IRL - Il pesce da un milione di lanci



Word Michele ”Mala” Malagugini
Photo Michele “Mala” Malagugini e Simone ”Zimosan” Sgaggio
Tempo di lettura: 20 minuti



Aasleagh falls

  Luglio 2014


Quando anni fa cominciai a prendere in seria considerazione l’idea di dedicarmi alla pesca del salmone atlantico, tra derisioni e battutine degli amici (pescatori), uno dei primi consigli che mi furono rivolti fu quello di “non mollare mai” e di tenere sempre bene a mente che il salmone atlantico è considerato “il pesce dai mille lanci”.
E già, il pesce dai 1000 lanci! Perché, se vogliamo dirla tutta, questa è l’unica vera regola che può favorire qualche chance di successo nei confronti di questo fantastico predatore: lanciare, lanciare e lanciare.
Certo, nella realtà delle cose poi uno entra in acqua e, forte delle proprie esperienze, prova a mettere in pratica anche altre strategie, tipo quella di scegliere mosche di dimensioni e colori appropriati alle condizioni del fiume, al colore dell’acqua, all’aspetto del cielo.
Ed ancora, recuperi lenti, recuperi veloci, recuperi sul fondo, recuperi sotto il pelo dell’acqua. Insomma, di tutto e di più per riuscire ad indurre all’abboccata la nostra tanto agognata preda: sua maestà il “salmone atlantico”.
Ma come spesso accade, solo tanta, tanta e ancora tanta pazienza e continuità nell’azione di pesca saranno la vera chiave per il successo, e la storia che vi sto per raccontare ne è chiara testimonianza.
Quest’anno, insieme al mio caro amico Simone

Il mio amico Simone

complice un meraviglioso articolo scritto da Luca Montanari (Lucaseabass) sul suo bellissimo sito www.moscofilia.com, ho deciso di riprovare l’esperienza con il salmone atlantico, dopo averne in precedenza vissuta una bellissima nell’estate dello scorso 2012 (vedi articolo su PIPAM intitolato Un sogno diventato realtà), e grazie alla quale mi sono letteralmente innamorato di questo pesce.
La meta di quest’ultimo nuovo viaggio è stata l’Irlanda e più precisamente il fiume Erriff, nella regione del Connemara.
Oltre che per la bucolica bellezza dei luoghi, la scelta è ricaduta su questo “spate river” anche per l’abbondanza delle risalite, qualora condizioni meteo e livelli dell’acqua corrispondano a quelli ottimali.
Infine, da quello che l’amico Luca Montanari mi aveva fatto intuire, anche il lodge che ci avrebbe ospitato, nonché la professionalità dei suoi gestori, avrebbe senz’altro incontrato il nostro massimo gradimento.

Il lodge

Insomma, alla fine di tanti discorsi e ragionamenti, stabilita finalmente la meta, restava solo da decidere il periodo.
Dopo esserci confrontati più volte sia con Mr. James Staford, gestore del lodge (nonchè abile ed esperta guida di pesca), sia con altri amici pescatori più “esperti” del sottoscritto, abbiamo deciso di programmare il nostro viaggio per la prima settimana di Luglio; settimana che, stando alle statistiche, sarebbe coincisa con l’apice di risalita dei salar.
Ma si sa, nella pesca le regole e le statistiche son fatte proprio per essere controvertite.
Ed ecco com’è andata:

Giorno 1 - Domenica: viaggio da Bergamo Orio al Serio al "microscopico" aeroporto di Knock, piccola città che non sapevo manco esistesse, sita sul versante occidentale dell’Irlanda, a circa un’ottantina di Km dalla nostra meta.

arrivo all’aeroporto di Knock

Arrivati finalmente a destinazione, a circa metà del pomeriggio, come prima cosa, dopo aver scaricato armi e bagagli, decidiamo di scendere subito a verificare le condizioni del fiume, distante solo 200 metri in linea d’aria dal lodge.

Simone, il giorno del nostro arrivo sull'Erriff... in secca!


La targa in bronzo sull'Aasleagh Falls Bridge

Di corsa raggiungiamo il ponte da cui è possibile ammirare le cascate dell’Erriff in tutto il loro splendore e… Porca miseria, il fiume è praticamente una distesa di sassi e pochissima acqua corrente!

Gauge pool, alla beat 9, il giorno del nostro arrivo!

Caspita, rispetto alle foto che avevo avuto occasione di vedere navigando in Internet, quello che ora mi trovo di fronte è poco più di “rubinetto aperto”.

Aasleagh falls il primo giorno di pesca

E naturalmente il morale, fino a quel momento ben oltre le stelle, comincia subito a scendere. Ma non così tanto, per fortuna, da farci desistere dal desiderio di provare subito a pescare. Tant’è che dieci minuti dopo, con il permesso di James, siamo già in acqua.

Preparativi di Simone

Tra l’entusiasmo e la curiosità, le poche ore di luce a nostra disposizione terminano in fretta e ci ritroviamo a far ritorno al lodge, per la prima volta a mani vuote. Vabbé, ci diciamo, tanto la vera settimana di pesca comincerà domani. Oggi è stato solo rodaggio.

Giorno 2 – Lunedì: dopo un’abbondante colazione in pure Irish Style, veniamo a conoscenza che ci sono state affidate due beat: il mattino la N°9, proprio sotto il lodge ed il pomeriggio la N°8, appena sopra la grande cascata (Aasleagh Falls).

Irish breakfast

Veloci come fulmini partiamo per la nostra prima vera giornata di pesca, armati ciascuno della propria attrezzatura ma ancor più di tantissimo entusiasmo.
Entusiasmo che, purtroppo, al termine della prima giornata trascorsa a lanciare, lanciare e lanciare si rivelerà piuttosto affievolito, dato che le nostre mosche non sono riuscite a sortire l’effetto desiderato nei confronti dei salmoni.

Vista sull'Errif in secca.

Anzi no. In verità Simone ad un certo punto della giornata scorge un nutrito branco di salmoni sul fondo della Bridge Pool, a valle del ponte che attraversa la beat 9, a poca distanza dal punto in cui il fiume si immette nell’Atlantico.
E rotto ogni indugio decide di sostituire la propria “cascade” (mosca da salmoni tra le più utilizzate sull’Erriff), con un “volgarissimo” jig super pesante (bianco, se la memoria non m’inganna) e dopo alcuni lenti recuperi a radere il fondo, riceve una botta mostruosa ed aggancia il suo primo salmone, il quale, dopo un salto strepitoso fuori dall’acqua, si slama.
Porca miseria! Non esiste!!!
E così la sera del primo giorno andiamo a coricarci stanchi, con all’attivo solo qualche piccola sea trout ed un salmone perso per Simone. Un po’ di delusione, dunque, ma proprio per aver avuto almeno un salmone in canna, anche un poco rinfrancati.

Recupero di una sea trout alla Bridge pool della beat 9

Non disperiamo quindi! Abbiamo deciso di venire in Irlanda a “caccia” di salar, consci che non si tratta di una cosa semplice. Ed ora che siamo in ballo, non dobbiamo assolutamente mollare. Avanti Simone! Avanti Mala!

Giorno 3 – Martedì: l’estrazione del mattino ci premia con due beat del tratto mediano, la 4 e la 5, che a dire degli altri ospiti del lodge, presentano tratti molto interessanti, quando i livelli del fiume sono alti. Ma con i livelli bassi?

due mani sotto il sole, alla Jankin's pool della beat 5

L’Erriff oggi è poco più di un ruscello e, consapevoli che queste non sono condizioni per sperare nella cattura di un salmone anche dovessimo lanciare ininterrottamente per tutto il giorno, decidiamo di approfittarne per fare un po’ di scouting, visitando altri tratti di fiume ed arrivando addirittura “sconfinare” alla foce dell’Erriff (quasi in mare aperto quindi) pur di poter pescare con un minimo di convinzione.

Tentativi alla foce dell’Erriff

Anche il secondo giorno si conclude con qualche piccola sea trout e nessun salmone.

Il sole picchia Approfittiamone!


Giorno 4 – Mercoledì: Evvaiiii! Anche oggi il sole splende alto nel cielo, come non mi era mai capitato di vedere in Irlanda. Ed il livello dell’acqua, nell’Erriff, è sceso che tra poco ci saranno solamente sassi!

Sempre meno acqua e... sempre più sole!

James, intuisce il nostro sconforto e ci propone un’alternativa che avrà l’effetto immediato di risollevarci il morale e riportarlo a livelli accettabili.
James, infatti, lavora per conto di una società che gestisce molte acque da salmoni in Irlanda. Tra queste, il Moy River. E pare che oggi si sia liberata una canna proprio sulla più famosa pool d’Irlanda: la Ridge Pool di Ballina!
Per chi non lo sapesse, la reputazione di questa pool è così prestigiosa, che prenotare una canna è quasi più difficile che catturare un salmone.
Ricevuta quindi la notizia di questa fantastica opportunità, Simone ed io saliamo di corsa in macchina, per “fiondarci” a Ballina dove un collega di James ci sta già aspettando.
I Km scorrono veloci e durante tutto il viaggio non facciamo altro che fantasticare sulla giornata che ci attende.
Quando finalmente arriviamo a destinazione, trovare la pool è un gioco da ragazzi, poiché il fiume scorre proprio in centro a Ballina, mentre la Ridge Pool è poco distante dalla Cattedrale San Muredack.

Simone sul Moy

Nemmeno il tempo di parcheggiare la macchina e capire da che parte si deve scendere per accedere alla pool, che già uno dei quattro pescatori presenti in acqua “incanna” un salmone. Il ghillie accorre veloce e tempo due minuti il salmone, un piccolo grilse, è già tra le maglie del capiente guadino.
Finalmente tocca a noi entrare in acqua. Purtroppo, essendoci già quattro posti prenotati e cinque il numero massimo di canne ammesse in acqua, Simone ed io siamo costretti a pescare a turno. Il primo a cominciare sono io.
E’ inutile che vi stia a descrivere l’emozione che ho provato al solo fatto di poter pescare in una delle più famose pool d’Irlanda.
L’unica cosa che posso dirvi è che ad ogni lancio il cuore saliva in gola e le mani non hanno mai smesso di tremare.

A mollo nella Ridge pool, sul Moy a Ballina


Simone sulla Ridge pool del Moy

Anche lui, purtroppo, dopo circa trenta minuti porta a termine il suo giro con un nulla di fatto. E così andrà avanti per tutto il giorno. Tra lanci su lanci, cambi di mosche e strategie, tra i salti sporadici di qualche salmone e la speranza di “sentire” almeno un tocco.

Selfie sulla Ridge Pool

E pian piano se ne va anche il terzo giorno.
In auto, durante il viaggio di ritorno, il silenzio regna sovrano. Non fosse per la passione che ci lega alla pesca, penso che arrivati a quel punto avremmo anche potuto decidere di gettare la spugna.
E tra l’altro le previsioni meteo continuavano a promettere bel tempo anche per i giorni a venire. La sera arriviamo al lodge stanchi e delusi. L’unica consolazione è rappresentata dalla possibilità di rifocillarci alla tavola di Mery, la moglie di James, ottima cuoca e “gran cerimoniera”.

Aragosta!

James, venuto ad accoglierci come sempre, per sapere com’è andata, non riesce a nascondere il proprio imbarazzo quando gli raccontiamo che pure sul Moy le cose non sono andate bene.
“Evidentemente”, avrà pensato, “questi Flyfishermen Italiani devono essere proprio imbranati”
Questo è il pensiero che immagino gli sia passato per la mente, un attimo prima di comunicarci che l’indomani, visto e considerato che oramai il letto dell’Erriff era quasi in secca, ci sarebbe stata concessa la possibilità di pescare sul fiume Corrib, a Galway.
“Incredibile” penso, “quest’uomo manca solo che ci attacchi i salmoni all’amo e poi le ha provate proprio tutte per mandarci a casa felici!” Grande James! Anzi, unico!

Giorno 5 - Giovedì: seguendo le istruzioni stradali di James, dopo circa un ora e ½ di strada riusciamo finalmente a raggiungere la pool che ci è stata assegnata e che si trova poco a valle della diga da cui nasce il River Corrib, il cui corso, fino alla foce, è lungo solo sei chilometri.

Cascata sul Corrib

Purtroppo scopriamo subito che si tratta di una cosiddetta “running pool” ovvero una pool ove salmoni transitano ma non vi stazionano.
E manco a dirlo, i pescatori presenti nella (magnifica) pool a monte incannano un salmone dietro l’altro..
Ma noi non ci scoraggiamo e, preparate le nostre fide “due mani” cominciamo a pescare.
Anche qui, come il giorno prima sul Moy, le emozioni si susseguono nella consapevolezza che stiamo pescando in un fiume “come si deve”, anche se non nella migliore delle sue pool.
E a rinfrancare il nostro spirito arriva finalmente la pioggia. Tanta pioggia, che ha il potere di farci tornare a sorridere.
Simone con la sua “due mani” in bamboo rigorosamente auto costruita ed io con una più convenzionale 12 e ½ in carbonio, non molliamo un attimo.

Il Bamboo di Simone

Un lancio dopo l’altro, con fare meticoloso perlustriamo tutta la pool. Una volta, due volte… infinite volte. Poi, ad un certo punto, sento un colpo sul vettino. E’ solo un colpo, purtroppo. L’attacco questa volta c’è stato, ma nulla più di questo. Ed è quanto basta per portarmi il cuore in gola ed il battito a mille!

Sul Corrib sotto la pioggia

Non ci posso credere: sono quattro giorni che lancio come un matto e tutto quello che riesco ad ottenere è solo una botta sulla vetta! Nooooooooooo....!
Mi siedo sul bordo del fiume e, imprecando alla sfortuna, mi metto a guardare Simone, in mezzo al fiume, che continua a lanciare.
“Siamo proprio due scemi”, penso. Ma non sarebbe stato meglio che ce ne fossimo andati a trote, in qualche bel fiume Italiano? A quest’ora avremmo avuto le dita callose a forza di slamar pesci!
Ma poi il vento sferzante e la pioggia che oramai si infila ovunque, mi risvegliano dai pensieri e mi riportano alla realtà : Siamo qui, Mala. In Irlanda. E dobbiamo giocare fino alla fine.
Concludiamo il quinto giorno con il… quinto cappotto consecutivo eccezion fatta per una piccola trota di mare che catturo praticamente all’ultimo lancio.
Ma alla faccia della sfiga, il ritorno a casa è pieno di speranze.
Ha piovuto molto tutto il giorno e non vediamo l’ora di vedere in che condizioni si trova l’Erriff.
Quando arriviamo sul ponte che domina le cascate è quasi buio, ma riusciamo ugualmente ad avvicinarci alla cascata che finalmente… è gonfia d’acqua!

Cascata gonfia

Al lodge, James ci informa che i livelli sono cresciuti molto e che tantissimi salmoni stanno risalendo il fiume.
Con quest’immagine nella testa, ci infiliamo sotto le coperte.
La notte è lunga, purtroppo, e noi abbiamo fretta di scendere in acqua...

Giorno 6 - venerdi: Siamo al settimo cielo. Durante la solita mega colazione, James ci informa che ha continuato a piovere tutta la notte, che ci sono molti salmoni che stanno risalendo e che questa mattina pescheremo nella migliore delle beat: la numero 9. Il pomeriggio, invece, ci toccherà la beat 8, appena sopra la cascata e alla scala di monta. Due ottime beat insomma.
L’inizio è dei più promettenti. Simone decide di cominciare nella pool appena a valle del ponte mentre io mi reco sotto la cascata.
Dopo pochi lanci aggancio la prima delle cinque sea trout che riuscirò ad incannare nell’arco di un’ora. Sono pesci divertentissimi da pescare, di taglia compresa tra i 30 e i 40 cm (ma che possono superare abbondantemente anche i 50 cm) e con una forza che solo i pesci di mare possiedono.

Sea trout

Ma tanta è la voglia di catturare il primo salmone, che tra una trota e l’altra non mi prendo nemmeno il tempo per scattare loro una foto decente.
Sono carico come non mai. E sono altrettanto convinto che presto verrà il mio momento. Ad un certo punto, come se avessi percepito un qualche misterioso segnale, decido che il prossimo lancio lo farò puntando la cascata, quasi controcorrente. Contro ogni logica, insomma.
E così faccio. Il finale viene immediatamente travolto dalla forza della corrente e, affondando rapidamente, trascina con se anche la coda di topo.
Lascio che il tutto si immerga per bene, per poi cominciare a recuperare lentamente, per permettere al sistema coda/finale di mettersi in tensione, mentre l’acqua continua a trascinare il tutto verso valle

Piove di brutto! Era ora!!!

Improvvisamente la trazione si appesantisce ed intuisco immediatamente cosa sta succedendo: c’è!
Finalmente il mio primo salmone ha abboccato per bene ed ora sta risalendo deciso controcorrente. Le mani, le gambe… tutto il mio corpo è attraversato da un tremore continuo. Il pesce, con una forza inaudita, continua a puntare con il muso verso la corrente, quasi non facesse caso alla trazione contraria che esercito facendo leva sulla canna, per condurlo verso di me. Verso una zona meno turbolenta.
Dopo 5 minuti finalmente è a tiro di guadino, ma… il guadino io non ce l’ho. Il pesce non è grande.
Si tratta di un grilse d’una sessantina di centimetri, per cui posso tentare di prenderlo per la coda. Continuo a combatterlo, cercando di assecondarne i continui tentativi di fuga, quando improvvisamente, oramai a qualche centimetro dalla mia mano, il mio meraviglioso, primo salmone Irlandese si slama.
Silenzio.……………………………………………………………………………………
Credo che i minuti trascorsi in silenzio siano stati almeno una decina. Forse anche di più. Uno dei momenti più brutti della mia vita (di pescatore). Non potevo crederci. Avevo fatto tutto alla perfezione. Se avessi avuto un guadino con me, avrei potuto salpare il pesce almeno una decina di volte, prima di tentare di afferrarlo con la mano per la coda.
E invece lui cosa fa? Si slama! Mmmmmmmm………
Di li a poco Simone mi raggiunge. Anche lui, nonostante oggi le condizioni meteo siano quelle ottimali (per la pesca), non è proprio quel che si dice il ritratto della felicità.
Gli racconto dell’accaduto e lo invito a lanciare ed insistere proprio nel punto dove poco prima avevo agganciato il mio salmone.
Non faccio a tempo ad allontanarmi d’una decina di metri, che lo sento urlare: "ce l’ho! Mala, ce l’ho!"

Simone incannato con il suo salmone!

Mi “fiondo” letteralmente da lui, rischiando anche un bel bagno nelle fresche acque dell’Errif.
Simone, con fare sapiente, dopo un combattimento di alcuni minuti riesce a condurre il suo salmone in acque più tranquille dove ad attenderlo ci sono io, con i miei artigli
Lo salpo per la coda e, non senza difficoltà, riesco finalmente a consegnarlo nelle mani di Simone, il quale “spara” un sorriso a 120 denti, che nemmeno lo Squalo 1 di Spielberg sarebbe riuscito ad eguagliare.

Simone e… Salmone!

Simone è felice; io… beh, diciamo la verità: sono contento che lui abbia scappottato. In realtà, dentro sono incazzato come una bestia (con me stesso, s’intende ).
Il pomeriggio lo trascorriamo nella parte alta della Beat 8, appena a monte della scala di monta, sotto una pioggia torrenziale, ma di salmoni.... nemmeno l’ombra.

La scala di monta a lato della cascata

E domani sarà l’ultimo giorno per “scappottare”. La vedo dura!

Giorno 7- sabato: mi alzo speranzoso di poter pescare le beat centrali della riserva, ma come prima cosa veniamo informati che pescheremo il mattino nella N°1, ed il pomeriggio nuovamente nella N°8.

Tra le rapide della Beat 8

D’improvviso mi prende lo sconforto più totale. La beat N°1 dista circa una quindicina di Km dalla foce ed il letto del fiume ha una conformazione che non mi piace per nulla. Sembra un fiume della bassa padana. Lento, uniforme e dispersivo.
Insomma la giudico una vera fregatura. E comunque, non so voi, ma a me quando un posto non convince, ci pesco pure male. Anche se mi dicono che è imballato di pesce.
Simone, invece, oggi appare decisamente più tranquillo e rilassato del solito. Beato lui.
La giornata trascorre lenta e tranquilla, sotto un sole magnifico e qualche improvviso acquazzone a rinfrescare.
Naturalmente, seppur con il morale sotto i tacchi, decido di giocare comunque il tutto e per tutto e non mollo un istante. E così mi ritrovo a battere e ribattere con incedere minuzioso ogni pool, ogni correntina ogni situazione che desti il mio interesse. E Simone insieme a me. Lancio dopo lancio, recupero dopo recupero. Manco stessimo lavorando in catena di montaggio.
Ed infine anche l’ultimo giorno se ne va..
Risultato della vacanza, trote di mare a parte: un salmone perso ed uno preso per Simone; un salmone perso e zero salmoni presi per me.
Non ci posso credere. Ho trascorso 6 giorni a lanciare ininterrottamente dalla sera alla mattina, cambiando strategie, approccio, mosche, finali…

Due mani

Insomma le ho provate tutte, credendoci sempre, e… zero! Doppio zero!
Basta, voglio tornare a casa. Mi sta venendo il vomito!
Simone perdona, ma ci credevo davvero in questa vacanza.
Ci credevo a tal punto che mi sento… mi sento tradito!
Trascorro l’ultima cena, incapace di gustare le prelibatezze di Mery.
Simone, che intuisce il mio stato d’animo, si fa letteralmente in quattro per mantenermi allegro ed assecondare il mio carattere scorbutico. E di questo gliene sono immensamente grato.
Dopo aver preparato le valige e riposto definitivamente tutta la nostra attrezzatura, ci infiliamo sotto le coperte. Simone si addormenta quasi subito. Io, invece… no.

Giorno 8 domenica: ho faticato ad addormentarmi. Simone ha dormito come un sasso. Ha anche russato un pochino. Ed ha piovuto tutta la notte!

Coronation pool, gonfia d'acqua

Sono le 06.00. Alle 09.00 lasceremo per sempre il lodge per recarci in aeroporto, dove ci attende il volo di rientro per l’Italia.
Sono sotto le coperte e mentalmente ripasso i giorni che abbiamo appena trascorso. Con Simone era la prima volta che viaggiavo, e mi sono trovato benissimo.
Tutto sommato, cappotto a parte, la vacanza è stata notevole.
I luoghi che ho visitato camminando lungo le rive dell’Erriff, rimarranno per sempre stampati nella mia memoria. Così come l’esperienza di pesca sulla Ridge Pool, dove mi sono ripromesso di tornare per saldare un piccolo conto in sospeso.
E poi, inevitabilmente, riaffiora il ricordo dell’unico salmone che avevo catturato, combattuto e… perso. “Chissà ora dove sarà?” mi chiedo. E chissà quanti altri salmoni staranno risalendo l’Erriff, anche in questo preciso istante.
E magari, tra quelli, potrebbe essercene anche uno disposto ad abboccare alle mie mosche!....
...Ed in quel momento, in quel preciso momento succede qualcosa. Sono già le 06.45. Il sole è sorto da un pezzo, e… ma cosa ci sto facendo ancora sotto le coperte?...
Sguscio fuori dal letto, senza far rumore per non svegliare Simone. Mi vesto in velocità, sfilo la canna dal tubo porta canne, rovisto in valigia alla ricerca di un mulinello e prendo con me un’unica mosca. Una sola. Una di quelle che mi ha costruito il mio amico Mirco. Una Cascade spelacchiata, con pochissimi peli (poco vestita, insomma, come mi ha sempre suggerito James).
Scendo al piano terra, tolgo i waders e gli scarponi dalla sacca che avevo già riposto in macchina, li infilo e mi metto a correre.....
Sono le 07.00. Il fiume è davanti a me. Respiro a fondo, e mi gusto l’aria fresca. E pure il sole.
Sono rilassato. No, il termine esatto è “felice”. Monto la canna, infilo la coda tra i passanti, lego la mia mosca al finale e guardo il fiume.
Una pool, più delle altre ha sempre destato la mia curiosità.
Anche quando i livelli del fiume erano talmente bassi da farla somigliare ad una pozza d’acqua o poco più.
E’ la Gauge Pool, posta poco a monte del ponte che divide in due la beat N°9.
Mi avvicino e srotolo la coda in acqua, pian piano, per farle prendere la corrente, poterla mettere in tensione e cominciare a volteggiare.
Tutto è silenzio. Non percepisco nemmeno il rumore dell’acqua. Sono immerso nell’ovatta.
Comincio a volteggiare e decido di lanciare a 45° in direzione della piccola cascata che origina la pool. Il finale si posa disteso, ed entra subito in pesca. La corrente cattura la coda che comincia a derivare dolcemente ed io ne assecondo la discesa, seguendola con la vetta della canna.
Sono in pesca. Ogni singola cellula del mio corpo mi dice che sono in pesca. E la conferma arriva subito.
Vedo la coda entrare in tensione ed affondare veloce. Con la canna ne seguo la traiettoria, chiudo gli occhi e comincio a contare: " Uno…. Due…. Tre. Ferro. C’è! Caspita, c’è! C’è! C’è, per la miseria! Ed è anche bello incazzato!
Il combattimento che seguirà la ferrata è qualcosa che non dimenticherò facilmente. Talmente tanta è stata l’emozione che ho provato, che dopo ben 15 minuti, quando finalmente sono riuscito a trarre a riva il MIO salmone (a proposito, ero ancora una volta senza guadino), le mani mi tremavano così tanto, che delle tre foto che gli ho scattato prima del rilascio, le prime due sono venute mosse (anche se il salmone era immobile, disteso sull’erba umida) e la terza fa veramente pena.

La prima foto, decisamente mossa, del MIO salmone!


Il MIO SALMONEEEE!

Ma non importa. Per me è la foto più bella del mondo. La foto del mio salmone atlantico, del mio salmo salar, del mio wild atlantic salmon. 73 cm d’argento vivo, con tanto di pulci di mare addosso, catturato dopo mille lanci, come vuole la miglior tradizione. Anzi no: catturato dopo un milione di lanci. E se vogliamo essere pignoli, dopo un milione di lanci… e uno. Quell’ultimo, unico lancio, eseguito all’ultima ora di permanenza in Irlanda.
L’ultima chance. Come in un film. Meglio di un film: come in una favola!
Favola che si conclude con Simone che mi viene incontro.
L’istinto sarebbe quello di abbracciarlo, stringerlo forte e anche di piangere un po’, ma mi vergogno e così decido che una stretta di mano può andar bene comunque.
Ora la vacanza è veramente finita. Possiamo finalmente tornare a casa. Dove ricominceremo a sognare.

Tra le felci

P.S.: Grazie Simone (ZIMOSAN in PIPAM; Zimetto… per il sottoscritto)
Per informazioni sulla pesca nell’Erriff, vi consiglio di visitare il sito www.errifffishery.ie, dove troverete ogni informazione sul fiume, sulla pesca, sul lodge e tanto altro ancora.
Se volete informazioni più dettagliate, contattate direttamente James Stafford, al seguente indirizzo di posta elettronica: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
James saprà senz’altro fornirvi ogni dettaglio informazione ecc. riguardante pesca e soggiorno sull’Erriff.
Per le attrezzature, a mio avviso una 10 piedi per coda 8 è l’ideale per affrontare l’Erriff con qualsiasi livello, anche se in alcune pool delle beat mediane, la larghezza dell’alveo potrebbe suggerire soluzioni a due mani tipo 12 piedi e mezzo/ 13 piedi, oppure più versatili switch rod.
Poi, se vi servono altre info, non esitate a contattarmi qui su PIPAM all’indirizzo:

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Michele Malagugini (Mala)



© PIPAM.it

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