OFS - L’università del lancio
L’infrascato è il luogo in cui, più di ogni altro dove, si riesce a fondersi con la natura in maniera totale.
Si avanza a fatica, tra rovi e fronde cadenti. A volte chini, a volte in ginocchio.
Seguendo quel filo d’acqua sepolto dalla vegetazione nella speranza che ci regali una buca o anche solo una possibile tana.
Perché lì, se c’è la condizione… c’è la trota.
Troppo duro bracconarlo, troppo difficile spopolarlo.
È evidente che il primo requisito per avere una possibilità di successo in questo ambiente è costituito dalla modalità di avanzamento e di attacco.
Infatti si dovrà trovare il giusto compromesso tra la necessità di avvicinarsi il più possibile al pesce, stante l’impossibilita di lanciare lungo, e il rispetto della distanza minima di spavento dello stesso, che è parametro da tarare sul posto e con l’esperienza.
La mosca conta poco o niente. Basta che galleggi e che riesca ad arrivare dove deve, possibilmente al primo tentativo.
Per fare ciò occorre un’ottima padronanza del lancio.
Bisogna individuare, tra la vegetazione, il migliore o unico piano di lancio e su questo la traiettoria più idonea, consapevoli che potrebbe non essere rettilinea.
Occorre valutare con precisione la massima distanza di volteggio, sapendo che nel 90% dei casi potrà esserci una corretta presentazione solo con un shooting notevole.
Bisogna poi soprattutto padroneggiare con scioltezza tutti quei lanci (figli più o meno legittimi delle tecniche spey) che non prevedono un volteggio classico ma bensì ancoraggi e rilanci.L’attrezzatura è costituita di solito da una canna ad azione parabolica di lunghezza massima di 7 piedi e mezzo con coda del 3 o del 4.Il finale non può essere troppo lungo (anche se servirebbe) perché la canna deve potersi caricare con volteggi o ancoraggi cortissimi.
E’ una pesca di grande poesia, anche se alla decima mosca che perderete prima di aver fatto una presentazione corretta la poesia avrà lasciato il posto ad altro!