Il temolo mannaro

Buongiorno

ho aperto un thread su questo argomento perché si sta diffondendo a macchia d'olio la notizia del temolo devastatore, opportunamente chiamato "mannaro". E' possibile una volta per tutte avere chiarezza su questo delicato argomento?

Sicuro di un Vostro riscontro, Vi auguro una buona giornata e buon lavoro

Matteo

 

L’alimentazione del temolo, esclusivamente per l’adulto, prevede l’ittiofagia solamente in casi sporadici. Il fatto che il temolo si possa nutrire di uova di trota o di altre specie è anch’esso un fatto casuale e fortuito. Vediamo di contestualizzare ora meglio questa affermazione.

È un fatto incontrovertibile che la comunità ittica originaria di una certa zona dei fiumi, ad oggi denominate per convenzione “zona del temolo e della marmorata”, fosse costituita in linea di massima dal temolo, dalla trota marmorata, dallo scazzone e da altre specie di ciprinidi reofili, come il cavedano, il barbo, il vairone e la sanguinerola.

La convivenza tra queste specie c’è sempre stata, prima che l’uomo modificasse il fiume per i propri scopi, e solo negli ultimi tempi la comunità ittica originaria è stata alterata. La conseguenza delle varie pressioni ambientali e delle alterazioni indotte dell’uomo è stata una progressiva riduzione sia della trota che del temolo, ma anche dello scazzone, del barbo comune e così via. Guarda caso, le specie nominate sono proprio quelle che dal punto di vista normativo, sono state individuate come a rischio, e quindi che necessitano di una forma di gestione più attenta.

Le alterazioni dei corsi d’acqua (sotto svariati punti di vista) hanno quindi portato ad un disequilibrio nei rapporti tra le specie, e nei decenni passati in alcuni casi si è assistito alla scomparsa totale o quasi di alcune specie, tra cui ad esempio il temolo.

Le pratiche ittiogeniche e le immissioni hanno favorito in passato la presenza di alcune specie, più importanti dal punto di vista economico, come la trota fario, che è divenuta in certi ambiti una tra le specie più abbondanti, ed ha indotto i pescatori del tempo a pensare che la risorsa fosse quasi inesauribile.

L’evoluzione delle immissioni (per specie e taglia dei pesci) ha rappresentato un tentativo di riequilibrare una comunità ittica ormai compromessa; in alcuni casi non ha sortito effetti, in altri invece ha riportato alla presenza di una certa popolazione di temolo in alcuni fiumi, e la comunità si è ristrutturata con un nuovo equilibrio.

A questo punto l’affermazione che il temolo è direttamente responsabile della riduzione della popolazione di trote può essere rigettata facilmente, anche se è doveroso fare alcune precisazioni.

Innanzitutto vediamo perché il temolo non può essere un vorace divoratore di uova di trota. Nel periodo della riproduzione della trota, buona parte dei temoli si sono già spostati nei quartieri di svernamento, che non coincidono con l’habitat riproduttivo per la trota. La presenza del temolo sui letti di frega della trota è quindi sporadica, e solo in rari casi riportati in letteratura si è potuto constatare che il contenuto gastrico di temoli avesse anche uova. Se si considera la dinamica della frega della trota poi, le uova vengono “sotterrate” letteralmente anche di alcunie decine di centimetri, e solo una parte di esse viene driftata dalla corrente. È presumibile che le uova di cui il temolo (ma anche lo scazzone, altre trote, i ciprinidi) si ciba siano quindi quelle che comunque sarebbero andate perse.

La predazione del temolo sugli avannotti di trota può avvenire solamente da parte dei temoli di taglia maggiore, e generalmente l’habitat degli avannotti esclude la presenza del temolo, che predilige zone più profonde e sgombre da ostacoli, con corrente laminare. Gli avannotti invece sostano in zone marginali, con profondità limitata, abbondanza di rifugi, corrente turbolenta. Il temolo che eventualmente predasse su piccoli pesci, rappresenterebbe un significativo discostamento dalle abitudini alimentari ed etologiche della specie, ed è quindi raro.

A completamento del discorso si deve però aggiungere che la presenza del temolo in simpatria con la trota determina una diminuzione della seconda, anche se non dovuta a predazione diretta.

I microhabitat di elezione per il temolo e la trota in uno stesso tratto di fiume sono quindi diversi, ma ci può essere una parziale sovrapposizione, che corrisponde anche ad una sovrapposizione parziale delle risorse alimentari. In termini impropri si può definire la capacità portante di un fiume come la quantità di pesci che ci possono vivere utilizzando le risorse disponibili; la quantità di cibo è una risorsa finita, e può soddisfare il fabbisogno di una limitata quantità di pesci (in termini di densità e biomassa). Se in un tratto di fiume ci sono solo trote, allora le stesse potranno usufruire di tutta la risorsa cibo disponibile. Se invece in un tratto di fiume ci sono sia trote che temoli, allora la stessa quantità di cibo dovrà essere spartita tra le due specie. È comunque stato provato che ove siano presenti entrambe le specie, la quantità ittica (biomassa e densità) è maggiore rispetto ad una comunità ittica costituita solamente da trota fario. Quest’ultima affermazione è dovuta al differente regime alimentare delle due specie, la cui dieta è sì simile per certi aspetti, ma per altri il temolo riesce a sfruttare in modo diverso il cibo disponibile (per esemplificare il concetto, se nella savana ci fossero solo gazzelle, potrebbero nutrirsi solo di erba e delle foglie sui rami più bassi, mentre se ci fossero sia gazzelle che giraffe, le seconde potrebbero nutrirsi della stessa risorsa, aggiungendo anche le foglie dei rami più alti, senza quindi pregiudicare la popolazione di gazzelle).

In conclusione, chi dovesse asserire che il temolo (simpaticamente definito “mannaro”) è una causa importante della scomparsa o della rarefazione delle trote, cade in un errore madornale, probabilmente dovuto alla miopia sull’individuazione delle vere cause della crisi della comunità ittica, di cui la pesca è comunque un fattore relativo.

 

Marco Riva

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