ITA - A Lucci con la mosca

A caccia dell'esocide.
di Mario Marconi (Bassbug)
![]() Civitanova Marche, Giugno 2002. Avevo scoperto quel lago a pochi chilometri dal mare ai tempi del militare (14 anni fa), posto a metà strada tra casa mia e la caserma.
All’epoca c’era molta acqua e la presenza di black bass, lucci e luccioperca era nota a molti. Come tutti i laghi ex-cava era impossibile da affrontare con la mosca, viste le sponde fittamente alberate. Con Luigi (gran maestro di lancio) avevamo fatto un paio di battute nel ’91 e già i livelli erano scesi sensibilmente, permettendoci di fare alcune decine di metri in wading tali da garantirci le spalle libere e lunghi shooting. Gli inquilini delle nostre scatole erano solo popper vari, in balsa e pelo di cervo: i black gradivano e bollavano alla grande.
![]() L’anno scorso, dopo dieci anni, mi riaffaccio sul lago dopo aver percorso i soliti 500 metri a piedi, e pure con il belly-boat sulla schiena e, ... ... desolazione, lo specchio d’acqua si mostrava paurosamente calato, con alghe macrofite a pelo d’acqua ovunque, e l’impossibilità di muoversi minimamente con la ciambella. Deluso, mi riavviavo verso un altro lago.
Quest’anno l’amico Diego (che anni fa ho contagiato col virus della pam) mi fa: “Urca!!! Il laghetto è fantastico, si va in wading fino ad un isolotto e si prendono black a tonnellate, ma solo con lo streamer, fatto correre a filo delle alghe”. Forte delle mie convinzioni da “ciambellaro” impenitente, la prima volta che ci provo con i miei fidati popper ne becco solo uno, mentre i miei compagni si divertono con gli streamer a fare la strage degli innocenti. ![]() ![]() Due settimane dopo ci ritorno meglio fornito, dopo essere stato ammonito sulla presenza di lucci formato Eurostar. Gigi due settimane fa ne ha tenuto in canna uno per tre secondi, mi dice Diego, poi ha tranciato il finale con punta di 0.28.
Sono le 19.00 quando, dopo qualche tentativo nei rari chiari liberi dalle alghe, zacc ... siluro, gorgo e parte un’attacco che dura 2 secondi, ferro male e lo streamer giallo in pelo di cervo non c’è più. Due parolacce, un pensiero agli Eurostar, e via, cambio il tippet e metto lo 0,35, essendo colpevolmente sprovvisto di cavetto d’acciaio. Aspetto una buona mezzora per favorire il tramonto e far riposare il posto, poi lego una moscaccia in collo di gallo bianco e spectraflash argento di 10 cm su un amo 4/0 e inizio a lanciare. La mosca si posa a una quindicina di metri da me, comincia ad affondare e dopo 4 o 5 strattoni intravedo qualcosa che sembra seguirla a scatti. Poi ... bum! la mosca si blocca ... e stavolta mi sento più cattivo, ferro a canna bassa usando solo la coda nella mano sinistra e la canna finalmente si flette. Realizzo in un secondo che stavolta è grosso e inizio a pomparlo in stile big game, con la 9.6 coda 9 piegata all’inverosimile. “È grosso!!” urlo a Toni, che corre ciabattando nell’acqua. Non è l’ora di andare tanto per il sottile e in 30 secondi è sotto riva. Toni con i piedi lo “fa accomodare gentilmente” sull’erba e dopo un millisecondo, paff…si rompe il filo, ma il luccio è a terra. 78 cm. È bellissimo, le marezzature dei fianchi sono molto marcate; ha ingoiato profondo l’amo, all’altezza dell’opercolo. Dopo la sanguinosa (per me) operazione di slamatura decidiamo di tenerlo e mettiamo fine alla sua gloriosa vita. ![]() Mi riprendo dallo shock, telefono a casa per dire di acquistare un rullino fotografico e riparto con uno streamer tandem da 15 cm farcito con molto marabou giallo evidenziatore. Scandaglio accuratamente il lungo-bordo di alghe galleggianti con recuperi piccoli e lenti; dopo una serie di tentativi… ecco il secondo. Il bello di questo lago è la scarsa profondità, l’artificiale che viaggia a pochi centimetri dalla superficie e quindi lo straordinario “effetto siluro” del luccio in superficie che parte all’attacco. L’onda che genera mi manda ancora l’adrenalina a mille. Vedo il tandem in punta di bocca e lo lascio sfogare. Mi arriva tra i piedi dopo un paio di minuti, lo slamo con cura e lo rimetto in acqua. Fila via a razzo, giulivo come una pasqua. Vai và… che per stavolta l’arrosto è già in dispensa.
Torno a casa che è già notte, mentre estraggo il bestione dal portabagagli dell’auto, tre ragazzini in motorino si avvicinano stupiti e mi chiedono (testuale):” È una trota??”. Rispondo serissimo :” Sì, della Traun!”. A casa i figli mi fanno la festa (memori del famoso luccio del cartone “La spada nella roccia”) e passiamo alle operazioni di pesatura: 4,100 kg. Ultima nota, di tristezza: lo stomaco era desolatamente vuoto. ![]() Mario Marconi
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