Angelo Rosorani

Le INTERVISTE di PIPAM
di Valerio BALBOA Santagostino

ANGELO ROSORANI



Mi ricorderò sempre il giorno che ho conosciuto Angelo. Era l’Aprile del 2002, a Castel di Sangro, durante un corso della SIM.
C’era Angelo che costruiva e davanti a lui un “bauscetto” milanese che credeva che la strada della costruzione fosse molto rapida.
Il milanese si fece notare con una raffica di domande e Angelo finalmente gli chiese:
- Ma ce l’hai la foca ?
- “Ovviamente” , ( e tirò fuori un sostituto scadente del nobile animale ) …e sorrise
- Il gallo ?
-“Certo che si” , gli disse deciso ( e gli mostrò dei colli ancora imbustati ) …e sorrise
- E la colla ?
- E come no! ( e tutto fiero apri l’Attak !! ) …e sorrise
Perfino Aldo Bardeggia, storico segretario-gentleman della scuola sorrideva bonario.
Di fronte a tanta affettuosa comprensione e ai modi affabili di Angelo, il giovanotto ( ndr : il sottoscritto ) preferì darsi al lancio, mentre quell’incontro si trasformò in sincera amicizia.
Angelo Rosorani, 62 anni, di Serra S. Quirico ( Ancona ) ha due figli, ed è membro storico del Mosca Club Vallesina.
Istruttore di secondo grado della SIM, è attualmente un membro della commissione tecnica.
Tornitore all’inizio della sua vita lavorativa, è stato elettricista sui pali dell’Enel per 32 anni.
“Apposta so fare i manichetti delle canne” mi ha detto durante l’intervista, “Infatti mi sono comprato un tornio”.
Il primo capitolo del bel libro “ Simfly, i dressing della scuola italiana a mosca” di Beppe Saglia in collaborazione con Aldo Bardeggia parla proprio di lui, di Angelo e del suo ormai leggendario montaggio ad asola.



Spinner di Rhithrogena


V: Quando hai iniziato a pescare?

A:  A sei anni con la prima canna da passata, in bamboo, in tre pezzi.
Trent’anni fa a mosca. Da solo, perché avevo letto che era l’unica tecnica che ti permetteva di rilasciare i pesci.
Sull’ Esino facevamo stragi di trote con il vermone, ma se le rilasciavamo, morivano. Pure quelle sotto misura. Abbiamo cercato anche di tagliare il filo, ma sanguinavano e morivano lo stesso. Con la mosca no….
Comunque mi è piaciuta fin da subito la pesca a mosca. Ma ero autodidatta. Fino a che è comparso Roberto Pragliola, e guardandolo ho capito che ero all’inizio di un lungo cammino. Sono andato a Castel di Sangro. Ero tra i primi, ma già costruivo. C’erano Claudio Tosti, Marino De Luca, Alfeo Busilacchio.
La passione per la costruzione l’ho coltivata fin da subito. La prima sera che ho comprato l’attrezzatura da mosca sono andato sull’Esino, alla confluenza con l’Esinante e pescando a piede asciutto cercavo di lanciare davanti a me.
Non c’erano alberi alle spalle ma il nemico però era in agguato lo stesso. Era rappresentato infatti da grosse pietre che il torrente aveva trascinato sulle sponde. E mentre volteggiavo, la mia imitazione incocciava sui massi alle mie spalle rompendo l’amo. Dopo un po’, sei delle dieci mosche che mi ero portato dietro, erano distrutte. Dopo averle perse in quella maniera ho capito che era meglio costruirsele. Ero operaio e non guadagnavo tanto, quindi ho pensato tra me e me “ o smetto o costruisco “.
Ho costruito.
Ho letto degli articoli di Carlo Rancati che davano i primi rudimenti e poi ho continuato da solo. Feci delle emergenti in pelo di foca. Roberto ( ndr Pragliola ) le provò in Slovenia insieme a degli istruttori su dei temoli molto difficili. E prese parecchi pesci. Pragliola era anche il direttore di Mosca e spinning a quell’epoca e volle la ricetta per pubblicarla.
Emergente di Ignita, con il supporto metallico sul quale facevo girare la foca in asola.
“Angel seal” la chiamarono.
V: Qual è la pesca che preferisci?

A:  In torrente e in caccia, perché mi stimola la fantasia, la ricerca del pesce, il senso dell’acqua.
Dove potrebbe essere il pesce, insomma… Se immagino dov’è il pesce, lancio e lo prendo, e tutto questo mi da molta soddisfazione. Mi appaga anche una presentazione senza errori, il lancio corretto…
V: Che fiume ricordi con maggior piacere?

A:  Ce ne uno che non scorderò mai, il Nera.
E’ il mio preferito, ogni centimetro di fiume è diverso da quello vicino. Sul Nera si esalta la nostra tecnica di lancio e di pesca. Non ci sono molte bollate ma in caccia è tutta un’altra cosa……e i pesci salgono !

Baetis chiara

V: : Il pesce che ti ha lasciato il segno?

A:  Tutti, soprattutto i più difficili. Non tanto i grandi Valerio, che non mi hanno mai attirato più di tanto, ma la difficoltà nel prenderli…e la presentazione della mosca.
Anche una trotella di 3-4 etti, se mi ha fatto impazzire per catturarla, mi lascia il segno.
V: Il pesce che vorresti prendere?

A:  Quasi sempre li prendo tutti quelli che bollano o quelli che guardano verso la superficie in caccia, se decido di impegnarmi. Ma sempre trote, è il mio pesce preferito. Al limite vado a cavedani, pesci veri. Di solito non faccio altre pesche, tipo lucci, bass, …. qualche volta mi dedico ai temoli. Trascuro il mare, infatti tutti i miei artificiali sono orientati verso le trote.
V: Cosa pensi del lancio?

A:  E’ la prima cosa, la cosa più importante per la tecnica che faccio. Lo sento molto, forse più della costruzione, anzi è il lancio che mi condiziona nella costruzione. Il lancio mi stimola parecchio. E’ praticando la TLT che ho costruito e studiato i miei artificiali. Con questa tecnica si esalta la velocità , le code leggere e i finali lunghi, quindi ho necessità di costruire mosche che galleggino quando c’è bisogno che stiano bene a galla, che penetrino quando c’è la necessità che entrino nella vegetazione, che resistano a più abboccate, che si vedano bene e infine che catturino, fatto questo non trascurabile.
Le mie mosche le ho sempre costruite equilibrate, che non facessero l’elica ad esempio, visto che usiamo finali lunghi.
Se non le lasci su un ramo, ti durano anni!
Una mia parachute penetra. In passato non avevano tanto successo questi tipi di artificiali, per la qualità delle piume del gallo. Si aprivano tutte. Ma come le faccio io ora in asola resistono all’acqua e al lancio per tutta la giornata. Prova a pensare alle centinaia di lanci prima di una cattura. La pesca in torrente è diversa dai chalk stream, dove magari le imitazioni possono essere più delicate.

Parachute

V: Come vedi la pesca a mosca in Italia?

A:  Sta crescendo ma non abbiamo i fiumi, quindi la vedo male. I fiumi, uno alla volta, stanno morendo. Uno succhia, l’altro sporca. Capisco che l’acqua serve…ma cosi non si può andare avanti. E poi c’è l’inquinamento e i ragazzi non si avvicinano al fiume.
V: Una mosca che ricordi con molto piacere?

A:  La Royal Woolf, la prima che ho costruito con la mia tecnica; ne rimasi impressionato io stesso. E pure i miei amici. Maurizio Baroncini aveva costruito un lodge in Patagonia e quando là era inverno, tornava in Italia a svernare e mi veniva a trovare spesso. Le voleva su ami robusti. E ancora Marco Cipriani che non disdegna assolutamente le trote.

Emergente di Ephemerella

V: Dopo tanti anni sei stanco o stufo?

A:  No non sono stufo ma preferisco costruire le novità. Quando ho per le mani del materiale nuovo e interessante cerco subito di trovare l’imitazione più appropriata per lui e ciò mi stimola per andare a provarlo subito in acqua. Qualche volta questi materiali cozzano un po’ con la visuale antica dell’etica della pesca a mosca.
E’ vero, ma la mia visuale è molto aperta e sono certo che i vecchi costruttori, i nostri maestri per intenderci, come Leonard, Ronald, Deboisset e Goddard, personaggi che ritengo molto intelligenti, se potessero tornare ai nostri tempi, non li disprezzerebbero assolutamente.
Ogni volta comunque cambio qualcosa alle mie mosche perché, dopo averne costruite un paio uguali, sono già stufo. Mi stimola andare a pesca con nuovi artificiali. Dal passato prendo spunto ma cerco di realizzarlo con i materiali che ho a disposizione.

Baetis Niger

V: Anche con materiali sintetici ?

A:  Anche quelli, ho un formicone che se vai sul Nera tira su anche i sassi, in foam e dubbing.
Non sono rimasto indietro, anzi….
Non mi fa schifo niente.
V: Un rimpianto?

A:  Nessuno, rifarei tutto quello che ho fatto.
V: Cosa pensi dei No-kill?

A:  Sono sorti per far capire alla gente che se non ammazzi il pesce lo ritrovi prima o poi, ma sono strettini, dovrebbero essere su tutto il fiume. Io comunque ci vado tranquillamente.
V: Le mosche per i no kill non sono un po’ falsate?

A:  Di sicuro sono pesci smaliziati, ma se la mosca è bona, prendi anche li. Poi ci sono no kill e no kill. Se le acque sono veloci e la presenti bene, catturi, altrimenti… Certo che se le continui a pungere si fanno scaltre. E in posti del genere anche la pesca si falsa un po’. I pesci si abituano alle persone,etc…
I no kill comunque dovrebbero essere su tutto il fiume, assolutamente. Ne sono convinto. Il pronto pesca invece, per me, non andrebbe fatto.

Dun di Rhithrogena

V: Sai che se fossi nato in Montana invece che a Serra S.Quirico saresti stato una celebrità planetaria?

A:  e si …forse… ma nel mio piccolo mi accontento, e magari non avevo più tempo per andare a pesca.
V: Modesto e grande come sempre!
Costruisci canne?

A:  Per me e per qualche amico. Leggerissime, velocissime per code del 3, in grafite.
V: Anche in bamboo?

A:  No in bamboo no, ma non è detto …chissà… forse un giorno…
Le mie canne pesano montate 60 grammi. E se le monto senza porta mulinello, con due anellini e basta per intenderci, pesano anche di meno.
Ho appena finito una 7.6 in 4 pezzi a spigot.
V: Per te personale o per qualche amico?

A:  Mhà..vediamo…Piero, Simone….bravo Simone…

Spinner di Ecdyonurus

V: Quanti giorni dedichi alla pesca ogni anno ?

A:  Un po’ meno di cento, prima di più. Tre-quattro giorni alla settimana almeno.
Adesso per l’ età, i costi, etc….ho diminuito. Dopo la chiusura per esempio, non vado.
V: Come concili la famiglia con la pesca alla mosca ?

A:  Devo ammettere che la famiglia e stata molto comprensiva. Voglio dire che non mi ha ostacolato.
Io mi limito, è vero, ma non ho mai avuto problemi.

Spinner di Ephemerella Ignita

V: Il tuo sogno segreto ?

A:  Alla mia età, che te devo di’….
Non so che dirti…
Non ho molte ambizioni
V: Qual è il tuo lancio preferito?

A:  In pesca , il sottovetta. E poi lo svirgolato, il ribaltato…
Tanti insomma, a seconda della situazione …..l’angolato……
V: Mi ricordo la zampata della tigre di Stanislao quando ti ho avuto come istruttore agli stage della SIM.

A:  Bella, ma ora sono più interessanti gli svirgolati.
Pescavo sul Nera con Andrea Albertini e mi ha detto che non si riesce più a vedere una mosca dragare !!
Questi lanci sono micidiali.

Formichina

V: Visto che hai tirato fuori gli svirgolati, vuoi parlarmene?

A:  La prima volta li ho visti da Roberto ( ndr Pragliola ), quando spiegava l’ellisse. Ma forse non si era reso conto della potenzialità dell’ellisse, dei fuori asse voluti e sicuramente non li chiamava svirgolati.
Ma come azz.. farà a girare la mosca negli ultimi centimetri mi domandavo? Poi negli anni vidi un sovrapposto fuori asse. La mosca rimbalzava. Lo vidi fare da Claudio Tosti. Lo svirgolato va a 90°. Un sovrapposto disassato rimbalza e si presenta come un curvo, metà finale in curvo e metà diritto. Questi sono lanci che fanno piglià i pesci Valerio! Sono errori voluti e controllati.
Alla scuola è uscito di tutto e le idee vengono fuori di continuo.
Avendo una buona base delle dinamiche qualcosa di nuovo esce sempre. La teoria quindi è importantissima.
V: Che altri hobby hai oltre la pesca?

A:  La caccia, ma ho smesso quando alla sera mettevano i fagiani, per poi sparargli il giorno dopo.
Sarebbe ora forse di smettere pure di pescare. Se la pesca al giorno d’oggi è cosi, non mi stimola più. I pronta pesca sono esattamente come quelle riserve di caccia. Ma per fortuna c’è il cavedano dell’ Esino. E’ nato li e si comporta come un pesce vero!
Comunque faccio anche del giardinaggio e mi occupo dell’orto.

Il famoso spolverino da mobili in piume di gallo

V: Parlami dei mitici attrezzini?

A:  Per la parachute li ho realizzati da solo. All’inizio ho usato una pinza ferma carte, poi una pinzetta in alluminio. Un bel giorno mi venne a trovare Lucio Santoni, pescatore a mosca e aggiustatore meccanico. Gli ho spiegato le mie esigenze, e lui l’ha fatta.
Me l’ha portata in acciaio Inox, ….bella…bellissima…. Lui solo le fa.
Comunque serve per una tecnica di montaggio. Mi costruisco da solo il pareggia pelo, piccolo, in radica di erica, quella delle pipe. L’ attrezzo per il dubbing…
Poi ho usato una ricetta della Veniard fuori moda al posto della cera, e questa l’ avevo trovata su un libro. I fili invece sono miei. Sottilissimi ed elastici. Che ti permettono di fare tanti giri senza fare il malloppo. L’asola per il montaggio in asola invece, è composta da uno dei tre fili di cui è composto uno 0,4 in Kevlar.

Pinzetta

Pareggia pelo

V: Hai mai dovuto affrontare una brutta situazione durante un’uscita di pesca ?

A:  Cinque anni fa stavo rincasando dopo aver fatto una pescatina sull’ Esino nel primo pomeriggio. Mi affaccio da un argine artificiale per vedere se bollavano.
Tiro fuori la canna, e improvvisamente mi crolla tutto il cemento da sotto i piedi. Mi si impiglia un piede nei cavi d’acciaio. Rompo la canna, perdo il cellulare e rimango a testa in giù. Per fortuna i calcinacci avevano alzato il fondo del fiume. La testa era in acqua e non riuscivo a liberarmi. Ma con le braccia mi tiravo su e riuscivo a respirare. Finalmente mi si è sfilato lo stivale e sono crollato in acqua. Risultato: legamenti danneggiati e gesso per parecchio tempo.
V: Certo che lo conosci bene l’Esino

A:  Si, tutte le trote, una per una e me le stanno portando via i bracconieri per mangiarsele.
V: Cosa ti danno i tuoi allievi?

A:  Mi hanno dato tante soddisfazioni. Vedo nei loro occhi la riconoscenza. E poi c’è l’amicizia, diventano una seconda famiglia per me.

Rhithrogena Aurantiaca

V: L’ultima tua creatura?

A:  Gli spinnerini piccoli con extended body della Rhithrogena semi colorata. Micidiali !!
E poi un formicone in foam con ali in sintetico.
Robè te lo ricordi?
V: Robè chi, scusa?

A:  Roberto Ghezzi!
V: Azz.. se me lo ricordo, lo sento anche spesso…una delle migliori promesse che la scuola abbia avuto.

A:  La “censitrice” l’ha chiamata quell’imitazione, perché conta i pesci che prende !

Formiconi in foam

V: Nome mai meglio azzeccato!
Un pensiero o un augurio per gli amici di Pipam?

A:  Qualche volta lo leggo. Ma ci vado poco sinceramente, perché con il PC sono un po’ orso. Sto migliorando e mi riprometto che in futuro leggerò di più, intanto vi faccio i miei più cari auguri per il vostro sito.
V: Grazie Angelo e mi metto già in lista per le nuove mosche, cosi tra un lustro le avrò!



Valerio Santagostino (BALBOA)

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