ITA - Una stagione di pesca nel delta del Po

Italia   Luglio/Novembre 2007

Testo e foto di Alberto Galeazzo (Faina)



Uno dei momenti più belli, l'alba

La pesca a mosca in “Blue Water”, sebbene dura, è capace di regalare delle emozioni fortissime, capaci di cancellare tutte le difficoltà che si devono affrontare per praticarla.
Ho scoperto solo negli ultimi anni che non occorre andare fino ai Carabi o in altre mete esotiche per pescare su pesci di mare dalla potenza inimmaginabile, se paragonata alle loro dimensioni. In questo senso anche l’alto Adriatico ci dà delle ottime possibilità.
Al largo del delta del Po, la pesca sportiva in mare a drifting è famosissima in tutto il mondo, fin dagli anni ottanta, per i tonni rossi giganti. Purtroppo negli ultimi anni questo stupendo pesce ha iniziato a scarseggiare a causa della pesca intensiva di flotte di pescherecci stranieri, che lo hanno decimato. Altri predatori però si sono fatti più numerosi che in passato: le palamite e i tonni alletterati o false albacore.


Splendida palamita presa da Emanuele

Grazie ad alcuni pescatori a mosca temerari (tra cui ricordo Massimo e Giovanni) anche tutti noi possiamo ora avere delle ottime chances di effettuare delle catture da ricordare.
Fino all’Aprile 2006, quando lessi, un po’ incredulo, “Gli alletterati e le palamite del delta del Po”, il primo articolo di Massimo Leonardi (Mapi) apparso sulle pagine di “Sedge & May Fly”, ero convinto che per pescare in mare nel Nord Italia, con una certa regolarità di risultati, potessi recarmi solo ed esclusivamente nel golfo del Tigullio. Dopo aver letto quell’articolo, contattai ripetutamente Mapi, per chiedergli informazioni su come e dove pescare e, di conseguenza, per poter appurare di persona quello che aveva scritto nel suo racconto.
Non essendo ancora convinto, nell’estate 2006 provai anche ad uscire alcune volte (a dire il vero troppo poche per costituire un valido riferimento) per mare, senza però vedere una mangianza che fosse una, prendendo degli sgombri ed alcuni sugarelli. Con il fare di chi non si fida e memore di varie uscite effettuate dalle parti di Chioggia, bollai, con troppa superficialità, la zona di mare di fronte al delta del Po come “un luogo non adatto alla pesca a mosca”.


Ritrovo a Modena per spiegazioni sulla pesca nel delta del Po

Fortunatamente quando sono convinto di un cosa divento cocciuto, e quando la desidero fortemente cerco di ottenerla, costi quel che costi. Altrettanto fortunatamente ho conosciuto Emanuele, un ragazzo di Padova che aveva pescato proprio nel 2006 al fianco di Mapi, il quale mi aveva ripetuto per filo e per segno quello che Mapi entusiasticamente mi aveva raccontato al telefono.
Un altro evento fortuito (almeno per me) fu un ritrovo di pescatori a mosca in quel di Modena, il 21 Gennaio 2007, durante il quale Mapi e Giovanni presentavano le loro uscite di pesca in mare. I due dopo pochi convenevoli, proiettarono, di fronte ad una sala gremita, il loro filmato in cui si potevano ammirare strepitose mangianze di palamite, tonnetti, alletterati, lanzardi, sgombri e sugarelli, il tutto corredato da relative catture. Le immagini parlavano chiaro.
Mentre vedevo scorrere le immagini, pensavo tra me e me, che il 2007 sarebbe stato l’anno in cui avrei provato a pescare con insistenza l’Adriatico nei pressi del delta del Po.
Infatti, dopo alcuni anni trascorsi a pescare nel golfo del Tigullio, stavo cercando una zona più vicina a casa mia per praticare la pesca più spettacolare, più entusiasmante, più cruenta, in grado di far saltare i nervi a qualunque pescatore, la più appagante sotto tutti i punti di vista: LE MANGIANZE!!!
E così il 2007 è stato per me l’anno degli esperimenti, in cui i cappotti non sono di certo mancati, ma in cui anche la singola cattura, mi ha fatto letteralmente esplodere di felicità. Eh sì, perché di catture, sebbene sia stata un’annata in cui il mare è stato un po’ avaro rispetto agli anni passati, ne abbiamo effettuate e anche di grossa taglia, catture impensabili nell’alto Adriatico, almeno a mosca, almeno per me, fino a quest’anno.


Claudio e una grossa palamita

Attorno a metà Maggio Mapi e Giovanni organizzarono un raduno di pescatori a mosca presso Porto Barricata per dare seguito alla proiezione del filmato di Gennaio. In quella giornata in cui si cercavano sgombri e sugarelli, nessun equipaggio rimase a secco di catture (eravamo circa 8-9 imbarcazioni).
Qualcuno catturò anche alcune cheppie.


Inizio del ritrovo di pescatori a mosca

Alberto e Luca in azione

Purtroppo però le mangianze si fecero desiderare. Gli unici movimenti che si videro in superficie furono quelli di piccoli sgombri intenti a cacciare minutaglia.


Marco Sammicheli con uno sgombro

Con il prosieguo della stagione (fino ai primi di Luglio) le uscite che effettuai non mi diedero grandi soddisfazioni, proprio per la mancanza di grosse prede e di cacciate in superficie: il mio morale cominciava a scendere. Però sapevo che dovevo insistere, perché solo così avrei conosciuto a fondo questo tratto di mare in tutte le sue sfaccettature.
Intanto Mapi continuava ad insistere dicendo che era questione di giorni e che negli anni passati grosse sorprese erano arrivate proprio nel mese di Luglio.
Il 21 Luglio rimbalzò sui cellulari un messaggio inequivocabile: “Prese quattro palamite a mosca a tre miglia di fronte a porto Barricata”.
Il giorno seguente, speranzoso, diressi il mio gommone proprio in quella zona e cominciai a veder volare parecchie gabbianelle, alte e sparse nel raggio di 100 metri. Per più di un`ora le seguii con il cuore in gola, nell’attesa di vedere schizzi e pesci saltare sulla superficie del mare ma purtroppo non vedemmo neanche l`ombra di uno spruzzo in superficie, con uccelli che ogni tanto si abbassavano inequivocabilmente a prendere i ``bianchetti``, senza però mai vedere chi spingeva il pesce foraggio in superficie.
Dopo aver provato a pescare degli sgombri vicino alle ``cozzare``, con un nulla di fatto, decidemmo di andare al porto di Barricata a mangiare due ottimi spaghetti alle vongole…


Incidenti di percorso - Strane catture nel delta!

Poi tornammo a casa, con le orecchie basse, capendo quanto difficile possa essere la pesca a mosca in mare (tra l`altro quel giorno abbastanza mosso). Arrivai a casa verso le 16.00, e dopo aver pensato alle difficoltà piscatorie di questa zona, attorno alle 19.30 ricevetti un messaggio da Mapi e uno da Emanuele… non avevo il coraggio di leggerli!


Alletterato

Dopo aver letto i messaggi cominciai ad innervosirmi parecchio, avevano preso tre tonni alletterati sui 10 kg attorno alle 8 miglia. Mangianze fragorose: tonni, sgombri e latterini schizzavano da tutte le parti!
Uno solo dei tre alletterati era stato portato in barca, dopo più di tre quarti d’ora di combattimento. Gli altri due avevano fatto fondere la frizione di un mulinello e uno aveva rotto il tippet dello 0,50.
Ho voluto raccontarvi questo episodio per farvi capire che in mare non bisogna mai mollare. E pensare che quel giorno avevo ceduto alla tentazione di un misero piatto di spaghetti alle vongole!
Da quel momento intensificammo il numero delle uscite per tutto Luglio e la prima settimana di Agosto, ottenendo poco se non nulla (Giovanni catturò altri due alletterati).
I tonni alletterati, o false albacore, sono pesci velocissimi e di passo: se si ha la fortuna e bravura di intercettarli nei dieci, quindici giorni in cui gravitano nella nostra zona di pesca si ha la possibilità di fare qualche cattura memorabile, altrimenti si deve aspettare la stagione successiva o, nella migliore delle ipotesi, si deve sperare nel passaggio di un altro branco cospicuo.


Luca e una lampuga, la prima di una lunga serie

Verso fine Agosto arriva l’ora delle lampughe che, come è risaputo, sono insidiabili a galla con popper e simili. In questo tratto di mare le possiamo trovare nei pressi di relitti galleggianti, solitamente dove ci sono queste situazioni nelle vicinanze ci sono anche lampughe in caccia.


Bisogna provare a pescare con il popper anche vicino al più insignificante relitto in acqua

Anche questo pesce ci ha dato molto filo da torcere, purtroppo non è sistematica la loro presenza. Ho notato, anche grazie alle notizie raccolte da vari amici pescatori, che si trovano in branchi, anche numerosi, dove si formano scie, larghe dai venti ai sessanta metri, di alghe e altri relitti galleggianti.


Giovanni e una bella lampuga

I colori fantastici di una lampuga

Una delle pescate più belle a questo spettacolare pesce, l’abbiamo fatta nei pressi di una di queste “scie”, all’interno della quale notammo molte alghe filiformi in superficie, tra cui c’erano cassette di plastica galleggianti, pezzi di legno, tronchi, rami, bancali. Tutto materiale presubilmente trasportato al largo e riunito dalle correnti del Po, a formare una striscia con la marea che spinge da una parte e dall’altra la corrente del Po.


Branco di lampughe che seguono incuriosite la loro sorella allamata

Riuscimmo a richiamare in superficie, con l’uso di Popper e Crazy fly, grossi branchi di lampughe che, attirate dal rumore generato dalle nostre esche, ci fecero divertire per diverse ore, con inseguimenti, attacchi, catture, e salti spettacolari.


Alberto, mare piatto e lampuga presa con il popper a vista!

Le lampughe più grosse però si fecero vive solo in presenza di pesce foraggio, che cacciavano mischiandosi ai branchi di palamite. Le lampughe di dimensioni maggiori (alcune con misure che variavano dagli 80 cm al metro), furono allamate ma mai trasportate in barca: dopo fughe e salti spettacolari ci lasciarono sempre con un palmo di naso.


Palamita sui 3 kg che potenza!

Da metà Settembre fino a fine Novembre, a mio avviso, comincia la vera stagione, quella per cui vale veramente la pena di affrontare il mare in questa zona: il periodo delle palamite in mangianza! Le mangianze di fronte al delta del Po sono mangianze diverse rispetto a quelle a cui ero abituato solitamente nel mar Ligure, principalmente per due motivi.


Spruzzi in superficie, sinonimo di cacciate

Il primo per il tipo di pesce foraggio che viene cacciato: i latterini o bianchetti. Questi pesci di branco hanno un modo di difendersi, nei confronti dei predatori, completamente diverso dalle acciughe. I latterini infatti non formano la caratteristica “palla” come invece fanno le loro sorelle di sventura (acciughe), ma fuggono, sparpagliandosi e allargandosi in una vasta zona, e muovendosi ad una velocità considerevole. Quindi l’approccio in pesca dovrà essere d’attesa, per capire in che direzione si dirigono i predatori e le prede, seguendo anche il volo degli uccelli, che in queste situazioni saranno in stormi notevoli e ben visibili anche da distanze considerevoli.


Gabbiani al lavoro

L’altro motivo è dovuto al fatto che la stragrande maggioranza delle volte ci troveremo di fronte ad un predatore molto astuto e sensibile qual’è la palamita. Ci è capitato molto spesso di sentire tocche sulla nostra imitazione senza che il pesce rimanesse attaccato. Addirittura mi è capitato che la palamita tagliasse di netto il gummy minnow appena dietro la curvatura dell’amo.


Le palamite, hanno denti molto taglienti. Questo è un gummy minnow tranciato di netto

Altre volte ci è capitato di avere inseguimenti fin sotto alla barca, con la palamita “appoggiata” alla coda dell’artificiale. Altre volte le palamite erano inavvicinabili con il motore dell’imbarcazione acceso. Sono tutte situazioni in cui il cuore batte a mille e le imprecazioni si sprecano. Del resto deve essere chiaro che stiamo pescando pesci selvatici e, tra i pesci del mar Meditteraneo, la palamita è certamente uno di quelli più sospettosi.


Se avremo la fortuna di pescare su folti gruppi di predatori le doppiette non saranno rare

Altre giornate invece, i pesci erano meno guardinghi e più intenti a cacciare e quindi si riusciva ad avvicinarli con più facilità.


Cattura di due piccole palamite

Le catture in queste situazioni sono state anche di più di venti pesci per barca (arrivando anche a punte di quaranta catture), purtroppo però queste giornate, almeno quest’anno, sono state veramente poche. I punti salienti per questo genere di pesca sono i soliti ma preferisco rinfrescarli:
• Avere una barca, con tutte le dotazioni di bordo necessarie per fare uscite con tutte le precauzioni sia di mare che di benzina, con un buon motore, possibilmente quattro tempi da almeno 25 cv (meglio un 40 cv), che sia silenzioso ed affidabile (in mare non si scherza). La ricerca delle mangianze a volte comporta ore di navigazione, altre volte in pochi minuti si è in pesca, per la loro comparsa proprio a poche centinaia di metri dalla riva (diciamo sui 7-800 metri da riva). Consiglio inoltre di dotare la propria imbarcazione di un GPS. La zona del delta del Po è anche famosa per le nebbie, che compaiono silenziose e misteriose nel periodo autunnale, e senza questo comodo strumento si rischia di girare a vuoto per ore rischiando di perdersi.


Rifornimento a porto Barricata

Avere sempre due serbatoi di benzina pieni. Proprio di fronte a Porto Barricata c’è un comodo distributore di benzina, tappa d’obbligo per le nostre uscite in mare…
. Avere l’attrezzatura da pesca preparata nei minimi particolari, infatti non sappiamo mai cosa ci possa capitare a tiro di canna (almeno in quattro uscite ho visto pesci in mangianza che superavano, misurati a spanne, i 5 kg… purtroppo li ho solo visti!). Come dicevo poco sopra, da queste parti potremmo incocciare in tonni alletterati, grosse palamite, e grosse lampughe. Solitamente, per il fatto che le palamite amano cacciare spostandosi molto velocemente, non si deve perdere neanche un attimo per qualche problema all’attrezzatura, consiglio di avere due canne già montate, per ciascun pescatore.


Le catture di pesci di mare sollecitano le nostre attrezzature a dovere!

Le canne da pesca da impiegare sono canne 9 piedi coda 8-10-12. La canna per coda dodici si è rivelata sovradimensionata per la stragrande maggioranza delle uscite; consiglio di utilizzarla soprattutto quando si sa che ci sono false albacore in giro (in particolar modo nel periodo di luglio). Per quanto riguarda la coda di topo, mi sento di consigliarvela tutta affondante, con un IV grado di affondamento. Qualcuno può storcere il naso per questa affermazione ma una coda tutta affondante permette di entrare in pesca subito ed avere un contatto più diretto con l’artificiale e quindi ci permetterà tempi di ferrata più veloci.


Pesca in mare basta poco! Barca, canna,mosche, e tanta costanza..

Lo stripping basket è quasi d’obbligo per poter contenere svariati metri di coda pronti ad essere svolti con lunghi shooting. Infatti ci troveremo di fronte a situazioni in cui dovremo eseguire il minor numero di falsi lanci per potere allungare la coda. Determinante sarà la velocità con cui raggiungeremo la zona di caccia dei pesci. Comodissimi sono dei cilindri usati comunemente per metterci dentro i panni sporchi, tagliando preventivamente la parte superiore. Nella foto sottostante alle spalle di Luca si può notare il mio.


Luca, palamita, stripping basket artigianale

Le imitazioni vincenti si sono rivelate le consuete surf candy, sia con testa in colla bicomponente che in silicone. Altra ottima imitazione è il gummy minnow che però non ha fatto la differenza come in altri luoghi. Forse per il recupero veloce che si deve effettuare per avere la meglio sulle palamite.


In questo caso il gummy minnow imitava alla perfezione un latterino trovato in bocca ad una palamita catturata

Surf Candy ben conficcata al lato della bocca del pesce, ma forse era questione di attimi...e si sarebbe slamata!

In barche, come quelle che solitamente impieghiamo, da cinque, sei metri si pesca bene in due pescatori. Quindi l’equipaggio giusto è composto da tre persone. uno guida e due pescano. Anche in due si pesca bene, pena per chi guida, lanciare un po’ dopo rispetto a chi sta a prua dell’imbarcazione.
Le zone migliori in cui incontreremo i nostri amici pinnuti intenti a mangiare in superficie sono quelle dove le acque dei vari bracci del Po si incontrano con quelle del mare. In queste zone si nota proprio una differenza di colore dell’acqua, con anche schiuma data dal mischiarsi dei due tipi d’acqua. br>

Palamita catturata nei pressi della scia create dall'incontro delle acque dolci e salate

Dette zone si possono incontrare più o meno vicine a riva, a seconda delle maree e delle condizioni del mare, e comunque mai prima di 500-600 metri da riva. La ricerca di queste scie d’acqua sarà il nostro primo indizio per ricercare i branchi di predatori, che comunque ci saranno segnalati una volta in zona, dalla folta presenza di gabbiani e gabbianelle.
La navigazione avviene a vista, nel senso che prenderemo dei riferimenti fissi a riva.
Indico ora alcuni oggetti da tenere sempre sott’occhio durante la nostra navigazione per poter arrivare in pesca più agevolmente.
Una volta raggiunto via mare il cannone della centrale termica di Pila (evidente in quanto molto alto e di colorazione bianca e rossa), si deve cominciare a ricercare il pesce partendo da meno di un miglio da riva fino alle 6-7 miglia, questa è una delle zone dove abbiamo trovato più volte grossi movimenti di pesce. br>

Canna piegata da una palamita di fronte alle boe delle cozzare di Porto barricata!

Di fronte all’uscita in mare di Porto Barricata ci sono degli allevamenti di mitili, visibili per le numerose boe in superficie, una buona zona da controllare in lungo e in largo.
Un’altra buona zona è quel tratto di mare che si trova tra l’uscita di Porto Barricata e Pila: lo sbocco in mare di porto Scardovari.
Per raggiungere il mare aperto abbiamo bisogno di un porto da dove poter partire. Conosco tre posti comodi, che ci permettono di raggiungere il mare in breve tempo: Porto Barricata, Porto di Scardovari, e un piccolo e scomodo scivolo in località Santa Giulia.


Partenza da porto Scardovari

Quello più utilizzato è quello di Scardovari, per la comodità dello scivolo e il fatto che essendo comunale non costa nulla.
In stagione avanzata (ottobre-novembre), invece diventa più comodo il porto di Porto Barricata per tutti i servizi che offre.
Per arrivare in questa zona, bisogna seguire le indicazioni per Porto Tolle, poi per il paese di Scardovari. Appena superato il paese di Scardovari si nota una strada sulla sinistra che sale per un argine, quello è l’accesso del porto di Scardovari.
Se invece vogliamo uscire in mare da Porto Barricata dobbiamo proseguire dritti dopo Scardovari per altri 4-5 km fino alla località Bonelli di Porto Tolle, sulla sinistra noteremo il porto.
Dopo una giornata di pesca trascorsa in mare cosa c’è di più bello di un bel pranzo a base di pesce? Potremo rifocillarci presso il buon ristorante all’interno di Porto Barricata.
Il delta del Po è situato nella parte orientale della provincia di Rovigo.


Imbarcazioni ormeggiate

E’ una zona bellissima per i suoi paesaggi non ancora troppo antropizzati, ci sembrerà di essere tornati indietro nel tempo e di pescare in una zona in cui la natura ha il sopravvento su tutto. Canali, piante, uccelli acquatici e pesci hanno trovato qui il loro habitat senza essere troppo disturbati dall’uomo.
Il mio sogno sarebbe che l’uomo mettesse fine alla pesca professionale, creando un parco naturale nel tratto di mare adiacente al delta del Po.
E’ una zona in cui trovano rifugio per la riproduzione svariati tipi di animali e sarebbe bello che venisse adibita alla sola pesca sportiva.


Ancora una bella palamita presa da Emanuele

Un'altra splendida palamita presa da Luca

FainaVs Lampuga 1 a 0!


David e Mapi con due bellissime palamite!


Mangianze nel delta del Po
Filmato di Alberto Galeazzo (Faina)
Filmato
2007 - Delta del Po
5' 46"

ARRIVEDERCI ALLA PROSSIMA STAGIONE!!..


Alberto Galeazzo
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