Tube body e parachute


Testo e foto di Agostino “BigNeedle” Roncallo

Alcuni anni fa, venni invitato dal Fly Club Riviera dei fiori per una giornata di costruzione a cui partecipava anche Jean Louis Teyssiè.
Come è consuetudine fra Fly tiers, ciascuno dei due mostrò all’altro le proprie tecniche di montaggio; ebbi così l’occasione di vedere come Teyssiè costruisce i tube bodies dei quali rese noto il procedimento di costruzione negli anni novanta.
Invece del famoso Softex, Teyssiè usa come collante del comune silicone sigillante incolore, del tipo che viene utilizzato dagli artigiani per molteplici usi.
Quello che mi stupì fu vedere che Teyssiè utilizzava un iniettore di silicone professionale, appunto quello usato dagli artigiani, per cui pensai che la sua produzione di tube bodies dovesse essere cospicua.
Teyssiè versava un poco di silicone su un pezzo di Scottex per poi intingervi l’ago intorno al quale creava il tube body nel modo noto.
Fino a quel giorno non avevo mai costruito un tube body perché, anche se mi considero un innovatore, sono ancora legato alla tradizione e credo che i problemi di costruzione si debbano risolvere con la tecnica e non con i collanti; inoltre preferisco non inalare i solventi presenti in ogni tipo di colla.
Detto ciò, devo riconoscere che quella che ha portato alla creazione del tube body è un’ottima intuizione, per cui, per cortesia nei confronti di Teyssiè, ma anche per curiosità, provai a costruirne qualcuno.
Quello che mi colpì fu constatare con quale velocità si ottengono i corpi e a me, che amo le cose fatte con semplicità e velocità, la cosa piacque.
Invogliato da quell’approccio, decisi di continuare la sperimentazione riguardante i tube bodies e, poiché ciò che mi motivava era più la curiosità che il reale desiderio di costruire i corpi extended della mie imitazioni con quel sistema, mi limitai a comprare un singolo tubetto di silicone.
Dopo aver acquistato il tubetto di silicone, che viene venduto corredato di un ugello conico di plastica , tornai a casa ed avvitai l’ugello di plastica al tubetto, ma, invece di versare il silicone su uno Scottex, nel modo in cui agisce Teyssiè, infilai dentro ad esso l’ago dell’attrezzo con cui si costruisce il tube body.
In questo modo la quantità di silicone esposta all’aria risultò minima come minima risultò l’esalazione del solvente che si sprigionò dal tubetto, inoltre, con quel procedimento, non sprecai la pur minima quantità di silicone.
Ogni volta che terminavo di costruire i tube bodies, facevo uscire un poco di silicone dall’ugello in modo che, solidificandosi, svolgesse la funzione di tappo.
Quando desideravo utilizzare nuovamente il silicone, strappavo il grumo solidificato sull’estremità dell’ugello e ripetevo le operazioni descritte poc’anzi.
Terminate le sperimentazioni, mi trovai con una notevole quantità di tube bodies che riposi in una scatola in attesa dello stimolo giusto per utilizzarli.
Il caso volle che, proprio in quel tempo, scoprissi l’esistenza di due tipi di rafia sintetica davvero interessanti.
Uno, venduto nei supermercati come “spago di nylon” in matasse composte da un unico filato ed anche come “corda”, formata dall’intreccio di tre filati, è opaco ed ha la caratteristica di non assorbire l’acqua, l’altro possiede la stessa caratteristica, ma è brillante, del tutto simile allo Zing che Jean Louis Teyssiè rese noto una decina di anni fa.
Trovai quest’ultimo in un negozio di articoli di cancelleria per uffici dove acquistai diverse matasse a meno di un euro l’una.
Recentemente, parlando con l’amico Renato Cellere, ho saputo che la rafia sintetica simile allo Zing si può trovare anche nei negozi che forniscono prodotti per l’agricoltura ed il giardinaggio.
Per poterli utilizzare, i due tipi di rafia si devono srotolare in modo da ottenere dei fogli e questa è un’operazione delicata perché, pur essendo resistenti se tirati per il lungo, se si tirano per il largo, i fogli si rompono facilmente, inconveniente che si riscontra anche nello Zing.
Di questo inconveniente bisogna tener conto quando si utilizza il materiale per realizzare le ali.
Si deve prendere una striscia di rafia che abbia la larghezza delle ali che si vogliono ottenere, fissarla sull’amo a metà della lunghezza, verticalizzare le due parti e solo allora sagomare le ali nella parte estrema delle strisce.
Si deve agire in questo modo per non interrompere la continuità delle fibre della rafia, altrimenti la parte dell’ala dove le fibre risulterebbero interrotte dalla sagomatura, si staccherebbe.
Si possono anche ottenere le ali riducendo la rafia in sottili fibre usando un pettine indicato per pettinare il pelo dei gatti o dei conigli.
Ritengo che la rafia sfrangiata sia indicata per ottenere ali morbide, che non creano il deleterio effetto elica che fa arricciare il tippet del finale.
Con la rafia sostituto dello Zing sfrangiata di colore bianco, costruisco la sacca alare ed il ciuffetto respiratorio delle ninfe di chironomo.
Per quanto è a mia conoscenza, la rafia “spago” è reperibile nei colori rosso, verde, giallo e nocciola.
La rafia “corda” nei colori rosso, verde e paglierino e quella simile allo Zing nei colori rosso, bianco,verde, azzurro e giallo molto sfumati.
Teyssiè è noto per le sue imitazioni “realistiche” ed anche quando costruisce mosche da pesca sembra non poter fare a meno di fornire alle imitazioni dei particolari anatomici che appagano il suo gusto estetico; per esempio, crea gli occhi delle effimere fondendo con una fiamma, l’estremità di due fili di nylon, utilizza l’eccedenza dei fili per creare le zampe anteriori i della mosca e, con altri quattro fili di nylon, ottiene le rimanenti zampe.
Realizzando in quel modo gli occhi e le zampe dell’imitazione, dotandola di un corpo in tube body ed utilizzando lo Zing per costruire le ali , Teyssiè creò una affascinate imitazione di Mosca di Maggio.
Rendendomi conto di avere a disposizione gli stessi materiali (o molto simili) con cui Teyssiè realizzò la sua mosca di Maggio, provai ad utilizzarli per ottenere una mia versione di questa affascinante effimera.
Dressing

1) Su un amo grub, fisso una hackle di gallo vicino all’occhiello.

2) Nello stesso punto fisso un tube body

3) Prendo una striscia di rafia sostituta dello Zing, la piego a metà, la dispongo sotto all’amo e , tirando le due metà, la faccio aderire al gambo dell’amo.

4) Con alcuni giri di filo di montaggio sul piano orizzontale, blocco la striscia di rafia fra il gambo dell’amo ed il tube body.

5) Avvolgo la hackle di gallo fra il tube body ed il gambo dell’amo, la fisso accanto all’occhiello e taglio la sua eccedenza.

6) Per eliminare l’eccedenza del tube body posso agire in due modi. O taglio l’eccedenza all’interno delle ali o l’abbasso in avanti, la fisso accanto all’occhiello e taglio quella che avanza..

7) Sagomo le ali, eseguo il nodo finale e la mosca è terminata.

Come si vede dal dressing, ho costruito l’imitazione con il principio con cui realizzo la mia parachute, montaggio in cui la hackle di gallo viene avvolta intorno ad una striscia di foam.
In questo caso è l’intero tube body a svolgere la funzione della striscia di foam e la hackle di gallo viene avvolta fra esso e l’amo, ma il risultato è sempre lo stesso: un montaggio parachute robustissimo.
Costruii una manciata di imitazioni di Mosca di Maggio, tanto per vedere cosa riuscivo a combinare con i tube bodies e la rafia sintetica che avevo reperito, poi, sapendo bene quante sono le possibilità di utilizzo di questa imitazione, costruii imitazioni di effimera più piccole, che, a differenza dell’imitazione della Mosca Di Maggio, potessero essere utilizzate durante tutta la stagione di pesca.
Usando quelle imitazioni, verificai la loro ottima galleggiabilità unita ad una buona capacità di cattura, ma ebbi la conferma di ciò che pensavo ancora prima di testarle: le ali in sostituto dello Zing si rompevano facilmente, inconveniente che si verifica anche con ali in Zing originale.
Su quell’inconveniente ci contavo, infatti le ali in Zing o suo sostituto sono rigide ed io non amo le ali con questa caratteristica.
Con uno spillo sfrangiai del tutto le ali delle mosche già usate e pure quelle delle mosche nuove.
Le ali sfrangiate non influirono negativamente sulla capacità adescante delle imitazioni, tuttavia mi venne spontaneo pensare che se le imitazioni catturavano anche in quello stato, tanto valeva provare a costruirle con ali in polipropilene per semplificare il montaggio.
Dotate di ali in polipropilene, le imitazioni risultarono forse ancora più efficaci, per cui, servendomi di questa metodologia di montaggio, ottenni robuste ed efficaci imitazioni di effimera di ogni dimensione.
Per concludere, tenendo conto che vi ho proposto la rafia sintetica per poi finire col sostituirla con il polipropilene, vi assicuro che questo materiale si può utilizzare efficacemente in diverse maniere.
Lascio che sia la vostra inventiva a scoprirle.



Agostino Roncallo (BigNeedle)


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