Acciughe: evoluzione della specie - parte 1

Tra le esche che un buon pescatore di mare (blue water ma non solo) deve saper costruire c’è l’acciuga.
L’acciuga fa vita pelagica, ma in primavera e autunno si avvicina lungo le coste italiane.
L’acciuga ha corpo lungo, provvisto di squame, muso breve, e la pinna caudale è a forma di V.
L’acciuga si distingue dagli altri pesci per avere la mascella di sotto più corta di quella superiore.
Il colore è verde azzurro grigio, i fianchi e la pancia sono di colore argento.
Può essere lunga dai 4 ai 18 centimetri fino ad un massimo di 20 centimetri.
Solitamente le imitazioni di acciughe impiegate nella pesca a mosca non superano i 12 cm (molto raramente mi è toccato di vederne di più grandi), e normalmente la misura più frequentemente usata va dai 7 ai 10 cm.
Fino a qualche anno fa, prima della ricomparsa massiccia dei tonni, imitare una acciuga voleva dire surf candy, bonito bunny, deciver, clouser, etc. Questo per il fatto che i tombarelli erano la preda abituale di un pescatore a mosca italiano e salturiamente palamite e alletterati.
Soprattutto i tombarelli, in fase di mangianza, sono conosciuti per essere poco diffidenti e di conseguenza un’imitazione di acciuga costruita alla meno peggio era comunque garanzia di cattura. Mentre già per le palamite e i tonni alletterati, l’imitazione doveva rispecchiare al meglio le dimensioni e i colori della povera “dolce” preda.
Poi sono arrivati i grossi tonni e con essi la voglia di “fregarli” così molti fly tiers hanno cominciato ad elaborare nuove ricette costruttive, nuovi materiali, nuove colle, nuovi passaggi costruttivi. Questo per la nota iper selettività dei “pesci rossi” che hanno gli occhi grandi come quelli di un bue... e quindi rifiutano con estrema facilità tutto ciò che non ricordi loro quello di cui si stanno cibando.
Mi soffermo ora sulle caratteristiche delle imitazioni più usate in mare ed in primis vi parlerò delle surf candy.