ITA - Fuga per la vittoria
Word and photo di Remo Blasi (Unbreakablefly)
Tempo di lettura: 10 minuti ![]() ![]() Nella vita di situazioni in antitesi tra loro, che generano emozioni altrettanto opposte ne abbiamo quante ne vogliamo. Ma, tra queste, ve ne sono due con le quali ogni pescatore ha avuto a che fare una serie indefinita di volte: la sconfitta e la vittoria. L’una non può escludere l’altra, vivono assolutamente in una sorta di strana simbiosi in cui, a seconda da che lato la si guardi, può essere estasiante come dannatamente deprimente. Tutti noi (me compreso) siamo soliti narrare di gesta epiche compiute nei più disparati e reconditi posti del globo terrestre terminandoli con la rituale foto di rito che ha in bella mostra la preda il cui sguardo lascia spazio a poche interpretazioni su chi sia il vincitore e chi il vinto (sebbene poi lo si rilasci nel suo habitat). In questo racconto mi voglio "salmonizzare", andando volutamente contro corrente e raccontare di una sconfitta che, per come è maturata, sarà difficile da dimenticare e, oltretutto, spero di non dimenticare mai. Non nascondiamolo, noi pescatori dobbiamo essere un po’ come i giocatori di rugby che, dopo essersele date di santa ragione, al termine dell’incontro, vanno al terzo tempo, si stringono la mano onorandosi l’un l’altro. L’unica differenza sta nel fatto che, al termine di una giornata di pesca, è un po’ arduo ritrovare tutti i nostri pinnuti avversari per complimentarci a vicenda (ammesso che li sia presi). Bene, veniamo al racconto. ![]() Bene, per far risparmiare qualche minuto di cammino ai nostri amici, impavidi, siamo arrivati oltre le colonne d’Ercole. Al momento di salutarci, per fare ognuno la nostra bella giornata di pesca, cerchiamo di risalire quando una dannata pozza di fango ci fa arenare e da inizio all’avventura. I nostri amici, capendo che anche loro sarebbero incappati nello stesso inconveniente, si adoperano per farci risalire cercando di riempire la fangaia con tutta la legna disponibile nei paraggi ma senza successo. Non ci rimane che chiamare gli altri nostri amici, già intenti nella loro giornata di pesca, affinché ci tirassero fuori dall’impasse. Stefano e Gabriele ci soccorrono e, grazie all’aiuto di un signore che abitava nei paraggi e che possedeva un’auto idonea a quei posti, riescono a risolverci il problema non senza fatica. Mentre venivamo trainati fuori, vedevamo le scintille prodotte dall’attrito della catena (non avevamo corde) sull’attacco della sua auto ed io ne uscii fuori con il gancio traino spaccato in due. Ciò nonostante non smetteremo di ringraziare quello che per noi fu il buon samaritano, senza il quale avremmo avuto da penare non so quanto prima di venirne fuori. Guardiamo l’orologio e praticamente la mezza giornata di pesca se n’è andata. Cristian e Fiorenzo avrebbero avuto tutto il diritto d’insultarci fragorosamente (almeno al sottoscritto visto che a guidare ero io) ma si sono comportati da veri signori. Nella seconda metà della giornata saremmo stati io e Antonio a scendere nel no-kill. Ci mangiamo fugacemente un panino e, pronti a riscattare la giornata iniziata non certamente nel migliore dei modi, scendiamo verso il no-kill (stavolta fermandoci nella piazzola idonea). Appena apriamo il portellone del portabagagli Antonio si mette le mani nei capelli ed esclama: “Nooooo!!!”. Non c’è la borsa di Antonio in cui aveva scarponi e waders.Panico!!!! Dov’è ? Antonio fa uno sforzo di memoria e congela un’immagine in cui vede la propria borsa in una panca davanti Villa Marinotti dove l’aveva appoggiata la mattina poco prima di caricarla in auto. Pronti? Via !! Direzione Villa Marinotti alla ricerca della borsa perduta. Arriviamo e qui, nel frattempo, erano tornati Cristian e Fiorenzo in attesa di andare a pesca. Ci vedono arrivare tutti trafelati e, non appena diciamo il perché siamo lì, ci basta osservare il loro sguardo per leggere ciò che in cuor loro hanno pensato…. ma che, anche stavolta, non hanno proferito per non infierire. Touchè e grazie di cuore per la comprensione. ![]() Incassiamo l’ennesima figuraccia e, pronti a cambiar rotta alla sorte di quella giornata, partiamo a spron battuto verso il no-kill. ![]() Non ci penso un istante. Lascio Antonio in mutande (ma con il necessario per completare la vestitura) e ripiombo in auto alla ricerca dell’intimo perduto.In preda alla vergogna più assoluta mi sento sollevato quando vedo che Cristian e Fiorenzo non ci sono più (stavolta non me la sarei risparmiata). Come Gatto Silvestro entro, prelevo il bottino, quando, varcato l’uscio sento una dolce vocina alle spalle che mi chiede: "Remo che succede, è già la seconda volta che torni !!!!". A chiunque avrei risposto in un modo da codice penale ma, voltandomi e vedendo il volto dolce di Nadia (la padrona di casa) son certo che se me lo chiede è perché si sta realmente preoccupando che qualcosa non vada. ![]() Torniamo a pescare ognuno al proprio posto quando, attirato da un grido di Antonio, mi giro e vedo la sua canna piegata come solo un toro poteva fare. Ad un suo cenno capisco che forse servirà una mano per portarlo al guadino e mi avvicino con l’ansia di chi ha una responsabilità non da poco. All’amo c’era un temolo che si aggirava sulla fatidica misura dei cinquanta quindi, se l’avesse perso a causa mia, non me lo sarei mai perdonato. Il combattimento dura ancora un po’ quando, giunto nei miei paraggi e già esausto, al nostro amico temolo non resta che adagiarsi nel guadino. Antonio sprizza gioia da tutti i pori sapendo che la sua giornata era raddrizzata. Foto di rito e rilascio con onore. Bel pesce veramente. ![]() Io, nel frattempo, ricomincio a pescare con la testa che mi ronza pensando e ripensando a quella frase che avevo lasciato a Nadia………….Si susseguono altre catture ma passano i minuti, le ore e il tempo tra me ed il goal si assottiglia. Ma è in questi momenti che, dando fondo a tutto ciò che hai nella memoria, mi torna in mente una frase di Angelo (Piller): "Quando te la vedi persa col temolo c’è sempre il San Juan…..". ![]() Siamo un po’ oltre la metà del no-kill. Qui il fiume qui crea una lama abbastanza profonda con corrente sostenuta in cui possono trovare l’habitat ideale pesci di taglia. ![]() Ad un certo punto sento cedere improvvisamente e il sangue mi si gela nelle vene: "L’ho perso penso!". Errato. Ciò che era celato dalla profondità delle acque spiccò un volo a circa un metro oltre la superficie. ![]() A quel punto decido di contrattaccare e, forte del fatto che sembri aver dato molto, cerco di tirarlo a me. ![]() Il posto vuoto qui sopra non è un errore. Qui sarebbe dovuta esserci la foto postata dal vincitore della sfida ma, per mia fortuna, non aveva la macchina fotografica.
Remo Blasi (Unbreakablefly)
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