NZL - A New Zealand Story..... appunti dal mio diario

New Zealand   21 Aprile - 3 Maggio 2008


di Nicola Piffanelli( Nickel76 )
foto di Nicola Piffanelli( Nickel76),Mirco Bandi ( Il Capitano) e Mike Kirkpatrick

27 ottobre 2007
Piove….visiono distrattamente un DVD di pesca amatoriale girato in NZ da un gruppo di ragazzi. Immagini scanzonate in uno stile tra il serio e il faceto, quando una serie di catture notevoli richiama la mia attenzione. Realizzo immediatamente che l’ambiente in cui si svolge l’azione è meraviglioso: natura incontaminata, acqua purissima da potersi bere e trote enormi.
Molto colpito dal video decido di contattare via mail il “ regista “ per fargli i miei complimenti. Dopo un paio di giorni ricevo una risposta secca e informale: -“Se ti è piaciuto il video immagina il tutto dal vivo, perché non vieni a trovarmi ?”-

21 Aprile 2008
Eccomi armi e bagagli al check in di Linate pronto a imbarcarmi in questa nuova impresa assieme al navigato (Droze) Mirco, moschista di lungo corso e viaggiatore incallito.
Sono 18.517 i chilometri e 21 le ore di volo che ci separano dalla nostra meta. Milano, Francoforte, Bangkock, Sydney, Christchurch e finalmente Nelson. Sunny Nelson, ridente cittadina costiera nell’isola Sud e base logistica della prima tappa del nostro tour. Atterriamo nel pomeriggio, il clima è frizzante e la brezza sa di mare.
Doccia rinvigorente, giusto un po’ di relax e arriva l’ora d’incontrare il nostro uomo: Mike Kirkpatrick, la guida (e autore del video). Pochi convenevoli, una conversazione brillante, un paio di birre ed è già mattino, saltiamo sul pick up e l’avventura inizia. In poco più di mezz’ora raggiungiamo il Wangapeka, un perla d’acqua cristallina incastonata fra le colline.
Zaino in spalla e in fila indiana, rigorosamente in fila indiana, seguiamo Mike che con passo spedito e sguardo vigile ci guida in quella che si rivelerà in seguito una delle più dure giornate di pesca mai affrontate fino ad ora.
Brevemente ma in modo molto tecnico ci istruisce sul da farsi: l’importanza dell’approccio all’acqua, alla preda e la presentazione dell’artificiale.
Ci spiega che le trote sono molto sospettose e suscettibili sia ai movimenti che ai rumori e non sono abituate alla presenza dell’uomo. Una volta avvistate, vanno avvicinate da dietro e in maniera rettilinea, per quanto possibile, risalendo la corrente fino a distanza utile.
Il terminale, esageratamente lungo (anche 8 mt.), gioca un ruolo fondamentale nell’azione di pesca. Viene realizzato utilizzando un polyleader da 5’ a 10’, per sopperire alla notevole potenza richiesta per svolgere il loop, al quale viene aggiunto un finale conico da 9’ e un lungo tip in fluorocarbon. Dry fly parachute e ninfetta in drop è lo standard, due falsi lanci e posa, il pesce non concede che un paio di tentativi.
E’ l’ora di metterci alla prova ma l’agitazione gioca brutti scherzi e l’apatia delle trote poi, ci fa sfumare due occasioni da fotoricordo, peccato.
Qualche chilometro più avanti al termine di una lunga buca scorgiamo una sagoma lunga e scura ninfare tranquillamente a mezz’acqua al limitare di una spumeggiante correntina.
E’ il mio turno, non voglio e non devo sbagliare. Sotto l’occhio attento di Mike mi avvicino furtivo, eseguo un buon lancio e la trota si desta incuriosita ma non attacca; riprovo…passaggio laterale, si volta, vedo il bianco della bocca e l’artificiale che scompare.
Ferro con decisione in simultanea con lo strike impartitomi da riva e c’è! Vitale e coriacea mi da battaglia in profondità impegnando non poco la mia 9’#6 per poi farsi inseguire controcorrente in mezzo ai sassi. Riesco ad averla una cinquantina di metri a monte in acque più tranquille. E’ una fantastica brown di 65 cm circa.
Livrea stupenda, accenno di becco e potenti pinne, che animale affascinante penso mentre la guardo riconquistare il centro del fiume dopo le foto di rito.
Galvanizzato dalla cattura e con il cuore che batte a mille mi accodo alla fila e proseguo il lungo cammino del rientro. Al termine della giornata questi sono i numeri:
16 i km percorsi
3 i pesci avvistati
1 trota catturata

23 Aprile
Come concordato in precedenza con Mike affrontiamo oggi una realtà differente: l’Owen River una sorta di chalk stream dalle acque color whisky ravvivato in sporadici tratti da briosi raschi. Posteggiato il pick up in uno dei pochi accessi vicino allo sterrato iniziamo l’azione di pesca nel tratto medio, muovendoci chini sulle ginocchia al limitare della sponda cercando di avvistare le trote senza entrare nel loro campo visivo.
Ci accompagnano nel nostro impacciato cammino gli occhi curiosi di pecore e vitelli. A discapito del Wangapeka, l’Owen risulta più popolato e dopo alcune centinaia di metri ecco la prima trota. Staziona al centro del fiume, immobile, forse in attesa di cibo. Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, capiamo che non ne voleva sapere di collaborare. Decidiamo quindi di proseguire.
La sorte sembra esserci avversa, nessun pesce incontrato fino ad ora mostra segni di attività. Mike ci tranquillizza dicendo che a fine stagione è normale, bisogna concentrarsi su eventuali prede in fase d’alimentazione precisa, sempre tecnico ed entusiasta.
Un brontolio allo stomaco e un soffice prato ci invitano alla pausa pranzo: tramezzini al tonno e verdure di stagione, due risate e si riparte con rinnovato vigore.
In questo tratto il fiume compie una stretta curva e il letto ora è a filo di una ripida parete, alcuni cespugli creano una sorta di tunnel tra la riva e la superficie quasi immobile dell’acqua. Hot spot!
Il clima è mite, assenza di vento e quiete religiosa. Accovacciati nell’erba attendiamo che qualcosa succeda. Una piccola schiusa d’effimere ci fa sperare in qualcosa di positivo, ed ecco una decina di metri a monte una timida bollata violare la quiete dell’elemento liquido.
Mi avvicino a passo di leopardo esortato a ridurre al minimo il fruscio prodotto dai waders e sfilo alcuni metri di coda, un lancio fuori bersaglio, per stendere il lungo finale, a cui segue una posa delicata a un metro e mezzo circa avanti al pesce.
La parachute Adams scende lentamente verso la trota che ora scorgo chiaramente in prossimità della superficie, lenta e inesorabile ghermisce la secca in una sorta di risucchio.
One...two... three… strike !
Risponde alla ferrata con una serie di poderose testate seguite da una rapida puntata in diagonale sotto gli arbusti della riva opposta, abbasso la vetta lateralmente tentando di rallentarla per poi smorzarne la corsa bloccando la coda nel raccoglitore.
L’azione morbida della canna mi aiuta a gestire il pesce senza stressare ulteriormente il finale dello 0,15 già al limite dello sforzo. In acque libere da ostacoli, dopo alcuni interminabili minuti, si arrende finalmente al capiente guadino.
Six point six pound…nice work man!
Seduto sulla riva, godo del momento, sorseggiando un succo di mela estasiato dal panorama.


Realizzo con un po’ di rammarico che fino ad ora Mirco non ha avuto molta fortuna in fatto di catture, spiazzato forse dalla totale diversità di approccio al pesce: l’indomani però sul Wairau, uno dei maggiori fiumi dell’isola Sud, le cose prendono una piega diversa: determinato e sicuro come mai prima di allora, il mio compagno di viaggio mette a segno una serie di catture a ninfa in una corrente vivace di media profondità. Vedo le iridee ,tutte sui 40 cm, specchiare sul fondo mentre ingoiano avide l’artificiale.
L’ampia pool ci consente di pescare liberamente tutti e tre godendo per una buona mezz’ora di abboccate a ripetizione. Finalmente…. anche se non è questo il tipo di pesca per cui siamo venuti.
Dal fondo della fila vedo Mirco avanzare di qualche metro e cambiare tecnica. Volteggia ora una vistosa secca da caccia, che al secondo passaggio provoca sull’acqua un’esplosione in superficie. La canna si curva alla fuga della trota che guadagna diversi metri di coda sfruttando la corrente del fiume impegnando Mirco e l’esile weight five in un rocambolesco inseguimento lungo la riva sassosa. Calmo ed esperto, il Capitano gestisce al meglio la situazione e porta a riva un vivace e puntinato esemplare.


Il cielo è limpido e le buone premesse ci fanno sperare in una giornata proficua.
E’ ancora il turno di Mirco che si vede protagonista di una duplice abboccata: all’unisono due trote notevoli, una delle quali nascosta in un erbaio vicino alla sponda, si gettano rispettivamente sulla secca e la ninfa in drop. Sfortunatamente nessuna delle due viene portata a riva.
Percorriamo diversi chilometri nel letto ghiaioso del Wairau pescando nel corso principale e in quelli secondari, generati dai bassi livelli di questo periodo.


Eagle Eye Mike, così l’abbiamo battezzato, di buon passo ci guida in uno dei suoi X point. Ad attenderci, nei pressi del sottoriva, una sagoma scura intenta a ninfare a un metro di profondità.
La sponda è alta e mi frana sotto i piedi. Massima prudenza quindi, per non fare rumore. Su consiglio del mister aggiungo all’ormai nota parachute una copper bead in opossum che si rivela irresistibile.
Ne segue un lungo combattimento, che alterna fughe veloci in corrente a puntate sul fondo. Alla fine ho la meglio e guadagno un’altra foto.
Mike ci fa notare il becco pronunciato e la gibbosità tra la testa e il dorso, caratteristiche peculiari delle grandi trote neozelandesi.


E’ noto che quando ci si diverte il tempo passa velocemente. Il sole ormai al tramonto ci avvisa che è meglio rientrare. Sul tragitto per Nelson sostiamo in un pub per una meritata birra.
Sono le diciannove e il locale è gremito di gente cordiale e affabile. Ci sentiamo bene, quasi parte del gruppo.
Conversiamo al banco allegramente, stanchi, ma soddisfatti per il buon esito dell’uscita.
E’ l’ultimo giorno in compagnia di Mike e dopo un lungo saluto con scambio di artificiali e gadgets vari, rientriamo alla base per il meritato riposo.

25 Aprile
Superato l’imbarazzo della guida a destra, il nostro Suv punta a Nord Ovest in direzione Takaka, percorrendo la highway costiera 60. Attraversiamo una delle migliori zone vinicole dell’isola, ci lasciamo Motueka alle spalle, cittadina portuense della Tasman Bay, e la strada si inerpica tortuosa per le colline alternando panorami da desktop a brulle pareti rocciose.
Pochi chilometri più avanti raggiungiamo nei pressi di Riwaka il sito speleologico delle Ngarua Caves, scoperto nel lontano 1884 e famoso in tutto il mondo.
Decidiamo che dopo tre giorni di Extreme Sight Fishing un po’ di turismo ce lo possiamo concedere; scarponcini da trekking, caschetto da minatore ed entriamo letteralmente in quelle che i locali chiamano Marble Mountains.
Goffo quanto etilico, John , un simpatico e stagionato pensionato ci guida attraverso giochi di luce, ombre e atmosfere gnomesche da film fantasy, fiero custode dei segreti e delle meraviglie del sottosuolo.
Una visita affascinante, non c’è che dire, ma finalmente buchiamo la superficie attraverso una botola salendo una ripida scala a pioli.
Grazie John e ci congediamo per arrivare nel tardo pomeriggio all’Annie’s Nirvana Lodge.
Pittoresco e psichedelico, è gestito da Miyuky, zelante geisha cyberpunk, e Allen, attempato reduce di Woodstock.
Alla sera barbecue in giardino con agnello e pomodori grigliati, cibo semplice, genuino e parecchio gustoso.

26 Aprile
E’mattino e il sole splende alto. Colazione abbondante e in pochi minuti di auto raggiungiamo l’Anatoki River, tributario del maggiore Takaka River.
Lo scenario è meraviglioso. L’acqua, di una limpidezza disarmante, sembra non esserci tanto è nitida la vista del fondale. Ne seguiamo il corso per diversi chilometri ma di pesci neanche l’ombra.
Apprendiamo poi dalla Bibbia (Trout Fishing: Guide to New Zealand’s Shouth Island) che l’Anatoki è uno dei corsi d’acqua più ostici e meno popolati in assoluto. Di comune accordo desistiamo dall’impresa.
Vestiti di nuovo i panni dei turisti, optiamo per una visita all’omonimo allevamento di salmoni: ingegnoso ed ecocompatibile l’Anatoki Salmon Farm sorge sulla riva orografica sinistra. Uno sbarramento devia parte dell’acqua a una roggia che alimenta l’allevamento vero e proprio e a un laghetto riservato al catch & eat , solo con canna tradizionale e tappo in sughero purtroppo.
Il pescato viene pulito, cotto o affumicato in loco pronto per essere gustato nell’apposita area picnic o incartato per l’asporto. Simpatico diversivo No?!
Abbandoniamo la Golden Bay sotto un cielo incerto, e la breve visita in programma alle sorgenti sacre di Waikeropupu viene rovinata da un improvviso acquazzone.
Proseguiamo alla volta di Murchinson, percorrendo la statale 6 in direzione Sud. Le nuvole, ora di un grigio più intenso e cariche d’acqua, ci accompagnano fino a destinazione, lavando via la polvere dalla carrozzeria del Suv.
Un microscopico puntino sulla mappa (850 anime dislocate sui quattro bracci di un incrocio), fanno di Murchinson un posto fin troppo tranquillo, quasi deserto. A parte il minimarket, la ferramenta e due stanze adibite a museo dei minerali, le uniche attrattive della zona sono le attività outdoors: pesca, rafting sulle rapide dell’impetuoso Buller River e walking nel parco nazionale dei laghi.
Sistemati i bagagli al “The Commercial”, ci rilassiamo con un caldo bagno e qualche ora di riposo nelle confortevoli single rooms “stile far-west” in attesa della cena.
Nell’accogliente sala da pranzo con tanto di camino e foto d’epoca dei primi coloni, ci servono un delizioso cosciotto al forno in salsa di menta con patate alla brace e una pinta di schiumosa double malt. Nettare e ambrosia. Terminiamo la serata con un paio di partite a biliardo nel pittoresco saloon e ci ritiriamo per la notte nei morbidi giacigli di lana e molle.


28 Aprile
Il cielo è ancora grigio. Incerti sul da farsi, ispezioniamo i corsi d’acqua nei paraggi, ancora gonfi e torbidi per l’incessante pioggia della notte. Pescare in queste condizioni non avrebbe senso e ripieghiamo con un tour ai laghi Rotoroa e Rotoiti. Il maltempo ne smorza un po’ i colori ma apprezziamo comunque la natura e lo scenario da cartolina.
Condizionati dagli eventi ripieghiamo nei due giorni a venire nell’unico fiume in zona che non risente delle precipitazioni : la quasi totale assenza di tributari e le sponde sabbiose fanno del già menzionato Owen River un vero e proprio salvagente durante il periodo delle piogge.
Facendo tesoro dell’esperienza maturata con Mike percorriamo le rive con passo cauto, ottimizzando l’azione di pesca nelle zone ritenute più produttive, mentre una brezza pungente allontana le nuvole e tiene a bada le fastidiose sand flies: sorta di mosquitos molto aggressivi e particolarmente irritanti.
Una bollata richiama la nostra attenzione. Sotto un albero, sulla riva opposta, qualcosa si sta cibando.
Il pesce è lontano e va avvicinato da dietro. L’acqua è profonda e una zona d’ombra ne cela la posizione da quella visuale. Cedo il passo a Mirco, già pronto con mosca secca.
Indietreggio per non spaventare il pesce e mi arrampico per qualche metro sulla parete ripida fino a raggiungere un buon appoggio per guidare il lancio del mio compagno. La trota, in tutta tranquillità, continua a ghermire insetti aritmicamente
-“Un po’ più avanti, un po’ più a destra , ecco ci sei…sta salendo, sta salendo…”- Rifiuto!
Per niente scoraggiato Mirco attende qualche minuto, sempre immerso nell’acqua fino alla cintura e, sostituito l’artificiale, al riprendere delle bollate, tende nuovamente il suo inganno. Mi godo la scena incantato, dall’alto del mio nascondiglio. Questa volta c’è ed è anche bella grossa!
Guadagnata la riva, il Capitano non impiega molto a stancare la trota lavorandola sapientemente con canna e frizione. Pochi minuti ancora e ce l’ho nella rete.
Ottimo lavoro di squadra e un’altra splendida cattura per il fishbook.
Quale modo migliore se non questo per concludere la vacanza?!




2 Maggio
Ultimo giorno.. purtroppo. Ghiotta colazione al Lambretta’s, a base di crepes, pancetta e banana grigliata, il tutto in salsa ribes.
In seguito shopping e un tour in centro: visitiamo la cattedrale e il museo Maori. Toccata e fuga al Fish and Hunting shop, poi ninnoli e cotillon per le nostre dame. Per chiudere in bellezza, una bella cena sul lungomare a base di muscoli e crostacei.

3 Maggio
Rieccoci di nuovo in aeroporto, consapevoli del lungo viaggio di ritorno, ma sereni e appagati nell’animo per la bella esperienza vissuta.

INFO e LINK

Quanto si spende:
I 1.600 Euro del volo sono stati il costo maggiore.
Considerate che per 13 giorni di permanenza non abbiamo superato i 2500 Euro, auto, guida e souvenir compresi.

Per i permessi di pesca:
http://www.fishandgame.org.nz (è possibile fare on line la licenza).

Per il veicolo: un Suv è l’ideale http://www.thrifty.co.nz

La guida: Mike Kirkpatrick http://www.latitudeguiding.com
appassionato, professionale e instancabile. Ci ha regalato giornate emozionanti.

Dove abbiamo dormito:

Nelson http://www.accentsonthepark.com/
a due passi dal centro, confortevole e ben gestito, offre diverse soluzioni di soggiorno.

Takaka http://www.nirvanalodge.co.nz/
un’ esperienza mistica! Ho apprezzato particolarmente il grill in giardino.

Murchinson Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
il top del confort in zona, ottima la cucina.

Per la pesca http://www.nzfishing.com
uno dei migliori siti che abbia mai cliccato. Trovate tutti i fiumi e le mappe degli accessi, oltre al dressing degli artificiali consigliati.

Testi utili:

Rough map of New Zealand http://www.roughguides.com
dettagliata carta stradale dell’isola.

New Zealand http://www.lonelyplanet.com
indispensabile ed esauriente guida turistica.

Trout Fishing: Guide to New Zealand’s Shouth Island utilissimo atlante di fiumi e laghi dell’isola dove insidiare le trote.

IMPORTANTE

Didimo Algae è un organismo vegetale infestante presente in alcune acque.
Un problema da non sottovalutare assolutamente! Evitarne la propagazione è doveroso e richiede solamente alcuni piccoli accorgimenti.
http://www.biosecurity.govt.nz/


Per qualsiasi altra informazione o curiosità:

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Nicola Nickel76 Piffanelli


© PIPAM.org

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