USA - Il Mosca Club Umbertide al Situk River

Stati Uniti   25/04/2008

Alaska

Yakutat, Alaska - Stati Uniti d’America

di Gian Paolo Caldari

Era dal 2005 che cercavamo di organizzare una trasferta in uno dei pochi fiumi al mondo in cui si possono pescare Steelhead a vista. Con l'aiuto di Robert Kingsley, professore d’arte alla Depauw University di Bloomington Indiana, dopo svariati rinvii, finalmente il 2008 sembrava essere l’anno buono. Prenotiamo quindi i voli con la British Airways e con l’Alaska Airlines , tre aerei da Roma via Londra Heathrow e Seattle con scalo tecnico a Juneau fino a Yakutat… tipo una vita… ma ne vale veramente la pena.
Come molti altri passeggeri della BA cadiamo vittime del famigerato terminal 5 che si perde esattamente la metà delle nostre otto valige, lasciando Ezio senza canne e vestiario, Francesco e Massimo senza canne. Il sottoscritto, per fortuna aveva diviso tutto in due valige e una me ne è arrivata con tutto il necessario per affrontare il Situk River…. La BA ci aveva dato una carta prepagata con 200 dollari per le prime spese, che noi avevamo investito al nuovo Fly Shop di Bob nel vecchio hangar dell’aeroporto. Comunque dopo due giorni avevamo ognuno i nostri bagagli, cosa graditissima, visto che Ezio stava cominciando a dare i numeri.
Fissiamo il primo pernottamento a Seattle al Red Lion Hotel a quattro passi dall’aeroporto e al Glacier Bear Lodge a Yakutat che a fronte di un pacchetto di 8 notti, pasti e auto a noleggio inclusi, ha voluto solo 5080 dollari per quattro persone, bevande escluse. La sistemazione è un pò spartana ma per dei ruvidi pescatori come noi andava più che bene !!! C’è da dire che il corpo centrale del Lodge è molto accogliente con un fornitissimo bar, una bella sala per mangiare e due bei biliardi da carambola. La cucina poi è veramente strepitosa: buona carne, ottimo pesce, insalate, patate fritte, dolci enormi… insomma non ci hanno fatto mancare nulla.
Ma cominciamo a parlare di pesca che è la cosa che ci interessa. Il Situk River nasce dall'omonimo lago e dopo un percorso di circa 25 miglia si getta nell’Oceano Pacifico. Il suo decorso è molto tranquillo con qualche bel raschio e belle pool dove si possono insidiare i pesci.
C’è un’unica strada per raggiungerlo e un solo accesso che lo attraversa, il Nine Miles bridge. I pescatori americani amano discendere il fiume in barca dal suddetto ponte e pescare le pool più belle, quelli europei preferiscono risalire il fiume fino al divieto di pesca “zona di riproduzione” e da lì discenderlo in wading. La risalita del fiume dura circa un’ora scarsa in mezzo a fango, neve, alberi e orsi….
I pescatori americani li dividerei in tre categorie: quelli che pescano leggero ed è un vero spettacolo vederli in azione : canna da 9 piedi per la sette, finale da 12 libbre e ovetto arancione in testa....
Agganciano una steelhead dietro l’altra ma non ne spiaggiano molte. Quelli che pescano pesante : nove piedi per la 9 o 10, finale da 20 libbre, strike indicator, due piombotti a 40/50 cm dall’esca e ovetto estemporaneo quadricolor….Ne agganciano meno dei precedenti ma le spiaggiano quasi tutte. Quelli che ravanano il fondo con una fila di piombi AA, le agganciano dappertutto meno che per la bocca e non ne spiaggiano neanche una…. Dei veri massacratori di steelheads… forse più controlli non sarebbero una cattiva idea , anche perché lo snagging sarebbe vietato!!! C’è poi anche qualche furbetto italiano che si comporta più o meno così… meglio sorvolare….
Noi da parte nostra le abbiamo provate un po’ tutte meno che il ravanamento del fondo e per quel che mi riguarda la tecnica del pescare leggero è quella che mi ha dato più dispiaceri e soddisfazioni.
Comunque arrivati a Yakutat siamo stati accolti all’aeroporto dalla signora dell’autonoleggio che ci ha subito consegnato uno splendido pulmino con le ridotte… e di corsa siamo andati al lodge dove Massimo e Francesco hanno potuto fare la licenza di pesca, mentre Ezio ed io, avendola fatta tramite internet, abbiamo preso possesso della camera. Poi di corsa a pesca: il primo a catturare è stato Ezio che, chiamato da Francesco che non riusciva a far mangiare una steelhead che vedeva spanciare in una buca abbastanza profonda, ha subito fatto strike con un vermone rosa della berlkley da 4 pollici lanciato a mosca… fortuna che mangiano piccolo !!!! Il mostro, risultato poi essere il pesce più grande della vacanza, fa bella mostra di sé nella foto: un maschio da 101 cm !!! Un vero “BIG FISH” come siamo ultimamente abituati a sentire ….
Poi tocca a Massimo con una bella femmina catturata con una leech rosa:
quindi a me con un’altra femmina catturata con una extended leech tutta nera :
e per ultimo Francesco : dopo due ore di pesca avevamo tutti scappottato e quasi non ci sembrava vero dopo le esperienze a steelheads in British Columbia!
Da notare il cappello di Francesco vero esempio di pescatore dèmodè tendente al pompierismo….
Si ringrazia la British per la splendida foto….
Il giorno del nostro arrivo il Situk era basso ma stava piovendo e la mattina del giorno dopo si era alzato di circa 50 centimetri e non vedevamo neanche una steelhead, ne aggancio una io di prima mattina che mi spacca tutto dopo 10 minuti abbondanti di lotta… poi più niente… in pratica cappotto…. Tutti e quattro. Ma la situazione era chiara: pochi pesci nel fiume. La risalita era appena cominciata e col passare dei giorni piano piano le catture non sono mancate. Un bel maschio fresco invece delle solite overwinter fa ben sperare per il futuro:
Eleggerei esche principe del Situk River qualunque tipo di ovetto purchè nei colori rosa, arancione o quadricolor e le sempre fantomatiche leeches, sia nere sia viola sia rosa, con o senza ovetto. Nella foto una bella chrome presa da Francesco con una imitazione di sanguisuga nera con ovetto rosso fiamma in testa, mentre Francesco in testa ha un nuovissimo cappello iper tecnologico in storm-text. Si ringrazia sempre la British per averci ridato canne e bagagli dopo soli (si fa per dire) due giorni.
Ezio dal canto suo, ormai ammaliato dalla gomma, fa strage di pesci con mostruosi cluster doppi o anche tripli sempre alla faccia che mangiano piccolo….
Il Pippo, cioè Massimo, ormai affezionatissimo alla sua leech rosa, mostra entusiasta una sua cattura:
E qui vorrei spendere due parole sul Pippo ( Massimo) che si è rivelato una volta in più il vero filosofo della pesca a mosca, dove pescare è l’ultimo degli obiettivi … prima si dorme, si fa colazione si fanno 10 telefonate, alle tre si smette di pescare, si prende il pulmino, si torna da solo al lodge, si lasciano gli amici da soli e senza macchina… BELLA PIPPO !!! SEI 'L MEGLIO !!! Noi ti amiamo anche per questo !!! Ed ora un po’ di foto di catture e paesaggi:

Gian Paolo e un overwinter da 94 cm

Francesco con un maschio fresco da 86 cm

Ezio con una femmina da 96 cm

Massimo con un maschio freschissimo da 72cm

Gian Paolo con una femmina fresca da 80 cm

Ezio con un maschio da 94 cm

Francesco, Gian Paolo e la steelhead

Massimo e la sua over-overwinter

Aquile di mare

Turisti

Qualche considerazione sui pesci.
Le steelheads, si sa, tirano come disperate e spesso è come se hai attaccato al tippet un autobus, quindi sarebbe saggio mettere canna e lenza dritte sperando di rompere il finale… fatelo! noi abbiamo cominciato a farlo dopo la terza canna rotta…. Per fortuna tutte canne con garanzia a vita !
Una considerazione anche sul tempo. Sperate che piova prima e durante, noi siamo stati otto giorni con l’acqua sia sopra che sotto ed è stata una vera goduria.

Special tanks
Per le foto Ezio Bani
Per le salsicce e capocollo Francesco Duranti
Per il Laptop e skype quel Pirolo del Pippo (Massimo Coletti)
Per l’articolo scritto Gian Paolo Caldari.
Per info Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Gian Paolo Caldari


© PIPAM.org
Stati Uniti   25/04/2008

Alaska

Yakutat Alaska Stati Uniti d’America

di Gian Paolo Caldari

Era dal 2005 che cercavamo di organizzare una trasferta in uno dei pochi fiumi al mondo in cui si possono pescare Steelhead a vista. Con l'aiuto di Robert Kingsley, professore d’arte alla Depauw University di Bloomington Indiana, dopo svariati rinvii, finalmente il 2008 sembrava essere l’anno buono. Prenotiamo quindi i voli con la British Airways e con l’Alaska Airlines , tre aerei da Roma via Londra Heathrow e Seattle con scalo tecnico a Juneau fino a Yakutat… tipo una vita… ma ne vale veramente la pena.
Come molti altri passeggeri della BA cadiamo vittime del famigerato terminal 5 che si perde esattamente la metà delle nostre otto valige, lasciando Ezio senza canne e vestiario, Francesco e Massimo senza canne. Il sottoscritto, per fortuna aveva diviso tutto in due valige e una me ne è arrivata con tutto il necessario per affrontare il Situk River…. La BA ci aveva dato una carta prepagata con 200 dollari per le prime spese, che noi avevamo investito al nuovo Fly Shop di Bob nel vecchio hangar dell’aeroporto. Comunque dopo due giorni avevamo ognuno i nostri bagagli, cosa graditissima, visto che Ezio stava cominciando a dare i numeri.
Fissiamo il primo pernottamento a Seattle al Red Lion Hotel a quattro passi dall’aeroporto e al Glacier Bear Lodge a Yakutat che a fronte di un pacchetto di 8 notti, pasti e auto a noleggio inclusi, ha voluto solo 5080 dollari per quattro persone, bevande escluse. La sistemazione è un pò spartana ma per dei ruvidi pescatori come noi andava più che bene !!! C’è da dire che il corpo centrale del Lodge è molto accogliente con un fornitissimo bar, una bella sala per mangiare e due bei biliardi da carambola. La cucina poi è veramente strepitosa: buona carne, ottimo pesce, insalate, patate fritte, dolci enormi… insomma non ci hanno fatto mancare nulla.
Ma cominciamo a parlare di pesca che è la cosa che ci interessa. Il Situk River nasce dall'omonimo lago e dopo un percorso di circa 25 miglia si getta nell’Oceano Pacifico. Il suo decorso è molto tranquillo con qualche bel raschio e belle pool dove si possono insidiare i pesci.
C’è un’unica strada per raggiungerlo e un solo accesso che lo attraversa, il Nine Miles bridge. I pescatori americani amano discendere il fiume in barca dal suddetto ponte e pescare le pool più belle, quelli europei preferiscono risalire il fiume fino al divieto di pesca “zona di riproduzione” e da lì discenderlo in wading. La risalita del fiume dura circa un’ora scarsa in mezzo a fango, neve, alberi e orsi….
I pescatori americani li dividerei in tre categorie: quelli che pescano leggero ed è un vero spettacolo vederli in azione : canna da 9 piedi per la sette, finale da 12 libbre e ovetto arancione in testa....
Agganciano una steelhead dietro l’altra ma non ne spiaggiano molte. Quelli che pescano pesante : nove piedi per la 9 o 10, finale da 20 libbre, strike indicator, due piombotti a 40/50 cm dall’esca e ovetto estemporaneo quadricolor….Ne agganciano meno dei precedenti ma le spiaggiano quasi tutte. Quelli che ravanano il fondo con una fila di piombi AA, le agganciano dappertutto meno che per la bocca e non ne spiaggiano neanche una…. Dei veri massacratori di steelheads… forse più controlli non sarebbero una cattiva idea , anche perché lo snagging sarebbe vietato!!! C’è poi anche qualche furbetto italiano che si comporta più o meno così… meglio sorvolare….
Noi da parte nostra le abbiamo provate un po’ tutte meno che il ravanamento del fondo e per quel che mi riguarda la tecnica del pescare leggero è quella che mi ha dato più dispiaceri e soddisfazioni.
Comunque arrivati a Yakutat siamo stati accolti all’aeroporto dalla signora dell’autonoleggio che ci ha subito consegnato uno splendido pulmino con le ridotte… e di corsa siamo andati al lodge dove Massimo e Francesco hanno potuto fare la licenza di pesca, mentre Ezio ed io, avendola fatta tramite internet, abbiamo preso possesso della camera. Poi di corsa a pesca: il primo a catturare è stato Ezio che, chiamato da Francesco che non riusciva a far mangiare una steelhead che vedeva spanciare in una buca abbastanza profonda, ha subito fatto strike con un vermone rosa della berlkley da 4 pollici lanciato a mosca… fortuna che mangiano piccolo !!!! Il mostro, risultato poi essere il pesce più grande della vacanza, fa bella mostra di sé nella foto: un maschio da 101 cm !!! Un vero “BIG FISH” come siamo ultimamente abituati a sentire ….
Poi tocca a Massimo con una bella femmina catturata con una leech rosa:
quindi a me con un’altra femmina catturata con una extended leech tutta nera :
e per ultimo Francesco : dopo due ore di pesca avevamo tutti scappottato e quasi non ci sembrava vero dopo le esperienze a steelheads in British Columbia!
Da notare il cappello di Francesco vero esempio di pescatore dèmodè tendente al pompierismo….
Si ringrazia la British per la splendida foto….
Il giorno del nostro arrivo il Situk era basso ma stava piovendo e la mattina del giorno dopo si era alzato di circa 50 centimetri e non vedevamo neanche una steelhead, ne aggancio una io di prima mattina che mi spacca tutto dopo 10 minuti abbondanti di lotta… poi più niente… in pratica cappotto…. Tutti e quattro. Ma la situazione era chiara: pochi pesci nel fiume. La risalita era appena cominciata e col passare dei giorni piano piano le catture non sono mancate. Un bel maschio fresco invece delle solite overwinter fa ben sperare per il futuro:
Eleggerei esche principe del Situk River qualunque tipo di ovetto purchè nei colori rosa, arancione o quadricolor e le sempre fantomatiche leeches, sia nere sia viola sia rosa, con o senza ovetto. Nella foto una bella chrome presa da Francesco con una imitazione di sanguisuga nera con ovetto rosso fiamma in testa, mentre Francesco in testa ha un nuovissimo cappello iper tecnologico in storm-text. Si ringrazia sempre la British per averci ridato canne e bagagli dopo soli (si fa per dire) due giorni.
Ezio dal canto suo, ormai ammaliato dalla gomma, fa strage di pesci con mostruosi cluster doppi o anche tripli sempre alla faccia che mangiano piccolo….
Il Pippo, cioè Massimo, ormai affezionatissimo alla sua leech rosa, mostra entusiasta una sua cattura:
E qui vorrei spendere due parole sul Pippo ( Massimo) che si è rivelato una volta in più il vero filosofo della pesca a mosca, dove pescare è l’ultimo degli obiettivi … prima si dorme, si fa colazione si fanno 10 telefonate, alle tre si smette di pescare, si prende il pulmino, si torna da solo al lodge, si lasciano gli amici da soli e senza macchina… BELLA PIPPO !!! SEI 'L MEGLIO !!! Noi ti amiamo anche per questo !!! Ed ora un po’ di foto di catture e paesaggi:

Gian Paolo e un overwinter da 94 cm

Francesco con un maschio fresco da 86 cm

Ezio con una femmina da 96 cm

Massimo con un maschio freschissimo da 72cm

Gian Paolo con una femmina fresca da 80 cm

Ezio con un maschio da 94 cm

Francesco, Gian Paolo e la steelhead

Massimo e la sua over-overwinter

Aquile di mare

Turisti

Qualche considerazione sui pesci.
Le steelheads, si sa, tirano come disperate e spesso è come se hai attaccato al tippet un autobus, quindi sarebbe saggio mettere canna e lenza dritte sperando di rompere il finale… fatelo! noi abbiamo cominciato a farlo dopo la terza canna rotta…. Per fortuna tutte canne con garanzia a vita !
Una considerazione anche sul tempo. Sperate che piova prima e durante, noi siamo stati otto giorni con l’acqua sia sopra che sotto ed è stata una vera goduria.

Special tanks
Per le foto Ezio Bani
Per le salsicce e capocollo Francesco Duranti
Per il Laptop e skype quel Pirolo del Pippo (Massimo Coletti)
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