ITA - Fuga per la vittoria



Word and photo di Remo Blasi (Unbreakablefly) 
Tempo di lettura: 10 minuti


  Estate 2015  Remo Blasi (Unbreakablefly)



Nella vita di situazioni in antitesi tra loro, che generano emozioni altrettanto opposte ne abbiamo quante ne vogliamo. Ma, tra queste, ve ne sono due con le quali ogni pescatore ha avuto a che fare una serie indefinita di volte: la sconfitta e la vittoria. L’una non può escludere l’altra, vivono assolutamente in una sorta di strana simbiosi in cui, a seconda da che lato la si guardi, può essere estasiante come dannatamente deprimente. Tutti noi (me compreso) siamo soliti narrare di gesta epiche compiute nei più disparati e reconditi posti del globo terrestre terminandoli con la rituale foto di rito che ha in bella mostra la preda il cui sguardo lascia spazio a poche interpretazioni su chi sia il vincitore e chi il vinto (sebbene poi lo si rilasci nel suo habitat). In questo racconto mi voglio "salmonizzare", andando volutamente contro corrente e raccontare di una sconfitta che, per come è maturata, sarà difficile da dimenticare e, oltretutto, spero di non dimenticare mai. Non nascondiamolo, noi pescatori dobbiamo essere un po’ come i giocatori di rugby che, dopo essersele date di santa ragione, al termine dell’incontro, vanno al terzo tempo, si stringono la mano onorandosi l’un l’altro. L’unica differenza sta nel fatto che, al termine di una giornata di pesca, è un po’ arduo ritrovare tutti i nostri pinnuti avversari per complimentarci a vicenda (ammesso che li sia presi). Bene, veniamo al racconto.
Eravamo, come spesso ci capita, dall’amico Angelo Piller ed in particolare, quel giorno, io ed Antonio stavamo accompagnando Cristian e Fiorenzo, due amici del Mosca Club Vallesina, nel No-kill di Perarolo.Chi conosce il posto (come io e Antonio conoscevamo) sa bene che, inoltrarsi nel bosco senza una quattro ruote motrici, è assolutamente sconsigliato nonché da sconsiderati.

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Bene, per far risparmiare qualche minuto di cammino ai nostri amici, impavidi, siamo arrivati oltre le colonne d’Ercole. Al momento di salutarci, per fare ognuno la nostra bella giornata di pesca, cerchiamo di risalire quando una dannata pozza di fango ci fa arenare e da inizio all’avventura. I nostri amici, capendo che anche loro sarebbero incappati nello stesso inconveniente, si adoperano per farci risalire cercando di riempire la fangaia con tutta la legna disponibile nei paraggi ma senza successo. Non ci rimane che chiamare gli altri nostri amici, già intenti nella loro giornata di pesca, affinché ci tirassero fuori dall’impasse. Stefano e Gabriele ci soccorrono e, grazie all’aiuto di un signore che abitava nei paraggi e che possedeva un’auto idonea a quei posti, riescono a risolverci il problema non senza fatica. Mentre venivamo trainati fuori, vedevamo le scintille prodotte dall’attrito della catena (non avevamo corde) sull’attacco della sua auto ed io ne uscii fuori con il gancio traino spaccato in due. Ciò nonostante non smetteremo di ringraziare quello che per noi fu il buon samaritano, senza il quale avremmo avuto da penare non so quanto prima di venirne fuori. Guardiamo l’orologio e praticamente la mezza giornata di pesca se n’è andata. Cristian e Fiorenzo avrebbero avuto tutto il diritto d’insultarci fragorosamente (almeno al sottoscritto visto che a guidare ero io) ma si sono comportati da veri signori. Nella seconda metà della giornata saremmo stati io e Antonio a scendere nel no-kill. Ci mangiamo fugacemente un panino e, pronti a riscattare la giornata iniziata non certamente nel migliore dei modi, scendiamo verso il no-kill (stavolta fermandoci nella piazzola idonea). Appena apriamo il portellone del portabagagli Antonio si mette le mani nei capelli ed esclama: “Nooooo!!!”. Non c’è la borsa di Antonio in cui aveva scarponi e waders.Panico!!!! Dov’è ? Antonio fa uno sforzo di memoria e congela un’immagine in cui vede la propria borsa in una panca davanti Villa Marinotti dove l’aveva appoggiata la mattina poco prima di caricarla in auto. Pronti? Via !! Direzione Villa Marinotti alla ricerca della borsa perduta. Arriviamo e qui, nel frattempo, erano tornati Cristian e Fiorenzo in attesa di andare a pesca. Ci vedono arrivare tutti trafelati e, non appena diciamo il perché siamo lì, ci basta osservare il loro sguardo per leggere ciò che in cuor loro hanno pensato…. ma che, anche stavolta, non hanno proferito per non infierire. Touchè e grazie di cuore per la comprensione.

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Incassiamo l’ennesima figuraccia e, pronti a cambiar rotta alla sorte di quella giornata, partiamo a spron battuto verso il no-kill.
Giungiamo sul posto. Antonio scende dalla macchina prima ancora che sia ferma, va verso il portabagagli, lo apre e, in men che non si dica, è già in mutande quando io mi accorgo, ovviamente mantenendo l’aplomb di un boscaiolo che si da un’accettata sui piedi, di non avere l’intimo tecnico da indossare sotto ai waders. Era rimasto in quel di Villa Marinotti anche lui a far compagnia alla borsa di Antonio.

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Non ci penso un istante. Lascio Antonio in mutande (ma con il necessario per completare la vestitura) e ripiombo in auto alla ricerca dell’intimo perduto.In preda alla vergogna più assoluta mi sento sollevato quando vedo che Cristian e Fiorenzo non ci sono più (stavolta non me la sarei risparmiata). Come Gatto Silvestro entro, prelevo il bottino, quando, varcato l’uscio sento una dolce vocina alle spalle che mi chiede: "Remo che succede, è già la seconda volta che torni !!!!". A chiunque avrei risposto in un modo da codice penale ma, voltandomi e vedendo il volto dolce di Nadia (la padrona di casa) son certo che se me lo chiede è perché si sta realmente preoccupando che qualcosa non vada.

La prima frase che mi passa per la mente è quella che mi ha spinto a scrivere questo racconto “Niente Nadia…..oggi solo un temolo da 55 può rimettere a posto le cose!!!!” Lei, sapendo cosa vuol dire quello che ho proferito mi guarda come se le avessi detto che l’indomani sarei stato Papa. Preso dall’ansia di aver lasciato Antonio in mezzo al bosco riparto a missile e, arrivato a destinazione, scendo dall’auto cambiandomi con una velocità tale che, Superman dentro la cabina telefonica, sembrava un bradipo.Un’ultima revisione prima di partire. Sembra che tutto sia a posto e allora andiamo!!!
Dopo tutto quel che ci è accaduto, giunti sul fiume, ci si sente come al cerchio di centrocampo prima del calcio d’inizio della finale dei campionati del mondo. Si parte!!! Io e Antonio ci dividiamo le sponde. Nei primi 300 metri di fiume veniamo catturando a ninfa tutti bei pesci anche se le taglie non sono da appuntare sul calendario. Passata la prima grande buca, dove abbiamo cominciato a vedere qualcosa di più interessante, arriviamo ad un "correntone" che Antonio si batte da cima a fondo quando, giunto all’inizio, nota un grosso masso a ridosso del quale sembrava aver visto muoversi un’ombra sospetta. Rovista nella scatola delle ninfe e, accorgendosi di aver terminato ciò che cercava, si gira verso di me chiedendomi "Non è che hai una ninfetta sullo scuro?". Io, sapendo cosa volesse, ci ho messo un attimo a prenderla e a stendergliela.

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Torniamo a pescare ognuno al proprio posto quando, attirato da un grido di Antonio, mi giro e vedo la sua canna piegata come solo un toro poteva fare. Ad un suo cenno capisco che forse servirà una mano per portarlo al guadino e mi avvicino con l’ansia di chi ha una responsabilità non da poco. All’amo c’era un temolo che si aggirava sulla fatidica misura dei cinquanta quindi, se l’avesse perso a causa mia, non me lo sarei mai perdonato. Il combattimento dura ancora un po’ quando, giunto nei miei paraggi e già esausto, al nostro amico temolo non resta che adagiarsi nel guadino. Antonio sprizza gioia da tutti i pori sapendo che la sua giornata era raddrizzata. Foto di rito e rilascio con onore. Bel pesce veramente.

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Io, nel frattempo, ricomincio a pescare con la testa che mi ronza pensando e ripensando a quella frase che avevo lasciato a Nadia………….Si susseguono altre catture ma passano i minuti, le ore e il tempo tra me ed il goal si assottiglia. Ma è in questi momenti che, dando fondo a tutto ciò che hai nella memoria, mi torna in mente una frase di Angelo (Piller): "Quando te la vedi persa col temolo c’è sempre il San Juan…..".

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Siamo un po’ oltre la metà del no-kill. Qui il fiume qui crea una lama abbastanza profonda con corrente sostenuta in cui possono trovare l’habitat ideale pesci di taglia.
Non ci penso un secondo di più ed incomincio a testare il San Juan. Prima passata nulla, seconda idem, alla terza sento un blocco e ferro. Dapprima ho l’impressione di aver incagliato ma, al successivo strattone capisco che sotto c’è qualcosa di vivo e dannatamente tosto. Cerco di sollevare l’esca dal fondo ma sento opporre una resistenza degna di Leonida alle Termopili. Continuo nella mia opera ma non riesco a vedere ancora cosa c’è all’altro capo della lenza.

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Ad un certo punto sento cedere improvvisamente e il sangue mi si gela nelle vene: "L’ho perso penso!". Errato. Ciò che era celato dalla profondità delle acque spiccò un volo a circa un metro oltre la superficie.
Era un temolo le cui dimensioni non riuscii a stimare se non per la faccia che fece Antonio (che nel frattempo stava pescando nella sponda opposta). Lasciò immediatamente la canna e, per restituirmi il favore fattogli in precedenza, cominciò a correre indietro alla ricerca di un punto idoneo ad attraversare per venirmi ad aiutare.Io intanto avevo i secondi che sembravano ore. Il treno iniziò a farmi andare su è giù per la lama spiccando di tanto in tanto dei voli che mi facevano bloccare il cuore, visto lo 0.12 che avevo improvvidamente messo come finale.

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A quel punto decido di contrattaccare e, forte del fatto che sembri aver dato molto, cerco di tirarlo a me.
Sembra che questa volta la sorte sia dalla mia parte. Il guerriero esausto si avvicina ed io, fiero come forse mai mi era capitato prima in pesca, metto mano al guadino.
Tendo il braccio verso la preda alla quale, essendo già su un fianco, non resta che entrarci dentro. Mera illusione la mia !!!! A meno di venti centimetri dal guadino, l’impavido si rimette dritto e rimettendo benzina ai suoi motori, si riprende almeno 15 metri di coda e, spezzando il finale, da fine a quella che per lui è stata la "fuga per la vittoria". Dire quello che ho provato in quel momento forse è impossibile, ma se capitate nel no kill di Perarolo credo che ancora un po’ d’eco vi aiuti a capirlo. Antonio si blocca impietrito.
Non so se quel temolo fosse da 55, meno o più. Però, sebbene sia andata com’è andata, sono certo che, con la scarica di adrenalina avuta in quel momento, mi ha restituito, ciò che la sorte avversa di quella giornata mi aveva tolto.Quindi, onore al merito e trarre più insegnamenti possibili da queste situazioni. Primo fra tutti pescare in posti in cui il compagno può facilmente raggiungerti.

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Il posto vuoto qui sopra non è un errore. Qui sarebbe dovuta esserci la foto postata dal vincitore della sfida ma, per mia fortuna, non aveva la macchina fotografica.
A presto


Remo :-)

 

Remo Blasi (Unbreakablefly)



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