AUT - Traun

Austria  14/06/98


di Andrea Cuccaro, foto A.Mogliotti

Cronaca di tre giorni passati a Gmunden


Il Fiume.

Io ed un mio amico, da qualche anno a questa parte abbiamo instaurato una tradizione che ci fa incontrare per alcuni giorni su di un fiume in giro per il mondo. È una bellissima occasione per rivederci e dare sfogo alla nostra comune passione alieutica.
Quest’anno è toccato alle acque della Traun a Gmunden (Austria), acque dai trascorsi storici illustri in cui personaggi celebri come Charles Ritz, Ernest Hemingway ed Hans Gebestroiter hanno disteso le loro code.
Arriviamo in una giornata di caldo umido insopportabile tanto insopportabile che sembrava di essere in una foresta pluviale del centro america !
Dopo esserci accomodati e rinfrescati alla pensione Marienbrucke decidiamo di andare in esplorazione del fiume.
Il fiume è bello ma i livelli sono un po’ alti, vari pescatori ed alcuni bagnati condiscono il paesaggio ma la cosa che ci consola è che è domenica ed ancor di piu` l’aver visto diversi bei pesci nuotare nelle sue acque.
Concludiamo la nostra esplorazione in un ristorantino locale dove, tra birra e wustel, ci prepariamo all’uscita del giorno dopo.
La voglia di pescare è tanta ma il sonno lo è ancor di più !
Dopo aver salutato uno scoiattolo ciccione che fletteva paurosamente il ramo di un albero e fatta una buona colazione ci avviamo verso il fiume. Si è fatto tardi per cui arriviamo verso le dieci. Fortunatamente non troppo tardi per allamare alcune iridee, sia a secca che a ninfa, prima di pranzo.
Nulla di eccezionale ma almeno il ghiaccio era rotto.
In caccia.

Nel pomeriggio la cattura di una grossa, corpulenta e combattiva idirea ha fatto sudare sette camicie al mio amico. La tentazione per la grossa ninfa era stata tanta ma la voglia di farsi slamare era nessuna.
Altre sue sorelle di minor rango non hanno sdegnato dei tricotteri fatti dragare in caccia.
È solo al coup de soire che cominciano a farsi vedere il primo temoli e la prima fario, nulla di straordinario ma in ogni caso dei pesci decenti.
Ripensandoci, dopo cena, e soprattutto dopo un paio di birre il tutto sembra ancora più bello !
Mentre rientriamo in albergo comincia a piovere.
"Nuvola, nuvoletta vattene in fretta !", "Lampo e tuono andate via da dove sono !", ma neanche con il più incredibile rito anti pioggia imparato dagli sciamani ci ha permesso di fermare quell’acqua.
Un’intera giornata ad acquazzoni violenti.
Uscita di pesca : quattro orette, un’iridea a ninfa e poi basta; tornati in albergo ad asciugarci !
Fortunatamente, o meglio con il sacrificio della più bella mosca al dio Eolo, durante la notte, il vento rimise il tempo al bello lasciando anche un gradevole fresco primaverile.
La mattina seguente decidiamo di cercare altri posti della Traun per in cui poter pescare.
Troviamo dei posti che sarebbero stati idilliaci se solo ci fosse un po’ meno d’acqua ed altri che sono sicuramente il regno degli altri illustri abitanti di questa riserva : i lucci.
Per tutto il pomeriggio calma piatta, solo robetta ed un tranquillissimo cavedano di 40 cm preso a ninfa.
Due sera prima il mio amico aveva scorto alcune bollate in una piana più a valle per cui io, amante della secca, decido di montare la coda galleggiante e di posizionarmi nei pressi della zona.
Sono le 20.00 quando si cominciano a vedere alcune timide bollate e guardando in controluce sull’acqua si vedono una quantità incredibile di tricotteri che sfarfallano. Passa il tempo e le bollate aumentano. Ma non sono le bollate in caccia sui tricotteri, rumorose e violente, i pesci delfinano, si vedono le loro pinne dorsali uscire dall’acqua, è uno spettacolo !
Sono per la maggior parte temoli, e che temoli !
Guardo l’acqua e vedo che in contemporanea con i tricotteri sta schiudendo l’ephemerella major.
Temolo, uno dei fratelli giuggiolone.

Sostituisco il tricottero e monto un’effimera grigia in cul de canard.
Un gruppo di temoli bolla alla mia destra, l’ultimo mi sembra grosso, un lancio niente, al secondo lancio un’ombra si stacca dal fondo e sale con decisione verso la mia mosca, un attimo ed appena non vedo più il ciuffetto di piume sulla superficie, ferro !
Il temolo salta, si lancia in una fuga e mi prende alcuni metri di coda. Ho un finale del 14, ma l’amo è un barless del 19, speriamo che il tutto regga !
Lo recupero un po’, lui viene ma improvvisamente riparte facendomi incurvare la canna e devo ricedere coda, ... .
Il combattimento non è tra i più veloci anche perché il giuggiolone appena mi vede riguadagna l’acqua più profonda. Il tira e molla dura per un po’, tanto che chiedo a mio amico di guadinarlo perché non volevo sfinirlo.
Solo il tempo di una velocissima foto , un attimo di riambientamento ed il giuggiolone torna a nuotare libero.
Poco più in su, suo fratello gemello, giuggiolone 2 la vedetta, ignaro dell’accaduto bolla tranquillamente. Forse per vizio di famiglia o forse per squisito gusto nella scelta degli artificiali decide di assaggiare quella moschetta che sta passando sopra la sua testa e il tutto ricomincia.
Quando smettiamo il sole è scomparso e l’acqua del fiume sembra magica.
Mentre torniamo alla macchina facciamo il resoconto e ci rendiamo conto che tre bei temoli sul mezzo metro, nonostante le loro ritrosie, sono venuti a trovarci, insieme, sempre loro malgrado, con altri fratellini ed alcune cuginette fario.
Non so se ci tornerò ma sicuramente non dimenticherò quella serata.


Cuccaro Andrea


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