GRB - Il Test
Il fiume


Una vecchia canna in bamboo, appoggiata ad un albero muschioso. Di fronte, silente e regale scorre "il fiume". È la prima di una serie di immagini, tirate su con lo scanner da un ammasso di foto di qualche anno fa, in attesa di essere riordinato da tanto tempo. A volte i ricordi più belli, quasi che avessero bisogno di una maggior dedizione, rimangono quelli più a lungo esposti all’incuria del tempo che corre.
Nessun luogo è stato più evocato del Test nella letteratura PAM, di nessun luogo mi ero creato nel tempo un’immagine così mitizzata, a nessun altro luogo mi sono avvicinato per la prima volta con tanto rispetto, pervaso più dalla voglia di condividere le esperienze ed emulare i pensieri dei padri della pesca a mosca che dalla smania di catturare un pesce.
Il cuore pulsante della pesca nell’Hampshire è Stockbridge, una bella cittadina della verde e rilassante campagna inglese. La si raggiunge dall’aeroporto di Londra in circa due ore, di cui una spesa a girare intorno alla capitale e l’altra molto più piacevole a deliziare l’occhio attraverso la parte più caratteristica dell’Inghilterra. Poco oltre il centro del paese il Test l’attraversa dopo aver disegnato due sinuose curve che racchiudono un po’ la sua filosofia del farsi strada verso il mare, lento e rotondo percorso tra rive e prati mantenuti con cura maniacale.
Tanti canali solcano la cittadina. Uno spettacolo di erbe di insetti e di trote, fario ed iridee di tutte le dimensioni, che bollano e ninfano in continuazione. Alcuni di questi canali sono usati per l’accrescimento di trote da spostare successivamente nel Test, dopo averle condizionate a bollare con mangimi a galla. Non so se sia prassi comune o solo più resti di una leggenda che affonda le sue origine dalle diatribe tra secchisti e resto del mondo.
Ogni più piccolo corso d’acqua tributario diretto od indiretto del Test è, come il corso principale, privato, ed è trattato con la stessa cura. Sponde (almeno una) rasate, percorribili senza stivali (è vietato dappertutto entrare in acqua) pulizia dell’alveo da qualsiasi macroinquinante (plastica, rifiuti), cura certosina delle parti in frana con la costruzione di palizzate in legno che in alcuni casi fungono da pedane di pesca. Il fondo è calcareo e argilloso. La portata e i livelli sufficientemente costanti nell’anno. La biomassa è notevole, così come l’accrescimento dei pesci.
Fili spinati e cartelli di divieto di pesca si sprecano. Se si è poco intuitivi e non si conosce l’inglese è meglio annotarsi e diffidare di scritte che contengano parole come "private", "privy", "forbidden", "no admittance", etc. Non rispettarli vuol dire essere immediatamente avvicinati da fedeli maggiordomi o rudi fattori che se sono in vena buona, prima ti denunciano e poi ti sparano addosso (con cartucce a salve o a sale, bontà loro, almeno così dicono), se gli gira storta viceversa.
A certe acque si accede solo con quarti di sangue blu, ad altre mettendosi d’accordo col proprietario e mettendo al contempo mano al portafoglio.
Su consiglio di Riccardo Carrara che ci ha fornito indicazioni precise, abbiamo iniziato la nostra avventura nel Test nel tratto gestito dall’Orvis shop di Stockbridge, un elegante negozio fornitissimo, tra le altre cose, di mosche della tradizione inglese. Sotto la consulenza di Harry Evans, rivelatosi poi guida sobria, competentissima e prodiga di consigli, abbiamo riempito le scatole di mosche e ci siamo fiondati sul fiume, nella splendida beat Timsbury 6. Fiondati no, è fuori luogo, religiosamente avvicinati tra visioni e riti che parevano appartenere ad un lontano passato (non scorderò mai la coppia di gillies in pompa magna che cucinano una trota in riva al fiume per il breakfast del loro nobile pescatore e signore, il tutto giocato con gesti, modi e colori da inizio secolo).
Nell’attesa delle prime schiuse di mayfly (era inizio maggio) ci è stato rivolto l’invito di tentare la carta della ninfa. Io ne rimasi entusiasta. Ero venuto sin li per calcare la stessa erba calcata dai vari Cotton, Halford, Sawyer, Skues, e per provare a pescare come loro, ninfa a vista tra gli erbai sommersi di cui il Test è pieno. In quel tratto il fiume è largo dai 20 ai 30 metri e guarda caso le trote stazionano in preferenza nei pressi della sponda opposta, al margine delle rive erbose o delle canne di giunco. Quindi, lanci lunghi a 30/40° verso monte, mending ripetuti sino al giusto affondamento dell’artificiale, favorito dall’uso di finali lunghi e sottili, rialzo della canna quando si stima la ninfa giunga davanti alla bocca della trota, occhio attento alla coda ed al minimo stop o movimento anomalo, ferrata pronta. Il tutto favorito dallo scorrere lento e regolare dell’acqua, e complicato dall’astuzia e dalla selettività delle trote presenti. Pesca bellissima e difficile.
Pesca che non penalizza l’uso di canne corte (a parte qualche inglese che non ha saputo trattenere risatine di sufficienza ad inizio pesca per poi ricredersi a fine giornata e mostrarsi interessato ad un tentativo impacciato con i nostri stuzzicadenti), in quanto il piede e mezzo in meno è quasi ininfluente nella pesca a lunga distanza, ed il controllo avviene sulla coda e non sulla mosca direttamente. Vietati indicatori di abboccata, ci mancherebbe, siamo alla mecca della pesca a mosca, ninfe rigorosamente singole, ottime quella della mosca di maggio di Orvis e le GRHE, ma si può pescare il Test senza provare le Pheasant Tail?
Pesci ce n’è parecchi e le catture non si sono fatte attendere, anche se non siano al livello di certi parchi giochi d’oltralpe innaturalmente imballati di pesce. Trote fario e iridee (scarse in questa beat), quasi pari dignità per gli inglesi. È la taglia che discrimina, non la specie. Il pesce è bello, rustico ma opulento. Le fario in particolare, specie quelle di ceppo autoctono, pochi punti rossi e tanti neri, sono spettacolari. Ci sono pure i temoli, ma vengono schifati dalle guide, che come i pescatori inglesi li considerano infestanti oltre che sottrattori di spazi e cibo a discapito delle trote.
Se la riserva di Orvis risulta gioco forza abbastanza frequentata (l’accesso è comunque limitato ad un ristretto numero di canne) anche in ragione del costo del giornaliero, circa 250.000 delle vecchie lire al dì, ritenuto abbastanza modesto per il Test, quello che ci aspettava nei giorni successivi, alla modica cifra di circa 450.000 lire al giorno era tutt’altra musica. Tale musica portava il nome di Beat di Nursling, un tratto molto più a valle, una decina di km dallo sbocco in mare a Southampton. Prima di noi, a partire dall’apertura solo altre sette canne si erano avvicinate ai suoi circa 4 km di sponde.
Ambiente da favola, da stampa inglese dell’ottocento. Fiume largo in certi punti 40 metri in altri poco meno di 20 ma con profondità superiori ai 5 metri, che va poi a dividersi in bracci, braccetti, canali, chiuse, cascatine, per ricongiungersi e perdersi in ampi meandri tra la verdissima campagna dove tra quercie e pini neri pascolano liberi cavalli, vacche e pecore. L’acqua non ha la limpidezza di altre celebri risorgive (Gacka tanto per tentare un raffronto calzante), ma la qualità è accettabile, e lo testimoniano le proverbiali schiuse. La differenza la fa il profumo di storia che origina da questo fiume ancora esaltato da un contorno di tradizioni e di paesaggio tra i più intatti dell’Inghilterra.
Risalgono anche i salmoni, pochi per la verità, e per monitorarli in un punto della proprietà è stato creato un megagalattico impianto subacqueo, costato centinaia di milioni. Sfizi di chi può permettersi 4 km di Test personali (costo medio un milione di lire al metro lineare di sponda), un gazebo vetrato sul fiume che racchiude materiale, stampe, attrezzi, mosche, roba antica e preziosa da fare gola ai migliori musei. John Russel, il gillie che ci ha accompagnato per tutta la vacanza, è stato fondamentale per farci godere appieno delle possibilità di questo tratto, che per sua conformazione presenta durante il giorno, schiuse ed occasioni diversissime a poche centinaia di metri di distanza.
Pescare con il gillie è stato all’inizio una pena. Abituati, io ed i miei amici, a rustiche e spartane pesche di montagna, ci abbiamo messo un po’ ad abituarci a questo simpaticissimo old style english men, ai suoi calzini scozzesi, al fatto che andasse a sganciarci la mosca da un ramo, a guadinarci il pesce, o a prepararci il lunch al gazebo. Pero tant’è. Senza guida non si entra in quei posti. E tra tutto quella che era immaginabile potesse capitarci, John è stato una graditissima sorpresa. Flemmatico, riservato, colto, indissolubilmente legato al ruolo ed all’ambiente, disponibile e non invadente, da consigliare a chiunque voglia calcare quei siti.
Ovviamente non abbiamo solo pescato a ninfa. Siamo andati per le mosche di maggio, che sul Test fortunatamente continuano a schiudere a maggio. Purtroppo abbiamo mancato il "peak" previsto per la settimana successiva (di solito a metà mese). Grosse mayfly cominciavano a schiudere ma non in numero ed intensità tale da monopolizzare l’interesse delle trote, che a volte le ghermivano, più spesso le lasciavano scivolare sulla placida corrente, interessandosi a più popolari effimere. Così, appagato il gusto di allamare qualche trota con la may fly ci siamo dati a pescare con le più produttive emergentine nostrane, alternandole con mosche della tradizione, Greenwell glory in testa. Non mi pareva vero che dopo 150 anni le intuizioni del famoso reverendo fossero ancora così attuali!
In effetti tutto sul Test è giocato sul confronto tra tradizione ed innovazione, tra rispetto e consumismo. Lo stare su quelle rive già gloriosamente calpestate dai padri della pesca a mosca a partire da Walton in avanti, il ripensare alle eterne dispute tra mosche dry e wet (tra l’altro ancora oggi parecchi tratti sono pescabili solo a secca ed a risalire), l’ammirare la cura dei dettagli e la dedizione con cui si tratta il proprio fiume, non impedisce di osservare come i segni della modernità si insinuino in questa isola apparentemente fuori dal tempo. Sono il lento ma inesorabile depauperamento della qualità dell’acqua, dovuto in parte all’uso di pesticidi e concimi in agricoltura, la diminuzione del numero di certi insetti (la danica in primis), l’apertura della pesca a persone non filtrate da un approccio culturale corretto, che pagano e pretendono, e hanno dato il là ad immissioni che se pur provenienti da accrescimenti in loco, sono parecchio stridenti con l’alone di rigorosa purezza e intransigenza che il posto meriterebbe.
I miei due compagni d’avventura, Alberto e Sergio (mio primo maestro di pesca), si sono dimostrati più inglesi di me, che friggevo al solo pensare di rinunciare ad un’ora di pesca per prendere un the, o al coup de soir per rientrare a cena al Grosvenor Hotel (abbastanza cara, meglio i ristroranti cittadini!). A proposito di tradizioni e del Grosvenor, lì, in una dependance dello storico Hotel, ha sede il Club di pesca a mosca più antico ed esclusivo del mondo, il famosissimo Houghton Club che fondato 185 anni fa, dispone tra l’altro delle 24 miglia più invidiate del Test. Scordatevele se non siete intimi del principe Carlo!
Chiudo con il ricordo dell’ultima trota, la mia più bella, anche se nel panorama delle catture possibili non è niente di eccezionale. 6,5 pound (2,950 kg) di incazzatissima iridea che a sera dell’ultima uggiosa giornata di pesca si è fatta fregare da una piccola ninfa nera .Il peso ho potuto indicarlo con certezza perché John fiero della bontà del suo consiglio sul tipo di ninfa, dopo averla guadinata con delicatezza e ceduta per la foto di rito, non ci ha pensato su due volte, l’ha annoccata, portata al casotto, pesata, annotata nell’apposito book, pulita ed insaccata nella sua cacciatora senza mai smettere di lodare la bontà delle carni affumicate (questa era la presunta destinazione) di certe trote del Test.

Il cuore pulsante della pesca nell’Hampshire è Stockbridge, una bella cittadina della verde e rilassante campagna inglese. La si raggiunge dall’aeroporto di Londra in circa due ore, di cui una spesa a girare intorno alla capitale e l’altra molto più piacevole a deliziare l’occhio attraverso la parte più caratteristica dell’Inghilterra. Poco oltre il centro del paese il Test l’attraversa dopo aver disegnato due sinuose curve che racchiudono un po’ la sua filosofia del farsi strada verso il mare, lento e rotondo percorso tra rive e prati mantenuti con cura maniacale.



Ogni più piccolo corso d’acqua tributario diretto od indiretto del Test è, come il corso principale, privato, ed è trattato con la stessa cura. Sponde (almeno una) rasate, percorribili senza stivali (è vietato dappertutto entrare in acqua) pulizia dell’alveo da qualsiasi macroinquinante (plastica, rifiuti), cura certosina delle parti in frana con la costruzione di palizzate in legno che in alcuni casi fungono da pedane di pesca. Il fondo è calcareo e argilloso. La portata e i livelli sufficientemente costanti nell’anno. La biomassa è notevole, così come l’accrescimento dei pesci.

A certe acque si accede solo con quarti di sangue blu, ad altre mettendosi d’accordo col proprietario e mettendo al contempo mano al portafoglio.


Nell’attesa delle prime schiuse di mayfly (era inizio maggio) ci è stato rivolto l’invito di tentare la carta della ninfa. Io ne rimasi entusiasta. Ero venuto sin li per calcare la stessa erba calcata dai vari Cotton, Halford, Sawyer, Skues, e per provare a pescare come loro, ninfa a vista tra gli erbai sommersi di cui il Test è pieno. In quel tratto il fiume è largo dai 20 ai 30 metri e guarda caso le trote stazionano in preferenza nei pressi della sponda opposta, al margine delle rive erbose o delle canne di giunco. Quindi, lanci lunghi a 30/40° verso monte, mending ripetuti sino al giusto affondamento dell’artificiale, favorito dall’uso di finali lunghi e sottili, rialzo della canna quando si stima la ninfa giunga davanti alla bocca della trota, occhio attento alla coda ed al minimo stop o movimento anomalo, ferrata pronta. Il tutto favorito dallo scorrere lento e regolare dell’acqua, e complicato dall’astuzia e dalla selettività delle trote presenti. Pesca bellissima e difficile.











Saluti a tutti.
Beppe Saglia Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ';document.getElementById('cloakc3d56c06440a26c5ea43360fb704f4ed').innerHTML += ''+addy_textc3d56c06440a26c5ea43360fb704f4ed+'<\/a>';
Indirizzi utili

ORVIS U.K.,
The Mill, Nether Wallop, Stockbridge, New Hampshire - S020 8ES - Inghilterra
tel 00 44 - 264/78.12.12
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Groevenor Hotel - STOCKBRIDGE,
Hampshire - S020 6EU - tel. 00 44 - 264/81.06.06
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