La storia del salmone

14/04/08 - Sotto la lente

14/04/08 Testo e foto di Valerio BALBOA Santagostino

La pool più famosa del West Ranga ( Islanda )

Se pronunciate il nome “salmone”, piano piano e lo ripetete scandendo bene le sillabe, sal-mo-ne, proverete quasi una sensazione di grandezza. Il suo nome è sontuoso, a confronto di altri pesci, il cui unico torto è quello di avere dei nomi brutti e insignificanti. “Salmo Salar”, codificavano gli antichi romani, dal verbo “salire”, riferendosi ovviamente alla loro principale caratteristica.
Pesce affascinante questo salmone, anadromo migratorio, cioè va dal mare al fiume. Esattamente il contrario delle anguille, catadrome, che dalle acque dolci vanno nel mar dei Sargassi per riprodursi.
Pesce estremamente misterioso e causa inesauribile di accese discussioni. Gli scienziati si sono sempre scervellati per capire la sua genetica e i pescatori, da secoli, gli hanno dato la caccia per mangiarne le carni prelibate. Non si è sicuri neanche sulle sue origini. Alcuni ritengono che la separazione dalle trote sia avvenuta 10 milioni di anni fa, altri “solo” 2,5 milioni. Non ne parliamo di quando, a complicare le cose, ci si è messo anche quello del Pacifico.
La discussione tra pescatori atlantici e quelli del Pacifico è scoppiata quasi subito. -“Che ci vuole a pescare il vostro salmone, ne avete a milioni nei vostri fiumi”- sfottevano i pescatori atlantici. -“Solo il nostro è il vero salmone”- rispondevano tuonando e anche un po’ seccati quelli del Pacifico -“perché voi li allevate”- Ovviamente, come spesso accade, a peggiorare ulteriormente le cose ci si mise anche una rappresentante del gentil sesso - “ Il vero salmone, per gli scienziati, è quello Atlantico, quelli del Pacifico sono soltanto dei cugini vicini” - asseriva imperiosa Madame Michelle Alliot-Marie, segretaria del dipartimento francese di educazione. Apriti cielo, non l’avesse mai detto. Forse solo la sua avvenenza l’ha salvata da un linciaggio mediatico. E spero per lei che sia stato proprio cosi, dal momento che le donne francesi che ho conosciuto erano tutte femmine affascinanti!!
Per buona pace dei pescatori delle opposte rive, i salmoni se ne fregano di questa infinita querelle e continuano a saltare felici nell’acqua. Per la cronaca il salmone atlantico è di un’unica specie: Salmo Salar.
Il salmone del Pacifico invece si divide in sei specie: i Pink, i Chum, i Chinook, i Coho, i Sockeye e i Masou. In alcuni laghi della costa Est degli Stati Uniti, del Quebec, della Svezia, della Norvegia e della Russia, e anche della Nuova Zelanda, esistono dei salmoni stanziali, i cosiddetti land-locked, salmoni la cui via verso il mare è sbarrata. Per la verità qualcuno ha tentato di introdurre il Sockeye nei fiumi dell’Atlantico, ma senza successo !!
In Islanda invece hanno portato degli avannotti in acque dove non esisteva il salmone, e l’esperimento, pienamente riuscito, ha trasformato il Ranga in uno dei fiumi da salmoni più famoso al mondo, e di conseguenza in uno tra i più cari del pianeta ( sigh !!). IL territorio del “Salmo Salar” si estende dalle coste portoghesi, a quelle spagnole. E poi Francia, Irlanda e Scozia.

Uno scorcio del fiume da salmoni per antonomasia: lo Spey ( Scozia )

E ancora più a Nord: Islanda, Norvegia, Russia.

Fiume da salmoni islandese


Geir Kjensmo con un bel salmone dell’Orkla ( Norvegia )

E’ presente, anche se non in numero rilevante, in Danimarca, Svezia, Finlandia, Polonia e nelle tre repubbliche del Baltico ( Estonia, Lituania e Lettonia ).

Reinis Rutkis in lotta sul Sigulda ( Lettonia)

Anche sulle coste atlantiche del Canada e degli Stati Uniti, è presente il Salmo Salar. Il salmone è il re dei fiumi, e questa sua fama è pari solamente alle grandi difficoltà che incontra fin dal momento in cui nasce.
Proverò in questo articolo a raccontare la vita del salmone, cosi impervia e dura, e… non solo per le cascate che deve superare, credetemi!!
Durante la risalita in acqua dolce, di solito dopo 4 anni, gli organi sessuali maturano. Giunti a destinazione, la femmina scava la buca, 1 metro circa, profonda 4-5 cm, parallela alla corrente e ben ossigenata.
Il maschio aspetta paziente, stando a guardia del nido e lotta per coprirla. Ogni tanto però, in preda a impulsi irrefrenabili che “ben conosciamo” , si concede un po’ di “petting”, colpendo i fianchi della femmina per stimolarla. Di notte feconda le uova, per pochissimi secondi, ma può ripetere l’operazione anche per una settimana.
Curioso l’atteggiamento della coppietta durante la frega, maschio e femmina infatti tengono le fauci aperte.

Due salmoni del Pacifico in frega

La femmina atlantica, più bricconcella di quella del Pacifico, si accoppia con più maschi, mentre la femmina del Pacifico si comporta come la fidanzata che tutti noi vorremmo avere: fedele e remissiva.
Essa si unisce infatti con un solo compagno, scelto durante la risalita. E fin qui tutto bene. Il maschio difende le uova da trote e predatori.
Mediamente una femmina depone dai 450 ai 750 uova per libbra del suo corpo, ma in Islanda arrivano anche a deporne 900.

Uova di salmone

Dopo la frega, il 10 %-15 % dei salmoni dell’Atlantico, quasi tutte femmine, ( d’altronde sono il sesso forte !) sopravvivono e scendono di nuovo al mare, mentre il salmone del Pacifico muore.
Per la fatica della risalita, durante la quale i pesci non mangiano, e quella della luna di miele, i salmoni dell’Atlantico, magri come dei biafrani, prendono la via del ritorno, prendendo il nome di Kelt.

Un Kelt preso da Scarpantibus sul Dee ( Scozia )

Abbiamo lasciato le uova in balia della corrente e a seconda della temperatura dell’acqua schiudono. Il piccolo pesciolino atlantico ha gia un nome: Fry
Il Fry ha il sacco vitellino che si sta riassorbendo in fretta e già presenta sul corpo un accenno di striature.
Il nostro salmoncino comincia a crescere, le striature appaiono più nette e il nome di conseguenza, cambia. In questo stadio evolutivo il giovane salmone si chiama infatti Parr. Il salmone del Pacifico rimane un anno in acqua dolce, mentre quello atlantico un paio di anni.
La pelle comincia ad argentarsi, il peso aumenta e la voglia di arrivare al mare è grande. Un Parr più grosso si trasforma in uno Smolt, nome appunto del salmone atlantico in questa fase di sviluppo.
Non si sa con esattezza quali siano le ragioni per le quali gli Smolt sentano un impulso irrefrenabile di andare verso l’oceano. Sembra che la tiroide secerna una quantità abnorme di iodio, che solamente l’assunzione di sodio, nel mare, può compensare. Inoltre la livrea striata, che difendeva dai raggi del sole, comincia a lasciare il posto all’argento.
Lo Smolt quindi è spinto a ricercare acque più scure e profonde per proteggersi. Una volta nel mare, affamato come un derviscio ululante che non mangia da un mese, può prendere anche un kilo al mese.
Per i salmoni del Pacifico, le isole Aleutine sono come per un milanese entrare da Peck. In quelle acque c’è ogni ben di Dio!
I salmoni stanno circa 2-3 anni in salt water, ingrassando ben bene e diventando belli argentei.
Se hanno la malsana idea di risalire dopo un anno solamente, si chiamano Grielse. I salmoni possono raggiungere i 10 anni di età e i 40 kili di peso. ( 150-160 cm di lunghezza )
Le squame, viste al microscopio, presentano una somiglianza impressionante ai cerchi di un albero tagliato. Non nutrendosi durante la risalita, esse mostrano un’ interruzione nella crescita. Da queste interruzioni si può calcolare l’età del pesce.
In mare si nutrono di gamberetti, krills, aringhe e altri pescetti. Di solito sostano a circa 10 metri di profondità, ma si spingono anche a 150 metri. Sono stati catturati salmoni con crostacei nello stomaco, che vivono a 300 metri di profondità. A questo punto il nostro salmone è pronto per tornare nei luoghi natii.

RITORNO A CASA

Gli scienziati hanno cercato di dare delle spiegazioni a questa massiccia migrazione, ma la verità sembra ancora lontana. E forse questo mistero è proprio l’aspetto affascinante del salmone. Di sicuro alla base vi è l’istinto alla riproduzione. Sembra poi ci sia la ricerca di acque molto ossigenate e più fredde. Ma il vero miracolo sono le capacità di orientamento del salmone, sulle quali si azzardano infinite spiegazioni scientifiche.
Come molti uccelli migratori, anche i salmoni sembra utilizzino il sole e le stelle come bussola. Sembra inoltre che sappiano riconoscere i campi magnetici e le correnti marine. Ma sicuramente sono pesci dall’olfatto infallibile. Sentono infatti il feromone disciolto in piccolissime particelle nell’acqua.
E’ stato fatto un curioso esperimento in British Columbia. Hanno catturato dei salmoni del Pacifico a monte di un fiume che si era diviso in due rami. Li hanno portati a valle, ben sotto la biforcazione, e ad alcuni di loro hanno tappato gli opercoli ( che ricordo, non servono a respirare).
I salmoni senza impedimenti hanno trovato immediatamente la biforcazione giusta, mentre gli altri, si sono divisi equamente nei due rami del fiume.
Per la loro risalita le maree e i venti sono molto importanti, ma ovviamente anche le precipitazioni sono essenziali.

La foce del Sogne, quasi del tutto a secco ( Norvegia )

Il salmone atlantico comincia a risalire anche molto presto, a Febbraio, e si allunga fino in autunno inoltrato. Da qui il nome delle running (risalite): primaverili, estive e autunnali.

LA DURA LOTTA PER LA SOPRAVVIVENZA DEL SALMONE ATLANTICO

Ma torniamo per un momento nel luogo di nascita del nostro salmone atlantico. Come vi avevo accennato fin da subito il nostro protagonista conduce una vita a dir poco perigliosa, un vero Indiana Jones delle acque !! Uno dei pericoli maggiori per le uova sono le piene del fiume. Tre-quattro anni dopo ci si accorge immediatamente, dalla mancanza di grielse, delle conseguenze di una grossa esondazione.
L’inquinamento delle acque non è da meno. Il Tamigi e il Reno sono un esempio lampante di come i salmoni sono letteralmente scomparsi per via della qualità delle acque. Ma non è finita qui. I barbi sgrufolatori, scambiando le uova di salmone per baci Perugina, ne fanno delle vere scorpacciate.
Per i giovani salmoni atlantici ci si mette anche il gyrodactilus salaris, terribile esserino che aggrappandosi alla pelle, se li divora pian piano.
Ovviamente non mancano anche dei predatori naturali. Le trote per esempio, i lucci e qualche altro pesce poco simpatico. Nel Test, in Inghilterra, ex straordinario fiume da Salar, ormai popolato da grosse fario, i salmoni sono un lontano ricordo.
Al banchetto non possono mancare gli uccelli, come i cormorani, i gabbiani e i mammiferi acquatici, come lontre, etc..
Se in più, i nostri salmoncini hanno la sfortuna di incappare anche nelle piogge acide, allora la faccenda si fa dura veramente. La strada per il mare è sempre più difficile. Il nostro Smolt però è un osso duro. Riesce finalmente a entrare in acqua salata, magari sbucando in un bel fiordo norvegese.
E te pareva che i suoi guai erano finiti!! Si imbatte infatti in un numero spropositato di vasche da allevamento. Ovviamente non ci passa in mezzo, pur essendo di reti, non ha l’istinto del kamikaze, e allora cerca di passarci sotto. Le farms per il salmone atlantico, numerosissime nei fiordi scandinavi, attirano milioni di pulci di mare. Dieci dodici pulci di mare sul corpo di uno Smolt, lo riducono in fin di vita.

Pulci di mare

Ma ancora una volta il nostro coraggioso è riuscito a superare l’ennesima prova e finalmente nuota felice nell’oceano.
Ben presto si accorgerà che orche, squali, merluzzi e vari altri predatori marini non sono proprio socievoli. In aggiunta la pesca industriale dei gamberetti e del krills, attraverso sonar e sofisticati sistemi di segnalazione, contribuiscono alla distruzione del suo habitat naturale.
Non ne parliamo delle reti d’altura e della pesca a trolling in profondità. Il viaggio di ritorno verso i fiumi natii non è da meno, in quanto a rischi. Appena si avvicina alla costa, il salmone deve fare i conti con i denti acuminati e le unghiate delle foche, ormai protette “quasi” dappertutto. Se anche riescono a scampare alle foche, nei fiordi incontrano un pericolo da non sottovalutare assolutamente. Incappano infatti di nuovo negli allevamenti industriali.
Le foche, morsicando le reti di contenimento, per cercare di pasteggiare a salmone, lasciano uscire centinaia di migliaia di esemplari. Anche le mareggiate causano seri problemi alle griglie. Ma allora, da dove arriva il pericolo? Dall’ibridazione con i pesci fuggiti, e ancor più grave, dall’accoppiamento tra un ibrido e un “wild”.
Uno studio molto approfondito ha dimostrato che incroci tra wild/allevati/ibridi ha ridotto il numero di salmoni adulti capaci di risalire e riprodursi e che addirittura, sostando vicino alle vasche e trovando cibo in abbondanza, i pesci diventano pigri e non hanno più lo stimolo per risalire.
Le reti messe all’imboccatura dei fiumi sono anch’esse un bel problema. Se evitare le prime è forse più facile, evitare le seconde, messe a spina di pesce all’interno del fiume stesso, non è impresa da sottovalutare. Possono imbrigliare anche 60 pesci al giorno. E da quel punto entra in gioco il pescatore.

Porticciolo sul Drammen ( Norvegia )

Dapprima con le barche e poi man mano che il fiume si restringe, dalle rive con la canna.

Due pescatori in barca sul Drammen ( Norvegia )

Le tecniche e i materiali sono ormai molto sofisticati. Sondano ogni profondità e con le attrezzature moderne si riescono a raggiungere distanze siderali.

Pescatori sul Drammen ( Norvegia )

Anche l’agricoltura fa la sua parte per rendere difficile la vita al salmone. I liquami e l’acqua utilizzata per lavare i silos sono per il salmone la stessa cosa di una caduta accidentale in una fogna a cielo aperto, per un essere umano. Fertilizzanti, insetticidi e fosfati completano l’opera.
Un’altra cosa da segnalare è il denudamento degli argini. La mancanza di alberi sulle sponde conduce a un’erosione delle stesse, e la conseguenza è drammatica, le sponde infatti cominciano a cedere e a franare. I cingolati di potenti ruspe sono assolutamente devastanti per le rive. Gli argini rovinati si allargano, rendendo il fiume si più sicuro, perchè più largo, ma al contempo più basso, trasparente e senza canali sufficienti di risalita.
E pensare che un secolo fa circa, gli indiani d’America, per non disturbare la risalita dei salmoni, proibivano momentaneamente la discesa dei tronchi sui fiumi.
Ma una delle peggiori cause della non risalita dei salmoni sono le dighe sul fiume e gli sbarramenti industriali.

Vigelandsfossen sull’Otra ( Norvegia )

Le centrali elettriche e le cartiere, pur dotate di scale di monta, non si possono definire delle alleate dei salmoni.

Scala di monta su un fiume islandese


COSA FARE PER LA CONSERVAZIONE DEL SALMONE ATLANTICO

Molti studiosi dicono che il Salmo Salar è in pericolo di estinzione, non per niente ha il bollino rosso degli animali in estinzione. Ci sono grosse e potenti associazioni, come la NSA in Norvegia, che cerca di mettere pressione al governo per spostare le farms o addirittura chiuderle. Spingono verso la costruzione di allevamenti di Smolt nel fiume stesso della nascita, e premono per una pesca più ragionata. Ai pescatori infatti consigliano vivamente il No-Kill, o per lo meno una limitazione nelle catture. Ricordano di avere il massimo rispetto delle aree di frega. Un altro sistema da adottare è l’amo singolo e senza ardiglione.

Alberto Notarbartolo sul West Ranga ( Islanda)

Ma soprattutto suggeriscono fortemente di utilizzare canne adeguate alla mole del pesce, per evitargli inutile stress dovuto a un recupero troppo lungo.
Non mancano i suggerimenti in caso di spiaggiamento e di rilascio. Non alzarlo mai per la coda, un salmone pesante potrebbe riportare danni irreparabili alla spina dorsale. Non alzarlo per la foto fuori dall’acqua, gli organi interni potrebbero avere dei problemi. Si consiglia vivamente di ossigenare il pesce prima di rilasciarlo.

Osservate la cassetta ancorata in acqua dove, a discrezione del pescatore, si mettono i salmoni catturati per poi spremerne le uova. West Ranga ( Islanda)

Si è pensato anche, per un paio di anni, di bloccare la pesca con canna, per dare respiro al fiume.

Uno dei tanti ponti sospesi per passare l’Otra

Va ricordato che in alcune regioni norvegesi, e non solo quelle, l’indotto per la pesca al salmone rappresenta una fortissima fonte di guadagno: permessi, negozi, alloggi, etc.. e cosa più importante, uno stop forzato della pesca porterebbe a “raffreddare” l’unica figura al mondo alla quale veramente sta a cuore la sopravvivenza del salmone atlantico: il pescatore.
Il pescatore inteso, non solo come singolo ma soprattutto come club, associazione, e quindi come forza economica per comprare le reti di pesca alla foce ad esempio, o più semplicemente come peso politico verso il governo.
Qui di seguito riporto una interessante statistica sul C&R in alcuni paesi del mondo:
Stati Uniti : quasi 100%
Russia : 87 %
Canada : 50 %
Inghilterra : 23 %
Scozia : 18 %
Islanda : 5 %
E per ricordare i bei tempi passati trascrivo i grandi record del Salar:
Uno sconosciuto britannico, nel 1901 catturò, sembra con la rete, un salmone di 103 libbre.
Sul Tana, grandissimo fiume da salmoni norvegese, un altro personaggio salpava un pesce di 80 libbre, ma nel 1928.
Un tedesco, sul Reno, nel 1866 passava alla storia con il record nazionale: 70 libbre.
Fanno molto effetto due valenti signore inglesi, figlie di guardapesca, che catturarono rispettivamente un pesce di 64 libbre, sul Tay, nel 1922, e uno di 61 libbre, sul Deveron, nel 1924. Miss Ballantyne e M.rs Morrison sono passate ovviamente alla storia !!
Mr Naylor, alle Isole Ebridi, nel 1888, faceva un carniere a dir poco sensazionale: 54 salmoni in un giorno !!
E che dire di Mr Robert Pashley, il quale catturava 29 siluri argentei in due bits, compresi tra le 40 e le 48 libbre!!
Come potete vedere dalla fine dell’800 fino agli anni 30 del ventesimo secolo ci furono i massimi records riguardanti il salmone atlantico. Un tempo un salmone di 40 – 50 libbre era “abbastanza” comune.

Ritz e il suo 27 libbre preso sull’Aaro

Ora un salmone di oltre 20 kili è un record nazionale, e finisce fotografato su tutte le riviste di settore, con grande soddisfazione per chi l’ha preso !

Parry e il mostro catturato nel 1935

Ogni tanto nel Baltico se ne prendono alcuni molto grossi con le esche di profondità.
Amo sempre ricordare che Carlo Magno, nei suoi editti, vietava ai vassalli di dare ai servi il salmone più di tre volte la settimana. Nel 700, gli operatori fluviali francesi, fecero firmare una “rivendicazione sindacale” per non avere in mensa il salmone da mangiare più di due volte la settimana. Che tempi!!

Le foto N°7 e N° 8 sono state prese dal libro “ La vita del salmone “ di Atsushi Sakurai
La foto N° 19 è stata presa dal libro “ Pris sur le vif “ di Charles Ritz
La foto N° 20 è stata presa dal libro “ Fishing fantasy “ di Hughes Parry
Un ringraziamento particolare a Ottavia Lanza, valente fotografa, per la foto N° 3 e N°15



Valerio BALBOA Santagostino


© PIPAM.org

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