AUS - Aktiv Hotel Gargantini
![]() ![]() Word and photo Beppe Saglia (Beppe S.)
Tempo di lettura: 20 minuti Può succedere di partire per una vacanza di pesca in un posto nuovo e tornare consapevoli del fatto che più che un fiume si è scoperto una persona, una famiglia, una storia, una passione?
Si certo può succedere. A me è successo molto forte questa volta. Per carità, ogni uscita di pesca si porta dietro ricordi “al contorno”, sia una bella mangiata con gli amici, sia la chiacchierata fatta col guardiapesca, sia la trota serigrafata sulla porta dell’Hotel, sia l’ammirare quel tipo che costruiva da Dio. In questa uscita a me, anzi a noi (parlando a nome anche di Andrea, Alberto e Gianfranco) è fortunatamente toccato di poterci intrattenere a lungo con un Adriano Gargantini in grandissima forma, che prossimo a festeggiare i primi venticinque anni di attività, ci ha letteralmente aperto le porte della sua casa, dei suoi affetti, della sua inestimabile esperienza. Agli inizi degli anni novanta dopo una vita passata in IBM, Adriano decide che è ora di cambiare. Mentre pensa a come recuperare i fondi necessari per mettersi in proprio come taxista a Milano comincia ad accompagnare, forte della sua grande passione e dell’esperienza già maturata, pescatori in giro per il mondo ed in Austria in particolare. Il passo successivo è gestire direttamente un albergo che possiede i diritti su un tratto della Gail. Quando le cose cominciano a girare bene, deve ricominciare da capo a causa di uno sfortunato incendio che ha distrutto quasi tutto ciò che possedeva, ma non la sua caparbietà. Eccolo quindi riprendere l’avventura nel nuovo Aktiv Hotel a Rosegg, in Carinzia. ![]() ![]() Oltre a tante foto di posti e personaggi che hanno scritto la storia della pesca a mosca. Di sera dopo cena, davanti ad una buona grappa, non mancano sicuramente gli argomenti per tirare tardi. ![]() In realtà si occupa di tutto e con il suo entusiasmo rimane il cuore pulsante dell’attività. Sua moglie Erica si occupa della cucina, mischiando abilmente tipicità italiane ad altre austriache. Noi abbiamo gustato un ottimo stinco ed una perfetta milanese insieme ai tradizionali strudel ed agli impareggiabili prosciutti locali. I due figli, oltre a coadiuvare la mamma nella conduzione dell’hotel, si occupano dei pescatori, rispettivamente Alberto dei moschisti e Francesco di chi pesca a spinning, ledgering, passata e carp fishing. Entrambi molto competenti e soprattutto appassionati del loro lavoro, programmano le uscite dei clienti, li distribuiscono nelle varie acque, li accompagnano e li consigliano. ![]() A coronare il tutto, e a rendere piacevoli gli spostamenti in auto necessari a raggiungere i tratti di fiume in gestione, la catena montuosa dell’Ankogel ed il corso della Drava, che domina l’ambiente, formando tra l’altro proprio dove sorge l’hotel la più grande isola fluviale dell’Austria. ![]() 1) Non si fanno immissioni pronto pesca, ma il fiume si autosostiene da solo; eventualmente e solo in caso di bisogno, si effettuano ripopolamenti con novellame autoctono proveniente dall’incubatoio locale. 2) Il riposo biologico oltre che nel lungo periodo invernale concomitante con la riproduzione viene garantito anche almeno due giorni settimanali di chiusura totale della pesca. 3) La qualità della pesca viene perseguita attraverso la limitazione del numero giornaliero dei pescatori ammessi, in modo da avere una pressione sostenibile e un ampio tratto (mediamente pari a un chilometro o poco meno) disponibile per ogni canna. In effetti nel poco tempo passato in pesca abbiamo potuto riscontrare i risultati di questa filosofia di pesca. Si sono infatti presi pesci di tutte le taglie, da pochi centimetri a 40 ed oltre, tutti di ottima qualità. ![]() Il tratto in concessione, lungo 9 km (sino alla confluenza nella Drava) è una vera chicca per gli amanti della pesca a mosca a galla e a ninfa a vista. L’acqua è sempre pulita, e i livelli costanti. Il fondo melmoso favorisce le schiuse, cosi come la caduta di ogni tipo di terrestri dalla galleria di alberi che gli fan da corona contribuiscono a mantenere il pesce attivo a galla. ![]() La pesca è tutt’altro che facile. A parte la selettività del pesce, si è fortemente condizionati dalle caratteristiche morfologiche del corso d’acqua. Le sponde alberate, inframezzate da rovi, alghe e vegetazione spontanea, richiedono molta perizia nel lancio con un alto rischio di incaglio e di perdita dell’artificiale sia in fase di volteggio che di posa. Inoltre gli erbai, sia quelli subacquei che quelli affioranti, creano microdragaggi notevoli e costanti, che spesso sono la vera causa degli insuccessi. ![]() ![]() Solo un paio d’ore per prendere le misure a questo chalk stream molto particolare. Inizio con botto del WM che al secondo lancio ferra e poi perde un temolo. Gianfranco prova con una coppia di ninfe a sondare un paio di buche, ma non pare la tecnica vincente. Io sono combattuto tra il montare lo steamer o la secca. Le bollate sono poche e non ripetitive. Opto per la prima soluzione, apro la scatola e monto un amo del 2 con su avvolto uno strip di coniglio rosa maculato. Roba da dieci cm di lunghezza. Nella scatola ce n’erano tre ben allineati. Il primo non ha mai toccato l’acqua, perso al secondo volteggio su un albero alle spalle ![]() il secondo altrettanto, ora fa l’altalena in bella mostra appeso ad un ramo della riva opposta ![]() Il terzo ed ultimo, dopo un paio di passate a vuoto, è irrimediabilmente sparito nelle fauci di qualcosa di grosso... Botta pazzesca, strappato il 18 senza nemmeno darmi il tempo di reagire... ![]() E partiva il week end nero dello streamer... ![]() Passo quindi alla secca e un paio di salmerini di buona taglia salgono decisi. ![]() ![]() ![]() La delusione dura un attimo, stemperata dai racconti e dalle risate che si susseguono al cosiddetto bar, ovvero l’angolino dove Adriano imperversa tirando fuori da un passato di 50 anni di pesca le avventure più incredibile...Fatevi raccontare come è sopravvissuto 6 giorni in Alaska senza nulla, dopo che il suo cavallo lo disarcionò e se andò con tutti i bagagli ed i viveri... ![]() ![]() Trattandosi di una tail water, l’acqua è quasi sempre pulita. La popolazione maggiore è costituita da trote iridee native, dalla splendida livrea. Sono presenti tutte le taglie anche se a farla da padrona in quanto arrivano sempre per prime sono quelle più piccoline, intorno ai 23/30 cm. ![]() Andrea ha preferito dedicarsi alla secca, concentrando l’attenzione in quelle parti di acqua più lenta dove una discreta schiusa di effimere e plecotterini ha tenuto i pesci attivi per buona parte della giornata. Io ho alternato secca e streamer. ![]() Di solito con questa tecnica, e con gli ami generosi che uso, la perdita di un pesce è abbastanza rara, statisticamente intorno ad un 10-15% delle abboccate. Qui invece una inquietante cappa di sfortuna ha fatto sì che le slamature fossero il 100%. Ebbene lo confesso, in due giorni di pesca nella Moll (ci siamo tornati anche la domenica perché nel frattempo né la Drava né il Gail si erano pulite) ho avuto 5 attacchi di pesci di ottima taglia e li ho persi tutti... ![]() Commovente l’ultimo. È quasi ora di smettere e rientrare in Italia, ma ho ancora una trentina di metri di sottoriva interessantissimo da sondare. Lancio trasversale, leggermente a scendere, lo streamer accarezza prima la fronda che pende poi i rovi della riva ed entra in acqua a pochi centimetri dalla stessa. Il tempo di fare un mending per farlo affondare e alla prima strippata parte l’attacco. Che botta! Riuscirò a perdere anche questa? Lotta con decisione, la stimo bella e quando la vedo, ormai a pochi metri da me, mi devo ricredere. Non è bella, è bellissima. Una fario presumibilmente intorno ai due kg. Di solito il pensiero di perdere un bel pesce non mi assale, ma stavolta invece mi tormenta. Ho il terrore di perderla. Indietreggio verso il ghiareto con cautela, ormai la coda è quasi tutta recuperata, devo solo controllare le ultime fughe. Ma la sensazione di perdere anche questa non mi molla. Così decido di anticipare i tempi. Con una mano sfilo la compatta dal taschino, con l’altra tengo la canna. Penso che almeno una foto in acqua riesco a fargliela. È un attimo. Mentre tento di accenderla, la fotocamera mi cade in acqua. Porca p…..a!!!! ![]() Istintivamente tento di afferrarla mentre affonda, la manco, mi sbilancio, scivolo e in quel preciso momento la trota se ne va. Gran bel bilancio... ![]() ![]() È stato sufficiente spostare il focus dalle bollatine a centro piana verso quelle (peraltro poche e a volte appena percettibili) a bordo riva, salendo decisamente di taglia. Il tutto anche con un minimo di senso dal momento che tra la schiusa dominante di piccole effimere, tipica della stagione, si involavano anche plecotteri e sedge di buona dimensione. La tecnica migliore a mio avviso è pescare in reach cast da centro fiume a scendere. Lanciare rispettivamente verso le due rive posando la mosca a pochissimi centimetri dalle stesse. La conformazione della corrente è tale per cui, salvo rari spot, non ci sono grossi problemi di dragaggio. ![]() Ma di queste acque e di questi boschi riparleremo, dove averli testati a fondo, questa prossima primavera. ![]() © PIPAM.it |