Pesca a mosca, fra mito e realtà

Italia  20/04/2011 testo e foto di Renato “Renato8” Tiotto


Riporto un sunto della conferenza tenuta recentemente nell'ambito delle "Serate Archeologiche" dal Prof. sul tema "Pesca a Mosca, fra mito e realtà".

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Buonasera.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno chiesto di riprendere e sviluppare il piccolissimo cenno sulla "Pesca a Mosca" presente nel volume dedicato al pianeta Sol 3 del Trattato di Archeologia Galattica .
Come sapete Sol 3 riveste particolare importanza dal momento che da molti è considerato il pianeta di origine della nostra specie, ma gli studi sul campo sono resi molto difficoltosi dalla alta radioattività ancora presente...
Quello della "Pesca a Mosca" è uno degli infiniti misteri di Sol 3. I reperti sono pochissimi, la comprensione linguistica è incerta, aleatoria è la precisione interpretativa delle tracce trovate, databili a 3000 anni locali fa.
Ma molte nuove informazioni sono emerse dopo la scoperta di un sito molto promettente, con una grande concentrazione di reperti riferibili alla "Pesca a Mosca".
Nei resti di una abitazione sono stati trovati in fragili supporti 908 descrizioni di "dressing".
Cosa sia esattamente il "dressing" non è ancora dato sapere. Ha aggiunto mistero a mistero ma siamo giunti alla conclusione che l'ipotesi piu' probabile, che peraltro conforta la teoria che in seguito esporremo, è che si tratti della descrizione dell'abbigliamento rituale dell'officiante cerimoniale.
Si parla infatti di corpo di testa di ali (queste ultime evidenti posticci esoterici) fatti con materiali rari e preziosi di difficile individuazione.
Piume, filati, peli di animali ..... . E' un elenco impressionante.
Un materiale su tutti: il "cul de canard"...
Siamo molto perplessi sia sul "cul" che sul "canard"..
Tale ricchezza testimonia della necessità di una potente esibizione di grande impatto visivo.
Grande fasto perchè il cerimoniere dimostrasse di essere un tramite potente e ieratico fra la folla e l'essenza del culto.
Gli altri oggetti ritrovati sono 232 sottili bacchette di carbonio. Quale la funzione?
Ci siamo convinti che la chiave interpretativa risieda nelle proprietà conduttive del materiale.
Attraverso la interazione di potenti campi elettromagnetici chi impugnava le bacchette quali scettri, poteva alterare il proprio stato di coscienza, fino a raggiungere vere estasi mistiche.
Non crediamo che la condizione estatica fosse poi cosi infrequente. Molti altri furono i mezzi idonei a raggiungerla.
Per esempio le "Pagine gialle”, il "Fritto misto”, la " Baltega nera" furono per secoli usati a questo scopo.
Questi nuovi elementi ci hanno confortato nella nostra opinione che discosta dalle teorie espresse nel trattato.
Una di queste ipotizza che la pesca a mosca fosse un rito di passaggio dall'infanzia all'età adulta . Quindi ritualità puberale e gestualità ripetitive ed ossessive.
All'opposto altri hanno sostenuto che si trattasse di un'attività residuale di involuti senescenti.
Ma, in entrambi i casi sarebbe stata più capillarmente diffusa e i reperti molto più numerosi.
Parimenti è improbabile la sua funzione terapeutica per le malattie mentali che pare colpissero una numerosa fetta di popolazione al tempo.
Che abbia avuto una valenza sessuale cozza contro il rilievo che alcuni oggetti riferibili ad essa, per quanto si possa essere immaginifici, non vediamo quale utilizzo potessero avere in questo ambito.
Altri ancora sostengono che fosse una specie di punizione feroce per reiterati delinquenti, numerosissimi all'epoca, che fossero quindi obbligati a praticare questa " Pesca a Mosca" come disgustosa espiazione.
Vera è la non chiarezza del problema.
Riteniamo che la nostra teoria sia la più plausibile,e che sia stata confermata dai citati recentissimi ritrovamenti effettuati nel sito che abbiamo denominato "Casa Renato".
L’abbondanza di reperti concentrati in un piccolo spazio porta a pensare che l'uomo chiamato Renato abbia raggiunto alte vette nell'ambito della misteriosa pratica della "Pesca a Mosca ".
Ma veniamo al punto.
La "Pesca a mosca" pensiamo fosse l’adesione a una condizione spirituale non svincolata da elementi esoterico feticistici.
Stato mentale, fissazione ossessiva, ideologia filosofica, ideazione monomaniacale?
Forse non sapremo mai quale fosse l'elemento preponderante.
Analoghe osservazioni sono state fatte su altri pianeti nei quali il triangolo feticcio/esoterismo/spiritualità era presente in altre forme non del tutto spontanee e non disgiunte da possibili benefici della oligarchia. Una situazione molto complessa nel quale l'elemento terreno e quello spirituale percorrono una strada parallela.
Certa però è la manifestazione esteriore rappresentata da rito e culto.
Pare che il feticcio fosse chiamato "Trota" o "Pesce" o "Amico Pinnuto".
Cosa fosse chiaramente,non abbiamo compreso.
Forse un manufatto di sintesi organica deperibile che poteva essere trasportato e riprodotto.
E sembra fosse anche alla portata di molti. Ma se era richiesta la presenza e l'intervento di particolari santoni significa che la natura sacrale della "cosa" era ben radicata nel profondo.
La "Trota" era adorata e rispettata.
Particolari cerimonie erano praticate durante le quali pare fosse assolutamente indispensabile l'utilizzo dell'oggetto chiamato "Pane e Salame".
Non ci è chiaro se alla "Trota" fosse anche rivolto un gesto sacrificale o fosse la "Trota" oggetto da sacrificare in una perversa quanto catartica inversione dei ruoli..
Ma questo aspetto è tuttora troppo vago per essere ragionevolmente sviluppato. L'argomento è difficile e ci rendiamo conto di quanto la nostra teoria sia ardita, ma il dibattito è aperto e la discussione fra gli studiosi è molto vivace.
Confidiamo che ritrovamenti futuri possano gettare ulteriore luce sulla "Pesca a Mosca" che prendendo spunto dal titolo di questa conferenza potremmo definire ora "la realizzazione di un mito, o la mitizzazione di una realtà".

Ringrazio il pubblico per l'attenzione.

Renato Tiotto (Renato8)


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