Cesare Puzzi

Le INTERVISTE di PIPAM
di Valerio BALBOA Santagostino

Valerio “BALBOA” Santagostino pone le sue domande a:

CESARE PUZZI

Cesare Puzzi, classe 1962, è milanese, ha tre figlie ed è pescatore da sempre.
Veterinario di formazione, dopo un lungo affiancamento e una forte amicizia con Ettore Grimaldi, professore di idrobiologia, si specializza in ittiologia e pescicoltura.
Nel 1991, sulle rive del lago di Comabbio, a Varano Borghi, apre la sua società, la Graia, (www.graia.eu).
Trenta professionisti che si occupano di ecologia acquatica, ittiologia e ingegneria nel campo della riqualificazione ecosistemica e ambientale.
–“ Due competenze che vanno di pari passo e si compensano perfettamente”- mi dice Cesare.
-“Io mi occupo maggiormente della parte naturalistica, i progetti life, il monitoraggio dei corsi d’acqua, mentre i miei soci, di quella progettuale”-
E aggiunge….-“Appena laureato sono andato a fare uno stage al mercato ittico di Milano… avrei dovuto curare cani e gatti…ma non ce l’ho fatta…sono tornato al mio amore di sempre, l’acqua e i pesci”-


V:  Allora Cesare, abbiamo fatto lo stesso Collegio e non ci siamo mai incontrati nei corridoi per ben cinque anni! Possibile?

C:  Strano davvero….voi del classico stavate segregati in quell’orribile budello, e noi avevamo padre Sergio che ci bastonava! -

V:  Bastonava anche noi …..vabbè, è bello incontrarsi finalmente dopo 35 anni sulla riva di un lago e parlare di pesci e ambiente. Grazie innanzitutto di avermi ricevuto. Posto magnifico, ci credo che tu voglia fare un paio di orette tutti i giorni per venire a lavorare.

C:  Effettivamente ci vengo molto volentieri….anche all’inizio di Graia stavamo vicino all’acqua….gli uffici erano sul lago di Monate.

La sede di Graia


Piano ingegneria fluviale


Piano laboratori


Sala riunioni

V:  Dai, non ti voglio far perdere tempo….iniziamo. Perché in Italia è difficile avere delle acque “veramente” private…esempio: prendersi un chalkstream e gestirlo come in UK?

C:  Per normativa…le acque sono un bene pubblico. Aggiungo che se funzionasse, sarebbe molto difficile gestire il tutto.

V:  Ci sono molte acque da poter gestire in questo momento in Italia?

C:  E’ assolutamente il momento di poter fare qualcosa. Mancano soldi, c’è il passaggio delle competenze tra provincia e regione. C’è la tendenza a cercare soggetti che si occupino di acque.

V:  Poi però, anche gli uomini di buona volontà perdono la pazienza di fronte ai muri di burocrazia e ai reticolati di leggi e leggine. Bisognerebbe essere tutti come Simone Ardigò (ndr: il gestore del Gesso della Regina). Un vero martello, non si scoraggia mai e va sempre avanti!

C:  Vero, bisogna aver pazienza e soprattutto avere soggetti preparati che insistano. Con Simone abbiamo presentato alla Comunità Europea un progetto molto interessante: un interreg tra Italia e Francia di valorizzazione turistica delle Alpi Marittime tramite la pesca sportiva sostenibile. Abbiamo puntato molto sul discorso “ambiente”, con alcuni interventi molto stimolanti per promuovere il flusso turistico in quella zona. In progetto c’è anche una piscicoltura in Francia.

Cesare (dx) con Ardigò (sin) ed Emanuele Biggi il co- conduttore di Geo

V:  Il pronta pesca per te, è ancora condivisibile…oppure è meglio curarsi delle acque vicine con un buon progetto?

C:  Dovessi scegliere….meglio un buon progetto. Ma il pronta pesca non è un demone. In certi posti e condizioni, va bene.
Ti faccio un esempio: tratto fluviale urbanizzato, acqua scadente, frammentazione del corso. Con queste premesse, ben vengano! Tratti del genere portano gente, i bambini possono muovere i primi passi nella pesca, i vecchietti magari…muovere gli ultimi - ….insomma servirebbe a sensibilizzare la gente.

V:  Segnalami un buon progetto che hai visto nascere e continuare.

C:  Mi stanno molto a cuore i progetti detti “ corridoi fluviali”, cioè quelli a libera migrazione ittica. Ho lavorato tanto sul parco del Ticino…aveva due grosse dighe, insormontabili, e in questi anni siamo riusciti, tramite lo stesso parco e la regione Lombardia, a costruire due passaggi per i pesci. Migliaia di pesci li utilizzano. Possono passare dal fiume al lago e viceversa.

V:  Queste rampe non sono utilizzate anche dalle specie esotiche?

C:  Uuuu…tema molto caldo…si è vero, è un lasciapassare per tutti.
Ti faccio presente però che il siluro, forse il peggiore fra gli “intrusi”, era già presente a monte, fin dagli anni 80.

V:  Mi puoi dare finalmente una risposta attendibile sulla presenza del siluro nelle nostre acque?

C:  Le semine! Le semine nei laghetti privati per attirare chi punta al pesce di grossa taglia e nelle acque pubbliche per le gare al pesce bianco degli anni ’70 e ’80. In mezzo ai vasconi c’erano piccoli gardon, aspi, breme, alburni e probabilmente anche i siluri. Non l’hanno fatto sicuramente apposta, ma purtroppo è successo.

V:  Ma quanto deve passare per avere lo sdoganamento di un pesce?

C:  Per i puristi mai! -
Io invece sono favorevole..la carpa ad esempio…
Tieni presente che nell’emisfero sud la trota è stata introdotta. Alcuni ittiologi poi sostengono che nell’arco alpino non ci sia mai stata. A me sembra impossibile! E’ impensabile che la fario, che ha una distribuzione dalla Scandinavia fino al Nord Africa…non avrebbe potuto, durante le glaciazioni, trovare rifugio anche da noi. La mia logica zoogeografica mi suggerisce che non poteva non esserci.

Elettropesca in Val Gesso

V:  Adesso ho una serie di domandine che mi stanno a cuore e che spesso creano violente discussioni sul web. I famosi letti di frega…trote, temoli e marmorate. In periodo di riproduzione sembra che ci siano letti di frega dappertutto!

C:  Le marmorate mettono le uova anche profondamente, e proteggono il nido con sassi pesanti e ciottoli. Quindi è difficile, camminandoci sopra, recare danni. Per le fario e soprattutto per i temoli, il discorso cambia. Le fario depositano le uova in micro buchette, i temoli addirittura sotto un sottile strato di sabbia. Li bisogna prestare attenzione, si rischia lo schiacciamento.
Non è banale individuarli. Ma c’è differenza tra pesce e pesce. Se sei in zona temoli, io condivido ad esempio la regola del piede asciutto. Addirittura tenderei per la chiusura del tratto di fiume.

Elettropesca nello Stura di Demonte alla ricerca degli ultimi temoli


V:  Altro tema caldo….le foto…ti premetto che io sono di parte, perché ne faccio tante nei miei servizi su Pipam!

C:  Se fatte con le dovute maniere e usando sempre il buon senso, si possono fare e non si reca alcun danno. Certe volte si discute per un paio di scatti, e magari li vicino c’è un fognone che scarica porcherie in acqua. Questi sono i veri problemi per il fiume e i pesci !


Attività di elettropesca lungo le sponde del Lago Coghinas, per la carta ittica della provincia di Olbia-Tempio. Un lavoro che mi ha entusiasmato per la bellezza degli ambienti acquatici.

V:  Su Youtube ci sono dei filmati di spremiture a dir poco “violenti”….

C:  Se il pesce viene manipolato senza i dovuti accorgimenti, ad esempio togliendogli il muco protettivo, può subire dei traumi seri. Un altro fattore molto importante è prestare attenzione alla temperatura. Mi spiego: a Luglio, con il caldo, il pesce prende una botta di caldo, mentre in inverno, se l’aria fuori è sotto zero, gli si gelano le branchie.

A pesca sull’Isel con il mio socio Gaetano Gentili e l’amico Nicola Di Biase (2005)

V:  Perché i fiumi negli anni 70, in piena era industriale, erano più ricchi di pesce?
Più abbiamo “pulito le acque” e più è sceso lo stock del pesce. Non ti sembra un paradosso?


C:  C’è una spiegazione logica. Siamo arrivati al vertice della somma degli effetti cumulativi: agricoltura intensiva, prelievo dell’acqua, manipolazioni forzate. Il Ticino ad esempio. E’ un mistero, è un fiume pulito...c’è da dire però anche che prende sberle dallo scolmatore di Milano, dal depuratore del magentino e dal depuratore di Cerano…tre insulti al fiume di tipo qualitativo molto grevi. Bada bene, tutto in regola s’intende, ma il carico è veramente pesante. E i cormorani poi dove li mettiamo? Ora ti faccio un esempio contrario: Olona, campionato l’anno scorso. Negli anni 90 era morto, oggi ci sono pesci fino a Legnano. Nella zona di Varese è ricco di trote che si riproducono, di scazzoni e di altri pesci di pregio per la comunità ittica.

V:  Hai citato il cormorano…..

C:  Anni addietro era entrato in crisi, quindi l’avevano messo nella lista di protezione. Purtroppo si è ripreso fino ad esplodere. Ora è un problema serio. Se poi lo combini con il siluro, viene fuori un binomio devastante.

Campagna ittiologica sulle trote autoctone delle Sere Calabresi: da sinistra Ivan Borroni, la nostra guida Nicola, Carlo Romanò, Ettore Grimaldi (il mio compianto professore di idrobiologia e pescicoltura, amico fraterno e socio fondatore di Graia), e il sottoscritto.

V:  Cosa pensi del No-kill?

C:  È una pratica che rispetto, legata alla sensibilità del pescatore. E’ un fatto intimo.
Massima stima a chi si sente di liberarli e si gratifica con quel gesto.
Ci vuole come sempre il buon senso. La trota fario non è una specie a rischio, puoi prelevarla, non metti a repentaglio nulla….seguendo ovviamente le leggi vigenti.

V:  Quando hai iniziato a pescare?

C:  A 10 anni, a Porto Garibaldi in Emilia, con uno pro zio…in mare. Di estrazione sono uno spinningofilo e pesco trote, bass, perca, lucci….ho anche una barchetta sul lago di Como. D’estate mi dedico molto volentieri alla pesca in mare.

A 10 anni grazie al prozio Domenico, i pesci e la pesca diventano una parte fondamentale della mia vita. Merito di una spigola da 3 Kg presa a Porto Garibaldi

V:  Secondo te che differenza c’è tra un pescatore italiano e uno europeo?

C:  Cultura. L’europeo di solito mette l’ambiente al primo posto. Noi mettiamo come priorità il cestino. Siamo capaci di tenere anche due pesci catturati in un posto degradato. Poi ci sono anche esempi di massima tutela al benessere degli animali per molti forse poco comprensibili, come in Germania e Svizzera, dove il no-kill è proibito.

V:  Sei favorevole a una qualche forma di volontariato legata alla licenza?

C:  Si assolutamente, tipo pulire i fiumi.

V:  La raccolta uova ad esempio?

C:  Ecco, li avrei qualche remora. Certe volte si fa più danno che vantaggi. I nidi sono molto resistenti. Ci deve essere proprio un reale pericolo di asciutta. Con la manipolazione e lo sballottamento le uova possono morire. Oppure, se i volontari, seppur armati di buone intenzioni, non hanno una preparazione adeguata, rischiano di cagionare traumatismi seri al nido. Però sono cose che hanno comunque una funzione di sensibilizzazione nella gente, oltre a benefici ittiogenici.

Il viaggio di pesca in Alaska con gli amici e lo spettacolo della rimonta dei Silver


La vacanza permette anche di provare a prendere pesci visti solo nelle foto o nei filmati. Il mitico Wahoo si può materializzare.


Il mal d’Africa non mi era venuto dopo la Tanzania, ma sento qualche sintomo di mal d’Alaska e nel 2015 si ritorna a pesca di silver

V:  Cosa suggerisci per migliorare la situazione dei nostri fiumi?

C:  Io suggerisco l’attenzione alla qualità dell’habitat. Punterei alla naturalità, alla rinaturalizzazione del corso d’acqua, che ci sia insomma una vera attenzione all’ambiente!

V:  Fammi degli esempi, cosi capiamo meglio.

C:  Non artificializzare, non modificare il fiume, lasciare la vegetazione di ripa, che è fondamentale e ha un effetto di consolidamento delle sponde.
E’ un habitat perfetto per la vita degli invertebrati, che trovano rifugio tra le radici. Gli insetti si nascondono nel fogliame. Ha anche una funzione termo regolante del fiume. Mi spiego: d’estate mantiene la temperatura più fresca e d’inverno protegge il fiume dal gelo.
Mediamente comunque la situazione delle nostre acque è buona. Ti faccio degli esempi che conosco e conosci molto bene: l’Adda in Valtellina, il Toce, il Sesia…quest’ultimo fiume difficile, poco produttivo…ma i pesci ce li ha, eccome!
Ho seguito una tesi di un sub che fotografava marmorate in Valle dai 70 a un metro di lunghezza. E ne aveva immortalate una trentina nelle buche principali ! Rimane comunque un fiume complesso.
E ora è pure molto tutelato!

V:  Perché i fiumi del nord est sono mediamente più ricchi di pesce di quelli del nord ovest?

C:  I bacini calcarei sono più ricchi dei cristallini. Il Sesia ad esempio è cristallino, con meno sali disciolti e questo frena un pochino la catena alimentare.

V:  Cosa suggerisci per migliorare la mentalità di noi pescatori?

C:  Conoscere, leggere, informarsi, crescere per primi noi stessi sotto il profilo culturale.

La passione per la barca a vela si sposa bene con la pesca, e una vacanza in Corsica con famiglia e amici è un’ottima occasione per far avvicinare i bambini alla pesca.

V:  Nella tua esperienza, quali pescatori (di che tecnica) rompono maggiormente?

C:  Voi moschisti senza dubbio! Vi fate sentire nel bene e nel male…e questa vostra “predisposizione” è un valore aggiunto. Ma non dovete esagerare, altrimenti rischiate di diventare una lobby negativa. Mediamente il moschista ha un livello culturale più alto, ed è più sensibile alle tematiche ambientali, ma anche, come ho appena detto, tende a fare lobby, a rivendicare i diritti dei pescatori.

Memorabile giornata a traina d’altura in Liguria con l’amico Marco. 3 tonni e due lampughe.

V:  Il tuo sogno nel cassetto ?

C:  Rivedere, e penso di farcela, dei pesci…ad esempio le cheppie. Un tempo arrivavano fino ad Aosta o sul lago Maggiore. Ora si fermano a Isola Serafini in attesa del passaggio che è in costruzione. C’è in ballo un gran bel progetto Life, con l’acronimo ConFlu-Po, con la regione Lombardia e altri enti. Dovrebbe finire nel 2016. Noi siamo i progettisti e abbiamo la direzione lavori. Pensa che ci dovrà passare anche lo storione!

V:  Una domanda sciocca ma te la faccio lo stesso. Ma ci passano veramente i pesci in queste scale di monta?

C:  Certo che si, se la trovano e soprattutto se sono fatte bene, con tutti i parametri a posto.

V:  Era questo il senso della mia domanda…troppo spesso vediamo progetti di risalita completamente all’asciutta o troppo ripidi…probabilmente adatti per salmoni.
Sulle centraline cosa puoi dirmi? A volte una centralina salva le finanze esauste di piccoli comuni.


C:  Il vantaggio economico c’è, ma anche li vanno fatte con serietà e intelligenza, lasciando ad esempio un deflusso minimo serio, anzi, magari non solo quello previsto di legge. Andrebbe anche modulato, e con un passaggio per i pesci (obbligatorio) che non rimanga in secca per errori progettuali.
E’ innegabile che negli anni c’è stata una corsa a costruirle, perché c’erano molti incentivi. Adesso sta cambiando, si tende a favorire, ad esempio, centraline dove ci sono già delle briglie.
Il reticolo comunque è molto sfruttato, se c’è un posto integro, teniamocelo.

V:  C’è ancora qualche “integrità”?

C:  Perbacco, l’asta del Sesia! Da Varallo in su non è derivato. E’ un caso abbastanza raro, infatti è il paradiso dei rafter

Il Lago di Como, insieme alla Valsesia, è un luogo del cuore. Giornate indimenticabili in entrambi questi luoghi straordinari.

A Locarno (Valsesia) con, da sin: Flavio Riva, Cesare, Vittorio Ramella e Savino Re

V:  Ce la fa un fiume a resistere senza ripopolamenti?

C:  Il ripopolamento è uno strumento di gestione ma non è il più efficace. Vanno molto bene in caso di alluvioni disastrose o se una specie è andata in declino, come ad esempio i pinna blu. Ma la sistemazione dell’ambiente, come lasciare i rifugi, i massi, le radici, i giri d’acqua e non rettificare le sponde, sono gli accorgimenti più importanti.


V:  Che altri hobby hai oltre la pesca?

C:  I funghi! Un classico! In Valsesia, in Val d’Ossola, in Valtellina…vado quando i miei informatori mi dicono che ci sono…scendo anche in Toscana.

Altro giro in vela, nelle Ioniche greche, e un’aguglia imperiale mi ha tolto il sonno per molte notti. Un’emozione indelebile per me e per tutto l’equipaggio, a coronamento di quasi un’ora di combattimento.

V:  Hai mai dovuto affrontare una brutta situazione in questi anni sul fiume?

C:  Si, sul Ticino. Stavamo facendo un’ elettropesca da barca, e il fiume era abbastanza in piena. C’era una stagista che comandava il bottone per la corrente e si era distratta una frazione di secondo. Il mio collega che impugnava la lancia (bagnata) ha preso la scossa, ed è caduto in acqua, ma fortunatamente è stato preso al volo dal guardiapesca. Erano altri tempi…adesso si lavora con salvagenti temporizzati e chi ha la lancia in mano, da anche la corrente.

V:  Un pensiero o un augurio per gli amici di Pipam?

C:  Innanzitutto condivido e apprezzo la sensibilità che voi moschisti dimostrate nel praticare la vostra passione e al contempo mi auguro che possiate convivere in amicizia e rispetto con i pescatori delle altre discipline che, seguendo le leggi, praticano anche il kill.

V:  Grazie Cesare, vedendo questo tramonto stupefacente sul lago, scendo malvolentieri nella city!


Valerio Santagostino (BALBOA)

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