DEU - La Wiesent

Germania  15/06/97


di Andrea Cuccaro, foto A.Mogliotti

Una veloce avventura nella bassa Baviera


Il fiume.

Annoiato, nella calura d’agosto, stavo sfogliando distrattamente una rivista di pesca a mosca francese in cerca di qualche ispirazione, quando il mio occhio cadde su di un articolo che parlava di un chalkstream in bassa Baviera.
Era già qualche tempo che stavo cercando un bel fiume nelle vicinanze di Francoforte per unire al piacere di rincontrare un vecchio amico, emigrato in Germania per motivi di lavoro e di cuore, anche un’uscita di pesca.
Ed eccolo li’, il Wiesent !!
Senza esitazioni presi il telefono per chiedere al mio se aveva voglia di fare un sopralluogo.
La domenica successiva, mentre mi accingevo ad andare a dormire squillò il telefono : "Ciao Andrea, sono stato sulla Wiesent è bellissima! Scorre in una valle pianeggiante, è largo una quindicina di metri ed il fondo è ricoperto dal ranuncolo. L’ho seguito per vari chilometri, ho visto molte bollate e pochissimi pescatori !! Allora, quando arrivi ? ... ".
Fatti i conti con le poche ferie che mi restavano riuscimmo a trovare un week-end per effettuare la nostra battuta di pesca, un "tocca e fuggi", ma lui mi giurò e spergiurò che ne sarebbe valsa la pena.
Passarono due settimane di trepida e fervente attesa nelle quali costruii mosche e controllai l’attrezzatura.
Alcune bollate mattutine.

Finalmente, un venerdì giunse l’ora della partenza; un breve volo mi separava dall’amico ed un altro paio d’ore d’auto dal fiume !
Giunto a Francoforte dopo i convenevoli di rito ed un allegro pasto siamo partiti verso la nostra meta. "Non ti preoccupare verso le quattro o al massimo per le cinque siamo sul fiume a pesca, sono solo 200 km !" diceva il mio amico e queste parole continuarono a riecheggiarmi in testa fino a quando verso le nove di sera giungemmo stremati, sotto un tremendo acquazzone, dopo ore di coda sull’autostrada, in vista della pensione in cui avevamo prenotato.
Il fiume lo si sentiva scorrere placido ma purtroppo il buio lo nascondeva ai nostri occhi.
"Guten Morgen Fräulein, abbiamo prenotato due camere e già che ci siamo vorremmo ritirare anche i permessi di pesca per domani." - "Un attimo che chiedo a mio marito. Hans, i signori, domani, vorrebbero pescare." - "Pescare domani ?! No! Non è possibile c’è già troppa gente! Sono già sei le persone che pescano domani e la riserva è lunga solo 3 km !!"
Il mio sguardo d’odio si rivolse verso il mio amico mentre pensavo : "Maledetto fetente bastardo mi hai fatto venire dall’Italia, fare 6 ore di macchina ed adesso non si può pescare ?!!!"
"Ci scusi ma veniamo dall’Italia per pescare nel Wiesent !" disse il mio amico probabilmente avendo letto nella mia mente.
"Dall’Italia ?! Bhe, per questa volta va bene, ma la prossima volta, quando prenotate avvertite che volete pescare !"
La mia rabbia sbolli’ in fretta anche perché la cena fu bagnata, oltre che dal temporale che continuava allegramente ad imperversare, anche da due buone WeizenBier a testa, e dopo un buon litro di birra sono disposto a perdonare tutto e tutti !
Erano le undici di sera quando decidemmo di tornare in albergo per controllare le ultime cose e prepararci per l’indomani.
La mattina si presentò con il cielo ancora coperto e cadeva una fine pioggerella ma nulla ci avrebbe fatto desistere dal nostro proposito di pescare neanche la spruzzata di neve che cadde quel 3 settembre alle 10 di mattina in bassa Baviera.
Come ci spiegò il guardia pesca la riserva era costituita da due tratti uno di circa 1 km che si estendeva dall’albergo verso monte, il secondo un po’ più in basso lungo circa 2 Km. La riserva era catch and release e bisognava usare ami senza ardiglione. La popolazione era costituita prevalentemente da fario ma erano presenti anche i temoli. Le fario venivano introdotte a livello di avannotti una volta ogni tanto mentre i temoli erano autoctoni. Si scusava se quest’anno non era come gli anni precedenti ma nell’ultimo inverno avevano avuto notevoli problemi con i cormorani e, a riprova delle sue parole, ci mostrò una serie di foto che raffiguravano i temoli uccisi dalle beccate : esemplari di oltre mezzo metro !
Una delle poche trote fotografate.

Scegliemmo di andare a vedere la parte più bassa della riserva. Appena giunti vidi il mio amico cominciare a sorridere : "Ma è proprio il posto in cui avrei voluto pescare ! Ho visto delle belle bollate li’ sotto quell’albero !". Il fiume scorreva in mezzo ai prati, l’acqua era leggermente velata per il temporale della sera prima ma ancora accettabile, il fondo era uno spettacolo !!
Ci cambiammo in un’istante e montammo le canne ad una velocità supersonica tanta era la voglia di pescare e di esplorare questo "nuovo" fiume.
Erano circa le 10,30 quando abbiamo cominciammo a pescare, l’attività del pesce si limitava a qualche sporadica bollata su gli spent della sera prima. Ma le catture cominciarono subito e quattro o cinque trotelle sui 25, 30 cm guadagnarono, mal volentieri, la sponda per poi essere liberate e ritornare nel loro mondo. Ma date le caratteristiche del fiume, le parole e le foto del guardia pesca eravamo convinti che quel fiume ci avrebbe dato molto di più.
Il tempo stava migliorando, il cielo si stava aprendo ed il sole cominciava a far capolino fra le nuvole.
Verso mezzogiorno cominciò una schiusa di piccole baetidi. Le dun cominciarono a scendere lungo la corrente ed in pochi minuti il fiume si animò, le bollate si fecero più frequenti e più numerose e qualche "plooop!" più sordo ci fece capire che erano entrate in attività anche quelle più grandi.
Un recupero.

Pescavamo con artificiali montati su 16/18 in cul de canard con un finale del 14.
Cominciammo a discendere il fiume in cerca di un bel pesce ed eccolo li’ che bollava al ritmo di un cronografo svizzero fra due banchi di ranuncolo. Il lancio non era dei più semplici ma il mio amico riuscì al primo tentativo a effettuare un bel lancio, il finale si fermò sulle alghe ma tutto il tip ben ondulato sull’acqua. La mosca cadde nella correntina giusta e cominciò il suo avvicinamento al pesce. I secondi cominciarono a scorre lentamente. All’improvviso un guizzo e la superficie dell’acqua si ruppe. La ferrata fu istantanea ed il pesce, scoperto l’inganno, dopo uno spettacolare salto cercò di gettarsi fra le alghe. La bravura del mio amico e la resistenza del filo, nonostante la testardaggine della trota, ebbero la meglio e in pochi minuti e comparve in superficie una fario dagli stupendi colori superiore ai 40 cm.
Questa fu la prima di una serie di capi piu o meno simili che caddero vittime di imitazioni "ben presentate".
La giornata si concluse con una ventina di pesci a testa ma lasciandoci ancora la voglia di ritornare sul quel fiume per scoprire "cosa" si nasconde nelle sue acque.


Andrea Cuccaro


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