SCO - Magica Scozia

Scozia  Luglio 2011


Word di Massimiliano Perletti
Photo di Massimiliano e Martino Perletti
Tempo di lettura:9 minuti


Chi non ha visto il film Bravehart diretto da Mel Gibson?
Avvincente la trama, eccezionali gli attori ma soprattutto stupendi i luoghi in cui è stato girato.
Ci troviamo nel cuore delle Highlands, ed è proprio qui che lo scorso Luglio sono andato a pescare con mio figlio Martino.
Le Highlands identificano quella parte di Scozia che si trova a nord-ovest di una linea immaginaria che va da Dumbarton a Stonehaven, incluse le Ebridi esterne ed interne, parte del Pertshire e la contea di Bute, con esclusione delle isole Orcadi e Shetland.
Dal punto di vista geologico, le Highlands consistono in un altipiano composto da antiche rocce cristalline con valli fortemente incise e profondi laghi (in gaelico loch) scavati dall’azione dei torrenti di montagna e del ghiaccio. Ne risulta una vasta area di montagne irregolarmente distribuite la cui cima ha quasi la stessa altezza rispetto al livello del mare ma la cui base risulta diversamente conformata in conseguenza dell’entità dell’erosione subita dall’altopiano.
Avevamo a disposizione 6 giorni.
Per la selezione della zona e dei corsi d’acqua, dopo avere consultato riviste e siti internet, mi sono confrontato con Lan Walls, guida di pesca professionista nonchè titolare della River & Green ( www.river-green.com )
Lan è un appassionato pescatore a mosca e profondo conoscitore delle acque scozzesi. I suoi preziosi consigli e le sue puntuali indicazioni mi sono state di grande aiuto.
Abbiamo trascorso i primi tre giorni pescando sul torrente Gaur.
Trattasi di un piccolo corso d’acqua che scorre attraverso la regione di Rannoch Moor, nel cuore di una vasta e selvaggia area del Pertshire.
Lasciamo la macchina proprio di fianco alla stazione ferroviaria di Rannoch e ci incamminiamo lungo i binari della West Highland railway.
Dopo poche centinaia di metri il cellulare non prende più. Solo natura, selvaggia ed incontaminata.
Camminiamo per circa un’ora e raggiungiamo il ponte ferroviario costruito all’inizio del secolo scorso che attraversa il torrente Gaur.
E qui si decide: se si pesca a risalire, dopo poco meno di 4 km si raggiunge Loch Laidon
Se si pesca a scendere si hanno circa 3 km prima che la Gaur affluisca nel Loch Eigheach.
Decidiamo di pescare a risalire.
Il corso del torrente è molto vario. Lunghe lame si alternano a correntelle, rapide, profonde buche e vorticosi giri d’acqua.
L’unica costante è…. la quantità di trote. La taglia media è sui 30/35 cm con qualche esemplare superiore ai 40 cm. Tutte trote fario (brown trout), selvatiche e combattive. Dalla stupenda livrea e di straordinaria potenza, nonostante la taglia ridotta.
All’inizio della giornata, con una leggera brezza di vento e il cielo coperto, ninfe tipo Hare’s ear con silver bead head, Greenwells Spider, e March Brown, nelle varianti gold e silver su ami del 12-14 si sono rivelate la scelta azzeccata.
Verso mezzogiorno è spuntato il sole, il vento è calato e la temperatura dell’aria è salita.
Nelle zone d’acqua lenta era una bollata via l’altra…e una cattura via l’altra con mosche tipo Adams o Ginger Quill.
E così sino a Loch Laidon.
Sono le 8 di sera e c’è ancora luce. Ma visto che ci aspettano almeno due ore di cammino per arrivare alla macchina decidiamo di rientrare.
In 40 minuti di auto siamo a Kinloch Rannoch dove pernottiamo presso l’Hotel Dunalistair ( www.dunalastair.co.uk ) affascinante dimora in tipico stile vittoriano a pochi passi dalle rive di Loch Rannoch.
Il problema, qui come in tutta la Scozia, è l’orario della cucina. Trovare chi serve da mangiare dopo le 9 di sera è impresa ardua.
Il cuoco dell’albergo però si lascia impietosire. Non resiste alla nostra supplica di cibo e ci prepara un sandwich di discutibile qualità ma sufficiente per placare i morsi della fame.
I’indomani ci saremmo organizzati meglio.
Ed infatti la prima tappa del giorno successivo è la drogheria del paese dove acquistiamo il necessario per un abbondante pranzo al sacco e soprattutto per la cena in previsione di un tardo rientro.
Le ore serali (il sole da queste parti, nel pieno dell’estate, tramonta dopo le 23) sono non solo le più affascinanti ma anche le più redditizie in termini di catture. Quindi meglio trascorrerle sul fiume, pescando in questa magica atmosfera, che con le gambe sotto un tavolo.
Nel tragitto di andata Martino scorge un magnifico esemplare di red deer che pascola indisturbato.
Parcheggiamo la macchina presso la stazione e, come il giorno precedente, ci incamminiamo lungo i binari e raggiungiamo il ponte ferroviario.
Questa volta peschiamo a scendere.
Le catture si susseguono con un ritmo e a una frequenza addirittura superiore a quella del giorno precedente. Ed il motivo è semplice: la scarsissima pressione di pesca, dovuta principalmente a due fattori.
In primo luogo trattasi di zona tanto affascinante quanto remota, selvaggia, difficile e scomoda da raggiungere (e si sa quanto la media dei pescatori privilegi luoghi accessibili, possibilmente vicini al parcheggio dell’auto, dove il cellulare prenda e dove le trote siano di taglia, di immissione e gonfie di polifosfati ma rigorosamente di taglia) .
In secondo luogo perché in Scozia, ai piccoli torrenti sperduti nei desolati altipiani delle Highlands, i più preferiscono i fiumi da salmoni.
Certamente ha un suo fascino pescare salmoni atlantici in fiumi leggendari quali lo Spey, il Tay, il Tweed o il Moriston. Però non è certamente da meno l’emozione di insidiare trote selvatiche, magari non di taglia ma in assoluta solitudine e in acque dove i pescatori, in una stagione, si contano sulle dita di una mano.
Terminiamo questo secondo giorno di pesca sulla Gaur anche più tardi del giorno precedente.
Sfruttiamo la giornata sino a quando cala il buio e raggiungiamo il nostro albergo ben oltre la mezzanotte. Distrutti dalla stanchezza ma certamente soddisfatti.
L’indomani ci si sveglia di buon ora e decidiamo di pescare nella parte bassa della Gaur, nel tratto che collega Loch Eigheach a Loch Rannoch.
La Gaur in questo stretch è più larga e la portata d’acqua maggiore. Le catture non sono frequenti come quelle dei due giorni precedenti ma in compenso la taglia media è più alta.
La giornata si chiude a tarda ora come le precedenti.
Il giorno successivo code e mosche rimangono all’asciutto e decidiamo di sfidarci in un match di golf sul bellissimo percorso di Castle Steward, tipico link scozzese che pochi giorni prima era stato teatro dello Scottish Open, vinto dall’inglese Luke Donald con il nostro Lorenzo Gagli ottimo terzo.
Golf e pesca a mosca sono da sempre le mie grandi passioni. E forse perché hanno diverse caratteristiche in comune: prima fra tutte il timing nel movimento, elemento indispensabile in entrambe le discipline. Non è un caso, infatti che tanti tra i più grandi professionisti di golf, pratichino la pesca a mosca nel tempo libero: Johnny Miller, Payne Steward, Nick Faldo, il mitico Jack Nicklaus, quest’ultimo senza dubbio il più grande giocatore di golf di tutti i tempi, sono o sono stati tutti eccellenti pescatori a mosca.
Trascorriamo i due giorni successivi pescando sul Tummel, un affluente del Tay.
Pesca del tutto diversa rispetto a quella dei giorni precedenti. Trote molto selettive e di taglia. Poche le catture ma tutte veramente sudate.
L’ambiente è da cartolina, il fiume imponente, ma la presenza di qualche pescatore ci fa rimpiangere la precedente esperienza.
L’ultimo giorno peschiamo sino a notte fonda in caccia di sea trouts. Martino ci riesce e cattura la prima trota di mare della sua vita.
Grande emozione e degna chiusura di una esaltante esperienza di pesca nelle magiche Highlands scozzesi.

Red deer che pascola indisturbato


Verso il fiume lungo i binari della West Highland railway


Martino con una brown


La Gaur e il vecchio ponte ferroviario


La leggendaria stazione ferroviaria di Rannoch


la Gaur nel tratto basso


Piccolo affluente infrascato della Gaur


Hotel Dunalistair


Siamo sul Tummel


Martino con la sea trout pescata sul Tummel


I magnifici fairways e green del Castle Steward golf course




Massimiliano Perletti


© PIPAM.org

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