La Biomeccanica nella Pesca a Mosca

La Biomeccanica nella Pesca a Mosca

Chattando con dei colleghi oltre oceano, ho ricevuto questo interessante studio fatto da due professori americani. Mi sono fatto aiutare nella traduzione da una professionista, che però, vista la materia, è rimasta perplessa con alcuni termini o addirittura intere frasi. Gli anglosassoni riescono con una parola a esprimere dei concetti molto difficili da tradurre. Ho cercato allora di metterli con una forma italiana comprensibile trovandomi spesso in grande difficoltà. Speriamo comunque di aver fatto un lavoro potabile. Buona lettura a tutti.


Valerio Santagostino (BALBOA)


P.S. Mancano dei disegni di riferimento e alcuni numeri non combaciano, ma erano già mancanti dal testo iniziale.


La Biomeccanica nella Pesca a Mosca
di Al Kyte, Professore all'Università. di California e
Gary Moran, Professore all'Università. di San Francisco


Al Kyte, guida di pesca a mosca ed autore di “Fly fishing – simple to sophisticated”, è membro di facoltà presso l'Università di California.
Gary Moran è professore di biomeccanica all'Università di San Francisco ed ha condotto numerose ricerche nell'ambito della medicina dello sport.

Come è possibile che alcuni pescatori a mosca effettuino lanci tanto lunghi con così poco sforzo? In quanto istruttori di pesca a mosca, sentivamo il dovere di rispondere a questa domanda. In effetti, gli insegnanti amano dare risposte e gli istruttori di pesca non sono da meno. Purtroppo, le nostre "risposte", e anche le tecniche che hanno funzionato in passato sono a volte troppo limitate e dogmatiche per aiutare lo studente. Istruttori e allenatori professionisti cercano di migliorare i loro sistemi di insegnamento facendo riferimento a principi anatomici e meccanici, chiamati biomeccanica dello sport.

Alcuni ricercatori di biomeccanica hanno filmato o videoripreso gruppi di atleti professionisti in svariati sport, ma le nostre ricerche hanno trovato scarsi risultati sulla pesca a mosca e abbiamo pertanto deciso di effettuare noi uno studio unendo i risultati di un istruttore di pesca a mosca con quella di un ricercatore in biomeccanica. Ecco ciò che abbiamo scoperto.

Struttura dello studio

L'analisi delle videoriprese del gesto tecnico di un gruppo di lanciatori, piuttosto che di un singolo lanciatore, ci ha aiutato ad individuare differenze notevoli nei lanci e a verificare quali componenti meccaniche siano state prevalenti. Ai fini di tale raffronto, ogni lanciatore doveva eseguire lo stesso lancio utilizzando la medesima canna e coda di topo.

Abbiamo deciso di concentrarci sulle prove in distanza per analizzare la meccanica della massima applicazione della forza. Volevamo capire che cosa fanno di diverso i più bravi lanciatori in distanza rispetto agli altri, seppure abili. Il nostro gruppo di studio di 20 lanciatori comprendeva sia lanciatori a mosca da competizione, sia abili pescatori di trote della California settentrionale.

Abbiamo effettuato i lanci al coperto, per eliminare il disturbo del vento o di altri elementi, mantenendo i lanci entro limiti di spazio attraverso un'attenta selezione delle canne e delle code, e uniformando la lunghezza della lenza per i falsi lanci prima dell’ultimo lancio.

Abbiamo cercato una canna "ad azione medio-progressiva" ed una coda a lunghezza intera, simile a quelle normalmente utilizzate dai pescatori a mosca. Ci serviva anche una canna che fosse bianca per massimizzare il contrasto con lo sfondo scuro. Mel Krieger ci regalò una di quelle che aveva usato nel suo eccellente video "The essence of Fly casting". Questa canna in graffite, di 9 piedi progettata per la Fenwick da Jim Green è stata montata con una coda di topo Scientific Angler WF #7 galleggiante.

Le prove e le riprese preliminari hanno evidenziato la necessità di apporre dei marker alle articolazioni dei lanciatori (polso, gomito, spalla, anca, ginocchio e caviglia), un fondale nero, delle linee di riferimento orizzontali e verticali per facilitare le misurazioni ed un sistema di identificazione dei soggetti e dei numeri delle prove nella zona delle riprese. Abbiamo inoltre elaborato una procedura di valutazione dell'ampiezza del volteggio ed altri movimenti caratteristici della coda rilevati fuori campo.

Pur non disponendo di apparecchiature biomeccaniche sofisticate ad alta velocità, abbiamo ripreso i lanci utilizzando due videocamere e analizzando i dati attraverso un videoregistratore VHS dotato di fermo immagine multifunzionale, inquadratura per inquadratura e moviola in play-back.

Abbiamo lasciato a ciascun lanciatore 15 minuti di tempo per familiarizzare con il compito assegnato e le apparecchiature. Dopo questo periodo di prova, ogni lanciatore ha effettuato 14 lanci, cercando di scagliare la mosca il più lontano possibile. Ad ogni tentativo abbiamo registrato la distanza tra il lanciatore e la mosca. A ciascun lanciatore è stato attribuito un punteggio per la distanza, pari al punteggio medio dei lanci validi del lanciatore.

Nove dei 20 lanciatori che hanno lanciato la mosca più lontano hanno formato il gruppo di "élite". Tale gruppo comprendeva i lanciatori a livello mondiale Rene Gillibert e Tim Rajeff, ed anche i famosi istruttori/pescatori a mosca Mel Krieger e Andre Puyans. I nove lanciatori il cui punteggio si trovava a metà strada tra questi due gruppi, vennero tolti dalla ricerca, per fare in modo che i due gruppi a confronto fossero chiaramente diversi.

RISULTATI

Il gruppo d'élite ha lanciato la mosca ad una distanza media di 80 piedi [24,36 m], rispetto ai 70,7 [21,60] piedi del gruppo dei bravi. Nonostante l'abilità di questi lanciatori e le limitazioni alla distanza poste sia dall'esercizio che dall'attrezzatura, il dato relativo alla distanza rappresenta in questo studio una differenza sostanziale.
Nell'analisi che segue abbiamo suddiviso i risultati nelle tre fasi successive del lancio: il lancio all'indietro, il caricamento e lo stop nel lancio in avanti.

Il lancio all'indietro

I lanciatori del gruppo di studio dovevano volteggiare e controllare in aria circa 50 piedi [15,24 m] di coda, effettuare due falsi lanci e sparare la lenza al terzo lancio. Ciascun lanciatore ha utilizzato la doppia trazione.

Nonostante il fatto che il lancio all'indietro avviene prima del forward cast e non contribuisce direttamente alla distanza, serve tuttavia per stendere la coda sopra il vettino alle nostre spalle. Ogni pancia sulla coda al momento del forward cast può influire sulla lunghezza del lancio.

Movimento della coda

I lanciatori elite lasciavano distendere la coda all'indietro di più dei lanciatori bravi, con dei loop notevolmente più stretti. La cosa veramente interessante di questo percorso di caricamento era il modo in cui i lanciatori eseguivano lo stop alla fine del back cast. E' qui che la canna abbandona la curvatura e trasmette l'energia alla coda.

Lo stop del lancio all'indietro

Il gruppo elite arrestava la canna in modo più brusco, muovendo l’impugnatura di circa 16 gradi rispetto ai 26 gradi del gruppo dei lanciatori bravi. Questo "stop" è stato misurato dal punto di massima curvatura della canna all'indietro al punto in cui la canna inizia a deflettere in senso inverso
Durante lo stop, un numero di lanciatori bravi muoveva anche verso il basso la mano e l’impugnatura della canna. Questo ulteriore movimento, unito al maggior cambiamento di angolazione dell’impugnatura della canna, ha permesso alla cima di abbassarsi maggiormente all'indietro di quanto facessero normalmente i lanciatori elite. L'abbassamento del vettino durante il movimento all'indietro determinava una discesa della coda e riduceva le probabilità di effettuare loop stretti.

Anche se tale tendenza è tipica dei principianti, abbiamo notato che ricompare anche nei lanciatori esperti quando volteggiano lunghe porzioni di coda all'indietro.

Quando si applica la forza per il lancio in avanti, l'energia si immagazzina nella progressiva curvatura della canna. Questo fenomeno è comunemente denominato "caricamento" della canna. Abbiamo riscontrato una serie di variabili che contribuiscono all’applicazione della forza in tale fase di caricamento.

La massima curvatura della canna

Si riteneva che i migliori lanciatori in distanza riuscissero a immagazzinare più energia facendo piegare di più la canna. Per analizzare questo fattore, abbiamo misurato la curvatura raggiunta da ciascun lanciatore tra il vettino e l’impugnatura. Abbiamo chiamato la fase di maggiore curvatura "curvatura massima della canna".

Abbiamo rilevato che il lanciatore che ha scagliato la mosca più lontano ha anche piegato all'indietro il vettino maggiormente, cioè di 152 gradi. Il lanciatore classificato secondo nella distanza aveva la seconda curvatura della canna, vale a dire 149 gradi. I lanciatori del gruppo d'élite hanno realizzato in media una curvatura massima della canna di 144 gradi, rispetto ai 135,7 gradi dell'altro gruppo.
Soltanto uno dei lanciatori bravi ha piegato all'indietro la canna di oltre 140 gradi, ma deve avere avuto un problema nel lancio all'indietro che gli ha poi causato un risultato inferiore nella distanza.
Riteniamo che questa variabile sia tra le più importanti per le prove in distanza, anche se fino a oggi non è stata molto segnalata nella letteratura relativa ai lanci.

Traiettoria del vettino

Gli istruttori di lancio di solito insegnano che il vettino della canna deve muoversi lungo una linea retta in tutta la fase di caricamento.

In questo studio, tutti i nove lanciatori della squadra d'elite hanno mantenuto il vettino lungo una traiettoria diritta, raggiungendo la massima curvatura proprio prima dello stop. Mentre soltanto due dei nove lanciatori bravi hanno colto il giusto timing per tenere la traiettoria diritta. L'errore comune a tutti questi lanciatori è stato di applicare troppo presto la massima energia al lancio.
Gli istruttori di lancio insegnano che la mano che impugna la canna deve muoversi anch'essa lungo una linea retta durante la fase di caricamento. Eppure, da una prospettiva laterale, abbiamo rilevato che piuttosto che lungo una linea retta, la mano si muoveva in avanti lungo una traiettoria curvilinea leggermente rivolta verso il basso.
A seconda dello stile di lancio del soggetto, vi possono essere modifiche in questa traiettoria. Indipendentemente da tali modifiche, la mano, il gomito e la spalla di ciascun lanciatore del gruppo d'élite hanno interagito per avere una traiettoria diritta del vettino, fattore questo importantissimo.

Angolo di scarico

L'"angolo di scarico" è il numero di gradi con cui si misura l'inizio dello scatto in avanti della coda rispetto alla posizione orizzontale. Tale variabile è d'importanza fondamentale negli sport in cui si effettuano lanci che molti considerano simili ai lanci nelle prove di distanza. Abbiamo rilevato angoli di scarico molto ampi, sino a 20 gradi rispetto alla linea orizzontale, ma sia i soggetti del gruppo elite che quelli del gruppo dei bravi hanno conseguito una media sorprendentemente bassa di 6 gradi. Alcuni lanciatori hanno fornito spontaneamente l'informazione che le condizioni di gara indoor hanno influito nel fargli usare angoli di scarico inferiori al normale per effettuare i loro lanci più lunghi.

Arco di lancio

. I risultati più importanti raccolti finora sono stati che i lanciatori del gruppo elite hanno impresso più curva alla canna e con un miglior timing. Ma che cosa hanno fatto di diverso per ottenere questa maggiore curvatura? Tale domanda ci ha indotti ad esaminare altre meccaniche della canna, quali l'arco e la lunghezza del percorso di caricamento.

“Il casting arc”" è l'angolo compreso dalla posizione della canna all’inizio e alla fine del percorso di caricamento. Gli istruttori spesso utilizzano l’esempio di una lancetta sul quadrante dell'orologio, lungo un arco compreso tra le ore 10 e le ore 2. Ai fini di questo studio abbiamo segnato l'inizio dell'arco di lancio in avanti nel punto in cui la canna mostra un accenno, piccolo ma rilevabile, di curvatura e la fine, nel punto in cui la canna si raddrizza per la prima volta completamente durante la fase di scarico.

Mel Krieger ha introdotto il concetto di "arco di lancio variabile" per indicare la necessità di variare l'ampiezza dell'angolo dell'arco in base alla curvatura della canna – maggiore la curvatura, più ampio sarà l'arco. L'entità della curvatura dipende dalla rigidità della canna, nonché dalla forza esercitata sulla stessa.

Il primo di questi due fattori era omogeneo per tutti in questo studio, il che ha richiesto che i lanciatori impegnassero maggior forza per ottenere un'ulteriore curvatura e quindi un lancio lungo. Pertanto, ci aspettavamo che la maggiore curvatura impressa dal gruppo elite fosse stata accompagnata da un arco di lancio più ampio rispetto al gruppo dei lanciatori bravi.

Abbiamo osservato che in effetti i lanciatori del gruppo elite hanno fatto compiere alla canna movimenti più ampi rispetto ai lanciatori bravi, con un arco mediamente di 119 gradi (posizione ore 4) rispetto ai 106 gradi (posizione ore 3,30) dei lanciatori bravi. Alcuni dei migliori lanciatori in distanza hanno aperto ulteriormente l'arco di lancio, raggiungendo i 125-132 gradi. Tale risultato è stato ottenuto lasciando cadere leggermente la canna all'indietro verso il basso per ulteriori 10-15 gradi dopo lo stop posteriore. (figura 6).
Alcuni istruttori di lancio sottolineano l'importanza del movimento verso l'alto della canna dopo il lancio all'indietro ma tacciono sull'ulteriore gamma di movimenti che può compiere la canna una volta che le sia permesso di derivare di qualche grado nel back cast.


Lunghezza del percorso

La lunghezza del percorso è lo spazio attraverso il quale la mano del lanciatore conduce l'impugnatura della canna verso il bersaglio mentre la canna compie il suo arco. Essa è stata misurata utilizzando un indicatore orizzontale di riferimento nella visione del film.
La lunghezza del percorso tra i lanciatori dello studio variava tra meno di 3 piedi (31 pollici) [ca. 90 cm] e quasi 6 piedi (68 pollici) [ca. 1,8 m]. Durante il lancio, i lanciatori del gruppo elite spostavano il manico della canna in avanti di circa 57,3 pollici [1,45 m] rispetto ai 51,5 pollici [1,30 m] dei lanciatori bravi (fig. 7).
L'azione alquanto lenta (mancanza di rigidità) della canna usata per lo studio invitava a un lancio più lungo di quanto sarebbe avvenuto con una canna rigida e veloce. Tuttavia, i lanciatori che hanno primeggiato nella distanza hanno utilizzato percorsi di caricamento più lunghi e archi più ampi degli altri, con tempi equiparabili.
Tale ulteriore escursione ha consentito ai lanciatori elite di esercitare maggior forza sulla canna senza compromettere la traiettoria diritta del vettino.

L'escursione del lancio non può avere la medesima importanza, ai fini della distanza, di quanto faccia il lanciatore per conseguire tale lancio. Ci siamo infatti chiesti se i nostri migliori lanciatori in distanza usassero la forza in modo diverso da altri per spingere la canna.
Questa domanda ci porta a spostare l'attenzione dalla meccanica della canna e della coda alla meccanica del lanciatore. Anche se gli istruttori giustificano i vari stili di lancio con posizioni e movimenti del braccio differenti, manca una indagine sistematica sul ruolo del corpo nell'uso della forza in un lancio lungo.


Forza fisica

In altri sport di lancio, l'atleta inizia in genere con il lato del corpo che effettua il lancio girato in senso opposto al bersaglio e soltanto dopo lo porta avanti energicamente usando la forza. Tutto il corpo viene coinvolto nell'utilizzo della forza. Nel nostro studio, 16 dei 20 lanciatori hanno sovvertito tale consuetudine mantenendo indietro la parte del corpo interessata al lancio. Tale posizione aperta o all'indietro consente un maggiore spostamento del peso e inclinazione del corpo, una maggiore rotazione della spalla ed un lancio più lungo rispetto alla posizione diritta o chiusa.

I nostri lanciatori elite

Hanno utilizzato maggiormente la loro massa corporea e muscolatura per caricare la canna rispetto ai lanciatori bravi. Nel lancio in avanti, sei dei nove lanciatori elite hanno effettuato uno spostamento del peso dal piede arretrato al piede avanzato (figura 8).
Due dei lanciatori elite hanno assunto una posizione eretta, con i piedi paralleli. Anche se questo stile offre uno scarso potenziale di rotazione del tronco e un minore spostamento del peso della parte inferiore del corpo, questi lanciatori hanno inclinato all'indietro la parte superiore del corpo e quindi si sono curvati repentinamente in avanti al momento del lancio, dimostrando di possedere sia forza nella parte superiore del corpo e nel braccio, sia il giusto timing per rendere efficace questo stile.
Come istruttori, dobbiamo a volte ricordare a noi stessi che una serie di movimenti non va sempre bene per tutti (figura 9).


Trazione della coda

La mano e il braccio che non effettuano il lancio contribuiscono alla curvatura della canna quando trazionano la coda nella fase di caricamento per il lancio in avanti. Questa è la seconda fase delle due trazioni nella tecnica di doppia trazione utilizzata dalla maggior parte dei lanciatori in distanza. In questo studio otto su nove dei lanciatori elite hanno effettuato trazioni molto efficaci durante il lancio in avanti rispetto ai tre su nove dei lanciatori bravi.
I lanciatori che si sono avvalsi con maggiore efficacia della tecnica della trazione hanno portato all'indietro la coda maggiormente degli altri, e ciò soprattutto durante le fasi finali e accelerate del caricamento. Essi hanno quindi bloccato la trazione e lasciato scorrere la coda ancora più indietro (figura 10).

Piccole trazioni, più indicate per l'azione di canne rigide e a pronto recupero, sono meno efficaci in questo caso. A volte gli istruttori non insegnano a variare la lunghezza della trazione per rispondere al timing richiesto dal tipo di canna usata.

Il braccio che lancia

Per anni gli autori in materia di pesca con la mosca, nel caso di prove in distanza, hanno paragonato il movimento del braccio al lancio della palla, pur avendo in mano un attrezzo di diverse dimensioni. Nel lancio della palla usiamo di solito i muscoli del braccio e della mano in modo accelerato al massimo e facciamo confluire l'applicazione della forza così generata nei muscoli più grandi e massicci delle gambe e del tronco.
Una componente del lancio che molti istruttori sottolineano è la posizione del gomito in avanti rispetto alla spalla e alla mano. Tale posizione offre una grande opportunità per una forte estensione del gomito. La maggior parte dei lanciatori del nostro studio posizionavano in effetti il gomito in avanti in questo modo. Sia i lanciatori elite che quelli bravi hanno mostrato in media un'estensione anteriore del gomito di 67 gradi.

Abbiamo osservato diverse variazioni nello "stile di lancio" ma la più comune è risultata essere quella in cui il gomito viene portato all'esterno dal fianco del corpo e tenuto lì per tutto il tempo del lancio in avanti. A volte gli istruttori criticano negativamente questo stile perché indebolisce l'azione del gomito.
Tuttavia, questo stile permette di usare una componente diversa della meccanica di lancio, la rotazione all'interno del braccio all'altezza della spalla. Questo stile è tipico nei pescatori con la mosca che solitamente pescano in wading in acque profonde oppure usano il belly-boat e hanno la necessità di tenere il gomito alto fuori dall'acqua.

Alcuni dei lanciatori che hanno destato maggiore impressione in questo studio, quelli che sembravano raggiungere la migliore velocità di coda, univano le componenti di entrambi questi stili. Muovevano il gomito sul lato esterno del corpo durante il lancio all'indietro, per poi utilizzare la rotazione della spalla all'interno. Quindi portavano il gomito davanti alla spalla durante il lancio in avanti, il che permetteva loro di sfruttare l'estensione del gomito.

Il polso

A molti principianti viene raccomandato di tenere fermo il polso quando imparano a caricare la canna e possiamo osservare che il lancio dominato dal polso limita il potenziale di lancio di molti lanciatori di successo. Eppure, i lanciatori in distanza esperti hanno usato nel nostro studio un'azione "controllata" del polso durante l'accelerazione finale del vettino.
Il termine anatomico da noi usato per l'azione del polso nel lancio in avanti è adduzione. Ciò si verifica quando la parte esterna della mano (lato mignolo) si sposta in direzione dell'avambraccio mentre la parte interna (lato pollice) se ne allontana. Il gruppo elite ha fatto rilevare un'adduzione del polso di 45 gradi (in media) durante il lancio in avanti, rispetto ai 35 gradi del gruppo dei bravi (figura 12).

Tali differenze si sono verificate in parte perchè i lanciatori elite aprivano l'angolazione del polso per lasciar scorrere la canna all'indietro verso il basso dopo lo stop del lancio all'indietro. Tale movimento non ha soltanto ampliato l'arco di lancio ma ha anche fatto si che il polso contribuisca maggiormente al movimento ed alla forza del lancio.

La maggior parte dei lanciatori in entrambi i gruppi hanno risparmiato gli ultimi 20 o 30 gradi di adduzione del polso per flettere velocemente l'impugnatura della canna in avanti subito prima dello stop del lancio. Questo movimento del polso aumenta la curvatura del vettino e la sua accelerazione, e costituisce in tal modo la componente finale della fase di caricamento.

Lancio in avanti – Fase di scarico

Mel Krieger ci ha avvertiti di non sottovalutare il modo in cui la canna si scarica alla fine del lancio. Alcuni istruttori descrivono questo momento con frasi tipo "accelerare fino allo stop" o "arrivare allo stop forzato".
Lo stop improvviso della mano e dell'impugnatura della canna devono trasmettere attraverso la vetta l’energia nella coda di topo. In teoria, qualsiasi movimento della mano o cambiamento di angolazione canna-manico durante questa fase di stop rappresenta un indebolimento che permette una perdita parziale di energia lungo la mano. Ne consegue un uso meno efficace dell'energia immagazzinata nella canna flessa.

I lanciatori in distanza di maggior successo bloccano la canna così bruscamente che l'impugnatura si muove a stento di un grado. Questo è impressionante se si considera che il vettino ruotava con una tale forza che alcuni pescatori del gruppo dei bravi non riuscivano nemmeno a tenere ferma la canna.
Come gruppo, i lanciatori elite hanno ristretto l'angolazione canna-manico, cambiandola a meno di sei gradi durante la fase di arresto. Il gruppo dei bravi ha impiegato 11 gradi per bloccare la canna, vale a dire all'incirca il doppio del cambio di angolatura del manico. (figura 13)

CONCLUSIONI E AVVERTENZE

A volte si insegna a lanciare sulla base di ciò che riteniamo stia succedendo alla canna, alla coda o al lanciatore. L'importanza di analizzare un gruppo di lanciatori esperti in uno studio come quello da noi condotto è che abbiamo potuto vedere ciò che è successo realmente. Questo è particolarmente importante nelle prove di lancio in distanza, in quanto la meccanica di un lancio di 75 piedi [23 m] richiede più potenza e difficoltà di un lancio di 25 piedi [7,5 m].

I lanciatori elite del nostro studio sono stati in grado di immagazzinare più energia nella canna dei lanciatori bravi e hanno quindi potuto trasmettere tale energia alla coda con maggiore efficacia.
Il lanciatore più bravo ha curvato la canna più degli altri, ha sfruttato meglio l'inclinazione del corpo, ha fatto registrare alcuni tra i migliori lanci all’indietro, e archi di lancio classificati fra i più ampi, ha effettuato una efficace trazione della coda, tenendo diritto il vettino durante il percorso di caricamento, ha spostato il peso ed effettuato la rotazione della spalla a suo vantaggio ed ha beneficiato di un tardivo uso forzato del gomito e del polso.
Dei molti movimenti analizzati non si è potuto rilevare un solo neo. Al contempo, abbiamo potuto riscontrare varie occasioni in cui ognuno dei lanciatori esperti del gruppo dei bravi ha potuto beneficiare di miglioramenti nella meccanica.

Le angolazioni e le misure qui riferite non devono essere intese in senso assoluto, in quanto sono dipese dallo specifico tipo di canna e coda usati e dalle finalità che il nostro studio si era prefissato. Le differenze osservate costituiscono il vero risultato importante. Speriamo che questi risultati gettino le basi per l'introduzione di apparecchiature biomeccaniche più sofisticate.


Valerio Santagostino (BALBOA)



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