Consumo del Territorio

15 Dicembre 2011

Consumo del Territorio
Mi scuso se faccio un cerchio non propriamente di pesca, ma gli ambienti fluviali e la pesca ne sono in qualche modo correlati.
In Italia si sta assistendo ad un consumo del territorio “mostruoso” che cresce di anno in anno in modo spropositato rispetto alla crescita della popolazione (secondo le stima da 5 a 10 volte…)
Alcune decisioni politiche degli ultimi anni (ad esempio l’abolizione dell’ICI) hanno indotto molti Comuni, ormai privi di entrate, ad effettuare grosse varianti ai Piani Regolatori per trasformare aree agricole in aree produttive o residenziali, ben oltre le previsioni di crescita, solo per poter incamerare degli Oneri di Urbanizzazione e sopravvivere.
Con questo trend, legato alle al disordine urbanistico dello sviluppo, con periferie che si espandono senza una logica e file interminabili di capannoni (magari col cartello ingiallito vendesi/affittasi), ci rendiamo responsabili della consegna alle generazioni future di un’Italia compromessa, perché, da questi danni, indietro non si torna.
I fiumi, già martoriati da uno sfruttamento intenso di acque e materiali asportabili, sono sempre più assediati dal cemento che avanza, e pur conservando il privilegio di essere le uniche vie ecologiche ancora riconosciute dagli animali, sono destinati anche essi ad un futuro desolante.
Cosa dovranno fare i nostri nipoti o i nipoti dei nostri nipoti, dichiarare guerra alla Slovenia o alla Francia per poter pescare in un minimo scampolo di natura?
In Italia si sta assistendo ad un consumo del territorio “mostruoso” che cresce di anno in anno in modo spropositato rispetto alla crescita della popolazione (secondo le stima da 5 a 10 volte…)
Alcune decisioni politiche degli ultimi anni (ad esempio l’abolizione dell’ICI) hanno indotto molti Comuni, ormai privi di entrate, ad effettuare grosse varianti ai Piani Regolatori per trasformare aree agricole in aree produttive o residenziali, ben oltre le previsioni di crescita, solo per poter incamerare degli Oneri di Urbanizzazione e sopravvivere.
Con questo trend, legato alle al disordine urbanistico dello sviluppo, con periferie che si espandono senza una logica e file interminabili di capannoni (magari col cartello ingiallito vendesi/affittasi), ci rendiamo responsabili della consegna alle generazioni future di un’Italia compromessa, perché, da questi danni, indietro non si torna.
I fiumi, già martoriati da uno sfruttamento intenso di acque e materiali asportabili, sono sempre più assediati dal cemento che avanza, e pur conservando il privilegio di essere le uniche vie ecologiche ancora riconosciute dagli animali, sono destinati anche essi ad un futuro desolante.
Cosa dovranno fare i nostri nipoti o i nipoti dei nostri nipoti, dichiarare guerra alla Slovenia o alla Francia per poter pescare in un minimo scampolo di natura?
Beppe S. |