Carlo Orombelli

Le INTERVISTE di PIPAM
di Valerio BALBOA Santagostino

CARLO OROMBELLI



Dopo il Mariano, ho intervistato un altro grande "vecchio" del nostro paese: Carlo Orombelli.
Quando lo chiamo "guru" mi risponde prontamente con un vaffa, ma lo è veramente, credetemi. 83 primavere e un fisico da quarantenne, Carlo ha sempre pescato e cacciato. Fin da prima della guerra. Ha tre figli, tra i quali Lisa, mia compagna di classe, di cui ero follemente innamorato, amore ovviamente mai ricambiato .
Dirigente d’azienda fino agli anni 80, una quindicina di anni fa ha posato la carabina per problemi alla retina, dedicandosi ancora di più alla pesca a mosca.
Gentiluomo di altri tempi, un viaggio in macchina con lui e poterlo ascoltare vale da solo la giornata di pesca.
Per capire il suo fisico asciutto basta vederlo a tavola alla sera. Il suo fedele ghillie (il sottoscritto) mangerebbe anche le gambe del tavolo, …lui : risino in bianco e due, dico due dita di buon vino! Oserei dire, fastidioso !



V:  Allora Carlo, quando hai iniziato a pescare a mosca?

C:  Nel 72, ho iniziato a mosca con tuo zio Roberto, a Madonna di Campiglio. Mi ha osservato per quasi una giornata intera. Si era ovviamente accorto che ero un po’ in difficoltà e mi ha detto " Cossa l’è che te fet chi insci ? " ( traduzione dal milanese: -"Cosa diavolo stai facendo qui ?"- )
E da quel momento mi ha dato i primi rudimenti. L’ho pagato con le piume di una pernice bianca che avevo appena preso. Io pescavo a secca, lui con le tre moschette.

V:  Qual è la pesca che preferisci?

C:  So di essere un po’ snob ma e’ la pesca in wading del bonefish mentre è in tailing. E’ magnifica. E’ un contatto diretto, una caccia, sei nel suo ambiente fisico, è una lotta alla pari, anzi tutte le chance sono dalla sua parte.

V:  Sei stato a lungo anche cacciatore, che preferisci, canna o carabina?

C:  La caccia l’ho dimentica, non si possono fare dei confronti.

V:  Che paese ricordi con maggior piacere?    E quello che vorresti ancora vedere?

C:  Per me restano i Giardini della Rejna e Cajo Largo, perché li ho potuto fare la pesca che ti dicevo prima, e in entrambi i posti ho avuto la fortuna di andare tra i primissimi italiani. Posti assolutamente vergini.
Mi piacerebbe invece vedere la Camchakta e il Rio delle Amazzoni, quest’ultimo per i peacock. Ma credo, anzi ne sono certo, che rimarranno per me nei sogni.

V:  Il pesce che ti ha lasciato il segno?

C:  I 13 permit ! Avendo però smesso di andare a pescarli. E’ un pesce straordinario. Tu cacci lui, ma lui caccia te. Io ho provato a camminare in wading di fianco a un permit che grufolava. Cambiavo continuamente mosche e lui rifiutava, …. poi se n’è andato. Ricordo che mi guardava con quel grande occhio nero. Magnifico!

V:  Il pesce che vorresti prendere?

C:  Vorrei prendere quella fottuta fario di 1,5 kilo che c’è sotto il settimo ceppo di platano dopo la paratia sull’Alchina !!
L’ho vista 50 volte, mi saluta, mi da del tu …
Ci ho lanciato infinite volte. Mai avuto neanche un rifiuto…sta li, semplicemente, e mi guarda sorniona

V:  Secondo te che differenza c’è tra un pescatore americano e uno europeo?

C:  Ne ho conosciuti tanti. Le differenze non esistono più. Però se un americano ha la possibilità di viaggiare, dispone di molti corsi d’acqua che sono delle tail water immense e lunghissime. Con temperature d’acqua costante, quindi un habitat perfetto.
Se poi parliamo di mare, gli americani ce l’hanno a un passo. Noi dobbiamo attraversare l’oceano. Diventano viaggi impegnativi, dispendiosi e di costanza.

V:  Come vedi la pesca a mosca in Italia?

C:  La vedo in forte ripresa man mano che aumentano i tratti nokill e si espande la relativa mentalità. 30 anni fa il Leno di Rovereto o il Serio di Ponte Nossa erano impensabili. E ne ho citati solamente due. In quei tempi si andava a pescare per tenere il pesce. Alcuni rilasciavano il pescato perché erano venuti a contatto con gli stranieri e poi comunque non c’era l’offerta dei nokill di adesso. Nella sola provincia di Bergamo, mi sembra, ce ne siano 7. Un numero importante.

V:  Preferisci la pesca in caccia o su bollata?

C:  Su bollata , non si discute neanche. Anzi se è un temolo, solo su bollata! Se è una trota va bene tutte e due. Perché è più difficile. Questione di gusti.

V:  Ninfa ?

C:  La pesca a ninfa consente una varietà di tecniche maggiori che la secca. E’ molto più varia e si adatta al variare delle situazioni.
Con la ninfa devi arrivare in modo naturale davanti alla bocca del pesce.
Mentre non mi piace la ninfa intesa come ninfone pesante del 6, e che va giù a modo suo, appesa a un galleggiante……

V:  Un rimpianto?

C:  Quei due viaggi che ti ho detto sopra.

V:  Come è cambiata la pesca a mosca rispetto ai tuoi tempi?

C:  Le ninfe non erano piombate, erano più che altro delle sommerse da usare a monte.
Noi vogliamo andare in profondità adesso, è una filosofia diversa.
Nell’esercizio propriamente della pesca, ti dico che ai miei tempi il 95% dei pescatori a mosca non sapeva che cosa fosse la doppia trazione.
I miei maestri mi hanno insegnato a lanciare con un libro sotto l’ascella. Si pescava corto.
In mare non si pescava , i bassmen erano pochissimi. Gli unici viaggi all’estero erano per il salmone atlantico.
Il mio primo biglietto in turistica per New York è costato un milione di lire. Se lo rapporti ai giorni nostri, ti lascio immaginare l’enormità della cifra. Se avevi un congresso di medicina a Edimburgo o una causa in Usa, allora speravi di prenderti un paio di giorni per pescare. Due dei miei grandi maestri che ho avuto sono stati proprio dei pionieri nei viaggi.
Mario Riccardi per esempio, sicuramente il primo degli italiani ad andare in Alaska. Al mare poi era fenomenale….
Luciano Maragni, grandissimo pescatore e unico e straordinario maestro di bass con il popper. Sia in Italia che all’estero.
Le lezioni di fiume e di pesce, nelle sue basi fondamentali, invece le ho avute da Sandro Ghilardi, sulla Dora Baltea di Mazzè e sul Sarca.
Aveva un senso del pesce incredibile. E in ultimo non posso non ricordare il “mio” Presidente, Carlo Rancati, che attraverso il Fly Angling Club di Milano ci ha tramandato moltissimo sulla pesca a mosca.

V:  Cosa pensi dei No-kill?

C:  Totale, assolutamente, oppure con un prelievo di un pesce tra i 30 e i 38 cm. Mai sopra. Invece si permette di trattenere il grosso, che sono poi i grandi riproduttori. Sbagliatissimo! Il temolo trofeo in Adda è una follia portarlo via.
Meno male che la maggior parte dei pescatori a mosca adesso fanno il no-kill, anche quando non è obbligatorio.

V:  Quanti giorni dedichi alla pesca ogni anno ?

C:  Sono in forte ribasso, dovuto all’età
Comunque sui 110 giorni all’anno.
Non viaggio più!

V:  Effettivamente sei un po’ scarsino !!      Come concili la famiglia con la pesca alla mosca ?

C:  Semplice: ho dato l’assoluta precedenza alla pesca a mosca

V:  Okkey okkey, poi lo chiedo a Margherita !
( ndr: la moglie di Carlo )
Preferisci pescare in acqua dolce o acqua salata ?

C:  La prima l’ho abbandonata per il peso dell’attrezzatura, ma le metto sullo stesso piano.

V:  Ti piace costruire?

C:  E’ una necessità, perché nessuno fa le mosche che ho bisogno io, soprattutto quelle di misura estrema, il regno del temolo per intenderci.
E poi prendere con una mosca autocostruita, ha un grande significato per me.

V:  Dimmi qualche aneddoto curioso della tua lunga carriera di pesca.

C:  La pesca per me è stato un mezzo per ringiovanire e per avere degli amici anche molto più giovani e questo mi ha dato un grande piacere. I miei migliori amici vengono tutti dal regno della pesca a mosca.
Ti posso dire di Pierino Strozzi, che mi ha ceduto la sua canna sulla Junction del Tweed a Kelso per lasciarmi le chance migliori. Un atto di generosità indimenticabile !!
A Cuba, ai Giardini della Rejna, con la guida Nelson, abbiamo catturato un alligatore. Lui l’ha visto nell’acqua cristallina, e facendo un lazzo con un canapo sul remo è riuscito a prenderlo. Io, durante la manovra, pagaiavo. Abbiamo dovuto garrottarlo tutto. Dava certe unghiate! L’abbiamo legato sul fondo della barca per portarlo all’allevamento nazionale. Ci guardava con degli occhi ! Gelidi !
Sempre a Cuba, nella prima spedizione con Mario Riccardi a Cajo Largo, mi ricordo che c’era pochissimo da mangiare e quel che c’era faceva proprio schifo.
Abbiamo nutrito il piccolo gruppo di ospiti dell’albergo con i Jack Horseeyes . Li avevamo messi in un cesto della biancheria. Non c’era neanche l’aeroporto. Si va indietro però di oltre 25 anni….

V:  Domanda di cultura generale….    Cosa imita la March Brown ?

C:  L’ Ecdyonurus Venosus

V:  Esatto.    Hai incontrato dei personaggi famosi durante i tuoi viaggi?

C:  Certamente. Ted Kennedy, bel moschista, simpatico, ma sempre un po’ alticcio
L’ho incontrato in un lodge in Alaska.
Ricordo con molto piacere uno straordinario pescatore a mosca, il figlio della catena degli alberghi Hyatt. Mi ha regalato il granchio con il quale ho preso il mio primo permit. Credo che la pesca con l’imitazione di granchio l’abbia inventata proprio lui.
Con Gebetsroither ho fatto un corso di 3 giorni. Alla fine dei quali si tolse il cappello e mi disse –" Lanci come un cane, ma sul fiume riesci a fare quello che vuoi"-
E per me fu una bella soddisfazione..

V:  Segui i forum?

C:  Si abbastanza

V:  Sei iscritto a Pipam?

C:  Che te frega!
Può darsi…

V:  Un pensiero o un augurio per gli amici di Pipam?

C:  Che possano tornare, con una giusta gestione delle acque, a pescare fiumi come il Ticino ora purtroppo spopolati. Che possano insomma pescare dei fiumi ripopolati cosi come i cacciatori hanno fatto con i cervi e gli stambecchi sulle Alpi e sull’Appennino.

V:  Grazie Carlo, grazie mille e…a proposito…dove andiamo a pescare la settimana prossima?


Valerio Santagostino (BALBOA)

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