Marco Sammicheli

Le INTERVISTE di PIPAM
di David Gianfaldoni (David)

MARCO SAMMICHELI




Elencare tutte le qualità di pescatore a mosca di Marco Sammicheli richiederebbe troppo tempo, così come ci vorrebbe troppo spazio per citarne i meriti, dei quali solo alcuni sono noti per il suo costante impegno di divulgatore in vari campi della comunicazione tematica.
Non credo che nella nostra storia ci sia un altro personaggio che al pari suo, praticamente dal niente, abbia da prima intuito, poi intrapreso in completa solitudine un percorso e quindi vinto una scommessa importante come il dimostrare le potenzialità delle applicazioni della pesca a mosca in ambiente marino a due passi da casa, senza dover necessariamente prendere un aereo per raggiungere mete esotiche o tropicali.
Paradossalmente in un Paese come l'Italia con un' affermata tradizione codatipista, con oltre 7500 km di coste a disposizione e dove la maggior parte del territorio si affaccia sul mare. Se oggi un numero in continuo aumento di appassionati, me compreso, si dedicano con grande soddisfazione alla pratica della pesca a mosca in mare lo dobbiamo soprattutto a lui, alla sua disponibilità, alla sua cultura e alla sua preparazione.
Personalmente conosco Marco da quando ho iniziato a pescare a mosca esclusivamente in acqua salata, io partivo quasi da zero e lui era già l'icona di questa nuova disciplina.
Da allora gli devo moltissimo sia come Pam che come amico e sopra ogni altra cosa lo ringrazio perchè nella sua persona ho imparato a riconoscere i valori dell'essere contro la superficialità dell'apparire.
Con stima ed amicizia
David Gianfaldoni


D: Ciao Marco, come e quando hai iniziato a pescare a mosca e quali sono state le tue prime esperienze ?

M:  Ho iniziato nella seconda metà degli anni ’80, non mi ricordo di preciso, sarà stato l’87-88. A dire il vero, la prima canna da mosca l'ho comprata nell' '81 se non ricordo male, era una vecchia Shakespeare mollacciona con cui non riuscivo a lanciare. Poi comprai una Daiwa 8’6’’ abbandonai lo spinning e iniziai a fare le prime esperienze nei fossetti del Chianti. Bastò poco ad essere preso e comprai una Fibatube da 6 piedi coda 4 per i nostri posti stretti e infrascati. Iniziai ad andare in Friuli 3 o 4 volte all'anno ma come al solito ero stimolato cercare qualcosa di nuovo. Il Friuli è lontano e da noi le condizioni di pesca sono quelle che sono. Allora iniziai con le code pesanti, i boccaloni e i lucci della Merse.

D:  Da allora, da quelle prime esperienze in acqua dolce, nel tempo tu sei stato prima un pioniere della pesca a mosca nel nostro mare e in seguito un personaggio di riferimento a livello internazionale per quanto riguarda lo stesso ambiente. Vuoi raccontarmi in breve come e perché è nata questa esperienza?

M:  Mi è capitato di pescare in mare ai Caraibi alla fine degli anni '80 e di accorgermi che per quanto mi piacesse era fuori dalle mie possibilità economiche anche perché la pesca che mi piace devo poterla fare con continuità. Da lì è nata la sfida. Noi abbiamo il mare e dentro ci sono i pesci. Riguardo alla mosca sembrava che il mare fosse accessibile solo oltreoceano e mi stimolava terribilmente dimostrare il contrario. Un doppia sfida: quella della pesca e quella dei pescatori a mosca che ovviamente mi consideravano quantomeno strano. Era una cosa assolutamente nuova e io andavo a pesca davvero alla cieca ma con una gran voglia di imparare e i risultati piano piano sono incominciati a venire. Qualcuno in Italia aveva iniziato a fare pesca dalla barca, nell'alto Adriatico, ma da terra era buio pesto. Dopo qualche anno di pesca, quando ho cominciato a sentirmi più sicuro, ho aperto il sito Medflyfish e ho iniziato scrivere articoli sulle riviste.

D:  Quale tecnica di pesca preferisci e perché ?

M:  Direi pesca a streamer e a popper, quando ci sono le condizioni la pesca a galla è il massimo.

D:  Quali sono le caratteristiche dei posti dove preferisci pescare?

M:  La sabbia, ..forse la sabbia mi piace più di tutto. Gli arenili in prossimità delle foci per esempio, ..quando ci sono i pesci.. E le acque correnti, la frangenza e i flussi di marea.

D:  Quale periodo dell’anno preferisci pescare?

M:  No, no.. A me piace pescare sempre. Anzi la pesca in mare mi piace particolarmente perché la posso fare sempre. I periodi di chiusura mi danno una noia tremenda. Insomma, ho sempre cercato alternative.
Il fatto che il pescatore di trote fa un periodo di chiusura per me è una croce tremenda. Dover aspettare tre mesi! E poi ora c’è l’apertura, allora faccio le mosche. Non pesco da tre mesi.. no no, macchè.. Prima, quando non andavo al mare facevo qualche altra cosa, magari andavo a lucci o a cavedani.

D:  Qual è la mosca che preferisci e che consiglieresti più di ogni altra?

M:  Ohi ohi.., ..Clouser, vai! Non si sbaglia... ma ce ne sono che mi piacciono anche di più, solo occorre valutare quando e dove usarle.

D:  Quali hobby coltivi al di fuori della pam?

M:  Suono la chitarra e ho una gran passione per la fotografia

D:  Il pesce che ti ricordi con maggiore soddisfazione?

M:  Esotico anche?

D:  Tutti, tutti i pesci

M:  Me ne ricordo diversi ma non ce l’ho la cattura storica del millennio. Mi ricordo dei tarpon presi a Cuba, spaventosi! Bello lì, bellissimo.. Da noi, spigole belle, qualcuna l’ho presa, di notte una bellezza..! Abbiamo tanti pesci meravigliosi ma la spigola se ti appassioni ha qualcosa che ti prende fino alle ossa e che chi non ha passione non riesce a capirlo.

D:  Quanto ritieni importante il lancio ai fini della cattura?

M:  Insomma. Abbastanza, ma non troppo, nel senso.. io non sono un fissato del lancio, però, siccome le condizioni alle volte lo richiedono, è abbastanza importante saperlo controllare, saper anche fare distanza quando occorre, altrimenti non entri proprio in pesca. Direi abbastanza ma sicuramente meno del controllo della coda e della presentazione..

D:  Come riesci a conciliare la pam con la vita familiare?

M:  Vado un giorno a settimana. In famiglia bisogna che ci siano persone che ti concedono spazio, ..come te lo concedi a loro..

D:  Dimmi due cose per te importanti in seguito a questi anni di esperienza di pesca in mare.

M:  Le cose importanti sono prima di tutto crederci, perché bisogna crederci sempre un pochino di più. Sennò non entri nel discorso, ..se non ci credi. Poi, importante è non lasciarsi condizionare. Pescare in tutte le condizioni. Non escludere condizioni di pesca e non farsi condizionare. “Oggi è tempaccio allora non vado, uscirò un ‘altra volta”, no questo è sbagliato. Andare comunque permette di sperimentare e non ci chiude su un tipo di pesca e basta. Se c’è mare scelgo il posto che va meglio, se è calmo scelgo un altro posto, però vado con tutte le condizioni. Da noi è facile rimanere fermi quando non si riesce ad andare oltre alle apparenze ma ci sono talmente tanti stimoli e cose che devono ancora essere scoperte, capite e sperimentate.

D:  E un’altra?

M:  Crederci!

D:  Eddai! ho capito! Ma allora spiegami cosa significa per te?

M:  Arrivo sul posto di pesca e ho un atteggiamento attivo, positivo, ci credo in quello che sto facendo e ci credo che ci siano i pesci! Cioè non parto dall’idea che non ci sono, che ci provo, ma.. insomma.. tanto non ci sono. Bisognerebbe avere sempre quell’attimino in più di…

D:  stimoli?

M:  ..hé! E' come in acqua dolce: si rischia di prendere un approccio di pesca e di non saper guardare oltre.

D:  Cosa ne pensi della pratica del no kill?

M:  Ne penso tutto il bene possibile, anche se non mi piace farne una religione che esclude tutto il resto. Nel senso, a me piace il fatto di potermi mangiare il pesce che prendo però apprezzo molto come misura di gestione rilasciare i pesci e anche se sono in un posto dove di pesci ce ne sono da buttare via quando ho preso un pesce per mangiarlo ne posso prendere un altro ma poi basta. Li rilascio i pesci insomma. Casomai oltre a questo ci sarebbe da riflettere se il solo no-kill possa far degenerare la pesca dalle sue radici facendone il bersaglio perfetto per gruppi come peta e lav che vorrebbero farci passare per gente che si diverte a torturare i pesci. Se vado a pesca col presupposto che non ucciderò mai un pesce per mangiarlo forse qualcosa non funziona più... e la gestione che dice che nessuno deve mai uccidere un pesce forse ha qualcosa che non va....nei fiumi è un casino ma al mare se ogni pescatore uccidesse un solo pesce per uscita per mangiarselo non ci potrebbe mai essere nessun problema di gestione....il discorso sarebbe lungo...

D:  Chi butteresti giù dalla torre?

M:  giù dalla torre..!? he he. No, non ci butterei nessuno giù dalla torre. Non credo che ci butterei nessuno. Buttare giù dalla torre è una domanda troppo grossa, bisognerebbe fare come il cinese che stava ad aspettare che passasse il cadavere del nemico invece che andare a ucciderlo. Io sono poco bellicoso. Preferisco lavorare a testa bassa da solo che andare a combattere guerre non mie.

D:  Bhè, è già una risposta!

D:  Allora chi salveresti dall’essere buttato giù dalla torre?...intendo riferito alla pesca..

M:  Ah, per la pesca.. salverei tutti quelli che non butterebbero giù dalla torre nessuno.

D:  A parte la pratica quale aspetto ti interessa maggiormente della pesca a mosca?

M:  Potrei dire la costruzione anche se non mi ci dedico con tutto quel.. Intendo che non ne faccio una ragione fondamentale, nel senso, costruisco le mosche per andare a pescare, non ce la faccio a farlo diventare una cosa che vive da sé. E lo stesso anche per gli altri aspetti. Le cose della pesca, se non vado a pesca.. non ce la faccio a stargli dietro.. Non ho un aspetto tecnico che riesco a curare extra pesca come il lancio in sé, o la costruzione delle mosche. Anche se dovendo scegliere tra le due preferirei la costruzione., mi appassiona di più e poi la costruzione è dove il pescatore può esprimere veramente la sua sensibilità.

D:  Penso che tu conosca bene e da vicino l’ambiente italiano della Pesca a Mosca, descrivimi in breve il tuo punto di vista.

M:  Io sono molto sensibile ai problemi della gestione e per i problemi della collaborazione tra pescatori per fare delle cose pratiche e su questo alle volte l’ottimismo è duro da mantenere, perché si vedono continuamente fenomeni che confermerebbero il contrario. Cioè che alla gente gli importa assai. La gente vuole chiappare i pesci. Se te gli dai i pesci tutto il resto va bene. C’è bisogno sempre di arrivare a un punto di rottura, che le cose facciano schifo per far muovere la gente. Vorrei vedere più iniziativa da parte dei pescatori. Meno politica fine a sé stessa, più attenzione alle cose condivise e meno a quelle non condivise più voglia di fare e meno di litigare. ..”Si potrebbe scrivere anche meglio questa cosa qui! Insomma.., poi io a voce non sono capace. Per fare le cose a voce sono tarato, a scrivere invece un pochino mi arrangio…!”

D:  Tu sei una persona che fa comunicazione da molto tempo. Cosa pensi del mondo della comunicazione legato alla pam?

M:  E’ legato all’utenza, cioè crescendo l’utenza cresce anche lo spazio per la comunicazione e in questa crescita secondo me c’è da scontare tutta una serie di errori di gioventù, per cui certi fenomeni che si manifestano.. io li vedo quasi come certi errori di gioventù. Il fatto ad esempio che nei forum si creano delle situazioni incontrollabili. Una cosa è la comunicazione indipendente, che va avanti anche senza che ci sia bisogno di risorse economiche. Una cosa è se vai a vedere le riviste, queste cose qui, più utenza c’è e più funzionano in maniera fisiologica.

D:  Ma come qualità?

M:  E’ la stessa cosa direi io. Credo dipenda parecchio dalla quantità dell’utenza, cioè se c’è tanta utenza è fisiologico che venga fuori un maggior numero di persone che riescono a fare cose di qualità e che poi il mercato distilli anche dei prodotti di maggiore qualità. Cioè, in America la maggiore qualità non è data dal fatto che gli americani sono più bravi nella grafica o nel fare fotografie o nel raccontare storie di pesca. Il fatto è che sono tantissimi e nel tantissimo ci viene fuori più gente brava, più immagini, più scritto, più grafica d’impaginazione. Il prodotto è migliore.

D:  Come vedi il futuro della pam?

M:  Io il futuro della pam lo vedrei bene, se.. Il problema sono le condizioni di pesca, cioè delle acque. Io tendo all’ottimismo nel senso che ho sempre l’idealismo del pensare che c’è un progresso verso una maggiore diffusione e che questo crea una cultura. Sono tempi lunghi, però,.. Com’è stato nelle acque dolci, parlare di no-.kill, sembrava fantascienza, invece ora è una cosa normale. Io penso ci sia un progresso da questo punto di vista. Il problema semmai è la condizione delle acque perché se la gente non trova i pesci, se non ci sono i pesci… è un casino.

D:  L’ultima domanda che ti faccio sulla Pam è: chi sceglieresti tra Naomi Cambell e Monica Bellucci?

M:  La Bellucci, la Bellucci, ..si, si..



David Gianfaldoni

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