ESP - España 2001 (Delta Ebro)

Solitario viaggio estivo tra pesca e buona cucina:Delta dell'Ebro 
Spagna  15/02/02 di Sandro Mandrini (The Midge)
Una sosta durante il viaggio.

DELTA DELL’EBRO - Viaggio

Il viaggio di spostamento da Leon al Delta dell’Ebro, un centinaio di Km a sud ovest di Barcellona non è un viaggio da poco: nove ore di macchina attraversando tutta la Spagna, un piccolo inconveniente al motore che se non fosse stato per la grande disponibilità e gentilezza della gente di Spagna mi avrebbe costretto ad una sosta forzata nel bel mezzo del nulla ... sommate tutti questi fattori e vi immaginerete come sono arrivato a Riumar, proprio in punta al delta, quella sera.
Ad attendermi, un po’ preoccupati per il mio ritardo c’erano Tony, il mio contatto spagnolo e Juan, la mia guida di pesca per i prossimi cinque giorni.
Le presentazioni le abbiamo fatte davanti ad un sublime brodino di pesce accompagnato da tapas di sardine e melanzane in conserva... l’inizio della mia esperienza marina non mi dispiaceva affatto...
Tony e Juan mi dicono che il periodo non è male e cominciano ad esserci discreti movimenti di pesce e numerose mangianze; il tempo poi dovrebbe continuare ad essere bello ancora per qualche giorno. Tutte le condizioni ideali per la mia prima vacanza di pesca a mosca in mare, insomma...
L’appuntamento è all’imbarcadero sul Rio Ebro verso le dieci del mattino del giorno seguente... non vedo l’ora...
La mattina seguente, dopo una abbondante colazione mi dirigo al luogo dell’appuntamento carico di aspettative ma anche di dubbi e perplessità sull’esperienza che mi attende.
È per me infatti del tutto nuova l’esperienza di pesca a mosca in mare, nonostante i vagoni di letture fatte sull’argomento e la discreta, anche se un po’ datata, esperienza come pescatore a traina nelle acque dell’Elba che frequento da più di vent’anni oramai.
Ho una vaga idea di quel che mi aspetta ma non ho ben chiaro cosa mi accadrà realmente.
Juan mi sta già aspettando sul suo gozzo cabinato, dotato di ogni confort (leggasi borsa termica con bevande) e strumentazione: ecoscandaglio, GPS e cellulare.
Partiamo percorrendo il breve tratto di Ebro che ci separa dalla foce vera e propria e quindi dal mare aperto. Nel fiume vediamo una gran quantità di muggini che saltano fuori dall’acqua e che gli altri equipaggi utilizzano come esca per la traina ed il drifting.
Ai lati del corso principale si estendono numerose e vaste paludi costiere ricchissime di avifauna (Aironi, Garzette, Fenicotteri, cormorani e moltissime specie di Anatre ... ho visto perfino un Ibis!).
Giunti in mare, anche se sempre in zona di “rimescolamento” tra acqua dolce e salata, ci prepariamo alla pesca: si scruta l’orizzonte in cerca delle “mangianze” individuabili grazie ai caratteristici voli dei gabbiani che si concentrano sopra di esse per poi tuffarvisi in picchiata per sfruttare il concentramento di pesce-foraggio provocato dalle cacciate dei predatori.
La tecnica di pesca è abbastanza semplice e consiste nel tenere pronta all’uso una canna 9’ # 8 FAST SINKING (Grado IV) con finale dello 0,30/ 0,35 al quale attacchiamo uno streamer da mare in diverse misure e colori. Arrivati alla distanza utile di lancio (circa 15 – 25 metri) dalla mangianza si comincia a lanciare lasciando affondare l’artificiale e recuperando ad una velocità supersonica fin sotto la barca. L’azione di pesca deve essere rapida e continua per tutta la durata della mangianza (solitamente pochi minuti, raramente più di un quarto d’ora). Niente pasture ne brumeggi puzzolenti: una classica azione di pesca a mosca in caccia, andando a cercare i pesci là dove stanno ed insidiandoli con imitazioni delle loro prede naturali (acciughe nel nostro caso). Semplice efficace e, soprattutto, PULITO!!!
Durante l’azione di pesca capita abbastanza di frequente di assistere a spettacoli naturali entusiasmanti o di avere “incontri ravvicinati” con diversi animali marini. Durante le mie uscite di pesca ho assistioto ad uno spettacolo unico e mai visto prima: un grosso branco di un centinaio di cefali sui 50 cm., accerchiato ed intrappolato da un branco di ricciole sui 20 Kg. (superavano tutte abbondantemente il metro di lunghezza) che, come fossero lupi famelici si gettavano a turno nel mucchio per azzannare le povere vittime...impressionante…anche perché ricciole di queste dimensioni non sono mai state prese a mosca...né mai lo saranno visto che hanno regolarmente disdegnato le imitazioni che io sottoponevo fiducioso alla loro attenzione non senza sforzi per lanciare streamers di 10 cm. e oltre, con una canna 9’ #12 che, vi assicuro, non è per nulla maneggevole.
Mangianza di ricciole.
Altri “incontri ravvicinati” si possono avere, come è successo a me, con tartarughe marine (ben due volte!) e con la Balena, come è successo ad un altro equipaggio che è riuscito a seguirne un discreto esemplare per più di mezzora filmando l’evento.

DELTA DELL’EBRO - Pesca

Ma torniamo alla pesca. Il primo giorno nonostante le numerose mangianze e cacciate ho potuto prendere solo sgombri, peraltro enormi, tutti sul chilo ed oltre, una palamita ed un tonnetto, entrambi sui due chili e nulla più. Non male per prendere confidenza con il nuovo ambiente e la nuova tecnica: vi assicuro che non è semplicissimo imparare a lanciare una tuttocoda, in piedi su di una barca in continuo movimento...basta prendere il medesimo ritmo del rollio del mare...fosse facile!
Durante un recupero.
La giornata si conclude così, dopo quasi dieci ore di barca, sole e mare... trascinando le mie stanche membra fino alla stanza. Una doccia, una risciacquata all’attrezzatura e ho già le gambe sotto il tavolo. Donna Paca mi comincia a servire diverse tapas con “sardinas”, melanzane sott’olio, pomodoro fresco e olive...poi si passa alla zuppa di cozze ed all’anitra arrosto...semplicemente fantastica. Chiudo in bellezza la serata sorseggiando una coppa di “Cardinal Mendoza” rinfrescato dalla brezza notturna; la cosa incredibile è che, nonostante mi trovassi nel bel mezzo del Delta dell’Ebro, tra paludi e acquitrini le zanzare quasi non c’erano...evidentemente tenute sotto controllo dall’ambiente naturale (siamo in un parco nazionale).
I quattro giorni successivi sono volati via velocemente anche se non senza fatica...dieci ore di barca al giorno sotto un sole che non mollava un attimo sono fantastici ma duri da vivere, soprattutto per chi, come me, preferisce la frescura alpina!
Le catture si sono susseguite in buon numero durante tutto l’arco della giornata anche se spesso intervallate da momenti di “stanca” in cui l’attività dei pesci a galla cessava quasi del tutto.
Uno sgombro.
I momenti migliori si sono avuti sui branchi di sgombri che viaggiavano a quattro/cinque metri di profonditè ed attaccavano lo streamer fin sotto la barca; l’importante era recuperare ad una velocità folle!

DELTA DELL’EBRO - Palamita

Altra cattura memorabile è stata quella di una palamita (sarda sarda) di quasi quattro chili allamata lanciando in piena mangianza e facendo lavorare lo streamer a galla, potendo così seguire la cacciata "in diretta”...spettacolare! Ci sono voluti ben venti minuti per portare in barca il pesce che, dopo avermi bruciato completamente coda e cinquanta metri di backing in un sol colpo, si era piantato a quaranta metri e nonne voleva sapere di mollare ...
La palamita.
... io d’altro canto non ero in condizioni di poter forzare più di tanto la canna coda sette che era completamente piegata ad “u” sotto le testate furiose del pesce ... una gran bella lotta che (purtroppo) si è conclusa con la morte per “sfilettamento” del pesce ... troppo stressato per tornare in libertà come la quasi totalità degli sgombri e dei tonnetti presi durante le uscite.

DELTA DELL’EBRO - Leccia

Infine, come in tutti i racconti di pesca che si rispettino, non sono mancate le catture di “peso”.
Il delta dell’Ebro è famoso e rinomato in tutta la Spagna (e non solo) per la pesca alla “palometa” e cioè alla Leccia che qui viene considerata un vero e proprio trofeo di gran pregio; insidiato soprattutto a drifting e alla traina con il pesce vivo.
Ebbene io ho avuto la fortuna di allamarne tre e portarne in barca due (di cui una liberata) pescando a mosca! In giorni in cui nessun altro equipaggio era riuscito a prenderne.
Una leccia.
La pesca alla leccia con la canna da mosca si svolge in un modo molto strano, finalizzato a portare “a tiro” questo stupendo e sospettosissimo predatore.
Si trainano dunque un attractor e un paio di streamers a non più di cinque/sei metri dalla barca avendo cura di farli saltellare sulla superficie del mare. Tutto questo movimento porta i predatori nella scia dell’imbarcazione (la loro presenza e visibile dai gorghi e dalle cacciate fatte in superficie); a questo punto è il momento di lanciare l’esca poco davanti a dove si presume possa essere il pesce e recuperare lentamente e con movimenti laterali per invogliare il pesce ad attaccare ... non è semplice né scontato e spesso l’azione di pesca si risolve in un nulla di fatto, ma quando si assiste all’incocciata di uno di questi bestioni a galla, lo spettacolo e l’emozione sono garantiti ed il rischio d’infarto è molto alto!
La reazione del pesce alla ferrata è fulminea ed esplosiva e, letteralmente, vengono bruciati cento metri di backing in 20 secondi (la coda di toppo non la si vede nemmeno) dopo di che inizia la delicata fase di recupero in cui bisogna riuscire a mantenere sempre la lenza in tensione senza mai perdere il contatto con il pesce che altrimenti si potrebbe facilmente slamare. Tutto facile fin che il pesce tira dalla parte opposta alla barca; ma se ad un certo punto dovesse decidere di “corrervi in contro”, come è capitato a me? Vi posso assicurare che è impossibile recuperare con un mulinello da mosca ad una velocità minimamente “competitiva” con questi razzi marini.
L'altra leccia.
Morale della favola: è abbastanza difficile allamare una leccia; ancora più difficile farlo a mosca e riuscire poi a portare a termine positivamente il combattimento. Ma vi assicuro che la gioia e la soddisfazione sono poi grandissimi e ripagano ampiamente degli sforzi fatti e della tensione accumulata.
Si da il caso poi che la Leccia sia un ottimo pesce in cucina e Donna Paca ne sa fare un carpaccio e dei bocconcini impanati che sono una meraviglia. Perdonerete dunque se delle due Lecce che ho avuto tra le mani, entrambe di nove chili circa, una è finita in cucina!

Attrezzature

Le mosche.
Due canne 9’ # 7/8/9 (Pozò Columbus Travel, Sage rpl, meglio se montate con componentistica anti-corrosione)BR> Il mulinello deve essere robusto e con una frizione affidabile; deve contenere almeno 100/ 150 metri di backing da 20/ 25 Lb.
Una canna 9’ # 10/12 (Pozò Albacore)
Code Wf sinking IV (ma meglio tenere a portata di mano anche una coda galleggiante)
Finali molto semplici: 0,35 / 0,40 per la coda 8 e 0,60 per la coda 12
Vanno tenuti a portata di mano finali in acciaio nell’eventualità di incappare in branchi di pesci Serra.
Mosche: Streamers e Poppers di misure variabili dall’8 allo 2/0 (vedi foto)

Note tecniche sul viaggio

Venendo dall’Italia, Riumar si raggiunge in una decina di ore che si possono fare in una giornata sola di viaggio.
In totale, durante questa vacanza, ho percorso quasi quattromila Km.
Le strade spagnole sono ottime e le indicazioni non mancano. La gente è cordiale ed accogliente, sempre disposta a dare un aiuto.

Periodo

Per la pesca in mare i periodi buoni sono diversi e molto variabili di anno in anno. Sicuramente maggio, giugno e tutta l’estate; ma anche l’autunno, condizioni del mare permettendo, è ottimo.

Indirizzi Utili

Fly Cast
Sig. Pep Perramon
Alemanya, 58 Nau-1
08700 IGUALDA (Barcellona) Espana
Tel: 034 93 805 43 11
Fax: 034 93 805 41 86
Cell: 636 970 184
http://www.flycast-fishing.com


Sandro "The Midge" Mandrini


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