FRA - La Loue perla del Jura


Chiare fresche e dolci acque
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo, ove piacque,
(con sospir mi rimembra)
a lei di fare al bel fianco colonna;
erba e fior che la gonna
leggiadra ricoverse con l'angelico seno;
aere sacro sereno
ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse:
date udienza insieme
a le dolenti mie parole estreme.
(Francesco Petrarca)
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo, ove piacque,
(con sospir mi rimembra)
a lei di fare al bel fianco colonna;
erba e fior che la gonna
leggiadra ricoverse con l'angelico seno;
aere sacro sereno
ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse:
date udienza insieme
a le dolenti mie parole estreme.
(Francesco Petrarca)

L’acqua spessa e cremosa scorre veloce sotto il ponte di Ornans. Mi stringo nella giacca rabbrividendo, mentre una pioggia fina mi punge il viso. È sufficiente seguire la lampada accesa che vedo attraverso i vetri dell’Hotel de France, per poter raggiungere la réception. Sul banco, in bella vista, un candido cartoncino di benvenuto e le chiavi della chambre 19. Frà Beppe disfa i bagagli ed io tolgo con cura dalla valigia una preziosa bottiglia di Jean Filloux. Mi abbandono ad una sensazione di grande conforto quando il liquido ambrato scende nel bicchiere spandendo un effluvio di profumi: "...un bouquet di fiori." Mormoro. È Loris, il sommelier del ristorante "da Vinicio" di Modena, che mi procura questa ambrosia. Porgo a Beppe il bicchiere, beviamo e dopo una nottataccia passata in viaggio, lascio che il liquido vellutato sciolga la tensione che ho accumulato. Dalla finestra della camera vedo il ponte ed il fiume, ci vorrebbe un miracolo per poter pescare domani, d’altro canto per un frate bolscevico e un prete integralista i miracoli non fanno forse parte della quotidianità? L’effetto dello straordinario cognac Grande Champagne si fa sentire, verso un secondo bicchiere, quello della buona notte. I letti sono comodi diciamo una piazza e mezzo, ma forse un pochino corti. Mi sdraio e lascio correre la mente agli eventi delle ultime ore.

La voce di Beppe è incredula quanto gli ripeto che in 40 minuti sarò pronto per partire. Cerco di utilizzare tutto il mio potere di convinzione: - Beppe, partendo da Modena alle quattro e tre quarti sarò a Torino per le sette e saremo ad Ornans per mezzanotte, una buona dormita e domani ci svegliamo freschi e sul luogo di pesca!- Nicchia il vecchio amico, ma poi sbotta: - Intanto parti, poi decideremo se dormire a casa mia o tirare dritto per la Loue.
BS: " Come si fa a dire no ad un prete, anche se per uno disordinato come me, metter su il necessario per partire richiederebbe due giorni, anche se ho ancora due appuntamenti quel pomeriggio, anche se sono appena rientrato dalla Slovenia e stò per ripartire nuovamente in un anno ricco di pesca e di musi lunghi in casa. Se poi trattasi della Loue non si può. L’avevo talmente stressato con questa stupenda risorgiva, orgoglio francese al pari del Test per gli inglesi o dell’Unec per gli sloveni, che mi son messo subito all’opera. La cosa più ardua non è stata annullare gli impegni di lavoro, ma trovare una motivazione non inflazionata per spiegare a casa che due ore dopo mi sarei involato per il solito weekend. È come scegliere una mosca durante una schiusa mista su pesce selettivo. Non sai dove andare a parare, ma poi l’esperienza consente quasi sempre di giocare l’atout nel modo migliore. Erano un paio d’anni che mancavo l’appuntamento con la perla dello Jurà, una specie di mamma balia per me, che insieme con il vicino Ain, aveva visto muovere i miei primi passi di Pam. "
Nubi iron, ma parecchio iron blue dun si addensano nel cielo mentre corro verso Torino. I primi scrosci d’acqua arrivano a Piacenza, quasi un trailer di quello che mi avrebbe atteso oltre confine. All’altezza di Alessandria, Beppe ha deciso, viaggeremo la notte. Son contento come una Pasqua e gli strillo che lo aspetterò all’area di servizio Nichelino Nord. Alle 19:00 un Frà Beppe trafelato e carico di bagagli arriva all’appuntamento. Non perdiamo tempo e partiamo subito. Superata Aosta ci concediamo uno spuntino innaffiato da birra fresca. Acquisto una mappa Michelin France, infilo un maglione e via di gran carriera. Mano a mano che saliamo la strada che porta al colle del Gran S. Bernardo i cumuli di nubi addensandosi preparano "una tempesta perfetta". Paghiamo il pedaggio del tunnel (25 € A/R), faccio il punto della situazione, ho percorso 449 km in 4 ore. Usciti dal tunnel….
BS: " Come si fa a dire no ad un prete, anche se per uno disordinato come me, metter su il necessario per partire richiederebbe due giorni, anche se ho ancora due appuntamenti quel pomeriggio, anche se sono appena rientrato dalla Slovenia e stò per ripartire nuovamente in un anno ricco di pesca e di musi lunghi in casa. Se poi trattasi della Loue non si può. L’avevo talmente stressato con questa stupenda risorgiva, orgoglio francese al pari del Test per gli inglesi o dell’Unec per gli sloveni, che mi son messo subito all’opera. La cosa più ardua non è stata annullare gli impegni di lavoro, ma trovare una motivazione non inflazionata per spiegare a casa che due ore dopo mi sarei involato per il solito weekend. È come scegliere una mosca durante una schiusa mista su pesce selettivo. Non sai dove andare a parare, ma poi l’esperienza consente quasi sempre di giocare l’atout nel modo migliore. Erano un paio d’anni che mancavo l’appuntamento con la perla dello Jurà, una specie di mamma balia per me, che insieme con il vicino Ain, aveva visto muovere i miei primi passi di Pam. "
Nubi iron, ma parecchio iron blue dun si addensano nel cielo mentre corro verso Torino. I primi scrosci d’acqua arrivano a Piacenza, quasi un trailer di quello che mi avrebbe atteso oltre confine. All’altezza di Alessandria, Beppe ha deciso, viaggeremo la notte. Son contento come una Pasqua e gli strillo che lo aspetterò all’area di servizio Nichelino Nord. Alle 19:00 un Frà Beppe trafelato e carico di bagagli arriva all’appuntamento. Non perdiamo tempo e partiamo subito. Superata Aosta ci concediamo uno spuntino innaffiato da birra fresca. Acquisto una mappa Michelin France, infilo un maglione e via di gran carriera. Mano a mano che saliamo la strada che porta al colle del Gran S. Bernardo i cumuli di nubi addensandosi preparano "una tempesta perfetta". Paghiamo il pedaggio del tunnel (25 € A/R), faccio il punto della situazione, ho percorso 449 km in 4 ore. Usciti dal tunnel….
Genesi - Capitolo 7
[17]Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra. [18]Le acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca galleggiava sulle acque. [19]Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo. [20]Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto.
[17]Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra. [18]Le acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca galleggiava sulle acque. [19]Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo. [20]Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto.

Scendere a Martigny è rafting ad altissimo livello, finalmente lasciamo la statale per l’autostrada.
A Montreux tocchiamo l’apice dell’uragano, il tergicristallo fatica a tener pulito il vetro. Corro nella notte infilandomi in tubi d’acqua senza fine, per fortuna il traffico è inesistente, queste strade non hanno nulla a che vedere con la carrera dell’A1. Fra scrosci d’acqua e luci psichedeliche, finalmente intravediamo il lago. Losanna è lì a pochi chilometri, la mente percorre i sentieri del ricordo, chissà se Sabrina abita ancora qui? La strada era Champ Champrilly, forse, Gesù sono passati trent’anni. Quelle serate al mare finivano tutte sul lettino del Bagno Sayonara, praticamente il mio ufficio. Ricordo un week end trascorso al lago con lei e lo straordinario poulet preparato dalla madre. Al mio arrivo, il padre che era fanatico delle auto, volle lavare la mia a tutti i costi; certo oggi non dovrebbe darsi una gran pena. Sorrido e scrollo le spalle al ricordo, è ora di concentrarsi di nuovo alla guida. Abbiamo percorso altri 195 Km in un paio d’ore, quando ci lasciamo alle spalle Losanna. Dopo pochi chilometri abbandoniamo l’autostrada per la statale che conduce a Pontarlier, la pioggia è diminuita. Gli ultimi 123 Km, necessari per raggiungere Ornans, sono puro devertissement, l’asfalto reso lucido dalla pioggia, appena caduta, è un invito ad aumentare il ritmo.
Lancio la mia brava puledra nell’ultima galoppata.
BS:Un inciso a questo punto lo devo fare per forza.
Il vecchio prete di campagna, che passato il confine francese si è trasformato in un molto più appariscente Morisenjustsuasi, ha radicata in sé una pessima abitudine. Finché è fresco di guida, finché la discussione in macchina è frizzante, finché il tasso alcolico è prossimo a zero, finché la strada si srotola in invitanti deserti rettilinei, guida appunto come prete di campagna. Rilassato, attento, prudente, 130 all’ora, al limite della sopportazione.
Ma appena la stanchezza attenua i toni dei discorsi e fa socchiudere gli occhi, appena la strada si fa tortuosa e viscida, appena la birra entra in circolo ovattando le percezioni e sfuocando i guard rail, allora, novello Schumacher, perde ogni ritegno, e con Lucio Battisti e la sua "emozioni" di sottofondo, rende ogni curva simile ad un giro della roulette russa.
A Montreux tocchiamo l’apice dell’uragano, il tergicristallo fatica a tener pulito il vetro. Corro nella notte infilandomi in tubi d’acqua senza fine, per fortuna il traffico è inesistente, queste strade non hanno nulla a che vedere con la carrera dell’A1. Fra scrosci d’acqua e luci psichedeliche, finalmente intravediamo il lago. Losanna è lì a pochi chilometri, la mente percorre i sentieri del ricordo, chissà se Sabrina abita ancora qui? La strada era Champ Champrilly, forse, Gesù sono passati trent’anni. Quelle serate al mare finivano tutte sul lettino del Bagno Sayonara, praticamente il mio ufficio. Ricordo un week end trascorso al lago con lei e lo straordinario poulet preparato dalla madre. Al mio arrivo, il padre che era fanatico delle auto, volle lavare la mia a tutti i costi; certo oggi non dovrebbe darsi una gran pena. Sorrido e scrollo le spalle al ricordo, è ora di concentrarsi di nuovo alla guida. Abbiamo percorso altri 195 Km in un paio d’ore, quando ci lasciamo alle spalle Losanna. Dopo pochi chilometri abbandoniamo l’autostrada per la statale che conduce a Pontarlier, la pioggia è diminuita. Gli ultimi 123 Km, necessari per raggiungere Ornans, sono puro devertissement, l’asfalto reso lucido dalla pioggia, appena caduta, è un invito ad aumentare il ritmo.
Lancio la mia brava puledra nell’ultima galoppata.
BS:Un inciso a questo punto lo devo fare per forza.
Il vecchio prete di campagna, che passato il confine francese si è trasformato in un molto più appariscente Morisenjustsuasi, ha radicata in sé una pessima abitudine. Finché è fresco di guida, finché la discussione in macchina è frizzante, finché il tasso alcolico è prossimo a zero, finché la strada si srotola in invitanti deserti rettilinei, guida appunto come prete di campagna. Rilassato, attento, prudente, 130 all’ora, al limite della sopportazione.
Ma appena la stanchezza attenua i toni dei discorsi e fa socchiudere gli occhi, appena la strada si fa tortuosa e viscida, appena la birra entra in circolo ovattando le percezioni e sfuocando i guard rail, allora, novello Schumacher, perde ogni ritegno, e con Lucio Battisti e la sua "emozioni" di sottofondo, rende ogni curva simile ad un giro della roulette russa.

Un’ora dopo (BS:per gentile concessione del buon Dio), mentre scendiamo dall’auto il campanile di Ornans batte la mezzanotte. Sono trascorse sette ore dalla mia partenza da Modena, ho percorso 765 Km e consumato circa 48 litri di diesel. Frà Beppe aguzza lo sguardo, mentre osserva l’acqua della Loue, capisco che il suo rapporto con questo fiume è speciale. Una luce s’intravede dalle vetrate dell’Hotel de France, scende una pioggia fina, fina e ci vuole una buona dormita.
Alle 7:30 salto fuori dal letto con impeto omerico (BS:questa è bella, ho dovuto bluffare sull’ora, sul tempo, e sulla nutrita presenza di peccatrici in strada per tirarlo giù dal letto) e, con enorme piacere, scopro che ha smesso definitivamente di piovere, lassù qualcuno mi (BS:ci) ama. Assisto al piccolo miracolo e m’infilo nella doccia. Le petit dèjeuner fa decisamente rimpiangere il ricco bouffet della Giuseppina a Planina. I croissant sono stopposi e le marmellate di bassa qualità. Trangugio il caffè, mi sento in gran forma ed ho una gran voglia di pescare. Si parte, lasciamo Ornans e proseguiamo in direzione Besançon.
Il cielo, reso candido da un tappeto di nubi compatte, riflette una luce vivida che dona alla campagna, ancora umida di pioggia, straordinaria lucentezza. Il profumo dell’erba passa attraverso i filtri dell’impianto di climatizzazione, respiro a fondo. Osservo Beppe mentre, con una espressione da segugio dipinta in volto, si destreggia per trovare la strada giusta. Dopo alcuni chilometri troviamo un cartello che ci indica Chateau de Clèron e giriamo a sinistra, ancora qualche chilometro e, lasciamo la strada principale per inoltrarci, tenendo ancora la sinistra, in un viottolo di campagna. Una mandria di vacche condotte al pascolo ci costringe ad una sosta forzata.
BS:Il paesaggio, già di alta qualità sino a quel punto si fa maestoso e inquietante. Alcuni Km in cui l’unica forma di vita sono i nibbi reali che volteggiano alti nel cielo, forieri di presagi a libera interpretazione, preparano all’ingresso alla folta e dantesca boscaglia, che segna l’inizio della discesa nelle gole della Loue. Il colpo d’occhio è di quelli che ti segnano. Dovessi scendere a patteggiamenti con l’arteriosclerosi oggi stesso e mi fosse consentito di conservare nella mente dieci sole immagini, una sarebbe sicuramente quella della Loue in questo tratto.
Il cielo, reso candido da un tappeto di nubi compatte, riflette una luce vivida che dona alla campagna, ancora umida di pioggia, straordinaria lucentezza. Il profumo dell’erba passa attraverso i filtri dell’impianto di climatizzazione, respiro a fondo. Osservo Beppe mentre, con una espressione da segugio dipinta in volto, si destreggia per trovare la strada giusta. Dopo alcuni chilometri troviamo un cartello che ci indica Chateau de Clèron e giriamo a sinistra, ancora qualche chilometro e, lasciamo la strada principale per inoltrarci, tenendo ancora la sinistra, in un viottolo di campagna. Una mandria di vacche condotte al pascolo ci costringe ad una sosta forzata.
BS:Il paesaggio, già di alta qualità sino a quel punto si fa maestoso e inquietante. Alcuni Km in cui l’unica forma di vita sono i nibbi reali che volteggiano alti nel cielo, forieri di presagi a libera interpretazione, preparano all’ingresso alla folta e dantesca boscaglia, che segna l’inizio della discesa nelle gole della Loue. Il colpo d’occhio è di quelli che ti segnano. Dovessi scendere a patteggiamenti con l’arteriosclerosi oggi stesso e mi fosse consentito di conservare nella mente dieci sole immagini, una sarebbe sicuramente quella della Loue in questo tratto.

Finalmente arriviamo nella riserva di monsieur "Samson", un omone che mi guarda dall’alto dei suoi 6’ 6” di altezza. Una formidabile, quanto incolta, barba gli incornicia il volto e una stretta di mano a dir poco devastante, completa degnamente il ritratto di questo personaggio che sembra uscito da un libro di Hugo. Il permesso costa 25 €, ma non riceverete nessuna carta, date il tempo necessario a monsieur "Samson" di registrarvi nella sua memoria, perché magari, quando nel tardo pomeriggio vi starà strangolando non avendovi riconosciuti, non avrete nessun permesso da esibire.
Rischio grosso quando il gigantesco transalpino mi intima di mollare i miei wader ed indossare dei cosciali, unico indumento che le locali "non scritte" regole consentono di calzare, forse un retaggio dei tre moschettieri? Fulmino il frate chiedendogli se stiamo scherzando?! Beppe scrolla le spalle dicendomi che si è dimenticato di darmi avviso delle regole del sito. Nel bel mezzo della discussione "Samson" si avvicina, sento che mi spezzerà le gambe e mi preparo ad affrontarlo. Alza la manona e io penso: " Se si mette male, gli stacco un dito a morsi.", mi indica un paio di Aigle che sono appoggiati sullo steccato posto a fronte della sua casa. Lo ringrazio infilando il sinistro e lo maledico infilando il destro fradicio d’acqua, "sono pazzi questi francesi"! Passeggiando lungo le rive, Beppe mi descrive il tratto de La Loue che pescheremo oggi. Il fiume è bellissimo, la larghezza di oltre 35 mt è impressionante. Siamo a monte della famosa riserva de la Piquette, "loro tribuna numerata, noi curva sud", ovviamente. L’acqua è molto alta e velata. Sarà dura oggi, molto dura.
Le spire della mia La Loukkas DT4 si raccolgono sull’erba, vicino ai miei piedi. Passo con cura il Mucilin creando un sottile velo lungo la coda, il colore miele e l’effimera lucentezza, creata dal grasso, evidenziano la splendida trama della seta. Sono sensazioni irrinunciabili, riti propiziatori, momenti in cui si entra in simbiosi con questi straordinari strumenti che ci consentono di lanciare attraverso l’aria e sull’acqua la nostra sfida al dio del fiume. Mi piace andare a pesca con Beppe, perché credo che capisca e rispetti profondamente questi sentimenti. Questo lo accomuna con Sergio CH, che avremmo incontrato sul Doubs il giorno seguente. Li considero persone speciali, perché hanno una grande sensibilità e riescono ad entrare in perfetta armonia con il mondo che li circonda. Riavvolgo la coda con cura nell’Abel Creek #1 e infine monto il finale a nodi di 435 cm, preparato in precedenza. Il tratto di potenza l’ho realizzato con il Climax (bianco) 0,26 mm e 0,24 mm, ho proseguito scalando a 0,18 mm, 0,16 mm e 0,14 mm con l’Akron e l'Ayaka (trasparenti). La scelta del tip, di 120cm, è caduta sul nuovo Frog Hair 0,13 mm.
Inizio ad infilare la coda negli anelli della Redington Nti-3pc 9’0” #5, il tonfo di una spanciata nell’acqua attira la mia attenzione. L’acqua è molto velata e il livello è altissimo, ma la fragorosa bollata sembra smentire le quasi proibitive condizioni de La Loue.
BS:Quello che sognavo potesse succedere è successo. Cinquecento km sotto la pioggia con un’unica speranza. Che la riviere fosse ancora pescabile e che partissero le mitiche schiuse. Dopo un paio d’ore passate a passeggiare lungo il prato che costeggia il fiume sino al bosco, interrogandosi ogni cinque minuti sulla tendenza dell’acqua a schiarirsi o meno, interpretando con lo sguardo le intenzioni dei ninfaroli a vista francesi, che frenetici si spostano anticipandosi in un rituale consumato, scorgo nitida la siluette elegante e giallastra della prima danica. È ora. Moris, vieni, spostiamoci a valle. Se parte la schiusa è li che i primi pesci bollano. Dopo la curva, la corrente convoglia gli insetti verso riva e noi dobbiamo essere pronti.
Rischio grosso quando il gigantesco transalpino mi intima di mollare i miei wader ed indossare dei cosciali, unico indumento che le locali "non scritte" regole consentono di calzare, forse un retaggio dei tre moschettieri? Fulmino il frate chiedendogli se stiamo scherzando?! Beppe scrolla le spalle dicendomi che si è dimenticato di darmi avviso delle regole del sito. Nel bel mezzo della discussione "Samson" si avvicina, sento che mi spezzerà le gambe e mi preparo ad affrontarlo. Alza la manona e io penso: " Se si mette male, gli stacco un dito a morsi.", mi indica un paio di Aigle che sono appoggiati sullo steccato posto a fronte della sua casa. Lo ringrazio infilando il sinistro e lo maledico infilando il destro fradicio d’acqua, "sono pazzi questi francesi"! Passeggiando lungo le rive, Beppe mi descrive il tratto de La Loue che pescheremo oggi. Il fiume è bellissimo, la larghezza di oltre 35 mt è impressionante. Siamo a monte della famosa riserva de la Piquette, "loro tribuna numerata, noi curva sud", ovviamente. L’acqua è molto alta e velata. Sarà dura oggi, molto dura.
Le spire della mia La Loukkas DT4 si raccolgono sull’erba, vicino ai miei piedi. Passo con cura il Mucilin creando un sottile velo lungo la coda, il colore miele e l’effimera lucentezza, creata dal grasso, evidenziano la splendida trama della seta. Sono sensazioni irrinunciabili, riti propiziatori, momenti in cui si entra in simbiosi con questi straordinari strumenti che ci consentono di lanciare attraverso l’aria e sull’acqua la nostra sfida al dio del fiume. Mi piace andare a pesca con Beppe, perché credo che capisca e rispetti profondamente questi sentimenti. Questo lo accomuna con Sergio CH, che avremmo incontrato sul Doubs il giorno seguente. Li considero persone speciali, perché hanno una grande sensibilità e riescono ad entrare in perfetta armonia con il mondo che li circonda. Riavvolgo la coda con cura nell’Abel Creek #1 e infine monto il finale a nodi di 435 cm, preparato in precedenza. Il tratto di potenza l’ho realizzato con il Climax (bianco) 0,26 mm e 0,24 mm, ho proseguito scalando a 0,18 mm, 0,16 mm e 0,14 mm con l’Akron e l'Ayaka (trasparenti). La scelta del tip, di 120cm, è caduta sul nuovo Frog Hair 0,13 mm.
Inizio ad infilare la coda negli anelli della Redington Nti-3pc 9’0” #5, il tonfo di una spanciata nell’acqua attira la mia attenzione. L’acqua è molto velata e il livello è altissimo, ma la fragorosa bollata sembra smentire le quasi proibitive condizioni de La Loue.
BS:Quello che sognavo potesse succedere è successo. Cinquecento km sotto la pioggia con un’unica speranza. Che la riviere fosse ancora pescabile e che partissero le mitiche schiuse. Dopo un paio d’ore passate a passeggiare lungo il prato che costeggia il fiume sino al bosco, interrogandosi ogni cinque minuti sulla tendenza dell’acqua a schiarirsi o meno, interpretando con lo sguardo le intenzioni dei ninfaroli a vista francesi, che frenetici si spostano anticipandosi in un rituale consumato, scorgo nitida la siluette elegante e giallastra della prima danica. È ora. Moris, vieni, spostiamoci a valle. Se parte la schiusa è li che i primi pesci bollano. Dopo la curva, la corrente convoglia gli insetti verso riva e noi dobbiamo essere pronti.

Prendo una May Fly in C.d.C. dalla scatola e la monto con cura, una spruzzata di "Fly Spritz" e mi avvio verso una postazione che possa permettermi d’individuare il pesce. Nel prendere posto sulla riva mi rendo subito conto che la vegetazione alle mie spalle non mi agevolerà, se dovrò fare lunghi lanci. Comincio a svolgere la coda dal mulinello mentre scruto il tratto di fiume di fronte a me. Ad una distanza a dir poco proibitiva, una bollata decisa rompe la superficie dell'acqua disegnando un cerchio che si perderà nel rapido scorrere delle acque. Pochi volteggi e la seta sfrigola allegramente fra gli anelli proiettando la May Fly sulle acque de La Loue, è la prima volta che poso una delle mie mosche sulla superficie di questo leggendario fiume.
Mi rendo conto immediatamente che l’acqua viaggia troppo velocemente, la parte centrale della corrente s’impadronisce della coda disegnando una discreta pancia, non ho nemmeno il tempo di tentare un mending che la mosca draga alla grande. Il pesce bolla mentre la mia imitazione, viaggiando ormai a dragaggio libero, manca il perimetro utile di almeno sette metri. Risalgo la riva di qualche passo e lancio di rovescio a scendere. "Ben fatto!", mi dico. Riesco ad evitare d’incagliarmi nella vegetazione posta alle mie spalle ed osservo, con il fiato sospeso, la mia May Flay nel periglioso viaggio sulla superficie, il pesce bolla di nuovo, ma io manco di nuovo il perimetro utile di almeno cinque metri. Riavvolgo tutto e allungo il tip di un metro. Il vento e le nuvole si portano via la mattinata. Le bollate sono sporadiche, ma il colore dell’acqua migliora di ora in ora. Beppe mi accompagna su una seconda ansa dove la corrente organizza un pantagruelico banchetto per gli abitanti del fiume. Poco dopo mezzogiorno, come d’incanto, il blu del cielo esplode proiettando attorno a noi luci e colori. L’aria e l’acqua sono animate da voli e schiuse, Ephemera Danica, Ecdyonuridi, Cleon Dipterum, Heptagenia Sulfurea, Baetidi e Ephemerella Ignita. Sembra la convention di ogni genere di effimera. Il tratto di fiume che abbiamo scelto è molto frequentato, ma questo non m’impedisce di trovare la giusta postazione alla fine dell’ansa indicata da Beppe. Una bella roccia affiorante rompe la corrente e molti pesci sono in attività. Il caro fratacchione ha già fatto alcune belle catture, mentre io sono ancora a zero.
È venuto il momento di darsi da fare. I temoli di fronte a me snobbano le mosche di maggio per dedicarsi ad un invisibile insetto che non ho ancora individuato.

BS: Non mi è chiara la ragione per cui a volte i pesci impazziscono per le mosche di maggio ed a volte non le degnano di striscio, ma è un dato di fatto. La pesca può trasformarsi da facile ed entusiasmante in una corsa ad ostacoli in salita. Vedere l’acqua tappezzata da quello splendido concentrato di bellezza che sono le may flies, e dover cercare tra le scatole la solita emergentina o il ditterino sul 22 lascia un retrogusto amaro. Ma poi ci si adatta alle leggi del fiume, e tra la patina ancora un po’ ingiallita dalle piogge delle sue pagine, si prova a cercare la possibile soluzione.
Cambio almeno una dozzina di mosche prima di vedere bollare sulla mia imitazione, fra le quali: Iron Blue, Olive Quill, Spurwing Dun, PMD, Sulphur Dun, B.W.O. e Pale Olive. Quando l’infallibile Brutos di Palù, che tante belle catture mi ha regalato, passa indenne attraverso il perimetro dove tre temoli sono in attività, ho quasi un attacco di panico. Ormai il finale ha superato i cinque metri di lunghezza e il tip è 0,10 mm. Per combattere il dragaggio delle mosche, praticamente istantaneo, sono arrivato a lanciare di rovescio, leggermente a scendere e raggruppando. Quando monto la Red Tag Emerger penso: "Siamo a questo punto? Poi cosa farai?".
Lancio troppo vicino la bollata, il temolo sale ma il finale è ancora lento e non lo aggancio, in compenso lo slancio della mancata ferrata, per un pelo, non mi fa agganciare una mucca, che nel frattempo, si è messa a brucare l’erba dietro di me.
Again, questa volta un buon metro e mezzo a monte della bollata. Il candido ciuffetto della Red viaggia senza dragaggi, mano a mano il finale si stende e quando entra nell’ "area piccola", et voilà Messieurs, il temolo sale e: "Porca vacca, ti ho beccato!"
Une belle ombre di una trentina di centimetri si dibatte nell’acqua mentre la recupero. La livrea è argentea con puntini neri e la pancia giallastra. La linea è più slanciata rispetto ai temoli sloveni e austriaci. La cosa che mi colpisce di più è la bocca, sicuramente più morbida e delicata rispetto a quella dei temoli che ho pescato sino ad oggi. Osservo il gonfiore rossastro provocato da una precedente cattura, sì; la bocca è sicuramente più delicata.
Pregando e sperando di aver trovato la mosca giusta, punto di nuovo sulla Red Tag Emerger, ma non funziona. Dio, come corrono veloci le voci sul fiume! Le bollate sono cambiate, che stiano bollando sulle spinner? Un flash back improvviso mi trasporta sull’Idrijca Alto il primo di maggio e alla bella serie di catture fatta con la MP15 #20 di Petitjean. Provo, ma non funziona. Insisto con la MP12 #20 et voilà un bel temolozzo di una trentina, abbondante, di centimetri rimane agganciato.
Con la stessa imitazione poco dopo ne strappo uno di buona taglia, a causa della fretta e dell’ormai deteriorato tip da 0,10 che, per pura pigrizia, non ho voluto cambiare. "Santi Numi, padre, vogliamo perdere temoli così per incuria?". Cambio finale e dopo alcuni lanci anche la mosca, inaugurando tutto il repertorio di spinner che ho a disposizione. I temoli continuano a bollare indisturbati, per aver ragione di un’altra coppia ritorno su una Dun. La RM 5 di Riccardi è una splendida mosca con corpo e cerci di germano naturale. Io l’ho modificata in parachute e l’ho costruita con ala in C.d.C. Blue Dun ed Hackles Grizzly.

La vita attorno a me pulsa. Il momento magico è arrivato, adesso tutto va bene, il lancio è diventato fluido e rilassato. Percepisco il profumo dell’acqua e mi sento inebriato come un’ape intrisa di polline. Sto succhiando il midollo stesso della vita. Il respiro è quieto e regolare. Sole e aria stanno scolpendo un altro giorno sulla mia faccia. Il momento magico arriva quando la mia mente si è svuotata di tutto, quando l’unica cosa che conta al mondo è il ritmo delle mie battute di lancio e il pesce che mi bolla di fronte. Allora, come amici che fanno un’improvvisata, ecco arrivare i bei ricordi. Magari, si fermano un po’ e se ne vanno per lasciare spazio ad altri. Volti che ho amato si avvicendano per regalarmi momenti di trascorsa felicità.
Il pomeriggio avanza, ma non sono riuscito a trovare ancora la mosca giusta e i cambi continuano senza posa. Sotto sera una spinner generica di Baetis (C.d.C. Bruno, rigato con quill di gallo ginger) mi regala un’altra coppia di temoli. Verso le otto della sera l’attività sul fiume si placa, Beppe mi raggiunge. Il fiume tornerà ad animarsi dopo le nove per il coup du soir, quando schiuderanno sedge lunghe un dito e forse usciranno le grandi trote. Mentre torniamo in albergo discorriamo della giornata, il tratto che abbiamo pescato oggi è troppo frequentato, ma ha saputo regalarci belle emozioni. La taglia dei temoli non è elevata, la media delle nostre catture è stata fra i trenta e i quaranta centimetri, ma tutte sudatissime. Le condizione non ci hanno sicuramente favorito e il non essere potuti entrare in acqua ha ridotto di molto il nostro raggio d’azione, vista la larghezza del fiume.
Il pomeriggio avanza, ma non sono riuscito a trovare ancora la mosca giusta e i cambi continuano senza posa. Sotto sera una spinner generica di Baetis (C.d.C. Bruno, rigato con quill di gallo ginger) mi regala un’altra coppia di temoli. Verso le otto della sera l’attività sul fiume si placa, Beppe mi raggiunge. Il fiume tornerà ad animarsi dopo le nove per il coup du soir, quando schiuderanno sedge lunghe un dito e forse usciranno le grandi trote. Mentre torniamo in albergo discorriamo della giornata, il tratto che abbiamo pescato oggi è troppo frequentato, ma ha saputo regalarci belle emozioni. La taglia dei temoli non è elevata, la media delle nostre catture è stata fra i trenta e i quaranta centimetri, ma tutte sudatissime. Le condizione non ci hanno sicuramente favorito e il non essere potuti entrare in acqua ha ridotto di molto il nostro raggio d’azione, vista la larghezza del fiume.

BS: Un inciso sulle mitiche tigrèe è d’obbligo.
La Loue ne andava giustamente fiera come e più dei suoi temoli.
Nella mia piccola esperienza ho visto negli anni modificarsi taglia e consistenza delle popolazioni, e spesso ciò non avviene per naturali leggi del fiume o per grossi disastri naturali o artificiali, ma molto più semplicemente per i regolamenti che stanno alla base delle varie riserve.
Su questo tratto il temolo è ora protetto ed il numero è in crescita e la taglia pure. Le trote possono ancora essere prelevate e non sono tutelate dalla misura minima che è di 30 cm.
I Francesi annoccano volentieri, e forse non è un caso se le due trote attive in schiusa che sono riuscito ad allamare stavano ambedue ai limiti della taglia minima.
Va rimarcato che il tratto è considerato uno dei migliori in assoluto di tutta la Francia, un orgoglio nazionale, che richiama anche per la bellezza e per la possibilità di campeggiarvi sulle rive frotte di pescatori.
Domani si partirà per il Doubs, peccato mi sarebbe piaciuto pescare nella riserva dell’Hotel de France, sarà per un'altra volta.
Rigiro fra le mani il conto dell’albergo controllando ogni singola voce. Sono quasi 150 € a cranio per due pernottamenti, una cena, due colazioni e parking. Non avrei nulla a che ridire se la simpatica madame che mi ha compilato a mano il conto, vestisse un doppio petto gessato, fumasse un sigaro e magari fosse originaria di Chicago, Illinois.
Tornerò su La Loue sicuramente e chissà, magari con un coup de folie potrei pernottare e pescare alla Piquette.

Un saluto a tutti.
Maurizio Chiossi
Beppe Saglia
Beppe Saglia
Notizie utili
Location
Hôtels : De France ***, ORNANS, tél. 03.81.62.24.44 - Le Progrès **, ORNANS, tél. 03.81.62.16.79 - De La Vallée **, ORNANS, tél. 03.81.62.40.43 - La Cascade ***, à MOUTHIER HTE PIERRE, tél. 03.81.60.95.30 - La Truite d'Or **, à Lods, tél. 03.81.60.95.48 - Hôtel de France, à Lods, tél. 03.81.60.95.29 - Hôtel Les Lauriers *, à Montgesoye, tél. 03.81.62.14.40 - Hôtel Source de la Loue *, à Ouhans, tél. 03.81.69.90.06 - Hôtel Moulin du Prieuré ***, à Bonnevaux-le-Prieuré, tél. 03.81.59.21.47
Chambres d'hôtes et gîtes : La Villa sans Façon (chambres d'hôtes, à VUILLAFANS, tél. 03.81.60.90.79 - Gîte d'étape municipal de Vuillafans, tél. 03.81.60.91.52 - Ferme auberge du Rondeau, à LAVANS VUILLAFANS, tél. 03.81.59.25.84 - La Tuffière, à VUILLAFANS, tél. 03.81.60.96.76 - Gîte d'étape municipal de Vuillafans, tél. 03.81.60.91.52 - Le Chanet, à ORNANS, tél. 03.81.62.24.44
Campings : Le Chanet ***, à ORNANS, tél. 03.81.62.23.44 - Le Mambouc *, à ORNANS, tél. 03.81.62.21.50 - Les Oyes *, à Mouthier Hte Pierre, tél. 03.81.60.97.92 - Le Champaloux **, à Lods, tél. 03.81.60.90.11 - Le Pré Bailly *, à VUILLAFANS, tél. 03.81.60.91.52 - Camping municipal de Montgesoye, tél. 03.81.62.23.14.
Informations : Maison de la Pêche à Ornans Tél: 0033 3 81 57 14 49 Office du Tourisme à Ornans Tél: 0033 3 81 62 21 50
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Informations : Maison de la Pêche à Ornans Tél: 0033 3 81 57 14 49 Office du Tourisme à Ornans Tél: 0033 3 81 62 21 50
Permessi
Mouthier-Haute-Pierre
Epicerie de Mouthier
AAPP Vuillafans:
Café-Restaurant "Le Tilleul" à Vuillafans
AAPP Montgesoye
Ets Pichot
AAPP Ornans:
Hôtel Restaurant "Le Progrès" à Ornans Tél: 0033 3 81 62 16 79
AAPP Cléron:
Cléron (Demander à l'Hôtel de la Poste)
Parcours privé de l'Hôtel de France
51-53 rue Pierre Vernier à 25290 Ornans Tél: 0033 3 81 62 24 44
Lods, 500 m sur les deux rives
Maisières, 600 sur les deux rives
Mouthier-Haute-Pierre
Epicerie de Mouthier
AAPP Vuillafans:
Café-Restaurant "Le Tilleul" à Vuillafans
AAPP Montgesoye
Ets Pichot
AAPP Ornans:
Hôtel Restaurant "Le Progrès" à Ornans Tél: 0033 3 81 62 16 79
AAPP Cléron:
Cléron (Demander à l'Hôtel de la Poste)
Parcours privé de l'Hôtel de France
51-53 rue Pierre Vernier à 25290 Ornans Tél: 0033 3 81 62 24 44
Lods, 500 m sur les deux rives
Maisières, 600 sur les deux rives
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