USA - Diario di Viaggio cap.2

 10/08/03 
di Claudio Cullino

Conciliando Pam e vacanza.


A Licko Lesce.


Tutto è cominciato il giorno prima di partire, a macchina già caricata quando, tra il serio e il faceto (come si dice in queste occasioni) faccio a mia moglie “sai, in zona c’è un fiume molto rinomato per la pesca a mosca….a pensarci prima….peccato, sarà per la prossima volta!!!” e lei di rimando “dai, vai a caricar la macchina, una volta là potrai decidere il da farsi…”Piccolo tentennamento accompagnato da un “ma no, cosa vuoi che sia….avrei dovuto pensarci prima”, ma lei imperterrita “se te la porti puoi decidere al momento, se non ce l’hai non potrai che rimpiangerlo…..”
A volte poco a volte troppo…..ma aveva ragione! Dopo neanche 10 min la macchina era caricata (un po’ alla carlona) con il necessaire, dopo altri 5 min il mio compagno di avventura (nonché socio di pesca) era stato avvisato di portare l’armamentario, convinto anche lui (un po’ “bugia nen” come il sottoscritto) con le stesse motivazioni…

Era stata in realtà preventivata una vacanza di 9 giorni nei pressi di Pula (Istria), con eventuale unica giornata di pesca (A/R dal mare, a circa 200 Km).

In realtà tutto è stato stravolto non appena vista la sistemazione: arrivo in campeggio (dopo “sole” 16 ore di viaggio per circa 750 Km….’na traggedia!!!) alle 22:00, sistemazione un po’ grezza (per non dire di peggio) in stanza senza servizi e con soli letti a castello ammonticchiati alla bell’e meglio (come essere in colonia!!!), cena fantozziana (come neanche nelle peggiori mense)…

…il tutto aggravato dall’essere noi con un bimbo piccolo e il mio socio con moglie in stato interessante….ditemi voi come potersi adattare!

Bel mare, per carità, ma il caso ha voluto che dopo soli 2 giorni fossi a informarmi (legittimato e anzi spinto dalle donne del gruppo) di questo fantomatico Gacka, finora solo sentito in articoli di vario tipo a cui non avevo mai dato più di tanta attenzione (non ero mai stato a pescare all’estero e credevo di continuare per quella strada….): l’intenzione era quella di migrare il prima possibile e di fermarsi il tempo utile per una giornata di pesca…

Recupero tramite amici in Italia il numero di Stefanac, consigliatomi anche da BeppeS come riferimento disponibilissimo e buon “parlatore di italiano” (purtroppo io oltre all’italiano parlo malaccio solo il piemontese), ma non riesco a parlargli (al telefono io chiedo di un certo Mario, come erroneamente scritto all’inizio sul sito, chi mi risponde non fa che ripetermi “Hallo?!?”)

Sconfortato passo alle maniere forti (non avrei voluto rompergli le scatole in ferie come invece ho fatto!) e contatto Fabrizio “Ausable“, che mi viene dato da BeppeS come “presente in zona” in quei giorni…è la mia salvezza: mi dà alcune dritte sui permessi e sulle sistemazioni, e mi rassicura sulla presenza piscatoria in zona (eravamo un po’ titubanti sul famigerato “numero chiuso”, e visto che in Croazia le distanze sono un “po’ più distanti” delle nostre….)…..grazie PIPAM!!!

Fatto sta che il mercoledì partiamo e dopo “sole” 4 ore (vi raccomando sulla strada tra Senj e Ottocac la presenza di un camion – 40Km/h - e come se non bastasse di un trasporto “Veramente Eccezziunale” che trasporta legna – 20Km/h) arriviamo a Ottocac, qualche informazione al locale Ufficio Turistico e obbligatoria ricerca della sistemazione: nulla da fare all’Hotel Park (prezzi onesti ma disponibilità per una sola notte), poco da fare all’Hotel Madig (disponibilità ma prezzi non troppo onesti, oltre al fatto che volevano far pagare mio figlio che, essendo all’epoca sotto i 2 anni, non pagava da nessuna parte), finalmente troviamo posto al Pizza Grill Majsic: prezzi onestissimi, stanze pulite e dotate di “tutto” (anche TV), due campi da tennis (inutilizzati ma tutto fa!) e disponibilità per almeno due giorni, allocazione interessante (è a metà strada tra Ottocac e Licko Lesce).


Pizza Grill Majsic.


Inutile dire che il pre-cena è stato dedicato alla perlustrazione in Gacka a valle del ponte di Licko Lesce: buonissima l’attività ma come già accennatomi da Ausable tutto a ninfa…il pescatore di turno rimedia qualche rifiuto e null’altro.

A cena buona trota ai ferri locale (come testimoniato dai filmini “l’unica che avremmo visto da lì al giorno dopo”, un po’ battuta e un po’ non, com’è poi capitato o quasi) e soprattutto buon vino rosso (Babic, dalmata), anche se a temperatura di frigo (ahi ahi ahi ci fosse stato Raspelli…)


14 agosto
Ed ecco arrivato il gran giorno: sveglia non troppo di buona lena, permesso in loco (300 Kn = 40 €) e partenza verso le sorgenti (come consigliatomi da Ausable, insieme alle raccomandazioni di insistere alla mattina e alla sera)….


Il 'famigerato' buono.


Iniziamo a pescare alle 8:30 in zona Mulini a sommersa con montature miste di ninfette e cdc sul marroncino con risultati essenzialmente paritetici.

In foto una delle trote catturate dal mio socio


Ezio, ai Mulini, alle prese con un'iridea.


In questa fase di salpaggio di una trota (chiedo venia ma è il massimo che sono riuscito a fare in contemporanea con i mezzi a mia disposizione)….fidatevi!


Una delle mie.


Va detto che per circa due ore abbiamo pescato con buon profitto (alla fine si saranno contate una decina di trote per me e una quindicina per il mio socio, tutte iridee e tutte tra i 20 e i 30 cm), anche divertendoci e soprattutto rimirando un posto veramente d’altri tempi per paesaggistica e urbanistica (pressoché inesistente): non è difficile vedere qualche abitante del luogo che va a lavare i panni in Gacka o che si dedica all’effettuazione di lavori agresti da noi quasi dimenticati….senza parlare degli allevamenti di ovini (a altro) pressoché onnipresenti in valle (uno dei panorami più gettonati da mio figlio a colazione erano le pecorelle al pascolo proprio accanto alla pensione).

Nella pausa un po’ di riposo – si fa per dire visto che abbiamo tentato inutilmente di andare a visitare in poco più di tre ore il Parco Naturale di Plitvicke – e poi dalle 5 del pomeriggio in poi di nuovo in pesca all’altezza del ponte di Licko Lesce: qui purtroppo non abbiamo fatto sfracelli, anzi: pur avendo tentato con tutte le imitazioni a nostra disposizione e per ben tre ore consecutive, non siamo riusciti a farne salire una che fosse una, e questo nonostante come già accennato fosse un vero e proprio ribollire di ninfate! E’ vero che siamo delle pippe, ma insomma….

Con un po’ di delusione addosso, anche se frammista alla consapevolezza di “esserci stati“, andiamo a nanna: il mio socio e moglie sarebbero ripartiti per l’Italia l’indomani, il nostro obiettivo era invece quello di riprovare, questa volta con profitto, a far visita al Parco Naturale di Plitvicke.


15 agosto
Partiamo non troppo presto per quello che si sarebbe poi rivelato un vero e proprio paradiso terrestre più che altro per la curiosità di mia moglie, vera amante di cascate, cascatelle e affini (tanto da farmi spendere una salassata per andare a vedere le cascate del Niagara in viaggio di Nozze….ma questa è un’altra storia: soprassediamo!).

La località è a circa 60 Km da Ottocac in direzione NE: ci si impiega circa un’ora lungo una strada assolutamente spersa in una vallata, accompagnati solo da qualche casetta lungo il percorso, i più anche “rivenditori“ di prodotti legati all’apicoltura o caseari: formaggi stagionati vari, grappe al miele o alle erbe, miele….

Il Parco è costituito da due enormi parcheggi “naturali” (in mezzo ai boschi) sulla strada (dotati di tutto quanto necessario al ristoro / approvvigionamento di viveri / cartine per le escursioni) da cui si parte per le escursioni vere e proprie: al costo di 90 Kn (c.ca 12 €) è possibile scegliere tra due tipologie, una di 5-6 ore e un’altra di 3-4, con accompagnamento guidato tramite pulmino al punto di partenza (e successivo riaccompagnamento dal punto di arrivo) e con navigazione in traghetto a metà percorso, seguitissimo.

Noi decidiamo per l’escursione di 5-6 ore (alla fine saranno 8, ma con passeggino al seguito mi sembra comunque onorevole), la rossa. Ci incamminiamo verso il pulmino che ci porta dopo una ventina di minuti alla sommità del parco: la nostra avventura comincia!

Siamo circondati da laghi di bellezza spettacolare (che si superano o costeggiano su passerelle in legno), con una fauna ittica di tutto rispetto (anche se di soli cavedani e savette, ho avvistato due sole trote, fario, nei vari rivoli).


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Che dire del posto? Una FAVOLA!!! Un’escursione di un’intera giornata imperdibile per un posto che vale veramente.


Ultimi giorni
I giorni 16 e 17 ci siamo dedicati (visto che non volevamo più andare via) a visitare i dintorni: in particolare il primo giorno ci siamo addentrati (purtroppo è la parola giusta: 30 Km di sterrato per entrare e uscire dal Parco + una 20ina alla ricerca di una maledetta cascata che ancora adesso non sono riuscito a vedere) nel Parco del Velebit: vale la pena se piace “da morire“ la montagna (e se si ha un fuoristrada); si può arrivare fino a 1600 m e vedere il mare e le isole da lassù, nonché visitare un orto botanico (di cui non vi saprei dire in quanto non ci siamo entrati). Per andarci è abbastanza semplice: c’è un ingresso credo sulla strada che porta da Ottocac a Senj, nonché altri due dopo Krasno (a una 20ina di Km da Ottocac), quelli da cui siamo passati noi.

Il secondo giorno invece abbiamo visitato la valle del Lika e la cittadina di Ottocac (per la verità toccata e fuga).

In entrambe le serate non poteva mancare la rituale visitina al Gacka (dove volevo finalmente riprendere una “cattura della vita”…..purtroppo non ci sono riuscito), dove ho conosciuto degli habituè (si dice così?) bergamaschi del luogo, essendo dall’88 che vi fanno visita, nonché una leggenda del Gacka, Milan “Cicio” Stefanac (che ho debitamente ripreso nelle sue gesta: mi servirà da ripasso nelle lunghe serate invernali), di cui ho apprezzato l’immensa umiltà e disponibilità.


Milan Stefanac.


Che dire della Croazia? Emozioni contrastanti ma decise, e un ricordo che non mi abbandonerà mai…

...arrivederci e grazie Gacka, speriamo di rivederci presto!!!

 
Claudio Cullino (Cla)

 
© PIPAM.com
 

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