CAN - Viaggio in British Columbia

Canada   04/02/02

Alla ricerca di King, Coho & Steelhead


di Gian Paolo Caldari



Fortunatamente i voli sono tranquilli ed il nostro arrivo a Vancouver è gratificato dalla spettacolare vista del tramonto sulla catena montuosa che separa la costa dall'interno della British Columbia.

All’aeroporto c'è ad attenderci Luciano un italo-canadese che vive e lavora in loco.

Quest’incontro, per quanto breve, ci fa sentire "un po' meno sperduti", infatti, Luciano porta nella sua bella villetta dove con la moglie e le figlie ci riserva una calda accoglienza.

Dopo aver cenato decidiamo di prendere la macchina a nolo, prendiamo una Dodge monovolume sette posti 3800, un mostro a benzina.

Il mattino successivo dopo colazione Ezio, Francesco ed io partiamo per la nostra avventura.

La nostra prima destinazione è Chilliwack dove, fatta la licenza di pesca canadese al negozio di pesca da Fred's, affrontiamo il Vedder.

Il Vedder è un famoso fiume da salmoni (coho) che regala molte catture ma nonostante ciò, un po' per i livelli altissimi, un po' perché tutte le pool sono occupate dai locali, ci prendiamo un bel cappotto.


Ezio con una steellie.


La sera demoralizzatissimi decidiamo di affrontare la trasferta a Smithers ma, vuoi per la stanchezza vuoi per lo sbalzo di fuso orario, dopo circa 150 Km della Transcanada (" la 1 "), ci fermiamo in un motel.

Il mattino successivo riprendiamo il viaggio, passiamo il Thompson a Spences Bridge (mitico no-kill per le steelhead) ma tiriamo dritto dato i livelli altissimi ed anche perché le notizie di Luciano davano pochissime steelie nel fiume, in quel momento.

Passiamo Prince George verso le 2 del pomeriggio ma non ci fermiamo in quanto Smithers, la nostra meta, ci sembra ormai vicina, solo altre sei ore di macchina. Alle 18 arriviamo.

Le notizie raccolte ci portarono al Motel Sorrento, un Motel gestito da italiani che oramai ricordano a malapena la lingua.

Scarichiamo i bagagli e via a fare i permessi al negozio di sport Oscar's, un bel negozio ben fornito anche di materiale da pesca.

Quella notte l'eccitazione è talmente alta che nessuno di noi riesce a dormire, solo Francesco riesce a chiudere un occhio; perciò tra una risata e una russata di Francesco si arriva alle 5 quando, decido di preparare un nescafè, è il segnale. Guardiamo fuori, buio pesto, ma ci vestiamo lo stesso, arrivano le 6 ma niente, ancora buio, decidiamo di uscire, appena usciti torniamo indietro: il motel caldo ci ha tratto in inganno, la temperatura esterna è a -8.


Un king salmon.


Ci vestiamo di più ma subito dopo via nuovamente verso la pool del rottamaio a Telkwa. Le indicazione sono giuste, al semaforo (ce n'è solo uno) girare a destra attraversare il fiume Balkley sul ponte di ferro e girare immediatamente sulla stradina bianca che porta al rottamaio.

Mettiamo i waders in un batter d’occhio e poi sul fiume, comincia a far giorno ma ... la pool è già occupata da due moschisti canadesi che gentilmente ci spiegano il senso rotatorio di pesca nella pool.

Alle 9 se ne vanno e dopo 4 lanci BAAAANG, la coda si blocca, io ferro di botto, la frizione del Peaux fischia, in 2 secondi coda e 50 metri di baking se ne vanno come un fulmine, esco dal coma e stringo la frizione, la canna di bamboo si flette, si flette, si flette e la steelie spicca un salto, non so quanto alto, ma il rumore della ricaduta in acqua fa sobbalzare Francesco: ce l'ha ! ce l'ha ... !!!

Altri salti, altre pompate, altre fughe, mai sentito un pesce così!

Francesco mi urla tre volte: "Esci dall'acqua !!! Esci dall'acqua !!! Esci dall'acqua, così la prendo !!!!! "

Prima che io riesca a capire; ero in trance.

Ma come ha detto Jo quando gliel'ho raccontato, c'era Gillum lassù che guardava e non poteva permettere che una sua canna facesse una figuraccia, così la steelhead è a riva, Francesco la afferra per la coda e me la da, io la stringo tra le braccia e, finalmente la foto!


Un salmone coho.


Tre ore di pesca e 1 steelie ... pensiamo ... sarà una guerra e invece ci vollero altri tre giorni prima di riuscire a catturarne un'altra (Ezio a spinning).

Il quarto giorno ne presi un'altra io, Francesco ne perse altre due in maniera incredibile ma poi riuscì a "scappottare" ed

Ezio né prese ancora una a spinning.

"Le steelhead sono poche." Ci spiega Alberto, un italiano anche lui impegnato nella pesca: "Troppa poca acqua, non salgono, peschiamo sempre quelle.".

Poi Morice ... Babine e ancora Balkley ma i cappotti continui ci fanno meditare il ritorno a Chilliwack.

Ritorniamo a Chilliwack dopo 7 giorni di delusioni, non ci aspettavamo cosi' poche steelie.

Ci alziamo la mattina successiva, sempre sul presto anche se qui il clima è più mite, e per colazione Francesco (6:30 ora locale) si spara al bar del ponte di ferro bacon, uova strapazzate e patate al forno, Ezio ed io le solite focaccine "ammmmmericane" spalmate di burro salato e marmellata d’arance della Florida.

Abbiamo calorie da vendere e mentre risaliamo il torrentone notiamo flotte di dog e king in risalita su una correntina abbordabilissima Francesco comincia a sbavare dalla bocca (che fossero le uova scrumbled ????).

Cosi' dopo un king, quattro dog, un king, quattro dog ci rendiamo conto che sta per far notte.

Dieci ore di pesca ma finalmente ci siamo sfogati.

Ad onor del vero devo dire che i king, quelli grossi, se ne facevano un baffo del nostro 15 libbre e continuavano allegramente la risalita.

Cosi' decidiamo di tornare all'Econolodge [(80 canadian dollars x 3 quen's bed cucina e bagno), percorriamo la Yale rod, giriamo a sinistra sulla Hodkings e poi ancora a sinistra sulla Young ] quando decidiamo di passare da Fred's (che si trova a 500 metri dopo il ponte di ferro sulla Vedder Road web-site www.freds-bc.com) e ci spariamo in vena 27 yard di maxima line da 20 libbre, "Domani si farà il tiro alla fune." Commenta il barra, in realtà il grande coniglio non aveva ancora tirato fuori la sua gillum 9' coda #9 in bamboo perché aspettava di vedere quando la mia sarebbe esplosa.

"Voglio regalarla a Luciano" diceva.

La mattina successiva saliamo più in alto. Dalla strada vediamo una bella spianata che termina con una semi-rapida; nella riva opposta davanti a noi nell'acqua calma scorgiamo e i king parcheggiati dopo la fatica della risalita.


La banda.


Oggi niente mosche nere penso, (cazzo ma lo stavano pensando anche Francesco ....anche Ezio !!!!) e tutti e tre ci diamo da fare per costruire un ovetto estemporaneo su un grubbone del 3. Per terra notiamo che i colori predominanti dell'egg-yarn dei giorni passati sono il verde fluo e il fuxia così facciamo un mix e fu un king dietro l'altro.

Agganciamo i king ma quelli che riuscivano ad arrivare dentro la rapida rompevano sistematicamente così pensai "Il prossimo che si butta giu' lo tengo duro a costo di rompere la canna ...." e invece si ruppe la coda dopo un tiro alla fune da far saltare le coronarie anche a Tyson.

Verso sera ci accorgiamo che dietro ai grossi king e ai dog, come i ciclisti, ci sono sempre cinque o sei coho. "Ma guarda quei furbetti, si nascondono e non faticano nemmeno." così le ultime tre sere cenammo sempre con coho in tutte le salse e tanto per non smentire la sua fama di bracconiere Francesco l'ultima sera diede il via al primo conservatorificio italo-canadensis.

Ricetta: catturate sei coho belli "grossotti", puliteli sul posto e tornati a casa eliminate pinne e testa e fateli bollire con tutti gli odori che riuscite a trovare al Save-on-foods, se poi alla cassa c'è Krystal salutatemela; quindi dopo circa 20/25 minuti toglieteli dalla casseruola e sfilettateli meglio che potete. Mettete i filetti belli pressati nei barattoli da conserva che avrete acquistato al megastore sulla Yale Road aggiungete olio di semi di girasoli pepe in grani e prezzemolo. Fate poi ribollire di nuovo i barattoli di vetro per creare un sotto vuoto e una chiusura ermetica.

Questo è il facile, il difficile sarà poi convincere gli aeroportuali che il vostro bagaglio a mano pesa meno di sette chili....


Gian Paolo Caldari



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