FRA - Franche Comté: La Loue

  17/06/2006

foto e testo di Lorenzo Nogara

S’è detto e scritto di tutto su questo fiume della Francia del Dipartimento della Comté, carico di storia e misticismo, da diversi anni un tantino trascurato dalla massa per la tendenza new che c’è nella ricerca spasmodica di pescare sempre più diverso ma soprattutto più esotico. 
A torto o a ragione queste nuove tendenze della pesca globale, se da un alto aprono nuovi orizzonti dall’altro alleggeriscono di fatto la pressione di pesca in quei fiumi cosiddetti storici come la Loue a tutto beneficio naturalmente del fiume e dello stesso pesce.
In questo pezzo di terra Francese, al confine con la Svizzera, la bellezza del territorio, “les ombres” pinna blu e le mitiche trote “tigré” dello Jurà, ne fanno un itinerario sempre emozionante e interessante per chi vuole trascorrere un bel weekend in santa pace e in piena tranquillità.
Erano anni che volevo recarmi a pescare su questo fiume francese e finalmente nel weekend del 25 aprile, grazie all’invito che mi ha rivolto l’amico Italo, ho potuto soddisfare questo mio desiderio.
Debbo confessare che Italo aveva ragione quando asseriva che dopo averci pescato una volta ci vuoi ritornare. Sarà l’ambiente, sarà il fiume, saranno i pesci sarà…boh non lo so, ma effettivamente la voglia di ritornarci è tanta e sto già pregustando con ansia la prossima uscita che si andrà ad organizzare. Forse sono stato contagiato dalla sindrome della Loue? Mah, forse sto diventando vecchio e con la vecchiaia le mie difese immunitarie vengono meno quindi sono più soggetto a questo tipo di contagi ciò posto sarò costretto a ricorrere alle cure del Dott. Italo, che sicuramente saprà come curarmi a dovere.
La Loue sorge come d’incanto da una falda nella roccia e scorre, come un lungo serpente azzurro, dentro una verde valle, che si è formata in migliaia di anni proprio per la lunga e costante opera corrosiva che il fiume stesso ha operato sul duro territorio calcareo.
Impressiona il fatto che da qualunque parte ci si avvicini al fiume si scorgono con facilità, vista anche la limpidezza dell’acqua, numerosi temoli pinna azzurra “ombre” per i francesi e trote, le mitiche e famose trote tigrate, specie ittica quest’ultima presente in tutto il territorio dello Jurà franco/svizzero. Purtroppo per qualcuno, non per tutti, queste torte sono anche molto conosciute per la prelibatezza della loro carne infatti, sono molti i ristoranti locali che le propongono nella loro carta menù. Personalmente anche se non sono un non killista al 100% preferisco degustare le numerose qualità di formaggi locali in pasta morbida come i mitici chevrotin (formaggi molto aromatici fatti con erbe e latte di capra) uniti ad un buon bicchiere di Medoc rosso ed a un pezzo di baguette.
Quest’anno, anche da queste parti, l’inverno è stato più lungo del solito così quando siamo giunti in tarda mattinata sulla Loue abbiamo trovato i livelli un tantino più alti del solito. Questo fatto ha influito in maniera negativa sull’attività dei pesci in superficie tant’è che anche le schiuse di insetti erano quasi inesistenti, così come le bollate.
Nulla di male, anche se ci aspettavamo un altro contesto piscatorio, il fiume resta comunque bello ed interessante da affrontare anche con altre tecniche di pesca che non siano la secca, così abbiamo dedicato quasi tutto il weekend alla pesca con la ninfa.
L’unica integralista del gruppo che ha praticamene pescato con la secca per tutto il periodo è stata la moglie di Italo la quale è stata anche la prima ad allamare il primo temolo. Che culo ho pensato di primo acchito! Poi, osservandola attentamente durante l’azione di pesca e come si muoveva, mi sono detto: macché culo, quella sa lanciare, legge bene l’acqua, sa dove posar piume sulla superficie e, dulcis in fundo, conosce molto bene la Loue. Tradotto: è veramente tosta!
Nonostante le performance della signora Rosa con la secca, io ho comunque scelto di pescare a ninfa approfittando dell’occasione per mettere a frutto tutti gli ottimi consigli e segreti che l’amico Charles Jardin, durante la visita che ci ha fatto quest’inverno a Milano ci ha trasmesso, inoltre volevo provare nuove e vecchie metodologie di questa meravigliosa tecnica di pesca, spesso oggetto di animate discussioni sul pro e sul contro ma di fatto molto più catturante della secca specie nei momenti di poca attività dei pinnuti in superficie.
Non so se siano stati i livelli leggermente più alti del solito o la temperatura dell’acqua ancora fredda a favorirmi ma di fatto ho catturato molti temoli alcuni anche di pregevole taglia.
Sicuramente qualcuno leggendo delle numerose catture e della notevole quantità di pesce presente in alveo gli viene da pensare che questi pesci della Loue siano facili, tutt’altro, non commettete questo madornale errore perché su questi fiumi dello Jurà non si è mai certi di nulla poiché le condizioni ambientali mutano continuamente, per cui, quello che oggi va bene domani può essere fallimentare. C’è sempre l’incognita del tempo, della temperatura e più scendono i livelli delle acque più i pesci diventano bastardissimi. Ho ancora impresso nella mente la sfida che avevo improntato e perso sul Doubs con un enorme temolo che bollava tranquillo a pochi metri da me e che purtroppo è rimasto in quel fiume a bollare tranquillo. Eppure mi pareva una facile preda…! Va beh lasciamo perdere quella sfida.
A prescindere dal livello di cattura giornaliero, che varia ogni giorno, ritengo che nel curriculum di un pescatore a mosca un fiume come la Loue non debba assolutamente mancare pertanto consiglio di pescarci almeno una volta nella vita perché ne vale veramente la pena, tra l’altro non dista neppure tanto dall’Italia, da Aosta ci vogliono tre ore d’auto passando per il Traforo del Grand St. Bernardo, Losanna, Vallorbe e Ornans penso che da Milano, passando da Domodossola per il Sempione, Briga, Losanna, ci voglia un’oretta di auto in più.
Per un weekend di tre giorni sulla Loue si spendono circa 250,00 €uro con pernotto in albergo, permesso di pesca che varia a seconda della zona che si desidera frequentare (libere o private), pranzo e cena. Per il pranzo consiglio di portare del cibo dall’Italia in modo da mangiare direttamente sul fiume per poter continuare a pescare in questo autentico paradiso.
Lorenzo Nogara (Yeti)



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