vista economico. Se ci pensi è l’unica specialità nell’agonismo (ndr: nella pesca) che sta crescendo nel mondo.
Tra poco arriverà tutto il Sud America, okkio!
Bisognerà dividere il Mondiale e fare una super sfida. Siamo già a trenta nazioni…se arriviamo a quaranta, sarà un’impresa trovare dei campi gara adeguati e delle organizzazioni che si occupino di tutto in maniera efficace. Se fosse fatto ogni due anni, forse sarebbe meglio.

V: Fammi la Nazionale di tutti i tempi?

P:  Ci sono state delle comete, come qualcuno che non è mai riuscito a esprimersi al massimo, ma in definitiva, quelli che ho conosciuto erano tutti grandi pescatori.

V: Politically correct? Allora ti faccio io la Nazionale di adesso…anzi no…in Italia ci sono 30 milioni di CT nel calcio, non vorrei stare anch’io nel numero e rompere i maroni a tutti i veri CT
So che sei diventato di nuovo papà, complimenti innanzitutto. Come concili la famiglia con la pesca alla mosca?


P:  Mia moglie mi ha sempre lasciato andare, ma devo ammettere che è una santa. Sa che è una mia passione. Comunque all’ultimo Campionato del Mondo in Alto Adige c’erano anche loro. Se ce ne saranno altri vicini, verranno sicuramente con me.

Nuova Zelanda 2008

V: Costruisci?

P:  Forse ho fatto venti mosche in tutta la mia vita, a dir tanto... All’inizio me le faceva tutte Ezio Bissone. Poi Edo (ndr: Edoardo Ferrero), un sacco. Ma sai, durante i mondiali tutti costruivano. Ognuno pescava con le sue, pensando di pescare con le uniche giuste, io invece pescavo con quelle di tutti, pensando che andassero bene tutte.

V: Che altri hobby hai oltre la pesca?

P:  A sedici anni l’enduro, poi lo sci, il tennis. Tutti sport individuali. Sono sempre stato un “solitario”… infatti il calcio, pochissimo… non andavo tanto d’accordo… come pure il volleyball.

Nuova Zelanda 2008

V: Ti allenavi tanto per le gare di pesca?

P:  Tutti i giorni, a Carmagnola.
D’inverno smettevo intorno alle 11…pescavo fino alle 14,30 e poi tornavo in ufficio a lavorare. Pescavo a secca anche quando non bollavano
D’estate invece pescavo dal tardo pomeriggio a buio: in Po, nello Stura a Lanzo, nell’Orco…
Quasi sempre con finali lunghi dello 0,10, a secca, la mia tecnica preferita. E’ stato il mio inizio e rimarrà per sempre la mia passione.

V: Ma sai che con questa affermazione hai sfatato un luogo comune che i garisti peschino solo “sotto” e che soprattutto vengano dalla ninfa e basta? Ti sei appena fatto un sacco di sostenitori

P:  Menomale! Però tieni presenti che i giovani di adesso, che arrivano direttamente alle gare senza aver passato qualche anno a pescare in maniera amatoriale, provengono dalla ninfa. Infatti all’inizio hanno tutti qualche piccolo problema a pescare a secca. Poi comunque sono pescatori e in virtù della loro giovane età, imparano immediatamente.

V: Hai mai dovuto affrontare una brutta situazione durante una competizione, sia da atleta che da CT?

P:  Sui campi di gara, no. Qualche bagno, ma ci sta, è normale. Pensa che il CT della squadra francese impone ai suoi atleti dei guadi molto azzardati, al limite dell’incoscienza, e che finiscono sempre in un bagno, per essere preparati ad attraversare un settore con corrente impetuosa.

V: In tanti anni hai conosciuto molti pescatori/personaggi/campioni, uno in particolare?

P:  Uno si, mi ha colpito, Pascal (ndr: Pascal Gognard ) Mannaggia a lui! … mi sta davanti in classifica. Se avessi fatto ancora un paio d’anni, non mi sarebbe sfuggito
Pensa che in Norvegia, nel 94, durante i mondiali, mi sono piazzato terzo con un cappotto, mentre lui è arrivato primo vincendo la prova in questo lago bastardo, dove, nei giorni prima avevo preso un pesce con un’emergente e quindi pensavo di aver capito la tecnica. Lui invece pescò sotto riva con una secca e vinse con un pesce da 21 cm . Comunque Pascal è un grande pescatore e una brava persona veramente.
In campo internazionale gli Spagnoli…stanno venendo su bene…tutti secchisti, usano ninfette leggere, plecotterini…fini di tecnica e di finali. I Ceki invece sono molto aggressivi, entrano in acqua con pesi importanti, fanno casino, smuovono il fondo,etc…ma sanno anche alleggerirsi quando necessita. I Francesi sono sempre dei gran pescatori, ma anche loro sempre un po’ leggerini (ndr: con i pesi delle ninfe)…come noi Italiani.

V: Quali sono le mosche più belle e catturanti?

P:  Le nostre senza dubbio, quelle degli Italiani.

V: Ti piace l’acqua salata?

P:  Si molto, da matti. Insieme a Stefano Cotugno (ndr: che ha vinto un mondiale individuale in Spagna) abbiamo una piccola barchetta a Genova e appena possiamo, andiamo.

V: Vai ancora a pescare?

P:  Abbastanza, non come vorrei…circa una volta ogni quindici giorni…

V: Un pensiero o un augurio per gli amici di Pipam?

P:  Scrivere sui siti è importante, c’è sempre qualcosa di nuovo, ma è meglio avere la consapevolezza e la certezza di quello che si scrive. Cercheremo di portare le gare alla portata di tutti. La linea e la filosofia agonistica per il futuro e quella del nokill assoluto, dovunque e per ogni specialità. Speriamo cosi di far avvicinare più pescatori.

V: Grazie Pier.

P:  Grazie a voi e a Pipam.

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** Settore: tratto di fiume ( lungo mediamente dai 70 ai 120 metri ) dove l’atleta può pescare liberamente con tutte le tecniche. Ha a disposizione un tempo, deciso di volta in volta dall’organizzazione della gara ( da un’ora e mezzo alle tre ore ).

Picchetto/Box: tratto di fiume ( 15/20 metri ) intervallato a monte e a valle da un box libero. Gli atleti, pur partendo dal box assegnatogli alla partenza, possono entrare in tutti i box, rispettando la precedenza.


Valerio Santagostino (BALBOA)

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