ITA - Rio Vassola, un anno dopo

Italia  30/07/2006

di Massimo Strumia (Massimo)
foto di Massimo Strumia e Antonio Pontorieri


Chialamberto, 30 Luglio 2006 - La sveglia suona alle 5, fastidiosa e inopportuna.
Per qualche minuto resto nel dormiveglia e, spinto dalla mia eterna pigrizia, mi dico che invece di partire per l'itinerario prescelto potrei dormire ancora un paio di ore, per andare poi a pescare sotto casa, nel No-Kill di Chialamberto. Lì le catture sarebbero più numerose e, soprattutto, di taglia più significativa.
E' solo un attimo, poi mi decido a darmi una mossa e scendo dal letto.
Sono ancora un po' assonnato, quello che mi serve è un buon caffè... porc!!! Il caffè è finito e ieri mi sono dimenticato di ricomprarlo. Scaldo un po' d'acqua, la verso nella tazza e poi ci butto dentro una cucchiaiata di Nescafè: non è la stessa cosa ma ottiene comunque l'effetto di svegliarmi.
Mentre con l'auto risalgo i tornanti della strada che conduce alla splendida borgata di Vonzo, punto di partenza della mia escursione, penso all'uscita di un anno prima.
Allora come oggi la meta era il Rio Vassola, bellissimo riale alpino, che nella parte superiore scorre in un spettacolare pianoro ad un'altitudine di circa 1.700 metri.
Ricordo che io e Antonio eravamo giunti al pianoro verso le quattro del pomeriggio. La giornata era di quelle che sembrano l'ideale per un'uscita di pesca: cielo nuvoloso, bassa pressione e minaccia di pioggia.
Mi ero avvicinato con circospezione a una buca e, con una buona dose di stupore, avevo visto una bella trota intenta a bollare ritmicamente sui tricotteri che sfarfallavano sulla superficie dell'acqua.

Intendiamoci, per bella trota intendo un pesce non di molto sopra ai 30 cm di lunghezza, che però, in ambienti come questi, rappresenta l'equivalente di fondovalle di una trota che sfiora il mezzo metro di lunghezza!

Montato un terrestrial nero in foam, avevo visto, al primo lancio, l'imitazione che oltrepassava il punto dove stazionava la trota e quest'ultima abbandonare la sua postazione per salire lentamente verso la mia mosca.
Mentre la trota si avvicinava all'artificiale, io, emozionatissimo, mi ero detto di non anticipare la ferrata. Avevo aspettato fino a che il pesce, molto delicatamente, aveva ingoiato la mosca e... zac!!!
La lotta era stata breve ma intensa, con la trota che aveva cercato di guadagnare la sua tana combattendo tenacemente. Quando ero riuscito a portarla ai miei piedi avevo visto che non era una fario ma un ibrido dalla livrea splendida e in perfetta salute.
Tempo di fare un paio di foto, con il cuore che batteva a mille, e poi ero passato alla buca successiva.
Di nuovo si era ripetuta la stessa scena, con una trota che bollava regolarmente a centro buca. Al primo lancio avevo incassato un vistoso rifiuto sulla stessa mosca che, cinque minuti prima, aveva funzionato così bene.
Visto che si trattava di tricotteri avevo cambiato l'artificiale con una più pertinente Elk Hair Caddis e la trota era salita con decisione a ghermire la mosca: poco dopo una fario, un po' più piccola della trota precedente, era pronta per essere slamata.
A quel punto mi ero seduto su un masso ad assaporare e fissare nella memoria i momenti appena trascorsi. Per me la giornata era già terminata, nessuna ulteriore cattura avrebbe potuto migliorarla.

Non mi considero certo un gran pescatore ma, nel mio piccolo, sono stato a pescare nella Patagonia cilena, a Los Roques e in molti corsi d'acqua italiani e sloveni; eppure non mi ricordo di una mezz'ora di pesca così profondamente emozionante!
So che può sembrare ridicolo e neanche io so spiegarne bene le ragioni, se non con la frequentazione assidua di luoghi che conosco da quando ero ragazzino e non avevo la minima idea di cosa fosse la pesca a mosca.
Con i pensieri ritorno al presente, parcheggio l'auto e imbocco il sentiero che porta ai "piani del Vassola".
Puf, puf... pant, pant... l'allenamento non è più quello di una volta e all'inizio faccio fatica; poi rompo il fiato, trovo il mio passo e le cose vanno decisamente meglio.
L'aria fresca mi penetra i polmoni, sono contento di aver resistito alla tentazione di starmene a letto!
Prima ancora di scorgere la lunga striscia azzurra formata dal torrente che attraversa i pascoli, sento lo scroscio dell'acqua. Appena abbandono il sentiero per avvicinarmi al riale, decine di cavallette saltano nell'erba ancora umida della rugiada mattutina. Buon segno!
Mi fermo il tempo necessario per montare la canna, una 7 piedi per coda 4 che solitamente utilizzo per questo tipo di corso d'acqua.
Scelgo di attaccare al tip uno Stimulator su amo del 12: per il suo creatore, l'americano Randall Kaufmann, imita le grosse stonefly presenti nei torrenti nordamericani. Decido arbitrariamente che nel mio caso possa servire anche come imitazione di cavalletta... pazienza se l'ideatore storcerebbe il naso di fronte ad un uso così approssimativo della sua creatura!
Inizio dal punto che, un anno fa, mi aveva regalato la cattura di cui ho già scritto: nessuna bollata!
Speranzoso, inizio a sondare la buca a partire dalla zona più a valle per risalire. Salta fuori solo una fariotta di piccole dimensioni.
Un po' deluso passo alla "tampa" successiva che pure mi aveva dato soddisfazioni ma qui nemmeno una trotella fa capolino per assaggiare la mia mosca.
Pur sapendo che prendere pesci piccoli è la norma per queste zone mi chiedo che fine abbiano fatto le trote di 12 mesi fa: saranno state preda di qualche pescatore con la mania di riempire il cestino?
Magari, più ottimisticamente, non si sono verificate le condizioni giuste per smuoverle dalle loro tane.
La mattinata prosegue così con la cattura di diverse trote intorno ai 20 cm e nessun pesce di taglia interessante.
Sono comunque contento di constatare che il torrente è vivo e sempre magnifico e mi godo la bellissima giornata di sole.
Sulla strada del ritorno ho un doppio incontro: una vipera che per distrazione quasi calpesto e un cervo stupendo che scappa alla mia vista. E' stata decisamente una bella mattinata.
Sono stato un po' indeciso sullo scrivere quest'articolo. Il Rio Vassola è un ambiente meraviglioso ma fragile, non in grado di sopportare una grande pressione di pesca.
Non sono un'integralista del No-Kill ma spero che chi vorrà provare questo itinerario lo metta in pratica.
Conoscendo la media dei frequentatori di Pipam non ho dubbi che un loro eventuale approccio al torrente sarà rispettoso e assennato.


Massimo Strumia


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