30 pesci...

23 Novembre 2011

30 PESCI...
Non prendiamo in giro i più giovani!!!
La pesca alla trota in acqua dolce, come è ben noto, ha origini antichissime.
La molla che ha spinto i nostri antenati a ingegnarsi per catturare un pesce è stata sicuramente la fame e non certo il divertimento. L’evoluzione ha poi voluto che si sviluppassero svariate tecniche per raggiungere tale scopo, ma una su tutte, la pesca a mosca, si è differenziata dalle altre, così è scritto in diversi testi specifici, o ha creduto di farlo, conquistando il gradino più alto che l’avrebbe consacrata a “tecnica eletta”.
Col tempo ha generato una schiera di seguaci della pratica del No-kill che, se da un verso va elogiata per il nobile gesto del “rilascio”, dall’altra ha dato inizio, per alcuni soggetti, a un comportamento che rasenta l’alienazione:
“catturare all’infinito” o, come mi è capitato di sentire, “catturare a nastro”.
Ed ecco il proliferare, su buona parte del territorio italiano e non, di riserve come quella della foto, pronte a soddisfare la domanda di quello che oggi si definisce “il pescatore a mosca moderno”:
Una bella lama dove continuare a prendere pesce, possibilmente grosso, al solo scopo di nutrire quella sfrenata voglia di cattura, dimostrando al compagno a fianco quanto è più bravo (e certo, perchè in posti così, si finisce per pescare “vicini, vicini"...) e poter poi dire:
Oggi ho fatto tot pezzi!..tutti a secca... a ninfa.... (perlopiù a streamer.... penso io)
Signori miei, i gestori delle riserve, da bravi imprenditori, propongono quello che il mercato chiede.
Qualcuno meglio, qualcuno peggio. Quella della foto sicuramente peggio:
più di 30 iridee, fra i 35 e i 50 cm, in poco più di 15 metri di fiume!!!
Non posso mostrarvi quello che, da quel ponte, la mia macchina fotografica non ha potuto immortalare nel resto del tratto interessato, ma i miei occhi sì, hanno visto e vi assicuro il fiume era imballato di iridee.
Il mercato siamo noi, e solo noi abbiamo la possibilià di cambiare le cose.
Questi apparenti paradisi non corrispondono alla realtà, sono enormi e deprimenti bugie per i più giovani, sono un riferimento sbagliato di quello che una vera filosofia di pesca dovrebbe avere nel più profondo del suo DNA.
Sono la morte della vera sfida fra pescatore e pesce.
Chi ha cinquant’anni come il sottoscritto è ovviamente libero di agire come vuole, di vivere di ricordi o di accontentarsi di passare una bella giornata sul greto di un fiume, ma ha il sacrosanto dovere di non far prendere in giro i giovani che vogliono affacciarsi in questo mondo, pescando con la coda di topo in ambienti naturali di alto valore territoriale.
A mio figlio, appassionato pescatore, ho avuto modo di spiegarlo.
Spero vogliate e possiate farlo anche voi con i vostri.
Ma non avevano già inventato i laghetti a pagamento per il pronto pesca?
La pesca alla trota in acqua dolce, come è ben noto, ha origini antichissime.
La molla che ha spinto i nostri antenati a ingegnarsi per catturare un pesce è stata sicuramente la fame e non certo il divertimento. L’evoluzione ha poi voluto che si sviluppassero svariate tecniche per raggiungere tale scopo, ma una su tutte, la pesca a mosca, si è differenziata dalle altre, così è scritto in diversi testi specifici, o ha creduto di farlo, conquistando il gradino più alto che l’avrebbe consacrata a “tecnica eletta”.
Col tempo ha generato una schiera di seguaci della pratica del No-kill che, se da un verso va elogiata per il nobile gesto del “rilascio”, dall’altra ha dato inizio, per alcuni soggetti, a un comportamento che rasenta l’alienazione:
“catturare all’infinito” o, come mi è capitato di sentire, “catturare a nastro”.
Ed ecco il proliferare, su buona parte del territorio italiano e non, di riserve come quella della foto, pronte a soddisfare la domanda di quello che oggi si definisce “il pescatore a mosca moderno”:
Una bella lama dove continuare a prendere pesce, possibilmente grosso, al solo scopo di nutrire quella sfrenata voglia di cattura, dimostrando al compagno a fianco quanto è più bravo (e certo, perchè in posti così, si finisce per pescare “vicini, vicini"...) e poter poi dire:
Oggi ho fatto tot pezzi!..tutti a secca... a ninfa.... (perlopiù a streamer.... penso io)
Signori miei, i gestori delle riserve, da bravi imprenditori, propongono quello che il mercato chiede.
Qualcuno meglio, qualcuno peggio. Quella della foto sicuramente peggio:
più di 30 iridee, fra i 35 e i 50 cm, in poco più di 15 metri di fiume!!!
Non posso mostrarvi quello che, da quel ponte, la mia macchina fotografica non ha potuto immortalare nel resto del tratto interessato, ma i miei occhi sì, hanno visto e vi assicuro il fiume era imballato di iridee.
Il mercato siamo noi, e solo noi abbiamo la possibilià di cambiare le cose.
Questi apparenti paradisi non corrispondono alla realtà, sono enormi e deprimenti bugie per i più giovani, sono un riferimento sbagliato di quello che una vera filosofia di pesca dovrebbe avere nel più profondo del suo DNA.
Sono la morte della vera sfida fra pescatore e pesce.
Chi ha cinquant’anni come il sottoscritto è ovviamente libero di agire come vuole, di vivere di ricordi o di accontentarsi di passare una bella giornata sul greto di un fiume, ma ha il sacrosanto dovere di non far prendere in giro i giovani che vogliono affacciarsi in questo mondo, pescando con la coda di topo in ambienti naturali di alto valore territoriale.
A mio figlio, appassionato pescatore, ho avuto modo di spiegarlo.
Spero vogliate e possiate farlo anche voi con i vostri.
Ma non avevano già inventato i laghetti a pagamento per il pronto pesca?
Marco Passi (Basetta) |