SVN - Una rondine in cielo non fa primavera
05/04/02
Apertura 2002 in Soca
Testo e foto di Mauro Merli (M.M.)
Mi sono recato all’apertura della stagione di pesca alla trota per l’anno 2002 in quel di Caporetto, che al contrario della passata storia, non si è per niente rilevata una sconfitta o ritirata, anzi, non credo mi potesse andare meglio.
Miei compagni di viaggio per l’occasione dovevano essere il carissimo amico Fosco Torrini e il noto editore nonché abile pescatore Roberto Messori, all’ultimo momento, il trio non si è potuto riunire per improrogabili impegni di lavoro, cosicché, non si è potuto mettere in atto il piano stabilito, che prevedeva : IL MITO,IL SACRO E IL NUOVO. In effetti, l’idea abbastanza originale che aveva dato scopo alla nostra uscita doveva essere qualcosa fra il mistico e il naturale, il Fosco, doveva pescare con la canna in BAMBOO, con tanto di coda di seta, il Roberto, con una originale VALSESIANA con tanto di singola mosca tipica, e io, da terzo, ma non ultimo, da super tecnologico, con tanto di canna in TITANIO, code ultima generazione, MICROFIBRA e tutto di quant’ultimo il mercato o la tecnologia, potessero mettere a mia disposizione, cosi non è stato, pazienza, sarà per una prossima volta, io, comunque, senza perdermi d’animo, la mia apertura, l’ho portata a termine. Non doveva essere una “battaglia all’ultimo sangue”, e neanche un confronto generazionale, visto le tre età differenti, ma un presupposto per stare fra amici e pescare come uno voleva. Ognuno di noi, aveva deciso di propria iniziativa con cosa e come voleva pescare e ne avevamo parlato a più riprese, convincendoci sempre più che si poteva fare.
IL VIAGGIO Già in partenza, la tecnologia, mi metteva dei problemi, il simpatico e amico Enzo Bortolani, mi aveva consigliato di prendere l’autostrada direzione Trieste, uscire a Villesse, proseguire quindi per Bovec, fino a Caporetto.
Io sapevo andarci per Cividale, Pulfero, confine italiano di Stupizza, Caporetto. L’amico, ma non pescatore, esperto in informatica che lavora con me, mi fa il piano di battaglia tramite internet, itinerario breve, dopo Gonars, tenere per Trieste, uscire a Palmanova, seguire ... conclusione mi sono perso. La classica cartina sempre in macchina mi risolveva la situazione, ma non ero partito bene. Al confine, un solerte ispettore doganale SLOVENO, per concludere il viaggio, mi controllava tutti i bagagli, e mi faceva vuotare il baule da tutte le valigie, controllando tutti i miei documenti. 1° GIORNO venerdì 5 Aprile Comunque, ero arrivato e dopo una abbondante colazione, fatto il permesso, mi sono solertemente recato a pesca nella parte centrale fra Caporetto e Bovec.
Subito dopo aver passato il sentiero per il ponte di Napoleone, mi sono messo a cercare un sentiero per scendere, la ricerca mi faceva perdere molto tempo, ma il panorama che si vedeva fra gli alberi del MOLTO sottostante fiume, mi consolava. In effetti, questa parte di fiume, scorre “incanalato” in una gola difficilmente percorribile, una volta scesi al fiume, ritrovare un sentiero di risalita, si sarebbe rilevata una ardua impresa. Raggiunto il vicino paese di TRNOVO OB SOCI, l’indicazione di un camping e partenza per i kayak, mi indicava il punto sicuramente più vicino e facile per raggiungere il fiume. La giornata era limpidissima, anche se un vento insidioso, mi soffiava alle spalle e risalendo il fiume sulla sponda sinistra avevo il sole alle spalle, proiettando di fatto la mia ombra nelle limpidissime e cristalline acque del Soca, ma attraversarlo in guado, considerata la velocità della corrente e la sua profondità media, non era consigliabile, la temperatura dell’acqua a mezzo giorno era di solo 6°, quella dell’aria 18°.
Per aria, non si vedeva nemmeno un insetto, ma la presenza sui sassi del fondale di numerosi astucci di portasassi, metteva bene in evidenza la tipologia di insetti o ninfe da utilizzare.
È specificato bene sul permesso di pesca quanto segue:“È consentita solamente la pesca con la mosca con qualsiasi tipo di coda e di finale, ma senza aggiunte che possano modificare le loro proprietà originali e con un solo artificiale, l’artificiale, può essere mosca, ninfa o streamer, costruito su amo singolo”. Premesso questo, il non poter utilizzare piombo aggiuntivo per appesantire quando e quanto serviva ulteriormente le mie piccole ninfe, ero costretto a cercare posti dove la corrente fosse meno irruente. La scelta di pescare in acque più calme, si rilevò buona e una buona trota marmorata dalla pura e inconfondibile livrea, cadde nell’inganno, intanto avevo scappottato. Vista l’ora, quasi le due del pomeriggio, decidevo di scendere nella parte basa del Soca, in direzione di Tolmino.
Anche per il fatto che dove pescavo era adesso in ombra e il vento aveva iniziato a soffiare più forte. Il vento, che prima mi soffiava alle spalle, adesso lo avevo di fronte. Pescavo sempre sulla parte sinistra del fiume a risalire, di bello, con lo spostamento del sole, adesso non facevo più ombra in acqua.
Una rapida occhiata al fiume, per vedere se qualche pesce era in attività, sìììììì ... bollavano, di continuo, rapido cambio di canna, sono passato alla LUNGA, 10 piedi e 2 per avere maggior controllo dei dragaggi e poter pescare meglio a ninfa nel caso servisse, per vincere il correntone centrale del fiume, visto che, si bollavano, ma come sempre accade, sulla sponda opposta. Opto per un finale di 12 metri con tip del 10 in florocarbon, come mosca, una variante della “March Brown”, le schiuse, erano di tre tipi, io decido di montare quella più grossa e più visibile che avevo nella mia scatola, alcuni lanci, due rifiuti, mi convincono a cambiare mosca per una più esile ma non più piccola di amo, una variante della “Speed Mouse” o più semplicemente chiamata “alcina”, il lancio successivo, una discreta IRIDIOTA, attaccava il mio artificiale. Ad ogni lancio successivo che anche con il vento opposto, riuscivo a far scendere bene in corrente la mosca, presentandola bene al pesce, era un successo. Altre 10 iridiote di tutte le taglie, venivano prese e rilasciate. ATTENZIONE, questa è zona N.K, quindi, vige l’obbligo di schiacciare gli ardiglioni.
La sera, calava rapidamente e la stanchezza del viaggio si faceva sentire, poi, non dovevo dimenticarmi della sauna presente presso l’albergo per un momento di puro relax, l’ideale per ritemprarsi dopo il fresco vento che mi aveva accompagnato per tutta la giornata. La temperatura dell’acqua era alle 15.30 di pomeriggio di 8/10° mentre quella fuori, nonostante il sole era di 17°.
Erano le 17, passando per il centro del paese sulla strada del ritorno, mi sono fermato d’avanti al museo di Caporetto, concentrato tutto sulla GRANDE GUERRA. Non che le altre siano state più piccole o meno incruenti, ma questa era la 1° guerra Mondiale, poi ne è seguita anche un’altra ... e tante altre ... .
Bello, di interesse a chi piace la storia, non per il suo contenuto di armi e foto di morti. Un pezzo di ITALIA che non esiste più. Riposato, accolgo assieme ad Ales una comitiva di 6 Francesi, che già da diversi anni fanno l’apertura sul Soca. Solito scambio di convenevoli, ci esponiamo a vicenda i racconti riepilogativi della giornata appena passata, anche a loro, da quello raccontato, non era andata male, erano andati nella zona TROFEO. Raccolte tutte le info che credevo mi potessero fare comodo per il giorno dopo, mi sono infilato nel ristorante, dove un’abbondante cena a base di TUTTO PESCE, mi stava aspettando. Dopo essermi visto tre nuove cassette di pesca fatte dalla ditta slovena Racoon, basate sulla pesca a mosca in SOCA, IDRJA e UNEZ, ero pronto per andare a letto. 2° GIORNO sabato 6 Aprile Non potevo proprio esimermi dal rito della prima colazione, visto che il BUFFET, si presentava ricco e invitante.
Mentre mi riempivo lo stomaco, Ales, mi preparava il permesso per la Zona trofeo. Il percorso, era identico alla mattina precedente, direzione BOVEC, si passa il piccolo paesino di Serpenika, si costeggia il piccolo ma bel Reka Ucja, da qui il Soca, appare largo e pieno di raschi, perfettamente in zona libera da alberi e in piena luce solare, ma il mio obbiettivo è più a monte, proseguo quindi in corrispondenza del paese, alla prima vera deviazione della strada che si incontra, si tiene la destra, evitando di passare per il centro, si segue per Cezsoca, si prosegue, fino ad incappare nelle indicazioni per un altro centro per le canoe, lo si segue per una rapida discesa, e ci si ritrova all’inizio vero della ZONA TROFEO. Anche questa parte di fiume si presentava in ombra e molto incanalata e per di più, l’alternativa alla ninfa era pescare con dei grossi streamer per stare sul fondo in caccia a questi bestioni. Non era quello che cercavo, tornavo sulla statale e per le indicazioni per Trenta, in corrispondenza del ponte che attraversa il fiume, è il confine tra la fine della Zona Trofeo e l’inizio del “general fishing part”.
Perfetto, quello che cercavo, sul limpidissimo fondale, si intravedevano anche ad occhio nudo, numerose mega trote di taglia enorme, iridee, d’accordo, ma la presenza in mezzo a loro di macchie molto più scure, mi faceva intuire che anche alcune grosse Marmorate, erano possibili prede da trofeo FOTOGRAFICO.
Altra fregatura tecnologica, ero super sicuro di aver preso con me anche la 9 #8, della Sierra serie Blu Water, canna ideale per insidiare questo tipo di pesce, l’avevo invece dimenticata mulinello compreso, avevo comunque con me la nuova Scierra Ti+ 9 #4 che mi garantiva sicurezza ed affidabilità, la coda, era una 4 wf, appena sufficiente per poter gestire al meglio il mio prototipo di streamer, super collaudato e da me utilizzato ovunque, decidevo quindi di scendere a valle di alcune centinaia di metri, fino in corrispondenza, del cartello di inizio del Triglawski Park. Iniziavo con una ninfa, molto grossa, ma non percepivo nessuna attività del pesce pur presente e visto sul fondo, la temperatura dell’acqua era di 6°, quella all’esterno di soli 13°, d’accordo erano solo le 10,30 del mattino e per tutta la notte aveva piovuto come non mai negli ultimi mesi, ma il fiume si presentava, limpido e dai livelli ancora BASSI, molto bassi. Prova e riprova, giunto in prossimità del ponte una larga piana e dall’acqua ancora più bassa, a momenti non mi viene un coccolone, una trota trofeo, dava tiepide intenzioni di attività, in corrispondenza di un grosso sasso sulla sinistra del fiume, dove una buca abbastanza profonda, era il luogo di caccia e di rifugio per questi grossi pesci, ad un tratto, una bollatona in piena corrente, mi fa togliere di colpo la ninfa, allungare il finale di alcuni metri con terminale dello 0,14 in florocarbon. Prima passata, sperando non nella trota grossissima che avevo avanti a me, ma nelle altre che vi stazionavano attorno, non ho dovuto aspettare tanto, un attimo prima che la mia mosca finisse la passata e iniziasse a dragare, STRIKE, avevo già in canna una trota. Una Marmorata di 40 cm. Foto di rito, il rilascio della stessa e via, un’altra passata, poi un’altra e un’altra ancora, dal fondo, non veniva più su niente, allora toccava a me andare sul fondo.
Presto fatto, un rapido strattone alla giunzione appena fatta sul finale, passavo direttamente sul 20. Pescavo con dei finali a nodi con un nuovo colore, opalino, sul verde azzurro, lo streamer, è il mio classico ORANGE MARABOU, con due mega occhietti da catenella e piombato internamente specie nella zona di testa, con l’aggiunta di qualche filo di cristal flash per accentuare la sensazione di vitalità. Questa mosca è visibile ovunque, quindi facilmente manovrabile a piacimento, montato su ami da mare del 2, no barbless (tolto in fase di montaggio). Il primo lancio, mi è servito al più per vedere il suo movimento e come si comportava in corrente e in base all’affondamento stabilire dove lanciarlo per farlo arrivare correttamente davanti alle trote. Non si era bagnato tutto il marabou e tendeva a rimanere su con il “culo”, due forti strattoni, lo facevano affondare del tutto e bagnarsi completamente. Ero pronto, con artificiali così pesanti, è importante non fare troppi sbagli, perché il loro rumore di contatto con l’acqua è pari ad un sasseto buttato con la mano. Lancio a monte del sassone, per farlo scendere e affondare nella morta dietro allo stesso e vaiiiiiiiii ... Iniziavo un tiro alla fune tipo CANADA a salmoni, solo che avevo una #4, non proprio il massimo, mi toccava dargli coda, coda, coda, scendeva in corrente che era un piacere, difatti, appena arrivata sul ghiaieto, due duri colpi di testa sul fondo e ciao ... slamata. Di bello solo il fatto che essendo scesa subito in corrente, si era allontanata dal resto del branco, senza creare molto rumore. In ginocchio ancora, per non farmi vedere, stavo aspettando qualche minuto in silenzio prima di rilanciare quando vedo tornare la trota da me slamata, nella posizione di prima. Altro lancio, niente, l’artificiale al posto di girare nella morta, aveva proseguito in corrente, non avevo curato bene la coda in acqua,altro lancio e ... vaiiiiiii, questa era addirittura più grossa, troppo grossa, uno schiocco secco,mi avvertiva che avevo rotto, pazienza... . Rifaccio la montatura, con del 25 per maggior sicurezza, ma l’artificiale, non fluttuava più come prima, era come rigido, troppo grosso il filo, lo dovevo vitalizzare con dei colpi di vettino, vaiiiiiiiii, stavolta, tutto procedeva bene, la tenevo, era mia, sì, spiaggiata, per la foto di rito. Il combattimento, era stato molto impegnativo, meritava la libertà.
Avevo fatto già troppo rumore, il pesce rimaneva al suo posto, ma non si moveva minimamente. Decidevo di risalire e, subito prima del ponte, sulla sponda destra orografica dove ci sono dei segnali rossi intravidi altre tre grosse prede trofeo, qui, l’acqua era più veloce e più alta, il mio artificiale, faticava a scendere così tanto in profondita, e visto non si poteva appesantire il finale con aggiunta di piombo, decidevo di pescare a scendere, ben sapendo che è più facile per un pesce preso in questo modo slamarsi. Non sarei arrivato lo stesso sul fondo però era l’unico sistema, visto il giro d’acqua, per fargli passare lo streamer sopra alla testa, almeno. Conclusione, altre due iridiotone allamate, ma nessuna salpata per la foto. Ero stanco di questo tipo di pesca, decisi di scendere per una pausa e due chiacchiere, dopo una bevuta e un panino, erano le due e mezza di pomeriggio, di pescare, da solo, non mi andava. Volevo vedere gli altri ragazzi conosciuti la sera prima cosa avevano preso, decidevo di tornare al ponte di Kmno, senza sapere che ci avrei trovato il gruppo di FOLIGNO in piena attività, Fabrizio, aveva appena preso la marmorata da me fotografata a in inizio report, gli altri, si erano difesi con temoli e iridee. Anche loro, visto il vento impetuoso che soffiava da sinistra e limitava l’azione di pesca, erano pronti per una sosta a base di capocollo, formaggio, qualche birra e molte chiacchiere sul più e il meno. Si unirono a noi anche altri due pescatori che si erano recati a pescare nel Idrjza bassa con alterne fortune. Eravamo tutti stanchi e dopo qualche altro lancio da parte dei “nuovi” e qualche trota presa ancora, si tornava tutti assieme in albergo. Da notare che la mormorata, è stata presa con una Royal Wulf su amo 16 montata PARACHUTE. Altra mega cena al ristorante, io mi aggregavo agli amici di Padova, e la mangiata a base di ulteriore pesce, crostacei e mitili, il tutto condito da ottimo vino, mi cuoceva del tutto. Ero pronto ad andare a letto. 3° GIORNO domenica 7 Aprile Le notizie delle nostre catture, erano giunte anche ai francesi, che subito al mattino, sentito delle bollate di continuo alla piana di Kmno, vi si erano calati come forze di invasione, io, e l’amico Maurizio e il suo compaesano quasi novizio di Foligno, decidevamo di stare appena sopra, circa un chilometro, in corrispondenza di una lunga piana, con evidenti segni di raspamento fatti nel corso del tempo, tanto che avevano cambiato, a detta di Maurizio, il corso del fiume, l’anno prima passava dalla sponda opposta.
La mattina, era trascorsa aspettando una schiusa o un segno di movimento, l’unica cattura per le prime 2 ore e mezza, è stata quella fantastica di Maurizio con il temolo di oltre 5O CM, poi più niente, il controllo dei documenti e dell’ardiglione schiacciato da parte del guardia pesca, completavano la mattina.
Mentre io e Maurizio, restavamo in attesa, il terzo di noi, decideva di andare a vedere più a valle la sorte toccata al resto del gruppo, da notare che il vento andava e veniva, ma che la temperatura, era notevolmente scesa, si era sui 9° mentre l’acqua continuava a rimanere sui 8°. Eravamo pronti, ad andarcene, tornati alla macchina per cambiarci, vedevamo il ritorno del nostro amico che ci raccontava che anche agli altri, non era toccata sorte migliore, ma ecco che in un istante il continuo roteare di tre quattro rondini mi faceva capire una cosa. Adesso, spiego il titolo dato all’articolo, una rondine in cielo, non fa primavera, ma tre rondini che volano bassissime sul fiume fanno una schiusa evidente d’insetti, tanto da definire questi uccelli, i temoli volanti. Rapida rivestizione, corsa sul fiume per avere conferma della nostra ipotesi, con tutta la nostra irruenza, eravamo come gli Austro-Ungarici nel 15/18 , avevamo sfondato a Caporetto, e per i pesci,temoli, fario ed iridee, non c’era più scampo. Per due ore fu una cattura continua , poi come era iniziata, finì, alle quindici e trenta, io davo l’addio alle armi e mi recavo in albergo per la tradizionale festa dell’apertura di stagione data dalla Famiglia Huvala, con tanto di rinfresco e giochi vari.
Festa a cui tutti i pescatori che alloggiavano all’albergo, circa 22 , hanno aderito, nonché, il sindaco di Caporetto, tutte le alte cariche della Ribiska Druzina Tolmin e di altre associazioni locali. Una rappresentazione di una scenetta da parte di alcuni scolari delle scuole inferiori di Caporetto, facevano da contorno alla manifestazione, avevo anche il tempo di rincontrare il mitico guardiapesca dell’alta Idrjza,Vogric Emil, che non vedevo da tempo.
Conclusione oggettiva delle tre giornate passate sul Soca,per me, vale la pena andare a pescare sul Soca all’apertura, come me, l’hanno pensata anche molte altre persone che ho incontrato sia da Ales, sia sul fiume, un motivo c’è, cortesia, cibo buono e un fiume che fa di tutto per cercare di accontentarti, certo, non è più come una volta, ma come dice mia nonna, UNA VOLTA ERA UNA FAVOLA. Mauro Merli
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