MNG - Mongolia

Mongolia  08/09/00

di Sandro Mandrini (the Midge)

"A pesca nel Chulut Gol"


Scorcio della vallata del Chulut Gol.

Da diversi anni rincorrevo il sogno di un viaggio di pesca in Mongolia....perché la Mongolia....non lo sapevo bene all’inizio ma piano piano, man mano che si andava delineando la possibilità di organizzarne uno  prendevano forma parecchi particolari che rendevano la Mongolia una meta assolutamente unica non solo per il pescatore a mosca, ma anche per il viaggiatore a caccia di luoghi inesplorati e per la maggior parte dei "turisti" assolutamente sconosciuti!

Grazie anche al grande mezzo comunicativo che è Internet, raccolsi informazioni su questo paese....dall’altra parte del mondo....sulla sua morfologia e sulla fauna che lo popola ( in particolare l’ittiofauna caratteristica di questi luoghi).

Era fatta ! Il grande sogno era cominciato!

A differenza da quello che comunemente siamo portati a credere, la Mongolia (1566500 Kmq di superficie quasi come l’Europa occidentale ma con solo 2 milioni di abitanti....un abitante per Kmq!) non è una landa desertica e desolata ma anzi al suo interno si possono trovare climi assai differenti che vanno appunto dal desertico (a sud si trova il grande deserto di Gobi) al clima alpino delle regioni montagnose del centro e del nord (la più importante catena montuosa è quella dell’Alkanghai).

Numerosi sono i laghi ed i fiumi che solcano il territorio mongolo con un’ittiofauna straordinariamente ricca di specie differenti e soprattutto di specie endemiche di inestimabile pregio ed interesse non solo alieutico ma anche scientifico.

Di tutti i pesci che popolano i fiumi ed i laghi mongoli, quelli che al PAM interessano maggiormente (e che hanno colpito profondamente la mia fantasia ) sono sicuramente i salmonidi (ucho taimen, brachimystax lenoki) e i timallidi (tymallus articus, tymallus brevirostris, tymallus baikalensis)

L’ucho taimen è sicuramente la specie ittica di maggior "impatto" per il pescatore a mosca : il taimen (diffuso anche in Siberia, Corea del Nord e forse Cina) è infatti il "cugino" asiatico del cosiddetto Salmone del Danubio (ucho ucho) diffuso appunto nel bacino idrografico del Danubio (Austria, ex Yugoslavia...) e, introdotto pare con esiti discretamente positivi in alcuni fiumi della penisola iberica.

Il Taimen è dunque un salmonide che occupa grossomodo la stessa nicchia ecologica della nostra trota marmorata, ma a differenza di quest’ultima raggiunge dimensioni incredibili potendo toccare i 70 Kg di peso e superare anche di molto il metro e mezzo di lunghezza.........un vero mostro dalla caratteristica livrea rosso acceso nella parte caudale che sfuma gradualmente al grigio piombo sul capo con la immancabile punteggiatura nera sul dorso e sui fianchi; anche se meno fitta che in altri salmonidi.

La trota lenok (brachimystax lenoki ) è invece del tutto simile ad una trota; raggiungendo però dimensioni ben maggiori (fino a 90 cm.).

A pesca.
Un’altra particolarità della trota lenok è costituita dalla struttura della bocca che &egarve; più simile a quella dei ciprinidi (sia come forma più larga ed arrotondata sia come consistenza con labbra carnose e molli) ma con al suo interno dei dentini niente male !

I temoli presenti in Mongolia sono, per quello che ho potuto constatare, per la maggior parte temoli artici, dalle grandi e variopinte pinne anche se non dalle dimensioni eccezionali come in altra parti dell’emisfero boreale. Sono poi stati catturati probabilmente anche esemplari della specie "brevirostris" che però non è stato possibile classificare con certezza viste le minime differenze dal temolo artico.

L’AMBIENTE

Il fiume dove ho pescato in compagnia di altri 11 "assatanati" lanciatori è il Chulut Gol; uno stupendo corso d’acqua che scorre nella provincia dell’Alkanghai; più o meno al centro-nord del territorio mongolo.

Il fiume Culut nasce dalla catena montuosa dell’Alkanghai appunto e scorre all’inizio in una larga pianura morenica con un letto prevalentemente ghiaioso e con una conformazione molto "dispersa" che ne riduce di molto la profondità. La parte più interessante del suo percorso, è quella centrale, che si snoda interamente all’interno di un magnifico e profondo canyon dalle sponde aspre e selvagge. Qui il fiume diventa più suggestivo e variegato con rapide, lame profonde e pool dalla bellezza mozzafiato...non mancano le cascate e i piccoli laghi dove l’ambiente geologico circostante ne permette la formazione.

Numerosi anche gli affluenti dalla rara bellezza in particolare uno, il principale per dimensioni, che prende origine da un lago vasto e incontaminato dove dal 1965 la pesca è stata vietata in quanto parco naturale....Si può solo immaginare la ricchezza di fauna ittica che lo popola.

Il tratto di fiume in concessione all’organizzazione di cui eravamo ospiti (Mongolian Fishing) era lungo circa 74 Km. tutti all’interno del canyon e per la maggior parte difficili da raggiungere (pensate che i 48 Km finali della riserva si possono raggiungere solo a piedi o a cavallo con una marcia di avvicinamento di almeno un giorno!) che neanche le nostre guide austriache Berndt e Ilia, che da sette anni frequentano la Mongolia ed in particolare il fiume Chulut, conoscono e tantomeno hanno pescato.

In dieci giorni di pesca, in dodici pescatori e con un "orario di lavoro" di dodici ore al giorno, avremo pescato si e no 10 o al massimo 15 Km. di fiume!

Nonostante questo posso assicurare che c’è stato da fare indigestione di pesce per tutti!

Il problema semmai era quello di sentirsi degli intrusi e dei "potenziali devastatori" alle prese con un fiume assolutamente naturale e selvaggio in cui non ci sono immissioni di pesce pronta-pesca e tutto quello che si prende è offerto esclusivamente da Madre Natura!

Il canyon.
È dunque molto importante accostarsi al fiume ed ai suoi pesci con molta attenzione ed una sana dose di AUTOCONTROLLO; limitandosi non solo al no-kill ( infranto solo due volte per assaggiare i filetti di Lenok e di temolo affumicati o fritti.....una vera meraviglia) ma anche ad un tempo e ad una modalità di pesca che ci permetta di selezionare le nostre prede senza la smania di arraffare ma seguendo la vera poesia della pesca a mosca che permette di fermarsi, spesso dopo una bella cattura , lungo le sponde del fiume per fumarsi una sigaretta, fare un sonnellino o ammirare il volo delle aquile reali, degli avvoltoi...le corse dei cani delle praterie e delle marmotte, gli stormi di gru, beccacce e colombacci che fanno anch’essi parte dell’avventura e rendono la pesca in questi posti una cosa assolutamente unica.

Risulta piuttosto difficile trovare un termine di paragone per far capire che cos’è la pesca sul Chulut Gol.... Si potrebbe paragonare l’ambiente naturale di questo fiume a quello dell’Europa continentale ai tempi dell’Impero Romano....grandi spazi assolutamente naturali e selvaggi con una pressione di pesca irrisoria visto che le popolazioni locali non amano il pesce e raramente se ne cibano.

Immaginate delle lande desolate...prati di stelle alpine e genziane a perdita d’occhio, ore ed ore di cammino sulle rive di un fiume che non ha mai visto un pescatore ne tantomeno un pescatore a mosca !

I pesci non hanno mai visto una mosca artificiale ed un filo di nylon e non hanno la minima idea di che cosa sia una Red Tag o una effimera montata "parachute"....

Capite benissimo che la dimensione del "problema pesca" in un luogo del genere assume dei tratti quasi surreali del tutto particolari e nuovi che non hanno più nulla a che vedere con i problemi di casa nostra....

Qualsiasi cosa cada in acqua o si muova sulla superficie di essa rappresenta, per i pesci, una potenziale preda e per questo va assaggiata.....più la mosca artificiale è grande più grande è il pesce.....salvo alcune eccezioni che vedremo in seguito...

LA PESCA

La giornata cominciava alle otto della mattina con una leggera colazione: tè, caffè, pane burro, marmellata, qualche volta wurlster o affettati vari per poi partire, a piedi, in jeep o a cavallo verso i luoghi di pesca.

È sempre bene non avventurarsi da soli poiché il campo di pesca è in un luogo molto isolato a più di quattro ore di jeep fuoristrada dal centro abitato più vicino. In queste condizioni anche il minimo incidente o semplice inconveniente è da evitare per non rischiare di rovinarsi e di rovinare ai compagni di pesca la vacanza. Osservando questa elementare regola di buon senso (e con un po’ di fortuna sospetto!!) si sono evitati infortuni gravi e meno gravi se si escludono gli immancabili bagni fuori programma !

Il pranzo era alle 14.00 o al campo o, se si era molto distanti, al sacco. La pesca continuava nel pomeriggio fino a sera ( pochi pescavano fino alle 21.00, la maggior parte dei partecipanti smetteva verso le 17.00, causa indolenzimento degli arti superiori!)
Alla sera dopo una salutare doccia calda si cenava: riso, minestre e carne erano la base del menù proposto dalle abili cuoche mongole del campo; ma si assisteva spesso a "contaminazioni culinarie mediterranee" dovute alle provviste portate da casa (spaghetti, vino, salami, parmigiano,ecc. ecc. ).

Il dopocena trascorreva veloce tra i resoconti della giornata, le disquisizioni filosofico-culturali sui dressing migliori e...tanta, tanta vodka e birra che erano il vero collante della compagnia.

Verso mezzanotte quasi tutti erano in branda e il silenzio scendeva sul campo.

CLIMA
Un taimen.

Il clima, durante i dieci giorni di permanenza al campo è stato eccellente: un solo giorno di pioggia, temperature di 25° C. di giorno e 12° C. di notte( indispensabile un buon sacco a pelo), poco vento e aria secca...un vero paradiso.....

Se si aggiunge poi la TOTALE ASSENZA DI INSETTI NOCIVI (zanzare, mosquitos, tafani ecc.) bisogna ammettere che la Mongolia non ha eguali nel resto del mondo in fatto di vivibilità

ATTREZZATURE E AZIONE DI PESCA

L’attrezzatura ideale è, a mio avviso composta da almeno quattro canne: due leggere per coda 5/6 adatte alla pesca di trote e temoli e due pesanti per coda 8/9/10 per la pesca del taimen.

Attenzione perché può capitare di agganciare taimen anche pescando leggero e la faccenda può essere abbastanza complessa.

Al sottoscritto è capitato ben due volte di agganciare un taimen pescando lenok e temoli.

La prima volta sotto gli occhi increduli di due compagni di pesca ho avuto la fortuna/ sfortuna di agganciare il pesce più grosso della mia misera esistenza e probabilmente il più grosso tra tutti i partecipanti alla vacanza.....Il mostro, stimato intorno al metro e mezzo di lunghezza ha avuto l’ardire di mordicchiare uno Stimulator arancione su amo del 12 fatto pattinare a centro buca...fin qui tutto bene se non fosse stato che l’IDIOTA (il pescatore...non il pesce!) aveva pensato di divertirsi un po’ montando un finale dello 0, 21!!!!

Potete immaginare com’è andata a finire la lotta tra il Tapino ed il mostro che, dopo averlo stancato per bene facendolo correre per più di duecento metri sulla riva del fiume tra massi e fango, ha deciso con un a breve pausa in una spanna d’acqua ed il successivo e spettacolare salto con testata violenta, di terminare 1-0 l’incontro senza che il misero finale potesse minimamente contare qualcosa in tutto ciò.

Aggiungo solo che la sera stessa, a causa dello shock subito il tapino aveva 39°C. di febbre da strapazzo!!!

Da quel momento non mi sono mai più permesso l’ardire di montare un finale inferiore allo 0.33 che, oltre al non essere di alcun disturbo per temoli e trote, mi ha permesso due giorni dopo di catturare e portare a riva un altro taimen di 105 cm , salito a ghermire una hopper su amo del 12: questa cattura è record!

La bollata del taimen di buone dimensioni è qualcosa di incredibile...dirompente...paragonabile ad un pessimo tuffo con spanciata del peggiore tuffatore olimpico....insomma una roba da sballo!

La difesa non è invece nulla di eccezionale inquanto il taimen non oppone grandi fughe e srotolamenti di backing...ma è pur sempre un "bambino" di dieci, quindici e più Kg. che da testate e esegue spettacolari salti fuori dall’acqua. Si stanca abbastanza presto e necessita di un’accurata rianimazione prima di tornare in libertà.

Lenok e temoli sono invece grandi lottatori e, considerate le dimensioni assai minori, si può dire che vendano cara la pelle!

Come ho già accennato poco sopra il diametro dei finali non riveste una grande importanza: diciamo che per la mosca secca va benone uno 0.28 / 0.35; mentre per la pesca specifica del taimen si dovrà stare necessariamente su calibri tipo 0.40/ 0.60. Queste misure ci mettono al riparo in ogni caso da brutte ( o belle?!) avventure come quella capitata al sottoscritto.

MOSCHE
La taimen pool.
Per quanto riguarda le mosche da utilizzare il discorso è allo stesso tempo semplice e complesso: semplice perché qualsiasi cosa che galleggi, assomigli anche molto vagamente ad una possibile preda e sia ben visibile al pescatore va bene per pescare in Mongolia; a farla da padrone, vista anche la quantità di pastura naturale, sono le cavallette...di tutti i tipi e di tutti i colori basta che siano di dimensioni generose, ottime quelle in foam o pelo di cervo....ma la sperimentazione è solo agli inizi!

Sedge e terrestrial sono ottime ma anche le effimere sia in caccia che in schiusa danno buoni risultati sia per le trote che per i temoli.

Il discorso si complica un attimino per quanto riguarda la pesca del taimen: non tanto perché il pesce sia più difficile da insidiare ma perché la pesca specifica al taimen si effettua di regola con imitazioni di topolino fatte pattinare in superficie.

Tre i problemi maggiori:
  • Il lancio che non è sempre agevole con esche voluminose montate su ami del 2.0
  • La galleggiabilità che resta a mio avviso un fattore di grande importanza ai fini della cattura anche se non tutti concordano avendo agganciato taimen anche con imitazioni di topolino che oramai viaggiavano ben al di sotto del pelo dell’acqua
  • Ed infine, ma probabilmente è il problema principale, il fattore AMO che deve essere sempre affilatissimo e molto, molto robusto e resistente pena la perdita di numerosi pesci che si slamano, raddrizzano ami da boccalone, e in alcuni casi li spaccano di netto.
La ricerca e la sperimentazione condotta al campo da "numerosi esperti" ha portato ad un paio di dressing originali molto catturanti (oltre naturalmente al sempre buon vecchio topolino in cervo rasato):
  • Il primo dressing è composto da: codina in strip di coniglio arancione/bruna, corpo in cilindro di foam grigio sagomato, testa in pelo di cervo viola o arancione svasata
  • Il secondo dressing è stato concepito per permettere di sostituire ami spuntati o rotti senza dover buttare anche il topolino: si costruisce dunque un topolino di pelo di cervo rasato anziché sull’amo direttamente, su uno spezzone di monofilo dello 0.60 con due asole agli apici che permetteranno di infilare il corpo su un amo nuovo fissando l’asola di testa con il nodo del finale direttamente sull’occhiello

Spedizione a cavallo.

Questo è un piccolo resoconto molto condensato della mia esperienza di pesca in Mongolia....provare per credere!

ATTENZIONE! Perché esperienze come questa toccano profondamente l’intimo di ogni pescatore e, tornati in Italia si fatica non poco a riprendere contatto con la realtà!

Io non sono ancora riuscito ad andare a pescare da quando sono tornato a casa...ho troppa paura del confronto!

NOTA:

Maggiori informazioni e soprattutto foto si possono avere visitando il sito: www.ferriera-valsabbia.com/cpmbs/mongolia/mongolia.htm dove stiamo cercando di raccogliere il "sunto" della spedizione sia come immagini che come articoli.

Sandro Mandrini


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