USA - Alaska: Le steelhead del Situk River

Stati Uniti  25 Aprile - 5 Maggio 2007

Bandiera Alaska


Testo di Alberto Galeazzo (Faina)
Foto di Alberto Galeazzo, Malagugini Michele (Mala) e Piffanelli Nicola (Nickel76).


Il pesce più bello del mondo.
Nel 2001 feci il mio primo viaggio oltreoceano. Allora lo scopo del viaggio fu quello di cercare un pesce non catturabile in Europa, che fosse pescabile a vista, e che raggiungesse dimensioni superiori rispetto alle comuni trote.
Dopo svariate ricerche decisi di insidiare le steelhead del Sitko River nei pressi di Sitka, in un’isola disabitata, in cui la pesca era appannaggio di chi dormiva, come noi, in una cabin (casetta in legno senza bagno e riscaldamento).

Sottobosco incantevole nei pressi del Situk River.
Bhè, rimasi completamente folgorato dalla bellezza dei posti e dalla maestosità della natura che ci circondava, ma soprattutto quello che mi sbalordì fu la forza, la bellezza, e astuzia delle steelhead (chi non ha mai avuto una steelhead in canna non può capire per intero questi tre aggettivi).
Per questi motivi decisi di tornare l’anno successivo in un’altra isola dell’Alaska, a pescare il Petersburg Creek; la settimana in cui mi trovavo lì, a causa di condizioni climatiche sfavorevoli (siccità), non ci fu risalita e le catture scarseggiarono (riuscii a prendere una sola steelhead, ma non vedendone altre nel fiume…).

Vista mozzafiato
Credevo di essermi giocato l’ultima possibilità con le steelhead. Invece quest’inverno Nicola (nickel76) e Michele (Mala), durante una discussione su quale potesse essere un prossimo viaggio, mi convinsero, senza troppo insistere.., a riprovare a pescarle.
Aderii con molto entusiasmo alla loro proposta, imponendo però delle comodità logistiche superiori ai miei viaggi in Alaska precedenti e la possibilità di poter cambiare fiume nel caso in cui non ci fosse stata risalita di steelhead; senza pensarci molto la scelta cadde per LE STEELHEAD DEL SITUK RIVER nella penisola di Yakutat in Alaska. Sperando che le steelhead, questa volta, fossero lì ad attenderci numerose.

Stupendo primo piano
Dopo un lungo viaggio in aereo con scalo e pernottamento a Seattle (in cui abbiamo trovato il tempo per una visita a due Flyshop: Creek Side Angling Company www.creeksideangling.com e Kaufmann’s Streamborn www.kaufmannsstreamborn.com dell’omonimo famoso pam americano), l’indomani siamo partiti per Yakutat, con la compagnia Alaska Airlines, e dopo poco più di tre ore siamo atterrati all’aeroporto di Yakutat con alcuni bambini che conducevano l’aereo nelle ultimissime fasi… dopo l’atterraggio!.

Bambini al lavoro
Yakutat è una cittadina di circa 800 abitanti (nel periodo invernale si riducono a circa 400), offre parecchi alloggi per pescatori e per eco-turisti, supermercati dove si possono acquistare tutti i generi alimentari, attrezzature da pesca (lo stretto necessario), e materiale da caccia. La vita per ovvie ragioni è comunque più cara che in un grosso centro abitato. E’ immersa nel verde, ci sono pochissime strade ed è raggiungibile solo via nave o via aerea. Ed è conosciuta per il Situk river, fiume famosissimo per ospitare una delle più ingenti risalite di Steelhead in Alaska (e quindi nel mondo).
All’aeroporto ci aspettava Clayton per condurci al supermarket Alaska Commercial Co. a fare la spesa (lì, abbiamo acquistato anche la licenza settimanale di pesca del costo di $ 55), a depositare i bagagli, e a ritirare l’auto in affitto. Appena Clayton ci riconosce ci dice che il suo cottage “Gray Wolf Cabin” non è ancora pronto e ci porta a dormire dal suo amico Ron presso lo “Yakutat Bay Lodge” mantenendo comunque il prezzo concordato (siamo andati sicuramente meglio!).

Catch & Realease please!.
Finite le formalità, visto che erano ancora le 17.00 e la voglia di pescare era tanta, chiediamo a Clayton di condurci a vedere i posti di pesca. Ci porta subito alla foce del Situk, che francamente non è come ce la aspettavamo, il fiume è dritto e largo, acqua scura per le abbondanti pioggie dei giorni precedenti e fonda circa un paio di metri. Inoltre a quell’ora stavano arrivando le barche e pescatori con il poonton che finivano proprio lì la discesa cominciata qualche ora prima al 9 Miles Bridge.
Posto da frequentare in altro orario, forse meglio la mattina quando le barche sono nella parte più a monte sebbene qui non si peschi a vista, data la conformazione del fiume dritto e profondo.

Volatile dell'Alaska
Dopo poco più di due ore torniamo al Yakutat Bay Lodge con le nostre orecchiette basse, senza aver incannato un pesce e senza aver respirato aria di pesca vera, quella per cui eravamo lì.

Un altro magnifico scorcio del Situk alto
L’indomani, vista la foce… decidiamo di pescare dal 9 Miles Bridge a monte. Il Situk, a monte del ponte, è un fiume largo dai 10 ai 20-25 metri, con una profondità che raramente supera il mt 1,80 fatto salvo qualche bucona; ha fondale ghiaioso scuro colore della torba ma l’acqua è sempre limpida visto che si alimenta da un lago. La profondità media comunque è ottima per la nostra tecnica e si aggira attorno agli 80-90cm.

Alberi nel fiume
Lungo il suo corso si trovano grossi alberi caduti nel fiume che generano degli sbarramenti naturali, su cui non di rado si trovano mandibole di salmoni probabilmente lasciate lì da qualche orso la stagione precedente.
Dove eravamo rimasti? Ah sì! A monte del ponte dove ci aspettava:“l’inferno bianco”… I sentieri lungo il Situk river, normalmente ben segnalati, erano coperti da una coltre di neve abbastanza fresca (almeno NOVANTA centimetri), che in certi punti non era mai stata pestata.
Ogni volta che decidevamo di prendere una scorciatoia ci trovavamo a turno con la neve all’inguine, con qualche imprecazione e mille difficoltà per uscirne. Così il primo giorno per arrivare in pesca abbiamo camminato per più di un’ora e mezza quando il giorno seguente, conosciuto il sentiero giusto, per arrivare allo stesso posto abbiamo impiegato solo mezzora/quaranta minuti.
Superato“l’inferno bianco”, decidiamo di fare una sosta sotto ad un albero per rifocillarci, nel mentre Michele (Mala) si gira dicendomi: “ho visto qualcosa di grosso in acqua”. Io subito a vedere dove fosse il pesce, ma lui con il dito mi indica l’acqua vicino alla sponda, e così vedo anch’io a pochi metri da noi una bellissima e grande alce che sta mangiando dei germogli di alcuni arbusti lungo il Situk.

Alce
Questo è uno degli spettacoli per cui abbiamo pagato il biglietto della nostra vacanza!
Risaliamo ancora un po’ il Situk finché finalmente cominciamo a pescare.
Dopo le esperienze passate e i consigli raccolti da amici italiani, sappiamo già cosa fare: come prima cosa dobbiamo riuscire ad avvistare le steelhead. A onor del vero, questa operazione, sembra semplice viste le dimensioni dei pesci, ma il loro avvistamento non è sempre agevole per la colorazione del fondale del fiume.

Nicola incannato
Infatti prima di incannare la prima steelhead sono passate almeno 2 ore di pesca.
Dopo aver pescato su una pool all’apparenza semplice per la presenza di almeno 10 steelhead, e non essere riusciti a portarne a riva neanche una…, decidiamo di spostarci su un’altra pool, e qui noto un albero spiovente sul fiume dove alcune steelhead avevano trovato riparo alla sua ombra.
Dopo aver cambiato almeno 6-7 artificiali, noto che con l’ultimo ricevo più di un rifiuto fino a che una di grosse dimensioni non scarta decisa, vedo il bianco della sua bocca, ferro energicamente, e appena la ferro comincia a saltare ripetutamente cercando di liberarsi dall’amo conficcato nella parte più dura della sua bocca scuotendo la testa insistentemente.

La prima non si scorda mai
Dopo alcuni minuti di lotta (almeno quindici), Nicola con maestria riesce a “mulettarla”. Ci guardiamo, siamo entrambi contentissimi, la prima steelhead è nostra. Nicola che non aveva mai visto nulla del genere, né in potenza né in bellezza, commenta soddisfatto: “Che pesce stupendo”. Lo stesso giorno io, il Mala e Nico riusciremo ad avere la meglio di due steelhead ciascuno.

Faina e la sua bambina

Stupenda femmina presa da Nico

Spettacolo!...
Nei giorni seguenti tutti e tre, a turno, abbiamo avuto il nostro cappottino nuovo nuovo, servito su un piatto fresco dal Situk e le sue Steelhead,… e… proprio quando pensavamo di aver capito tutto!
La tecnica più redditizia nei giorni della nostra permanenza è stata la pesca a ninfa solo che al posto della ninfa usavamo imitazioni di ovetto di salmone nei colori classici, arancio, fucsia, giallo pallido, e multicolore (questi due colori molto probabilmente agli occhi del pesce imitano il colore delle uova marce o non fecondate ).

Sotto la pioggia a vista
Importante anche il peso dell’ovetto; a volte era sufficiente il suo peso (da 1gr. a 4 gr.) altre volte era preferibile usare eggs leggeri (mezzo grammo) e piombare il finale, per dare un senso di leggerezza maggiore all’imitazione, a volte piombavamo solo il finale.

Nico e un bel maschio
Una volta individuata la steelhead che speravamo di catturare, si doveva farle passare l’ovetto davanti alla bocca senza il minimo dragaggio. A volte ci hanno dato la sensazione che “respirassero” gli ovetti più che li mangiassero, tanto erano difficili.

Nico incannato
Un’altra cosa molto importante ai fini della cattura sono state le dimensioni degli ovetti, dovevano essere il più piccolo possibile e che dessero una senazione di fluttuare leggeri in acqua; usavamo ami grub dal 4 al 8 con conseguente minor presa nella bocca delle Steelhead e quindi maggiori slamature (Daichi X510 tra i più usati ma vanno bene anche quelli grub da carpe).

Mala e un altro grosso maschio
Mi risuona ancora in testa una frase che mi ha detto un americano dopo avermi visto perdere l’ennesima steelhead e avermi sentito dire cose irripetibili: “Hey Steelheader, non hai ancora capito il vero senso della pesca delle steelhead se ti arrabbi così tanto. Quando perderai la prossima steelhead e sorriderai, allora avrai capito l’essenza di questa pesca”.
Lì per lì non riuscivo a capire, ora che sono a casa davanti al computer, e sto facendo la conta delle steelhead che abbiamo preso e quelle che abbiamo perso devo dire che aveva ragione: 26 “spiaggiate” contro più di 60 slamate…

Ancora canne piegate!!...

Ed ecco a voi Mister 99 cm
…Bisognerebbe stare calmi, ma avere in canna un mostro over 90cm, tenerlo in canna per 10, 15, 20 minuti, dopo mirabolanti acrobazie, salti fuor d’acqua, fughe sotto ai tronchi o qualsiasi altro ostacolo presente nel fiume (anche in mezzo alle gambe del proprio amico pescatore vero Nico?), partenze improvvise nelle correnti più impetuose, e magari vederselo sfuggire sotto ai piedi… ci vuole il Valium per stare calmi! (e con me non ce lo avevo proprio..)

Mala e un altro maschio
Un’altra cosa importante per poterle “agevolmente” portare a riva è l’aiuto del proprio compagno di pesca che, con fare da “muletto montacarichi”, deve mettere le proprie braccia in acqua fino al gomito e sollevare velocemente il pesce. (Così si è sicuri di non perderla .. o quasi)

Mala, la neve e una bella femmina di Steelhead
Un pesce perso che mi ricordo particolarmente è stato quello del Mala. Appena lo ferra, si rende conto che è un bel pesce; il pesce appena si rende conto di essere stato “punto” si rende conto che dall’altra parte c’è un gran pescatore, e quindi si dirige senza esitare verso le radici di un albero semisommerso in mezzo al fiume.

Mala in un'attraversamento difficile..
Il Mala prova a forzare, ma il pesce è grosso e si imbuca. Michele, non avendo altra possibilità per non perdere il pesce, decide di fare un “guado al petto”, appena riesce a liberare il pesce dall’intrico di rami, il pesce parte come un razzo verso valle a favore di corrente, dopo un paio di salti si slama.
Questa è l’ultima foto di quel giorno di Michele sorridente!!!

Spacca tuuuttttttttoooooo!!!!!!!...
Hanno funzionato bene anche le egg-sucking-leech (il Mala ne ha prese parecchie con questa imitazione). In questo caso individuati i pesci si doveva ripetutamente far passare davanti al loro muso l’imitazione fino a quando una delle stellhead non faceva uno scarto anche di un metro per scacciare “l’intruso” dal letto di frega.

Un altro maschione
L’attrezzatura che abbiamo impiegato: canne di 9 piedi per coda 8-9-10, finali lunghi 12 piedi, 0.45 -0.50 la prima parte e tippet di un metro in fluorocarbon dello 0,35. Devo dire che per la tecnica a “ninfa/ovetto” a vista sarebbe forse andata meglio una canna leggermente più lunga, magari una 11. Per affrontare meglio il combattimento meglio usare canne più potenti per code 9-10; se è vero che con la coda 8 ti godi di più il pesce, è anche vero che se il “petardo” decide di andare sotto all’albero di turno con la otto ti “devi adeguare”, mentre con una 10 lo puoi tenere a bada facilmente (eufemismo!!.).

Poesia...
Ecco una carrellata di imitazioni rivelatesi vincenti…

Imitazioni più usate, altre non fotografabili perchè in bocca a qualche pesce....
Cosa devo dire ancora, ah sì gli ingredienti per una OTTIMA vacanza di pesca a Yakutat sono:

1) che abbia piovuto i giorni precedenti in maniera che le steelhead siano risalite in gran numero

Vista da sotto
2) che le steelhead che sono risalite siano belle grosse

Un altro maschione
3) trovare cielo coperto in quanto il sole le rende apatiche. (questo fattore non è da sottovalutare, ho visto degli americani stare ad aspettare seduti sulla riva, il calare del sole sapendo che le steelhead non lo amano e che escono allo scoperto con poca luce)

Nevicata mattutina prima della pesca...
4) avere dei grandi compagni di pesca con i quali condividere dei momenti fantastici

Il nostro trio al completo
5) avere un buon posto dove riposarsi alla sera e dove poter consumare un buon pasto caldo.

6) Ovviamente avere qualcuno che sappia cucinare e che abbia voglia di farlo… Noi avevamo Nicola (che io e il Mala ringraziamo per il suo impegno)

7) Che ci sia la neve che tenga a riposo gli orsi durante la permanenza… (dicono sia bello pieno dopo le prime settimane di maggio).

L'orso dello Yakutat Lodge
Questi ingredienti li avevamo tutti, a noi è bastato solo amalgamarli per bene perché la nostra settimana di pesca in ALASKA fosse fantastica.
Notizie utili:
Nicola, navigando in internet su questo sito www.yakutat.net/lodging.htm ha conosciuto Clayton e Ron www.yakutatbaylodge.com

Da sinistra: Nicola, Michele, Alberto, Ronn
Nello Yakutat Bay Lodge siamo stati benissimo, i proprietari sono delle persone fantastiche e molto disponibili, il posto è pulito, riscaldato (anche troppo), avevamo la nostra cucina e due bagni a disposizione visto che le altre camere erano vuote.
Dal soggiorno si ha una vista mozzafiato sulla baia antistante, in cui mentre facevamo colazione non di rado abbiamo visto delfini, foche e aquile testa bianca!!

Tramonto visto dal soggiorno del nostro lodge

Aquila appollaiata, foto di Mauro Carrara
Il costo della vacanza tutto compreso (anche il volo dall’Italia e la vettura a noleggio) non è andato oltre i 2.000 € anche grazie al cambio favorevole $ vs. €. Non abbiamo mai preso guide visto che dopo poche ore di pesca nella zona sopra al ponte con un po’ di esperienza si riusciva a pescare.


Veduta dall'aereo appena partiti per il rientro.
Oppure più semplicemente, si può contattare Claudio Tagini (www.awatravel.net).

Per sapere le condizioni atmosferiche per potersi preparare al meglio (anche sotto l’aspetto del vestiario) dall’Italia ho seguito questo link:
http://weather.noaa.gov/weather/current/PAYA.html
Alberto Galeazzo


© PIPAM.com

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