Marco Feliciani

Le INTERVISTE di PIPAM
di Massimo Strumia (Massimo)

MARCO FELICIANI




Marco Feliciani e' molto conosciuto nell'ambiente della pesca mosca italiana per le sue molteplici attivita'. Ottimo costruttore di artificiali e pescatore esperto, Marco fa parte della redazione della rivista "Fly Fishing", ricopre la carica di rappresentante U.N.Pe.M. della consulta pesca della provincia di Milano, gestisce la stupenda riserva "La Selva" sul torrente Mastallone e riveste anche il ruolo di presidente dello storico Fly Angling Club di Milano.
Personalmente lo considero una persona molto disponibile e sempre pronta alla battuta e, al tempo stesso, un "ragazzo" assai schietto e diretto nell'affermare le sue idee sulla pesca a mosca e su tutto il resto.




MAS: Quando hai iniziato a pescare?

MAR:  All'eta' di 6/7 anni. E' una passione che ho nel sangue: pensa che all'eta' di 4 anni sono volato in acqua osservando le trote di un lago alpino!
A mosca invece, ho iniziato a pescare nel 1977 con due amici. Ormai pescavo solo piu' a spinning e i tempi erano "maturi" per il passaggio alla pesca a mosca.

MAS:  Come e' cambiata la pesca a mosca italiana rispetto al periodo in cui tu iniziasti?

MAR:  Diciamo che una volta c'erano piu' passione ed entusiasmo. Mancavano i siti internet e le riviste scarseggiavano, le informazioni si acquisivano perlopiu' frequentando i negozi "storici" di Milano: Garue, Buzzini, Ghilardi e Ravizza.
Il paradosso e' che, nonostante tutte queste limitazioni, c'era piu' cultura pam. I pescatori a mosca di allora erano piu' preparati di quelli di oggi. L'altro lato della medaglia e' che forse esisteva anche un maggior snobismo. La pesca a mosca era un hobby soprattutto per notai, dentisti, avvocati, ecc... e probabilmente tra queste categorie e' piu' facile trovare qualche individuo un po' snob!

MAS:  Concedimelo Marco, a volte intravedo una vena nostalgica nei tuoi discorsi...

MAR:  Non so se sono un nostalgico. Sicuramente noto poca memoria verso alcuni personaggi che hanno fatto la storia della pesca a mosca in Italia.
Parlo di gente come Riccardi, Bartellini, Tosi, Ghilardi e altri ancora.
Tanto per fare un esempio oggi si fa un gran parlare di pam saltwater, dimenticando che una persona come Luciano Maragni l'ha praticata assiduamente per piu' di vent'anni, quando qui ancora pochi ne erano a conoscenza. Per questo lungo periodo Luciano ha istruito le guide cubane: un'attività di grande prestigio! 

MAS:  Quando e' nata la tua passione per la costruzione delle mosche?

MAR:  In un certo senso prima ancora della passione per la pesca a mosca! Per meglio dire, ho iniziato a costruire artificiali prima ancora di andare a pescare. Il mio primo morsetto fu un Veniard da 17.000 lire acquistato da Ravizza.

MAS:  Avendo avuto la fortuna di ricevere in regalo alcuni tuoi artificiali posso dire che, oltre ad essere ben fatti, sono anche molto catturanti. Qual'e' stato il tuo iter di fly tyer?

MAR:  Credo che sia stato un percorso simile a quello di molti altri costruttori. In principio costruivo ricalcando nei minimi dettagli i dressing classici inglesi e americani. Poi ho passato una fase, durata 4/5 anni, in cui i miei artificiali sembravano quasi dei modellini, molto imitativi ma poco "da pesca".
Col tempo ho messo sempre piu' del mio nelle mosche che costruivo e oggi faccio molta attenzione al fatto che siano artificiali redditizi in pesca.

MAS:  Quali sono i tuoi itinerari preferiti?

MAR:  Ho girato molto. Ho pescato salmoni e steelhead della British Columbia, sono stato diverse volte ai Caraibi per pescare bonefish, tarpon, ecc... Ho frequentato e frequento tuttora fiumi e torrenti dell'Austria, della Germania e dell'ex Jugoslavia.
A due luoghi pero' sono particolarmente legato: la Traun a Gmunden e il lago di Valdurna.
La Traun era un fiume bellissimo, eccezionale per la pesca di trote e temoli. Mi piaceva molto anche l'atmosfera e i racconti di pesca che ci scambiavamo dopo una giornata di pesca. Oggi e' un fiume in forte declino ma, quando sono in zona, ogni tanto ci passo, non piu' per pescare ma per riassaporare vecchi ricordi.
Al lago di Valdurna sono collegati alcuni bei momenti della mia infanzia: si tratta di un luogo incantevole dove andavo in vacanza con i miei genitori. Vi ho fatto moltissime belle uscite di pesca.

MAS:  Mosca o lancio?

MAR:  Credo che siano due componenti fondamentali per un pescatore a mosca, cosi' come lo e' anche il "senso dell'acqua". A seconda dell'ambiente una puo' prevalere leggermente sull'altra. Per esempio durante un'intensa schiusa di effimere l'imitazione usata puo' fare la differenza mentre pescando in un piccolo torrente una buona presentazione della mosca e' sicuramente importante.
In generale trovo che i rappresentanti di alcune scuole di lancio siano un po' "talebani", dando molta piu' importanza alla tecnica di lancio che alla capacita' di produrre, e saper usare nel giusto contesto, validi artificiali.

MAS:  Secca o ninfa?

MAR:  Mi piacciono entrambe. Penso che un pescatore a mosca completo debba saper pescare con tutte le tecniche. Poi va benissimo che uno peschi con il sistema che preferisce ma non accetto il discorso del presunto primato morale della secca sulla ninfa.
Troppe volte ho sentito dire che la pesca a ninfa e a streamer non e' vera pesca a mosca!

MAS:  Sei coinvolto nella conduzione di una riserva di pesca sul torrente Mastallone. Quali sono, secondo te, i punti fondamentali per una buona gestione di un tratto di fiume?

MAR:  E' un discorso lungo. Penso che debba essere un giusto compromesso tra ambientalismo integralista e un'ottica meramente "pronta pesca". Alla fine siamo pescatori e se vogliamo che una gestione funzioni dobbiamo attirare i pescatori.
Un altro fattore importante e' cercare di instaurare un buon rapporto e una pacifica coesistenza con i locali. A mio giudizio un esempio di buona gestione in Italia e' rappresentato dal No-Kill del "Ponte della Fola" a Pievepelago, sul torrente Scoltenna.

MAS:  Grazie Marco.

MAR:  Un saluto a tutti i lettori di Pipam!


Massimo Strumia (Massimo)

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