ITA - Il Perticara a Pievepelago

Italia  09/06/03 di Gianfranco “Von Pellix” Pelliciari

A pesca nell'appennino Tosco-Emiliano 

Finalmente, dopo ben tre anni di assiduo tampinamento, Graziano Mordini (Presidente del Club di Pesca a Mosca di Pievepelago ed “anima nera” del No Kill del “Ponte della Fola” sullo Scoltenna) alcuni giorni fa mi ha finalmente fatto “visitare” parte delle acque in gestione alla S.V.A. (Società per la Valorizzazione dell’Appennino), di cui è un invidiatissimo socio.
Martedì 20 maggio 2003, pertanto, sono riuscito a bagnare la mia coda nel torrente “Perticara”, uno dei pochi corsi d’acqua rimasti come una volta, con tutte quelle caratteristiche alla base dei sogni di ogni pescatore; ambiente incontaminato, bassa pressione alieutica (tendente peraltro quasi allo zero), imponenti schiuse di insetti e, soprattutto, una o più trote in ogni buca, per quanto piccola essa sia.
Il Perticara.

La S.V.A., Società di antica tradizione composta da circa 40 soci (di cui solo una quindicina assidui pescatori), ha in concessione gran parte delle acque “alte” della zona appenninica Tosco-Emiliana in provincia di Modena (intese come quelle risorse idriche particolarmente pregiate, ad alta caratterizzazione a salmonidi, che vanno dalla sorgente fino ad una certa quota) che gestisce in maniera estremamente oculata, garantendone in proprio la valorizzazione, la conservazione e la tutela. Far parte di questa esclusiva confraternita permette ai soci (che, per ogni giornata di pesca, possono accompagnare un massimo di due invitati ciascuno) di pescare in esclusiva in alcune delle più belle acque dell’alto Appennino tra cui, oltre al torrente “Perticara” - oggetto del presente reportage - ed i suoi affluenti anche altri riali, il lago “Santo” ed il lago “Baccio” con i loro emissari. Ma andiamo con ordine.
La “chiamata” di Graziano mi raggiunge alle otto della sera prima, senza alcun preavviso percui, a scanso di … “equinozi”, provvedo subito ad informarmi sulle previsioni meteo per il giorno successivo: una tragedia …!! Tutti i telegiornali danno cattivo tempo tendente al peggioramento per l’intera giornata e le notizie peggiori si riferiscono proprio alla zona di pesca dell’indomani. Una rapida navigazione in Internet mi conferma le più pessimistiche previsioni, ma tant’è; un’occasione così ghiotta non può essere persa!!! Il giorno successivo, l’alba si presenta sin da subito con un tempo coperto, tendente al peggio … ma la voglia di pescare si rivela (e sempre si rivelerà) più forte. Dopo aver telefonato in ufficio che “ … un grosso problema non altrimenti procrastinabile …” quel giorno mi impediva di recarmi al lavoro, caricata l’attrezzatura in macchina ed incurante delle più fosche previsioni che una leggera pioggerella pareva confermare, incomincio a salire verso Pievepelago, dove ho appuntamento con Graziano.
L'alba della partenza.

Mano a mano che percorro i 75 chilometri che mi separano dalla tanto agognata avventura di pesca, il tempo uggioso della partenza sembra migliorare un poco, presentando nuvole alte ma senza pioggia, forte vento sia in quota che a terra e un pallido sole che, a tratti, fa capolino tra le nubi.
Il tempo dal ponte della Fola sullo Scoltenna.
Giunto in paese, le condizioni meteorologiche riprendono però a guastarsi e un rado piovasco incomincia ad imperlare tutte le superfici; le peggiori previsioni si stavano avverando. Incuranti di tutto ciò e fidando sulla nostra buona stella, decidiamo comunque di pescare, caricando così le canne e l’attrezzatura sul fuori strada di Graziano che, da perfetto padrone di casa, prima di andare in pesca mi fa visitare il “lodge” di proprietà della S.V.A., una bellissima casa di montagna di una volta, completa di cucina comune, salone da pranzo, saletta con camino e 12 stanze per i soci, nelle cui pertinenze sorge anche il vivaio della Società.
Il “Lodge” di pesca della S.V.A..

Presso quest’ultima struttura, in apposite vasche di stabulazione, vengono allevati gli avannotti di trota selezionata e di salmerino che, passati poi nelle vasche di accrescimento, la Società provvede a vendere ad alcuni allevamenti in tutto il Nord Italia.
Graziano presso il vivaio con circa 200.000 avannotti.

Dalla spremitura delle uova di riproduttori selezionati di trota appenninica, vengono inoltre ricavate delle scatole “Viberg” che, anno dopo anno, la S.V.A. provvede a mettere a dimora nelle sorgenti e nelle acque più in quota, per assicurare un ripopolamento mirato dell’asta dei vari torrenti e riali che gestisce in concessione, al fine di avere sempre una popolazione ittica ruspante e selezionata.
Vasca di stabulazione con trote selezionate.

Una volta registrati sull’apposito carnet di permessi assegnato ad ogni socio, finalmente ci rechiamo in pesca, decidendo di iniziare a battere prima il “Perticara” e programmando per il pomeriggio, se del caso, una visitina al Lago “Santo”, visto che alcuni lavori in alveo avrebbero potuto intorbidare l’acqua. Non appena giunti in riva al torrente, esso mi si presenta subito al meglio, con acqua cristallina e livelli ottimali. Una massiccia presenza di larve di tricottero nei caratteristici astucci, l’assenza di alghe e di mucillagine sul fondale e la contemporanea presenza di muschio sulle sponde ombreggiate e nei sottoriva, garantisce l’assoluta integrità dell’ambiente.

La caratteristica del “Perticara”, come ogni bel torrentone di alta collina che si rispetti, è quella di alternare raschi, correntine e buchette ad “ampie” spianate, dove le perfette condizioni ambientali, la bassa pressione alieutica e la schiusa di numerosi insetti permettono la convivenza nello stesso ambiente di un gran numero di trote, sempre in caccia ma mai troppo facili da prendere, come anch’io ho dovuto ben presto constatare.
Graziano in pesca.

Abituato, infatti, a pescare nell’adiacente Scoltenna con la mia solita emergentina in cdc, anche qui la monto come prima scelta sul finale da 15 piedi con tip 5X (misura minima consigliata da Graziano, vista la taglia delle eventuali prede, da lui definita “interessante”), riportando però un sonoro schiaffo al mio orgoglio di costruttore: nessuna abboccata significativa!!! Mi guardo allora un po’ intorno e, passata la frenesia da “bagno della coda a tutti i costi”, la sostituisco con una mosca da caccia in pelo di lepre montata a parachute su amo del 16 (rigorosamente barbless). Cominciamo così a sondare tutte le buche, i raschi e le correntine, alternandoci in testa ad ogni cattura.
Gianfranco in pesca.

Il torrente si rivela sin da subito molto prolifico e le catture si susseguono con così tanta regolarità che, a un certo punto, decidiamo di alternarci ogni due/tre trote, tanto per garantire a ciascuno la possibilità di sondare due o più buche in successione. La squisita ospitalità di Graziano, che ha dimostrato di possedere le doti del perfetto padrone di casa (o, meglio, della perfetta “guida indigena autorizzata e certificata”) mi consente di pescare quasi sempre davanti nelle pool migliori, assicurandomi così un divertimento maggiore per l’emozione di catturare per primo in posti per me assolutamente nuovi. La taglia delle trote catturate è assolutamente sopra alla media in rapporto all’ampiezza del torrente ed alla sua portata d’acqua: le trote più piccole sono risultate tutte ben oltre la misura minima (oltre i 23 cm), e molte sono state le catture “over 40”, mentre la media si è stabilizzata intorno ai 28/30 cm.
Una bella cattura.

Altra caratteristica è l’estrema rusticità dei pesci e la loro scarsa abitudine alla presenza dell’uomo: infatti, pescando nelle buche più ampie, è risultato abituale vedere contemporaneamente in attività 5 o 6 trote che, disturbate momentaneamente dalle operazioni di recupero del pesce allamato, si acquietavano in pochi minuti per poi spostarsi di qualche metro a monte per ricominciare a bollare indisturbate.
Ancora Graziano in pesca, all’inseguimento delle trote.

In una sola buca, fra me e Graziano riusciamo infatti a catturare oltre 15 trote, spostandoci di metro in metro al loro inseguimento mano a mano che le compagne di quelle salpate, disturbate dai rumori per la slamatura di queste ultime, si spostano verso la cascatella che segna l’inizio della buca. Nelle acque più calme, la selettività dei pesci ci obbliga comunque a sostituire le mosche da caccia con delle emergenti e delle “spinnerine” in cdc che si rivelano sin da subito molto catturanti. In particolare, ho potuto testare con successo una spinner in cdc (il suo dressing è nella foto a lato) sviluppata insieme ad Enrico (insieme a Maurizio grandi assenti della giornata, entrambi miei abituali compari di pesca e soci fondatori con me del “Pappagnocca Fly Fishing Club” di Modena).
La spinner in alce e cdc  elaborata per il “Perticara“.

Purtroppo, per via sia degli acciacchi ad una gamba che continuano a perseguitarmi, sia di alcuni lavori in alveo che, ad un certo punto, incominciano ad intorbidare l’acqua, dalle nove alle due del pomeriggio possiamo “battere” solo la parte bassa del torrente, e cioè dal Ponte sulla Statale a risalire per circa 800 metri (sui 24 chilometri di torrente in concessione alla S.V.A.), catturando comunque non meno di 20 trote ciascuno (con una netta prevalenza a favore di Graziano….!!!). Decidiamo così di concludere la giornata pescando al Lago “Santo”, ma questo è un altro itinerario…
La fuga spettacolare di una trota di taglia.

È comunque bastata questa prima (e, spero, non ultima) esperienza per farmi apprezzare la ricchezza delle acque del “Perticara” - splendido torrente nostrano che non ha assolutamente nulla da invidiare ai più blasonati fiumi sloveni e austriaci - e a continuare a farmelo sognare ancora oggi.
La splendida livrea di una bella fario del “Perticara”.

Nel tornare a casa, mi fermo ad un certo punto ad ammirare il cielo al tramonto, insanguinato dal sole che calava dietro le montagne senza sospettare quello che, invece, mi attende. Infatti, durante il pomeriggio, in concomitanza col peggiorare del tempo in montagna, sulla città si era abbattuto un terribile temporale che aveva allagato ampie zone urbane - compreso il garage e la cantina di casa - accumulando in alcuni punti anche dieci centimetri di grandine, come fosse stata una nevicata invernale. Tutto contento per la magnifica giornata e con ancora negli occhi lo splendido tramonto, senza sospettare nulla telefono così a mia moglie per avvisarla che da lì a poco sarei giunto a casa. Non lo avessi mai fatto!!!
Il tramonto prima del ... tragico ritorno.

Come benvenuto la mia “dolce metà del cielo” (anzi, “un quarto”, vista la sproporzione di taglia fra noi due …), che aveva appena terminato di prosciugare da sola la cantina ed il garage dopo due ore di sansoniche fatiche con secchi e stracci, mi aggredisce prima con il solito, ineluttabile: “Quando servi non ci sei mai!”, continuando poi imperterrita - tra un mio contrito intercalare “ … ma veramente …” e l’altro - con i carichi da undici del tipo: “… pensi solo ad andare a pescare…”, “… io mi faccio un c***o e tu nel frattempo ti diverti…”, “… aspetta di arrivare a casa, che te la faccio passare io la voglia di andare sempre a pescare …”, per poi concludere con la fatidica frase - sentita a casa dei miei vecchietti una infinità di volte - e rifacendo il verso a mio padre, pescatore della vecchia guardia che non ha mai compreso il C&R: “… spendi e spandi milioni in attrezzature e viaggi e poi non porti mai a casa neanche un pesce. Vergognati, pescatore della mutua!!”.
Come dire: il giusto epilogo per una splendida giornata….


Gianfranco “Von Pellix” Pelliciari


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