Come e quanto crescono i pesci?



Come e quanto crescono i pesci?


Determinare l’età o la velocità di crescita dei pesci è un aspetto di rilevante interesse, soprattutto dal punto di vista gestionale; basti pensare alla necessità di stabilire delle misure minime per permettere il prelievo del pesce con la consapevolezza che esso si sia riprodotto almeno una volta nella vita, condizione che, in assenza di altri fattori, dovrebbe garantire la continuità e la consistenza delle popolazioni ittiche oggetto di pesca. La velocità di crescita è influenzata prevalentemente da fattori climatici ed ambientali. Comunemente le differenze di accrescimento vengono valutate in funzione della tipologia acquatica (torrente di alta montagna, fiume di fondovalle, fiume di pianura, lago, stagno), ma ci sono anche casi limite in cui popolazioni di una stessa specie presenti in corsi d’acqua limitrofi possono avere accrescimenti molto diversi tra loro.
la maggiore o minore crescita dipende anche dalla competizione tra specie. Esistono infatti fattori ecologici (competizione trofica, sfruttamento d'habitat) in grado di limitare lo sviluppo di una specie subordinata alla presenza di una specie dominante. Un caso emblematico è quello del salmerino alpino che resta nano se convive con la trota fario.
Il problema si complica nel caso non infrequente in cui siano presenti in un corso d’acqua degli esemplari provenienti da allevamenti o centri ittiogenici nei quali le condizioni controllate ed ottimali favoriscono un accrescimento veloce; si avranno quindi nello stesso fiume pesci della stessa età ma con dimensioni anche molto differenti.

Determinazione dell’età

La determinazione dell’età dei pesci non è sempre facile; per quanto sopra detto non c’è una corrispondenza diretta tra dimensioni ed età in quanto l’accrescimento è influenzato dalle condizioni ambientali. Per la determinazione dell’età dei pesci si ricorre a varie tecniche: le più utilizzate sono l’analisi scalimetrica e l’analisi delle “otoliti”.

Analisi scalimetrica, delle otoliti, osso percolare, vertebre


Scaglia

Questi metodi si basano sul fatto che la crescita dei pesci non è costante, ma presenta dei rallentamenti in corrispondenza con una scarsa disponibilità di cibo, con basse temperature che riducono l’attività metabolica e ancora durante la stagione riproduttiva, quando la maggior parte delle energie viene spesa per la maturazione delle gonadi e nell’attività riproduttiva. In generale l’accrescimento è maggiore nel periodo estivo, in presenza della massima disponibilità alimentare e delle temperature più elevate, e minore nel periodo invernale.
Questa variazione del ritmo di crescita viene registrata a livello delle strutture ossee, il cui aumento dimensionale nei pesci avviene per la continua apposizione di tessuto sulle parti esterne, a partire da un nucleo centrale. Ad esempio nelle scaglie è possibile osservare una tipica struttura dovuta alla continua deposizione di nuovo tessuto sulle parti distali, mediante la formazione di una serie concentrica di anelli di accrescimento (“circuli”); osservando la scaglia anche a basso ingrandimento si può notare come gli anelli di accrescimento si addensino e siano discontinui in determinate fasce: tali zone (dette “annuli”), corrispondono di norma al periodo annuale di crescita rallentata (periodo invernale spesso associato al momento riproduttivo). Il numero di annuli può quindi essere contato e corrisponde al numero di Analogamente alla metodologia basata sul modo di accrescimento delle scaglie, anche per le otoliti, piccole concrezioni calcaree presenti nel cranio dei pesci, si possono riconoscere (dall’osservazione di sezioni sottili) delle bande più o meno dense che corrispondono alle fasi annuali di accrescimento veloce e rallentato.
Altri metodi relativamente meno utilizzati che si basano sullo stesso principio sono l’analisi dell’osso percolare (vedi immagine) e l’analisi delle vertebre, strutture in cui vengono registrate le fasi di crescita.


Osso percolare

Tipologie ambientali

Come accennato in precedenza, l’accrescimento dei pesci dipende strettamente dall’ambiente; per semplificare si scelgono alcune tipologie di corpi idrici e per queste si valutano gli accrescimenti delle specie prese ad esempio.
Gli ambienti considerati sono:

  • Torrente alpino: le sue acque sono fredde, ossigenate e velate dal trasporto di particolato di origine glaciale; la corrente è spesso tumultuosa. La vegetazione è quasi assente e la comunità animale è scarsa e la fauna ittica trova condizioni di vita al limite.
  • Torrente di montagna: L’acqua è ossigenata, fredda e con corrente sostenuta; di norma il torrente ha un periodo di buona portata d’acqua in primavera-estate dovuto allo scioglimento delle nevi ed è relativamente poco produttivo (scarsa capacità di sostentare una comunità animale e vegetale ben strutturata ed abbondante).
  • Torrente di fondovalle: L’acqua è fresca e ben ossigenata, la corrente varia in funzione delle tipologie ambientali presenti e solitamente si hanno fenomeni di morbida primaverile ed autunnale. La produttività è discreta e sia la componente macrobentonica sia la componente ittica sono ben rappresentate e spesso discretamente abbondanti.
  • Fiume di alta pianura: L’acqua è relativamente fresca ed ossigenata; la corrente è sostenuta, ma non impetuosa ed il substrato prevalentemente ghiaioso-ciottoloso. La vegetazione è ben rappresentata da specie sensibili e la comunità ittica è ben strutturata e rappresentata da un buon numero di specie.
  • Fiume di bassa pianura: L’acqua subisce variazioni di temperatura significative tra inverno ed estate; si possono avere fenomeni di eutrofia (elevata produzione di vegetali acquatici) e periodi di carenza più o meno accentuata di ossigeno. La corrente è relativamente moderata ed i sedimenti fini (sabbia e fango) sono prevalenti. La presenza di abbondanti nutrienti rende questo ambiente acquatico molto produttivo e le comunità vegetali ed animali sono ben strutturate ed abbondanti.
  • Lago: Solitamente il lago ha profondità elevata e la colonna d’acqua è suddivisa in vari livelli trofici. La posizione altimetrica e gli apporti trofici dall’esterno, uniti alla forma della cuvetta lacustre, determinano la produttività del lago; in genere un lago alpino ha ridotte capacità produttive, capacità che aumentano nettamente nei bacini prealpini e pedemontani e ancor di più nei laghi di pianura, dove si possono raggiungere anche situazioni di produttività medio-alta (mesotrofia-eutrofia).
  • Stagno-Lanca: caratterizzati da temperature elevate estive, acque con poco ricambio ed abbondante vegetazione acquatica. Possono avere problemi di carenza di ossigeno, ma in genere sono molto produttivi (eutrofi) e possono sostenere abbondanti comunità ittiche.


Accrescimento delle specie ittiche

Innanzitutto è bene ricordare che, a prescindere dalla specie, tutti i pesci hanno un accrescimento differenziato nei diversi stadi di vita: i giovani hanno un accrescimento più veloce rispetto agli adulti; con l’avanzare dell’età si verifica quindi un sensibile rallentamento della crescita in lunghezza, mentre viene generalmente mantenuto un certo incremento del peso.
L’andamento della relazione esistente tra lunghezza e peso è esemplificato nella figura che segue; si nota che con l’aumentare della lunghezza anche il peso aumenta, ma che la curva si impenna progressivamente, segno di un aumento di lunghezza inferiore rispetto all’aumento ponderale.



Di maggior interesse è conoscere la lunghezza che un pesce raggiunge ad una data età. Per molte specie ittiche sono ora disponibili parecchie informazioni sulle velocità di crescita in vari ambienti; di seguito si sono considerate, a titolo di esempio, alcune specie ittiche scelte tra quelle maggiormente rappresentative per i pescatori a mosca:

  • trota fario
  • trota marmorata
  • temolo
  • cavedano
  • persico trota

Si sottolinea che, per quanto verosimili, i dati di seguito riportati non hanno valore assoluto; come già detto sono relativi ad “ambienti tipo” e danno un’idea approssimativa della velocità di crescita in lunghezza.
Nelle tabelle seguenti viene riportato l’intervallo di lunghezza (cm) che normalmente queste specie raggiungono nelle varie classi d’età in diverse tipologie ambientali. Per ogni specie vengono riportati solamente gli ambienti dove la loro presenza è tipica (ad esempio non viene considerato l’accrescimento del persico trota in un torrente).


Trota fario Torrente alpino Torrente montano Torrente di fondovalle Fiume di alta pianura
1 anno 8-10 9-12 10-14 14-18
2 anni 12-15 15-18 16-21 19-26
3 anni 16-18 18-22 22-28 24-34
4 anni 20-22 22-26 28-33 nn
5 anni nn 26-30 33-38 nn
Lunghezza alla forca in cm


Trota Marmorata Torrente di fondovalle Fiume di alta pianura
1 anno 14-16 15-17
2 anni 17-25 19-27
3 anni 27-36 28-37
4 anni 38-42 39-44
5 anni 44-48 46-50
6 anni 49-58 nn
7 anni 60-67 63-71
Lunghezza alla forca in cm


Temolo Torrente di fondovalle Fiume di alta pianura
1 anno 12-14 14-18
2 anni 16-24 20-32
3 anni 26-35 33-39
4 anni 37-40 40-43
5 anni nn 44-47
Lunghezza alla forca in cm


Cavedano Torrente di fondovalle Fiume di alta pianura Torrente di bassa pianura Lago
1 anno 6 8 8,5 9,5
2 anni 10,5 12 15 18
3 anni 14 17 21 24,5
4 anni 16,5 22 25 30
5 anni 18 24 27 33
6 anni 20,5 26,5 30 36
7 anni nn 30,5 nn nn
8 anni nn 34 nn nn
9 anni nn 37 nn nn
Lunghezza alla forca in cm


persico trota Stagno e lanca
1 anno 15-17
2 anni 22-28
3 anni 30-34
4 anni nn
5 anni 39-44
6 anni nn
7 anni 48-55
Lunghezza alla forca in cm

Marco Riva

 
 
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