3.Il Luccio e il temolo

3. Il Luccio e il Temolo

di Angelo Piller (Angelo)

C’era una volta un piccolo temolo che viveva nella Sacra Roggia. Era proprio piccolo e molto ingenuo. Un giorno conobbe un grosso luccio. Agli inizi, per una questione istintiva, si tenne al largo dal mostro, ma quest’ultimo iniziò a lusingarlo in tutti i modi: “Tesoro, ma lo sai che noi grossi lucci di un temolino come te non ce ne facciamo nulla! Io mangio solo roba grossa. Guarda che se lo dicono persino i “Saggi Bipedi”, puoi stare tranquillo!” L’ultimo pensiero del piccolo temolo fu il più intelligente di tutta la sua vita: “I Saggi Bipedi sono dei cialtroni!”.
Sono due gli aspetti che accomunano il luccio al temolo. Il primo riguarda la questione degli schemi mentali che con il tempo si sono cristallizzati nella mente di coloro che si dedicano alla cattura di questi due diversissimi, e comunque pregiati pesci. Il secondo aspetto è del tutto diverso e riguarda la presenza di ceppi distinti per entrambi.
Ma andiamo per ordine!

3.1 Schemi mentali poco flessibili

Il temolo, per quasi tutti noi pescatori a mosca, è un pesce fantastico. Ritengo però che la sua scarsa presenza sul territorio nazionale lo abbia reso un pesce diciamo pure “ricercato”. Si è scritto molto riguardo al suo comportamento, spesso trasformando il timallide e le sue abitudini in una sorta di “mito”. Per questo motivo sono nate le mosche da temolo e una certa idea che il timallide si nutra prevalentemente di insetti di taglia piccola per non dire microscopica.
A mio avviso si tratta di una distorsione della realtà. Il temolo si ciba degli insetti che gli “passa” il fiume, tutto qui. E’ logico che se decidiamo di andare a pescare i temoli in autunno avanzato, le schiuse saranno quasi sempre composte da insetti di taglia modesta. Ecco allora la nascita di questa specie di sillogismo:
1. L’ autunno è solitamente la stagione del temolo.
2. Il temolo sale su insetti di taglia piccola.
3. Il temolo è un pesce che mangia piccolo.
Poi capita di andare in Unica nei mesi di maggio/giugno e catturare temoli con imitazioni di mayfly o tricotteri su amo dell’otto!
Quindi, alla fine la regola è semplicissima: il temolo mangia quello che passa il convento!
Cosa c’entra tutto questo con i lucci? C’entra eccome, è sufficiente trasferire il discorso a Pikelandia!
Infatti, anche nell’ambito “esox” c’è questa idea fissa dell’utilizzo di un’esca grossa: per prendere un luccio grosso occorre uno streamer grosso con tutti i limiti di lanciabilità che questo comporta. Per non parlare di quanto sia faticoso proiettare artificiali tanto voluminosi…e soprattutto del fatto che se dobbiamo fare distanza, lo streamer grosso non ci facilita sicuramente la vita! Proprio recentemente ho letto in rete di un pam che parlando di lucci a mosca consigliava una canna per coda dodici!
Se vogliamo farci del male, una dodici farà al caso nostro, perché comunque in ambito di pesca a mosca rimane una canna inadeguata per la cattura del luccio, almeno per come la vedo io. Se poi si tratta di prendere per forza, prima o poi un luccio lo si catturerebbe anche con la coda quindici!
Ma il nostro compito è quello di facilitare le cose, non di complicarle!

Un gran bel luccio catturato con uno stramer di taglia medio piccola

Come non ricordare quella pubblicità degli anni ’80, quella del pennello Cinghiale: http://it.youtube.com/watch?v=xOSWSI5iLR8
“Per dipingere una parete grande serve un pennello grande”, diceva lo stolto imbianchino che intasava il traffico portando a tracolla per le strade di una città un pennello di dimensioni spropositate. “Non ci vuole un pennello grande – rispondeva infastidito il povero vigile che cercava di fare ordine nel caos provocato dall’ingenuo imbianchino – ci vuole un grande pennello!”.
Parafrasando il tutto possiamo chiederci: per pescare un luccio grande ci vuole uno streamer grande o un grande streamer?
Allora con “grande” streamer si intende lo streamer più performante!
Ecco perché a mio avviso questa concezione dello streamer grosso non è sempre del tutto corretta. Esattamente come per il temolo, la regola è sempre la stessa: anche il luccio è costretto a mangiare quello che passa il convento. Credete che un grosso ed affamato luccio snobbi un piccolo persico di appena dieci centimetri che gli nuota sotto il naso? Sono convinto di no! E ne sono convinto anche perché i lucci più grossi che ho catturato finora, hanno assalito streamer di una lunghezza di circa dodici centimetri!

Un bel temolo catturato in Unica utilizzando l’imitazione di una grossa sedge.

Vediamo che allora esattamente come per il temolo, tutto dipende dalla stagione, dalla temperatura dell’acqua, e soprattutto dalla presenza in acqua di cibo. Nel caso del luccio parliamo di pesce foraggio cioè di quei pesci che in quel periodo fanno parte dell’alimentazione dell’esocide. Se ci sarà soltanto una “schiusa” di alborelle, il luccio affamato andrà in caccia di pescetti. Magari rimarrà in attività più a lungo e le cacciate saranno frequenti e fragorose. Questa è la situazione che si verificò due anni fa a Ruegen (Mar Baltico) nell’ex DDR. La minutaglia era ovunque ed i lucci cacciavano rumorosamente per un lungo periodo. Il luccio più grosso, circa un metro, venne catturato con uno streamer piccolo!
Facciamo un ultimo esempio: se una marmorata di sessanta centimetri sale a bollare su un’effimera (mi è capitato più volte), perché un luccio che passa il metro non dovrebbe mangiarsi l’incauta alborella che gli passa davanti alle fauci?

3.2. Ceppi diversi?


Nostrano o “verdone”: è sempre comunque un’enorme soddisfazione!

Così come il temolo pinna azzurra - ovvero il temolo italiano- sta lentamente scomparendo, lo stesso vale per il luccio italiano oramai quasi soppiantato dal quello “straniero”. Ma quale è la differenza tra il luccio italiano e quello dell’est comunemente chiamato “verdone”?
Parlando con un ittiologo durante il “pike day” del 2005 presso il lago Fimon, mi venne fatto l’esempio delle trote marmorate. Esiste la marmorata del bacino del Piave che comunque è diversa dalla marmorata del bacino del Brenta. Entrambe sono marmorate, ovvero il genotipo è lo stesso, mentre cambia il fenotipo. Questo significa che non esiste un luccio di serie A ed un luccio di serie B, sono entrambi Esox Lucius!
Le differenze più evidenti stanno nella livrea e nel comportamento più aggressivo del luccio “ungherese”. Quest’ultimo, peraltro, cresce più velocemente e combatte con più energia, a volte saltando ripetutamente fuori dall’acqua.
Tutto questo, secondo me, non giustifica quella forma di razzismo che si è venuta a formare recentemente, e che ritiene un ceppo superiore all’altro. Ben vengano entrambi, ciò che conta è l’emozione dell’abboccata di un grosso luccio…che sia “verdone” o italiano!

Verdone

Vediamo brevemente la differenza della livrea tra il “verdone” ed il nostrano: - Il “verdone” ha una livrea nella quale si identificano macchie sferiche e uniformi, solitamente tendenti al giallo, di dimensione medio piccola. Le pinne hanno una colorazione rossastra.

Nostrano

- Il luccio “italiano” o nostrano è caratterizzato da un numero imprecisato di macchie e striature chiare o scure, irregolari o sferiche anche di buone dimensioni. Il rosso delle pinne è meno accentuato rispetto ai “verdoni”.
Nel prossimo capitolo andremo ad esaminare in modo dettagliato l’artificiale che mi ha regalato le più grosse soddisfazioni: il PYC!


Angelo Piller (Angelo)


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