Tecniche d'elite


Dopo aver imparato i rudimenti del lancio, il principiante si accorge che il suo bagaglio tecnico è spesso inadeguato: l’amico “esperto” infatti si produce in lanci sconosciuti ed estremamente catturanti.
Sappiate, stolidi neofiti, che esiste una quantità industriale di tecniche di lancio, ognuna delle quali finalizzata alla miglior presentazione dell’inganno nelle più disparate condizioni.
Cercherò di illustrarvene qualcuna tra le più adescanti:
Ghost
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Sappiate, stolidi neofiti, che esiste una quantità industriale di tecniche di lancio, ognuna delle quali finalizzata alla miglior presentazione dell’inganno nelle più disparate condizioni.
Cercherò di illustrarvene qualcuna tra le più adescanti:
- Una tecnica indicata per chi poco conosce della difficile arte della pesca "sotto", prevede l'utilizzo di una ninfa ben piombata, una canna adeguata e un buon para-orecchi.
Posizionatevi comodamente in prossimità di una corrente limitata, ed iniziate l’azione di pesca nel seguente modo: lanciate moderatamente a monte e lasciate scorrere la coda sino davanti al vostro sfortunato compagno di pesca più in basso. Non guardate la coda per curare la mangiata, ma mantenete per tutto il tempo un’aria distaccata, osservando invece come soprapensiero il cielo verso monte.
E’ la corretta applicazione del LANCIO ALLA “SPERINDIO”. Uno strattone vi informerà che la preda di turno si è fatta gabbare dalla vostra noncuranza. Se poi il compagno di pesca, che mestamente vede la vostra coda attraversare tutto il corso davanti a lui e proseguire pigramente verso valle (tutto coda!!) si indispettirà, potete sempre cavarvela dicendo «Guarda là, che bello, un Falco Pellegrino!! ». - Gli Americani, da sempre innovatori, hanno elaborato un lancio che consente alla mosca di permanere a lungo in acqua senza dragare, evitando di stendere la coda, anzi disponendola in strette volute sull’acqua, il PIGTAIL CAST (che potremmo liberamente tradurre come LANCIO A CAVATAPPI). Molti lanciatori competenti, cimentatisi in siffatta posa, ne hanno evidenziato la difficoltà di attuazione. Per forza! Essi non sanno che quello che conta è il materiale utilizzato.
Procuratevi quindi una bella coda nuova, marcata [...omissis...] che è la più indicata. Lasciatela riposare per 2 o 3 giorni ben avvolta sul vostro mulinello (non è vero che basta qualche ora) . Quando la estrarrete sul fiume, essa si esibirà in un inconfondibile profilo a molla vicino ai vostri piedi. Qualunque tentativo di raddrizzarla è sconsigliato, oltre che infruttuoso, poiché il materiale interno è simile all’acciaio armonico.
La distanza di lancio ottenibile è certamente modesta, ma sull’acqua la coda si disporrà autonomamente secondo un bel disegno a elica, similare a quello del DNA, evitando all'istante ogni pericoloso dragaggio. - Forse avrete assistito ad un'altra posa veramente anti-dragaggio, che ben pochi PaM riescono ad effettuare. E’ il risultato della corretta esecuzione del LANCIO RATTRAPPITO. Se ben eseguito, il finale torna ad assumere l’aspetto che aveva quando era ancora dentro la sua confezione. Ovviamente la mosca non può assolutamente dragare per i venti minuti seguenti.
Questo lancio è semplicemente una astuta variazione al pig-tail cast che abbiamo visto prima, e, rimanga tra noi, in realtà non necessita anch'esso di grandi abilità: basta procurarsi un finale prodotto dalla nota azienda del settore [...omissis...]. Di suo, stante il particolarissimo tipo di naylon utilizzato, il maledetto non si stende neanche a morire. - Un lancio affatto particolare quello ideato dall’Abate Farìa, che, prima delle note vicissitudini, faceva il campanaro, e nelle pause lavorative (cioè molto spesso) si dilettava di pesca a mosca. Stante il suo fisico modesto, egli aveva trovato un buon metodo per suonare le sue campane senza cadere tutte le volte in coma ipoglicemico. A tal fine utilizzava al meglio la grossa testa che la natura matrigna gli aveva donato. Si aggrappava alla corda e iniziava una lenta oscillazione imperniata sul bacino e governata dal rilevante momento d’inerzia del cranio, ottenendo dopo qualche tempo il consueto periodico rintocco. (Il suo Priore in realtà non gli perdonò mai che le loro campane fossero ogni volta clamorosamente in ritardo su quelle delle altre parrocchie lì attorno).
Quando andava a pescare, il lancio era influenzato non poco dalle sue mirabili caratteristiche somatiche. Era il purtroppo ormai misconosciuto LANCIO DEL CAMPANARO.
Nella pratica, si effettua mantenendo il braccio strettamente vincolato al tronco, ed oscillando lentamente il busto tra le ore 11 e le ore 13 (verso mezzogiorno ci si può mangiare un panino). E’ un pò faticoso, ma dà soddisfazione, specialmente nelle giornate ventose. Occorre però avere dei grossi piedi, poiché esagerando con l’impeto nel lancio avanti è probabile che il baricentro fuoriesca dalla perpendicolare all’alluce sinistro, destro per i mancini, con conseguente ribaltamento dell’operatore.
Se proprio avete piedi piccoli, vi troverete avvantaggiati calzando quei bellissimi scarponcini per wading cinesi modello Paperinik - Avete avvistato una trota che se ne sta sul fondo con le pinnette ventrali saldamente ancorate nel limo del rio alpino, meta della vostra uscita invernale. Piccoli ice-bergs solcano le calme acque, le foche pinneggiano lente. Un orso bianco mette fuori il testolone dalla tana, guarda il termometro, estrae un calendarietto profumato con sopra le orsette nude, lo consulta, e torna al meritato riposo. Pessima situazione per usare la vostra amata dry fly!
Ma non cedete alla tentazione di montare l’orrida ninfa che tenete in serbo per siffatta occasione, sappiate che il pinnuto individuato è catturabile anche a secca, una qualunque mosca secca, se solo conoscete la tecnica adeguata: il LANCIO ESASPERANTE.
L’azione prevede di passare sempre con la stessa mosca nel cono visivo della preda più e più volte (si parla anche di un’oretta) sino a ché la trotella, ormai stravolta dai continui passaggi della vostra mosca, decida: «Basta!! che palle!! adesso la prendo e che sia finita, tanto qua è No-Kill ». - Un’altra tecnica forse abbastanza simile, ma oltremodo scientifica, la mia prediletta: siete su una lama dove grassi temoli gobbano lenti e osservate i vostri compagni di pesca più esperti. Essi lanciano 3-4 volte l’artifizio, recuperano, cambiano mosca, rilanciano, vanno avanti così a lungo, ottenendo qualche saltuario rifiuto e ripetendosi con monotono scoramento una sola domanda :<< Cosa cavolo staranno mangiando, questi sciocchini??? >>(cavolo e sciocchini sono eufemismi). Dopo un pò recuperano mestamente la coda e si allontanano dietro la curva.
Essi non conoscono la tecnica di SIMULAZIONE DI SCHIUSA.
Questa prevede di utilizzare una qualche imitazione di un qualche insetto che stranamente in altre occasioni, che a voi sembrano simili, funzionava benissimo, mentre oggi non dà alcun risultato: la mitica "mosca sbagliata". Basterà reiterare poche centinaia di passaggi dell'imitazione sopra al timallide oggetto delle vostre attenzioni. Dopo qualche tempo, se siete fortunati, egli si convincerà: «Strano, oggi non sarebbe proprio un giorno da Caenis, eppure ne scendono un sacco!; è proprio vero, non ci sono più le schiuse di una volta; beh, va là, questa me la pappo io»... E’ fatta! - Ora parliamo di un'altra tecnica oltremodo avanzata. Se siete certi della presenza di pinnuti, ma il corso d’acqua appare piatto e come privo di vita, provate ad effettuare una congrua serie di lanci all’intorno, sempre facendo attenzione a recuperare la coda dall’acqua in maniera brusca e rumorosa, provocando un suono tipo "spluc" ogni volta. Si tratta della SIMULAZIONE DI BOLLATA.
Il pinnuto nei dintorni anziché allontanarsi impaurito, come qualche ingenuo autore scioccamente sostiene, sarà portato a pensare: «Che succede? Sento bollare da matti!! E’ già ora di attivarsi?.» E deciderà senz’altro di salire sulla vostra imitazione!! Esercitatevi con costanza ad eseguire dei buoni spluc, possono sempre tornare utili anche per prendervi gioco dei vostri compagni di pesca. - I cultori della pesca con l’arco, che ho conosciuto in un laghetto a pagamento lombardo, non hanno particolare interesse per il catch&release.
Potrebbe sembrare che non abbiamo molti punti di contatto con loro, comunque sarebbe molto bello se quando ti trafiggono poi ti rilasciassero.
Il regolamento del lago, a questo proposito, è particolarmente favorevole: prevede il pagamento all’uscita, e paga solo chi riesce a raggiungere la cassa con le proprie gambe. Tuttavia possiamo imparare qualcosa anche dalla loro disciplina, che pare così lontana dalla nostra.
Alcuni di essi teorizzano la pratica Zen come maniera per meglio centrare i loro bersagli. Eccovi ora l’elaborazione alieutica di detto approccio mistico: il LANCIO TANTRICO.
In fase di pesca, occorrerà effettuare svariate inspirazioni diaframmatiche, e concentrarsi solo ed esclusivamente su una trota in attività, “liberando” la mente da pensieri terreni, ed ignorando sdegnosamente l’eventuale pit bull che si stia avvicinando incuriosito. Occorre pure ripetere a bassa voce un verso propiziatorio: OHM OHM OHM (che stranamente deve essere qualcosa che c'entra con gli altoparlanti). Quando la vostra anima sarà in armonia con la natura circostante, il vostro braccio come per magia inizierà a muoversi per energia propria, e ne sortirà una posa delicata, precisa ed assolutamente irrifiutabile. - Ampi cavalloni si susseguono davanti ai vostri occhi atterriti. State seriamente considerando di noleggiare una Yamaha da cross per evitare il dragaggio. Non fatelo. Procuratevi invece un moderato numero di castori e mollateli sulla riva. Appena arrivati, scuotendo le loro testoline in segno di dispregio verso la corrente tumultuosa, essi si getteranno senz’altro in acqua.
Dopo qualche giorno, ritornando sulla sponda, troverete operativi gli sbarramenti che gli industriosi animaletti avranno costruito nel frattempo, con relative ampie anse facilmente pescabili. Utilizzando la tecnica di MODIFICAZIONE (ECOLOGICA) DEL CORSO D’ACQUA avrete così la possibilità di effettuare belle catture. (Il simpatico animale è in effetti specie alloctona, e questa potrebbe essere una valida obiezione etica).

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