ITA - Streamer in risorgiva

Italia  Maggio 2011


Streamer in risorgiva

Word and photo di Carlo “El pescador” Lovaria
Tempo di lettura: 10 minuti

Una mattina di fine Maggio, stanco dei finali sottili e delle piccole ninfe, decido di affrontare uno dei miei corsi d’acqua preferiti con una tecnica poco praticata nelle risorgive. Forse perché considerata da molti una pesca poco “tecnica”.
Da quella lontana mattina è iniziata una sperimentazione che dura tuttora e che nel tempo mi ha regalato grandi soddisfazioni e soprattutto mi ha reso un pescatore più completo.

Risorgiva in primavera avanzata

Dopo un lungo periodo mi sono reso conto delle potenzialità di crescita delle trote nelle risorgive.
L’acqua rimane a temperatura costante tutto l’anno permettendo alla fauna bentonica uno sviluppo regolare, senza interruzioni durante il susseguirsi delle stagioni, e questa loro caratteristica garantisce ai pesci cibo abbondante anche nella stagione fredda.

Inizio primavera, acque alte e velate, condizioni ottimali

Durante le mie uscite ho visto grosse iridee e fario nutrirsi indisturbate di gammaridi e di effimere, ed è scattato il desiderio di catturare le “vecchie” trote di questa roggia.
Durante i primi tentativi ho pescato con imitazioni di gamberetti e piccole ninfe di effimera: i risultati non sono mancati, ma salpare i pesci di notevole taglia era spesso impossibile, data la finezza dei finali e la rigogliosa vegetazione acquatica; iniziai pertanto a pensare di utilizzare una tecnica diversa.

Iridea intenta a cibarsi di ninfe di effimera

Tutto nacque in quel momento.
La risorgiva è un ambiente difficile, non solo per le strategie di pesca, ma soprattutto per il recupero del pesce, ostacolato dal letto di erbe e piante acquatiche.

Recupero forzato

Questo porta spesso a forzare il recupero e all’impiego di nylon di grosso diametro, che preclude l’utilizzo di piccole imitazioni.
Durante le uscite di pesca ho cercato di studiare con attenzione il movimento dei piccoli vaironi nel sottoriva. E cosi, dopo attente osservazioni ho trasferito al morsetto quello che avevo scoperto.
Dovevo cercare di imitare i piccoli pesci esca con mosche abbastanza realistiche ma allo stesso tempo manovrabili in un ambiente di scarse dimensioni. A questa prima fase di costruzione delle esche sono seguiti i primi tentativi in acqua con una tecnica completamente diversa dalle precedenti.

Particolare subacqueo di una iridea

Incoraggiato dalle mie osservazioni sul campo e dalla maggiore fiducia nelle mie imitazioni, ho deciso finalmente di provare a pescare a streamer.
I primi tentativi, come spesso accade, sono stati deludenti, per via della mia scarsa esperienza.
Artificiali troppo pesanti, finali troppo leggeri, canne troppo lunghe e tanta inesperienza, hanno reso le prime uscite infruttuose.
Dopo lunghi periodi di insuccessi, le prime catture sono arrivate, e mi hanno convinto di poter catturare i grossi esemplari che avevo visto nelle precedenti uscite.

Estate, la pool del pozzo

La chiave che mi ha permesso di catturare grosse trote è stato il lento passaggio da una pesca a “vista” a una pesca “ di ricerca”.
Tutte le trote catturate in questi anni di sperimentazione sono state frutto di una pesca “cieca”, concentrata soprattutto nei sottoriva.

La taglia media delle iridee

Tranne rare eccezioni non mi è mai capitato di pescare a vista su questo tipo di pesci.
Visto il peso ridotto degli streamer, utilizzo una canna di 8 piedi per una coda galleggiante del 4, un finale di circa due metri e mezzo, con tippet variabile da 0.30 a 0.18 mm, in base alla taglia dell’artificiale e alla limpidezza dell’acqua.

Particolare della canna utilizzata

Risulta difficile spiegare a parole l’azione di pesca, tuttavia è opportuno fare delle precisazioni. Si tratta di un’azione ripetitiva, atta a far lavorare lo streamer nei pressi della riva opposta, dove avvengono la maggior parte degli attacchi.
Si lancia verso la riva antistante, leggermente a favore di corrente e non appena lo streamer cade in acqua, si esegue un mending di correzione. Lo streamer, per quanto possibile, deve lavorare sopra il letto di erbe, in “deriva morta “, animato da piccoli e brevi colpi di cimino con il polso. Ogni volta che l’esca “prende” la corrente, bisogna correggere la coda, in modo da far compiere una “passata”, il più naturale possibile, all’artificiale.
Il movimento da impartire allo streamer è quella di un piccolo pesce in difficoltà.
Le grosse trote attaccano in “caduta” o in “deriva morta “, ciò significa che le abboccate sono quasi sempre molto delicate.
Non si lancia sul pesce, che tuttavia può materializzarsi dal sottoriva, non appena lo streamer cade in acqua, ma nella zona dove si suppone si trovi.
Capita sempre più di frequente vedere le fasi finali dell’inseguimento e dell’attacco.
In queste situazioni sarebbe opportuno indossare gli occhiali polarizzati per due motivi principali: aiutano a seguire il movimento dell’esca, qualora la limpidezza dell’acqua lo consenta e a ferrare al momento giusto.

Notare le generose dimensioni dello streamer

Con l’esperienza si sviluppa una certa sensibilità sul tempo della ferrata: infatti quando il pesce si muove all’inseguimento della preda, causa delle onde di propagazione in superficie.
Quando si suppone che il pesce sia sull’esca, si ferma un istante lo streamer e, dopo pochi secondi, quando la trota ha attaccato la preda, si ferra.

Particolare di una bella coda

La reazione dei pesci ferrati è spesso repentina e violenta, quasi esplosiva. Per questo bisogna avere frizioni morbide e saper gestire recuperi e fughe improvvise.
Ricordo ancora la fuga di una grossa trota, probabilmente un’iridea, che si concluse con la rottura del finale dello 0.30.
Questo tipo di ambiente presenta molto spesso acque basse e limpide, condizioni non favorevoli per la ricerca delle grosse trote.

Azione di pesca, pool del pozzo

Acque alte e limpide, curva sopra la "presa"

Acque alte e velate, in periodi di transizione come la primavera, con temperature non troppo basse, favoriscono la ricerca dei grossi esemplari che in queste condizioni perdono parte della loro proverbiale diffidenza.
Le imitazioni che uso in queste situazioni sono grossi Woolly Bugger, ninfe snodate di libellula, piccole imitazioni di topi o clouser che imitano il pesce foraggio, (cavedani e vaironi ), presenti in queste acque.

Selezione di streamer utilizzati

I pesci che si insidiano con questo tipo di pesca sono molto difficili, e la maggior parte degli attacchi portati ai nostri artificiali spesso si risolve con dei grandiosi rifiuti.

Altra cattura

Ciò nonostante si tratta di una pesca spettacolare, a causa della taglia e della forza dei pesci, capaci di mettere a dura prova attrezzatura e pescatore.

Vista della curva sopra la"presa"

Come tutte le tecniche lo streamer richiede attenzione e precisione, ancor più in ambienti come la risorgiva.
Le risorgive del piano, se conosciute e pescate con attenzione e costanza, spesso regalano catture degne di nota.

Pesce in splendida forma

Le mie uscite a pesca non sempre sono state produttive, ma spesso mi hanno insegnato ad aver pazienza e ad avere fiducia nella scelta dell’artificiale.

Forse una delle trote più grosse pescate dall’autore in risorgiva

Uno dei pochi maschi catturati

Il materiale di questo articolo è il frutto di otto anni (2004-2011) di battute di pesca a streamer sulla roggia Alchina, in località Fornovo San Giovanni (BG), e le foto inserite nel testo sono state scattate da mio padre Andrea e dal sottoscritto nel corso di molteplici uscite, in periodi e stagioni diverse.
Per qualsiasi tipo di informazione potete contattarmi al seguente indirizzo di posta elettronica:  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


Carlo “El pescador” Lovaria


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