CUB - Jardines de la Reina

Sensazioni dai Jardines de la Reina 
Cuba  10/10/02 di Fabio e Gabriella Mazzari
Isolotti di mangrovie.
Sulla pesca ai Jardines de la Reina si è scritto tanto sulle varie riviste del settore ed essendo la mia prima esperienza di pesca a mosca in mare non aspettatevi un articolo pieno di consigli tecnici, ma solo un racconto sulle sensazioni provate durante una settimana di pesca ai "Giardini" dal 4 al 11 agosto scorso.
Dopo circa un giorno passato tra auto, aereo, pulmino e barca, finalmente siamo arrivati, a notte fonda, Gabriella ed io, sul famoso "Tortuga Lodge" le nostre espressioni e quelle degli altri ospiti indicavano lo stesso desiderio: un letto dove poter domire per le poche ore che ci separavano dalla mattina.
Nonostante la stanchezza del viaggio, alle sette e mezza eravamo già pronti, oliati (nel senso che avamo addosso litri di crema solare a protezione totale e lozione anti zanzare) e vestiti di tutto punto pronti per la prima uscita di pesca.
Dopo una abbondante colazione, mi sogno ancora il mango, eccoci al punto di imbarco dove Filippo ci presenta la nostra guida di nome Jonker (spero di aver scritto corretto il nome), mi sembra di essere uno scolaro al primo giorno di scuola mentre gli mostro le mie mosche, Jonker dopo averle guardate mi dà l'ok ne monta una e finalmente si parte.
Mentre il Dolphin sfeccia tra le mangrovie verso un pezzo di mare aperto, mi rilasso e mi accorgo del paesaggio meraviglioso che ci circonda, isolotti con piccole spiaggia, mare con colori stupendi, anche i cormorani qui mi sono simpatici, ad un tratto la guida ferma la barca mi passa la 9/5 piedi coda 8, sale sulla piccola piattaforma e comincia ad spingere l'imbarcazione con la pertica lungo una piccola spiaggetta, io sono pronto a prua con la coda stesa e la mosca nella mano, ad un tratto Jonker pronuncia le parole che mi aspettavo di sentire da tutto l'inverno: "Ore dodici, quindici metri " (È ancora un mistero come la guida riesca a verdere il pesce, infatti la difficoltà maggiore è riuscire ad individuarlo). Due falsi lanci e via, la mosca cade non so se esattamente alle ore 12 o alle 11, sento Jonker che mi dice di apettare un attimo, poi di recuperare........ Strike. La fuga del bonefish mi coglie impreparato, dopo pochi attimi mi ha già sfilato tutta la coda, comunque dopo un pò di fughe e di recuperi riesco a portare il pesce in barca, il primo bonefish era stato preso, foto e strette di mano di rito rilascio del pesce e via alla ricerca di altre prede.
Foto con Jonker (io sono quello col pizzo).
La prime due giornate le abbiamo passate pescando bonefish, effettuando parecchie catture e sbagliandone molte di più, mentre pescavamo ci sconvolse l'emorme quantità di pesce che sfrecciava in tutte le direzioni ad ogni lancio sbagliato, non essendo abituati a tale vista nei nostri fiumi, tutto questo aumentava la nostra sensezione di trovarci in un vero paradiso di pesca. Il terzo giorno decidiamo di stare fuori a pesca tutto il giorno, passiamo la mattinata a pescare bonefish, dopo un pic nic su un isolotto da cartolina partiamo alla ricerca dei tarpon.
Primo bonefish.
Jonker ci porta in una specie di canalone tra due isolotti, mi prepara la coda 12 e via. Dopo che la guida ha individuato il pesce lancio a pochi metri e recupero veloce, sempre seguendo le sue indicazioni, la mosca arriva ad un paio di metri dalla barca quando dal fondo parte una massa scura che si avventa sul mio artificiale, negli attimi seguenti ho fatto tutto quello che non bisogna fare per prendere un pesce, ho ferrato in anticipo, ho ferrato con la canna e non con la mano, in poche parole l'ho padellato in maniera clamorosa.
Dopo aver affrontato con immensa vergogna lo sguardo di Jonker, controllo la mosca se è ok e sono pronto di nuovo per la pesca.
Dopo una decina di minuti Jonker grida : "Ore dieci, 20 metri!", lancio, recupero subito e mentalmente mi preparo per evitare gli errori di prima, ecco il pesce vede l'artificiale lo segue, ... una enorme bollata, ferro con la mano sinistra come da manuale, il tarpon salta anche lui come da copione, è enorme (la guida veramente aveva detto grosso) ma se ne va, mi ha rotto il nodo di connessione coda finale, Jonker mi ha spiegato che se un nodo è fatto male il pesce ci mette pochi secondi a scoprirlo. Arrivati alla "Tortuga" allevio lo sconforto dei Tarpon con un paio di daiquiri seduto sulla veranda e godendomi lo spettacolo del tramonto pensando ai pesci del giorno dopo.
Il quarto giorno l'abbiamo passato pescando bonefish in wading, in compagnia di tartarughe e piccole razze, cercando i pesci solitari di solito di grossa taglia, ma di tarpon neanche l'ombra.
Per il quinto giorno decidiamo con la guida di pescare al tramonto alla ricerca dei famigerati tarpon.
Lasciamo la "Tortuga" verso le 16.30, e ci dirigiamo verso degli isolotti di mangrovie, dove dovrebbero esserci i tarpon.
Jonker spinge il Dolphin lentamente con la pertica attraverso un labirinto di canali interni, io sono pronto a prua, quando ad un tratto sentiamo dei rumori sospetti, ci spostiamo dopo una curva e vediamo numerose code di tarpon, lancio davanti ad una di esse due strappi veloci ed una fragorosa bollata mi indica che il pesce ha abboccato al mio artificiale, questa volta eseguo la ferrata con la mano sinistra alla perfezione ed il pesce comincia il suo show fatto di salti e fughe, la guida mi dice di abbassare la canna ad ogni salto per evitare di perdere il pesce, dopo interminabili minuti di lotta finalmente il tarpon viene issato a bordo, per Jonker è un baby tarpon, ma per me, essendo abituato alle piccole fario dei miei torrenti, è enorme, sono felice come un ragazzino, un paio di foto e il pesce torna libero.
Primo baby tarpon.
Quella sera un altro tarpon finisce salpato, due pesci ferrati e tutti e due portati in barca, sono veramente soddisfato, decidiamo di ritornare alla "Tortuga" il paesaggio incantevole e i bellissimi colori del tramonto ci accompagnano nel nostro viaggio di ritorno.
La mattina del sabato, purtroppo, è l'ultima occasione di pesca, solo il tempo di fare qualche lancio e bisogna tornare a preparare i bagagli per il ritorno, inutile dire il "magone" che avevamo dovendo lasciare quei posti, comunque mentre l'imbarcazione ci portava verso la terra ferma con Gabriella si stava già organizzando per il prossimo agosto.
Mosca da tarpon.
Il mio gamberetto per bonefish.

Considerazioni

Come ho già scritto è stata la mia prima esperienza di pesca in saltwater, quindi non ho termini di paragone con altri posti, personalmente sono rimasto molto soddisfatto dell'organizzazione, l'unico mio pensiero era quello di pescare, il cibo poi era veramente squisito. La guida praticamente mi ha fatto da balia, con una pazienza infinita. Neanche le temutissime zanzare, presenti in numero elevato, mi hanno dato problemi, hanno preferito divorare mia moglie.
Doverosi ringraziamenti a Angelo, Luigi e Pietro per i consigli e gli artificiali che mi hanno dato da copiare, un ringraziamento particolare a Fly Line e al Silver Salmon Club di Verona organizzatori del Fly Extreme dello scorso novembre dove ho avuto la fortuna di vincere questo spendido viaggio.
Mosca da bonefish.
Mosca con cui ho catturato il mio primo tarpon.


Fabio e Gabriella Mazzari


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