ITA - Il Piave a Belluno

Istruzioni per l'uso 
Italia  24/04/98 di Angelo Piller
Alba sul Piave a Belluno.

Due anni fa, in marzo, mi affacciai per la prima volta dal lungo muraglione che costeggia la riserva sul Piave presso Belluno e rimasi sbalordito. La piana era tutta una bollata, sembrava che stesse piovendo! Avevo finalmente trovato l’oasi nel deserto, un po’ piccola a dire il vero (circa un chilometro), ma talmente appassionante da farmici tornare anche più volte la settimana. Allora la popolazione ittica presente era costituita in larga parte da fario, ibridi, marmorate e qualche temolo. A distanza di due stagioni la fauna ittica si è modificata, ma il divertimento rimane assicurato, soprattutto per chi possiede una minima cognizione del fiume. Il numero delle fario è a mio parere diminuito vertiginosamente, queste hanno però lasciato il posto a temoli di tutto rispetto che sicuramente non le fanno rimpiangere. Inoltre gli ibridi e le marmorate si catturano sempre più spesso, tanto è vero che, a mio avviso, in Italia non esiste luogo più adatto per la cattura di qualche bella marmorata, anche a secca.

MORFOLOGIA

Proviamo a considerare un ipotetico, ma dettagliato tragitto partendo dall’inizio della riserva sulla sinistra orografica del fiume. Qui ci troviamo poco sotto il ponte della Vittoria di Belluno, presso una modesta briglia. L’acqua del Piave si dirama in quattro piccoli "salti" con le rispettive correnti. Quella vicina a riva, che da forma ad una piccola pozza, rappresenta forse l’unico neo della riserva. Infatti, qui si trova uno scarico che rende l’acqua più scura. In ogni modo, forse proprio grazie ad esso, le trote rimangono quasi sempre in attività. Ho catturato in questa zona fario nere come il carbone e qualche rara iridea. Spostandoci in prossimità delle due correnti centrali, queste sono popolate in prevalenza da iridee combattivissime e da qualche bel temolo. La tecnica di pesca che meglio si presta è di sicuro quella con la ninfa. L’ultima correntina, quella spostata verso il muro, dà origine ad una vera e propria buca ed è popolata da marmorate, ibridi, fario e qualche iridea. Durante la schiusa, le bollate sono numerose, ma le varie correnti provocano un facile dragaggio e la disperazione dei tanti pescatori. Poco sotto, dove la buca si apre, è possibile osservare qualche temolo di modeste dimensioni, dai venticinque ai trentacinque centimetri.

Più a valle le varie correnti formano due raschi e dopo un ulteriore piccolo salto che è meglio non trascurare, si uniscono in un'unica lama. Questa diventa interessante a partire da un grosso albero rovesciato, sotto il quale ho catturato stupende fario e qualche bel temolo sui quarantacinque centimetri. La lama continua per ulteriori cinquanta metri per poi stringersi e buttarsi in una veloce corrente praticabilissima con la ninfa e con grosse secche. In questo tratto è possibile agganciare grossi temoli e qualche ibrido. Ad un certo punto il fiume compie una leggera curva verso sinistra, l’acqua si calma un po’, soprattutto di fronte ad alcuni prismi, e durante la schiusa è possibile far salire dalla riva opposta stupendi temoli. Poi la corrente riprende il sopravvento creando un turbinio di salti, correnti laterali e piccole buchette che è sempre meglio testare; qualche bella marmorata può sempre saltare fuori. Proprio qui, infatti, quest’anno un mio amico ne ha catturata una di cinquantasette centimetri con la ninfa. Scendiamo ulteriori cento metri dove il turbinio si calma dando origine ad una grossa piana. Questo punto, fino l’anno scorso, era il luogo più gettonato della riserva, ma adesso, essendosi riempito di sabbia portata dalla corrente, ha perso qualcosa. Sono comunque tanti i temoli che vi stanziano e tutti molto belli. Da qui in poi, il Piave si trasforma in un’unica grossa lama. La lentezza dell’acqua e la sua trasparenza rendono la pesca assai difficoltosa anche se qualche bollata ci farà sempre compagnia. Per rendersi conto del pesce presente basta fare una piccola passeggiata sul muraglione dalla parte opposta.

Trecento metri più a valle, il Piave si divide in due rami. Il più piccolo, quello di destra, si stringe verso la riva erbosa dando forma ad una breve lama popolata da alcuni temoli e qualche raro ibrido. Successivamente riprende velocità creando pochi metri più a valle un raschio popolato da temoli, trote fario e marmorate. Il ramo di sinistra si getta in una forte corrente in cui ho sempre catturato temoli bellissimi. Nel punto in cui i due rami si riuniscono finisce la riserva.

L'autore con un temolo del Piave.

CARATTERISTICHE

Il pregio maggiore della riserva consiste sì nell’elevato numero di pesci presenti, ma soprattutto dal fatto che ci troviamo di fronte a pesci perlopiù selvatici, nati e cresciuti nel Piave. In Italia, oggigiorno pescare pesci di taglia del tutto "naturali" è una rarità. Si tratta quindi di una pesca "vera" e non falsata da immissioni continue di pesce di vasca. Mi viene in mente la riserva sul Tanaro presso Ormea. Si pescava in un ambiente stupendo, con pesci magnifici, ma proprio al fianco della riserva si trovavano le orride vasche da cui ogni tanto venivano prelevate trote enormi, sproporzionate, che finivano nel torrente (per non parlare della campanella che suonava - argh!- a mezzogiorno ed indicava la pausa obbligata di ben due ore!).

In ogni caso, nonostante la buona presenza dei nostri amici "pinnuti", non si creda di andare a fare stragi nel no-kill bellunese. Spesso osservo pescatori lanciare nelle zone meno proficue o pescare in modo sbagliato, soprattutto chi non conosce il fiume. I pesci, se non sono disturbati, si trovano proprio sotto riva o nell’acqua bassa, costantemente trascurata dalla maggior parte dei moschisti. Il Piave non è tanto un fiume di "quantità", quanto piuttosto di "taglia". Se si pesca con accuratezza, osservando prima e pescando dopo, è in grado di dare grandi soddisfazioni. I mesi migliori sono a mio avviso Marzo, Aprile e Settembre. In estate risulta ottima la sera verso il tramonto. Per quanto riguarda gli insetti presenti, ho notato massicce schiuse di Baetis Rhodani, e d’Ephemerella Ignita. Fanno la loro presenza plecotteri tipo Leuctra Fusca e qualche grosso Ecdyonuride. In estate non mancano le sedges, di colore nocciola e non troppo grosse, cosi come numerose effimere di piccola taglia color paglierino che per il momento non ho ancora identificato.

Marmorata del Piave.

ATTREZZATURA

Parlando dell’attrezzatura, io prediligo una nove piedi coda cinque, perché mi permette di pescare in modo ottimale anche con la ninfa. Volendo pescare solo a secca, mi porterei dietro la sette piedi e sei coda tre. Per quanto riguarda le mosche da utilizzare, ottimi i vari modelli parachute sul 18-16 oliva scuro. Qualche plecottero grigio scuro sul 16, i soliti cul de canard, imitazioni di chironomi sul 22,20,18 ed infine da non sottovalutare gli spent marrone scuro sul 18-16. In estate fare pattinare qualche sedge marrone può portare ad ottimi risultati, così come usare la Royal Wulff nelle correnti più veloci. Ottimi i Terrestrial e le Red Tag. Per chi volesse pescare "sotto"; Pheasant Tail 18, 16, GRHE sul 16, ottime le Bead Head con tonalità scure. Per i temoloni in corrente si è dimostrata irrinunciabile la Moncler sul 12-14, piombata e ramata. Soprattutto è’ preferibile usare un finale abbastanza lungo, non sotto i tre metri, onde evitare di spaventare il pesce.

REGOLAMENTO

Il costo del permesso è di lire 20.000 per mezza giornata, in altre parole dal mattino fino alle 12.00 circa, oppure dalle 12.00 fino a tarda sera, mentre per tutto il giorno costa esattamente il doppio, vale a dire 40.000 lire. E’ possibile acquistare permessi plurimi a prezzo agevolato.

La coda di topo deve essere galleggiante, senza piombo supplementare sul finale, con una sola mosca : secca, sommersa o ninfa anche piombata, con esclusione dello streamer ed d'altri tipi d'esche. La numerazione dell’amo non deve essere inferiore al n.10 ed ovviamente l’ardiglione va schiacciato: i pesci in questo tratto di fiume sono stupendi. Purtroppo c’è sempre qualcuno che o per inesperienza o per troppa eccitazione non è capace di slamarli correttamente. Alcuni pesci, soprattutto i temoli, hanno la bocca rovinata. L’ardiglione schiacciato ed una maggiore attenzione durante la slamatura sono accorgimenti più che auspicabili.

La pesca è consentita solo dall’argine sinistro orografico, l’entrata in acqua è limitata ad un quarto della larghezza del fiume ed è vietato l’attraversamento.

Consiglio, in ogni caso per qualsiasi chiarimento, di leggere il regolamento e parlare con il gentilissimo signor Tomasini Roberto da cui potrete acquistare i permessi di pesca: bar Leon Bianco, Via Uniera dei Zater, 30. Telefono 0437/942845 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Conviene, specie se sceglierete di venire durante il week-end, prenotare in tempo. La riserva non è immensa e la disponibilità di pesca è limitata a poco più di dieci pescatori.

Per ulteriori informazioni:

Angelo Piller Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 
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