Finale a treccia
2010 di Ranieri Rossetti
Testo e foto di Ranieri Rossetti
Istruzioni per la costruzione.
Occorrente: • bobina di filo da Ø 0,12 oppure 0,14 • metro a nastro • nastro adesivo di carta • 6 bobine vuote (e/o spolette) • taglierino e forbicine • bacchetta di legno da fissare al tavolo di lavoro • viti da avvitare alla bacchetta di legno • tanta pazienza e un pomeriggio libero: la preparazione e l’assemblaggio richiedono diverse ore. Fase di preparazione Fissare sul tavolo di lavoro (che nel caso rappresentato è una normale scrivania) con del nastro adesivo la bacchetta di legno con fissate le 3 viti, e il metro a nastro. Foto 1 Foto 2 Predisporre la stanza di lavoro in modo da poter stendere i capi di filo lungo il metro e facilitare il taglio (se non si possiede un vero locale da lavoro, vanno bene due sedie messe in fila, come nelle foto 3 e 4). Foto 3 e 4 Una volta predisposto l’ambiente di lavoro, si procede con taglio e stesura dei capi di filo. Ovviamente la precisione in questa fase porterà al risultato di un finale bilanciato/progressivo nella conicità. Qui sotto un disegno che si basa sulle misure della ricetta 3 m, 1° gruppo. L’operazione va ripetuta per tutti e 3 i gruppi di fili. Il gancetto nel disegno (punto di piega) è in realtà una delle 3 viti fissate sulla bacchetta di legno. Una volta preparati i tre gruppi, ben stesi, separati tra loro e momentaneamente fissati con pezzetti di adesivo sullo schienale delle sedie di foto 3 e 4, predisporre una ventina di piccole fascette di adesivo che ci consentano di tenere insieme i fasci di fili. Occorre prepararli in modo che possano essere riposizionabili/asportabili facilmente, e per questo effettueremo una breve ripiegatura del nastro su se stesso alle due estremità, lasciando solo al centro la parte gommata. Usare un nastro adesivo di carta largo 2 cm, come si vede nella foto 5, appoggiato con il lato non adesivo su un supporto in legno o in cartone spesso, e sezionandolo con il cutter in piccole strisce. Foto 5 Fissare le fascette adesive su ciascuno gruppo: circa 3 cm prima e dopo il punto di piega. In tutto quindi 6 fascette. Nella foto 6 un esempio di uno dei 3 gruppi di fili. Foto 6 Con un pennarello fare un segno identificativo su queste fascette: un segno uguale per le fascette poste sopra e sotto il punto di piega del 1° gruppo fili; idem, ma con segni diversi, per il 2° e 3° gruppo di fili. A questo punto torniamo ai fasci di fili. Ne abbiamo 6, considerato che i gruppi sono 3 ma ciascuno è doppiato al punto di piega. Con le altre fascette adesive (queste non hanno bisogno di essere identificate) teniamo insieme ognuno dei 6 fasci da 3 capi cadauno. È ora il momento del primo avvolgimento sulle bobine e/o sulle spolette. La spoletta nella foto 7 è un pezzo di manico di scopa, lavorato con degli incavi alle estremità. Si rivelerà migliore rispetto alle bobine in fase di lavorazione della treccia, in quanto per la sua forma non agevola il groviglio e, con l’elastichetto, facilita il progressivo rilascio per lavorare la treccia stessa. Foto 7 La piccola bobina di plastica la “perderemo” in fase di lavorazione: serve solo per tenere raccolti i fili ed evitare grovigli. Fissiamo il capo più lungo (quello da 3 o 3,5 m) sulla spoletta di legno e riavvolgiamo, ovviamente portandosi appresso anche gli altri 2 fili che fanno parte del fascio, fermandoci a 15 cm dal punto di piega. L'altro capo dello stesso gruppo, quello corto, lo fissiamo su una bobina in plastica, e glie lo avvolgiamo sopra. L’operazione andrà fatta anche sugli altri due gruppi di fili, il capo più lungo sempre sulla spoletta di legno. Come si vede nelle foto 8, avremo quindi i nostri 3 fasci ben avvolti. Foto 8 Foto 9 Uniamo (foto 8 e dettaglio in foto 9) con una fascetta adesiva i 3 fasci sopra il punto di piega (appena sopra le fascette che hanno il segno identificativo) le parti avvolte sulle bobinette di plastica. Fissiamo bene (foto 10) con un pezzo di adesivo sulla bacchetta di legno i 3 fasci sopra il punto di piega e iniziamo una la treccia (ovviamente impugnando le 3 spolette di legno). Il tratto da intrecciare sarà di pochi centimetri, quello poco sopra e poco sotto il punto di piega delimitato dalle fascette con segno di identificazione. Foto 10 Finita la breve treccia (foto 11) la fissiamo con fascette all’interno e ci dedichiamo a spolette/bobine. Foto 11 Srotoliamo la bobina di plastica e riavvolgiamo il fascio dei tre capi sulla spoletta di legno con lo stessa identificazione di gruppo fili, nello stesso verso delle spire pre-esistenti. Identico processo del primo avvolgimento, solo che questa volta utilizziamo solo le spolette di legno, e al posto di un fascio di 3 fili avremo un fascio di 6 fili. Al termine ci ritroveremo quindi i gruppi di filo raccolti sulle 3 spolette di legno. Foto 12 Mettiamo il punto centrale della breve trecciolina dietro un gancio (ad esempio una delle viti sulla bacchetta) e iniziamo la treccia, eliminando man mano le fascette di adesivo che intralciano l’intrecciamento. Ricaveremo così una piccola asola che ci servirà per collegare la coda al finale (vedi foto 13). Foto 13 Man mano che si procede con la treccia (che alla fine sarà lunga circa 3 metri, quindi si tratta di una fase di lavorazione piuttosto lunga) ogni circa 20 cm di treccia eseguita raccogliamola usando le viti sulla bacchetta di legno, così la distanza di lavoro per la fase di intreccio è sempre comoda ed ergonomica e non dovrete arretrare man mano che la treccia si allunga. Foto 14 Nella foto 15 siamo quasi alla fine della fase di intrecciatura e si nota come la treccia è stata raccolta sulle viti della bacchetta di legno per poter lavorare più comodi. Foto 15 Una volta terminata la treccia, faremo un nodo semplice e poi una piccola asola oppure, ancora meglio, usiamo uno di quei fantastici micro-anellini in leggerissimo metallo speciale per la giunzione con il tip finale. Una micro-goccia di Attack è utile per darci la tranquillità sulla tenuta del nodo. Foto 16 Ultime operazioni la pulitura dei gambetti dei fili che sporgono dalla treccia (foto 17), e una bella ingrassata del finale per renderlo galleggiante. L’ingrassaggio andrà ripetuto di tanto in tanto durante l’azione di pesca, sempre che preferiate pescare con un finale galleggiante. Foto 17 Un ultimo consiglio: durante la fase di intrecciatura, per recuperare eventuali "lentezze" nell’intreccio, bloccate momentaneamente la treccia con le pinzetta e stiratela con le dita (ovviamente dalla parte grossa a tanti capi verso la parte sottile a scalare). In questa fase vi consiglio anche di usare un prodotto lubrificate (ottimo il grasso di anatra o altri prodotti per ingrassare le mosche). Il risultato è un “conico” atipico, mai viziato (cioè senza le spirali causate dalla “memoria” dei conici monofilo), potente ma docile al tempo stesso, lungo un po’ meno di tre metri e in grado di stendere senza problemi un tip finale di oltre 150 cm con una mosca media (14 o 16). In caso di mosche più voluminose, con treccia da 3 m, basterà accorciare un po’ il tip finale. Nel caso del finale da 3,5 m, la delicatezza di posa aumenta ma perde un po’ la “spinta” e la misura di mosca ideale è su ami del 16/18 con un tip finale di circa 120 cm. Ma se usate una canna molto nervosa e veloce e su lanci a media distanza senza vento contrario, anche il trecciato da 3,5 m regge bene con tip da 150 cm e oltre. L’unico difetto è una relativa delicatezza: se si finisce su alberi, mai strattonare con violenza. Un conto è perdere una mosca, un conto rovinare un finale che è costato quasi un giorno di lavoro. Ispezionare periodicamente il tratto terminale: in caso di treccia lenta o magari con un capo rotto, tagliare e rifare il pezzettino finale, un accorciamento di qualche centimetro non ne pregiudica la prestazione. Con un po’ di attenzione, è un finale che vi può accompagnare per un’intera stagione di pesca e oltre, almeno per uno come me che fa di media un’uscita di pesca ogni 2 o 3 settimane. Ranieri Rossetti
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