Slo - Ernesto

Slovenia  20-21/09/08 di Tiziano Lazzarotto (10Euro)
foto di Maurizio Chiossi (Padre Brown)


In ogni fiume, dove sono presenti colonie di temoli, si trova sempre il temolo Ernesto. Se il fiume è particolarmente lungo non è raro trovarne anche due o più. Di solito Ernesto non è un temolo trofeo, anzi, sembra rifiutarsi di crescere oltre i trenta centimetri, ma a dispetto della dimensione, offre al malcapitato pescatore più di un motivo per ricordarselo per sempre. Ernesto vive la dove le correnti si scontrano, dove i giri d’acqua sembrano perennemente giocare a rincorrersi, la dove la tua mosca va una volta a destra e l’altra a sinistra, eppure tu giureresti di aver lanciato nello stesso modo.
I suoi fratelli, anche quelli di taglia, vanno sui raschi. Talvolta li vedi in mezzo alla corrente mentre ninfano o bollano. Li vedi insomma, ma lui no, non c’è verso, lui se ne sta tra le correnti, in una buca e soprattutto invisibile anche all’occhio più esperto.
Eppure ogni pescatore che passa in quel luogo un paio di lanci li fa, perchè “IN QUESTO POSTO NON PUO’ NON ESSERCI UN PESCE!”. E infatti non c’è, ma in compenso c’è Ernesto. Ernesto sale, potete giurarci. Sale su ogni mosca che gli viene proposta. E’ curioso da morire. Ma la sua curiosità si ferma li, per diventare la nostra disperazione. Alle volte sale in retromarcia, guarda la mosca come il critico d’arte guarda un quadro, poi si rigira e se ne torna sul fondo. Altre volte sale con l’irruenza di un centometrista, morsica la mosca e la risputa tanto velocemente che tu ti guardi attorno, perchè potresti essere su scherzi a parte...e quando fa così, di solito concede il bis e pure il tris, insomma fa lo sborone...
Ho amici pescatori che giurano sull’esistenza di questo fenomeno, e devo dire che qualche dubbio l’ho anche io. Per me, la più grande concentrazione di Ernesti, risiede nel Sesia a Scopello, e precisamente nella Lama dei Francesi. Non mi vergogno ad ammettere di aver passato delle giornate intere su un singolo Ernesto, pardon pinna blu, aver cambiato una miriade di mosche, averlo visto salire decine di volte e per altrettante, sdegnosamente rifiutarle. Credevo fosse cosa circoscritta ai “blu”, loro hanno il sangue nobile.. ...e devo dire che nonostante il cappotto indossato, mi ritrovavo alla sera contento e soddisfatto. Mistero! A me comunque piace pensare diversamente Ernesto. Magari non esiste veramente. Probabilmente Ernesto è la nostra coscienza che, quando prevale sulla voglia di predazione, fa si che ferriamo un attimo prima o un attimo dopo, perchè forse, e solo per quel momento, eravamo già appagati nel solo vederlo salire.
Ma quando ci ritroviamo su un fiume, con la voglia immensa di pescare, se solo ci fermassimo un attimo, se solo pensassimo a quanto sia bello quel momento, se solo rallentassimo il nostro frenetico mondo, se davvero cominciassimo a godere delle bellezze che ancora abbiamo, se considerassimo la pesca per quello che è, cioè una cosa meravigliosa, allora Ernesto, anche se frutto della nostra fantasia, diverrebbe un punto di arrivo, un traguardo o almeno una speranza.
Ernesto, reale o di fantasia, merita di essere presente in ogni fiume e in ognuno di noi. Ma noi meritiamo Ernesto? Forse si, forse no... Cominciamo, se per caso ci capita di allamarlo, a restituirgli la libertà. Lui probabilmente nemmeno capirà cosa gli è successo, ma noi saremo un pochino migliori. La storia di Ernesto mi è venuta in mente in Slovenia, il paese che amo più di tutti per la pesca. Ci vado appena posso e forse qualche volta di più. Ovviamente non ho pescato ancora tutte le sue acque, ma l’Unec e la Soca, si sono trovati un posto nel mio cuore.
L’ultima mia uscita è stata appunto in Soca, fiume e posto di una bellezza struggenti. Però, quando passo da Caporetto, lo sguardo va sulla cima delle montagne, dove vi erano i nostri soldati, dove la presunzione o forse l’incapacità di alcuni hanno significato la morte di tanti, troppi. Lì c’erano, per quelli della mia generazione, i nostri nonni. La Soca dicevo, è un fiume stupendo, acqua cristallina, fondo chiaro e i temoli, gli Ernesti e le marmorate, che qui sono di color sabbia, vivono numerosi in un ambiente ideale.
Amo forse di più il Sesia, fiume straordinario, dalle acque cristalline e il fondo chiaro, dove i temoli, gli Ernesti con le marmorate tentano di sopravvivere.
Allora mi consola il fatto che in quel posto, l’Isonzo è divenuto Soca, perchè almeno è rimasto fiume da pesci, e le prospettive sono che lo diventi sempre di più.
L’Italia ha luoghi che le consentono di non invidiare nessuno, ma poi, quasi sempre, si fa del male da sola. Essere esterofilo in fatto di pesca non è essere snob, ma una necessità. Ovviamente parlo in generale, in quanto anche da noi esistono delle eccezioni, ma sempre troppo poche e lasciate sul groppone di eroici volontari.
Concludo.
Ernesto merita di vivere, e sono sicuro che vivrebbe più che volentieri in Italia.
Ma noi, lo vogliamo Ernesto?


Tiziano Lazzarotto


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